Giorgio Gaber: differenze tra le versioni

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*Gaber apparteneva a una generazione per la quale i concetti di [[rivoluzione]] e contestazione non erano semplici slogan. Erano qualcosa di vissuto. E si vedeva che quando Gaber gridava di cambiare la realtà, o affrontava temi politici forti, lo faceva perché era un'esigenza interiore che sentiva di dover portare alla gente. ([[Biagio Antonacci]])
*Gaber apparteneva a una generazione per la quale i concetti di [[rivoluzione]] e contestazione non erano semplici slogan. Erano qualcosa di vissuto. E si vedeva che quando Gaber gridava di cambiare la realtà, o affrontava temi politici forti, lo faceva perché era un'esigenza interiore che sentiva di dover portare alla gente. ([[Biagio Antonacci]])
*Gaber era "politico", allora? Sì, in senso alto. Nella misura in cui parlava di elementi irriducibili. Vita e morte, uomo e donna, bene e male. E io gli sarò sempre grato per questo, non tanto per ciò che mi ha consegnato in termini di stretta critica della politica e della società. Gli sarò sempre grato per quando dismetto l'abito della politica e lui parla della mia umanità nuda. Mi fa trascendere il mio linguaggio di politico e fa sì che sul suo linguaggio d'artista io modelli emozioni nuove e prenda a interrogarmi sul senso della realtà. Anche per strade diverse, altrimenti sconosciute. ([[Fausto Bertinotti]])
*Gaber era "politico", allora? Sì, in senso alto. Nella misura in cui parlava di elementi irriducibili. Vita e morte, uomo e donna, bene e male. E io gli sarò sempre grato per questo, non tanto per ciò che mi ha consegnato in termini di stretta critica della politica e della società. Gli sarò sempre grato per quando dismetto l'abito della politica e lui parla della mia umanità nuda. Mi fa trascendere il mio linguaggio di politico e fa sì che sul suo linguaggio d'artista io modelli emozioni nuove e prenda a interrogarmi sul senso della realtà. Anche per strade diverse, altrimenti sconosciute. ([[Fausto Bertinotti]])
*Gaber era uno che cercava nel confronto, anche con se stesso. E ritengo che il suo teatro sia stato uno sforzo intenso e genuino di non dare una linea, tipica espressione degli anni Settanta, ma di cercare una linea. Una ricerca personale, per sua natura inevitabilmente tortuosa, fatta di continue verifiche, di occhi aperti sulla vita. Infatti i suoi spettacoli erano lampi, erano ogni volta lampi di spiazzamento. E tutto questo, mi piace esplicitarlo, sottolinea che non solo Giorgio Gaber era persona di rara onestà intellettuale e artistica, ma anche di grande umiltà. ([[Paolo Bosisio]])
*Gaber è stato il più vicino alla poetica di Brassens, pungente, profondo, ironico, anticlericale, tanto feroce contro il potere e la borghesia quanto ipercritico con le storture e le ipocrisie di "quelli della sua parte". ([[Alberto Patrucco]])
*Gaber è stato il più vicino alla poetica di [[Georges Brassens|Brassens]], pungente, profondo, ironico, anticlericale, tanto feroce contro il potere e la borghesia quanto ipercritico con le storture e le ipocrisie di "quelli della sua parte". ([[Alberto Patrucco]])
*Gaber non diceva "sono un cantautore", non si schierava di qua o di là. Prendeva quello che rimbalzava dalla strada e lo restituiva onestamente alla gente, con il suo tocco personale. Che poi era un tocco da figo, da uno che sapeva far girare le balle a chi comanda. ([[J-Ax]])
*Gaber non diceva "sono un cantautore", non si schierava di qua o di là. Prendeva quello che rimbalzava dalla strada e lo restituiva onestamente alla gente, con il suo tocco personale. Che poi era un tocco da figo, da uno che sapeva far girare le balle a chi comanda. ([[J-Ax]])
*Ho sempre considerato Giorgio Gaber un cercatore. Un uomo che cercava di capire la realtà, che cercava dentro e fuori da se stesso. E, cercando, Gaber molte cose le ha trovate. Ma di lui mi ha soprattutto colpito l'incredibile talento di trovarle prima. Di anticipare il futuro dell'arte, fare esperienze che anche altri hanno fatto, ma farle molto prima di loro. ([[Claudio Baglioni]])
*Ho sempre considerato Giorgio Gaber un cercatore. Un uomo che cercava di capire la realtà, che cercava dentro e fuori da se stesso. E, cercando, Gaber molte cose le ha trovate. Ma di lui mi ha soprattutto colpito l'incredibile talento di trovarle prima. Di anticipare il futuro dell'arte, fare esperienze che anche altri hanno fatto, ma farle molto prima di loro. ([[Claudio Baglioni]])
*Il caso di Gaber era particolare: perché la sua arte, pur mantenendo i connotati tipici dell'espressione musicale pura da cui poi era partito, aveva al tempo stesso anche un'anima teatrale. Correva su un doppio binario, potrei dire, e dunque la genialità del Signor G è stata nel saper sviluppare quell'anima teatrale restando fedele alla propria natura di artista formatosi su un linguaggio prettamente musicale. ([[Giovanni Allevi]])
*Il caso di Gaber era particolare: perché la sua arte, pur mantenendo i connotati tipici dell'espressione musicale pura da cui poi era partito, aveva al tempo stesso anche un'anima teatrale. Correva su un doppio binario, potrei dire, e dunque la genialità del Signor G è stata nel saper sviluppare quell'anima teatrale restando fedele alla propria natura di artista formatosi su un linguaggio prettamente musicale. ([[Giovanni Allevi]])
*I suoi anni post-[[Sessantotto]] sono stati anni di dubbio, di pathos, di sofferenza, nei quali il suo giudizio sulla società si è fatto certamente sempre più severo, mantenendosi però sempre e fin dall'inizio libero da preconcetti e pregiudizi, da ogni tipo di ideologia. [...] La differenza vera fra Gaber e, per esempio, Dario Fo è proprio questa. ([[Paolo Bosisio]])
*La grandezza di Gaber si misurava proprio nella sua capacità di scrivere solo quando aveva qualcosa da dire, e di farlo scegliendo i temi da trattare senza calcoli sulle reazioni che avrebbero suscitato o il successo che avrebbero potuto avere. Quando poi a tutto questo aggiungi una sincerità di fondo, quella passione che in Gaber si avvertiva, allora nascono opere che sanno essere specchio di un'epoca. ([[Luca Barbarossa]])
*La grandezza di Gaber si misurava proprio nella sua capacità di scrivere solo quando aveva qualcosa da dire, e di farlo scegliendo i temi da trattare senza calcoli sulle reazioni che avrebbero suscitato o il successo che avrebbero potuto avere. Quando poi a tutto questo aggiungi una sincerità di fondo, quella passione che in Gaber si avvertiva, allora nascono opere che sanno essere specchio di un'epoca. ([[Luca Barbarossa]])
*L'idea di rileggere la tradizione sarebbe anche lodevole, ma è difficile: come fai a rileggere Gaber? Era unico. ([[Ivano Fossati]])
*L'idea di rileggere la tradizione sarebbe anche lodevole, ma è difficile: come fai a rileggere Gaber? Era unico. ([[Ivano Fossati]])

Versione delle 14:55, 2 mar 2021

Giorgio Gaber

Giorgio Gaber, nome d'arte di Giorgio Gaberščik (1939 – 2003), cantautore, attore, commediografo e regista teatrale italiano.

Citazioni di Giorgio Gaber

  • Bolognesi! Ricordatevi: Sting è molto bravo, però tenetevi il vostro Guccini. Uno che è riuscito a scrivere 13 strofe su una locomotiva, può scrivere davvero di tutto.[1]

Attribuite

[Erroneamente attribuita] La citazione è in realtà di Gian Piero Alloisio. Infatti, nonostante Gaber abbia sempre espressamente attribuito la citazione ad Alloisio, la frase è stata spesso erroneamente attribuita allo stesso Gaber. È lo stesso Alloisio ad ammetterlo nel libro Il mio amico Giorgio Gaber: «Malgrado Gaber abbia rispettato il mio "diritto di proprietà intellettuale", [la frase] quasi sempre è stata attribuita a lui. Perché? Perché funziona di più.»[3]

Citazioni tratte da canzoni

Il Riccardo / Donna donna donna

Etichetta: Vedette VVN 33165, 1969.

  • Uuuuh, che noia qui al bar, che noia la sera, la sera vedersi qui al bar, | Che noia qui al bar. | [...] | Ma per fortuna che c'è il Riccardo | che da solo gioca a biliardo | non è di grande compagnia | ma è il più simpatico che ci sia. (da Il Riccardo, lato A)

Il signor G

Etichetta: Carosello, 1970.

  • Se potessi cantare davvero | canterei veramente per tutti, | canterei le gioie ed i lutti | e il mio canto sarebbe sincero. | Ma se canto così io non piaccio, | devo fare per forza il pagliaccio. (da Suona chitarra, n. 1)
  • E incomincia fra i commenti | la sfilata dei parenti | ma io proprio non capisco | perché son così contenti. (da Il signor G nasce, n. 2)
  • A proposito del nome | proprio G come mio nonno, | avrei voglia di reagire | ma per ora ho troppo sonno. (da Il signor G nasce, n. 2)
  • È nato in un prato un fiore colorato, | è nato in un prato un fiore già appassito, | il fiore colorato è stato concimato, | il fiore già appassito è stato trascurato. (da Io mi chiamo G, n. 3)
  • Eppure sembra un uomo, | vive come un uomo, | soffre come un uomo, | è un uomo. (da Eppure sembra un uomo, n. 4)
  • Sul muro c'era scritto | «Alzateci il salario». | L'ha cancellato un grande cartellone | con scritto «Costa meno il mio sapone». (da Eppure sembra un uomo, n. 4)
  • Mio padre è mio padre, | mio padre è un brav'uomo, | mio padre tratta tutti da cretini, | i vecchi bisogna ammazzarli da bambini. (da Eppure sembra un uomo, n. 4)
  • Da una recente statistica sui matrimoni risulta che: il 2 % riguarda quei coniugi che hanno trovato nell'unione la più completa felicità, e si ritengono eternamente innamorati. Nel 9% dei casi si raggiunge una convivenza serena, pur nel superamento di qualche difficoltà. Solo nel 10% dei casi avviene la separazione vera e propria, per il rimanente 79% la maggioranza, il matrimonio continua. (da Il signor G e l'amore, n. 5)
  • Com'eri bella, | com'eri bella, | avevo bisogno di te. | Eri la donna della mia vita, | ti ho chiesto di stare con me | perché ti amavo, perché ti amavo, | ma com'è bella la vita in due! (da Il signor G e l'amore, n. 5)
  • La voglia di andare, la voglia di reagire | con quanto coraggio, con quanta paura. | La voglia di fare e di ricominciare | con tutta la rabbia, con tutto l'amore. (da Il signor G dalla parte di chi, n. 7)
  • A cosa pensi, mio signor G? | Pensi alla vita a ciò che finì, | a ciò che hai detto, a ciò che hai fatto, | al tuo coraggio, al tuo passato che è già passato. (da Il signor G sul ponte, n. 8)
  • L'acqua che passa, l'acqua che scorre | come una nenia che non finisce, | io che la guardo come assopito | ci farei un tuffo tutto vestito. (da Il signor G sul ponte, n. 8)
  • Ed io che ho lavorato, lavorato, lavorato | ora mi fermo un momento a guardare | quel seguirsi di errori e il mio passato | e quella vita che mi avete rubato. (da Il signor G incontra un albero, n. 12)
  • Ed ogni volta mi chiedo se ho ancora | la forza di ricominciare, | il nostro amore è un po' stanco ma anche questa volta | si salverà. | Provo a tornare nei luoghi dove tu, solo tu | mi hai insegnato ad amare | ma quasi sempre c'è un prato che aveva un colore | che adesso non ha. (da Il signor G e le stagioni, n. 13)
  • Signore delle chiese e dei santi, | Signore delle suore e dei preti | prova ad esserlo, se credi, | anche dei cortili, delle fabbriche, | delle puttane, dei ladri. (da Preghiera, n. 14)
  • Quanta gente affezionata | che premura, che assistenza | c'è una busta sigillata | state calmi, che impazienza. | Ma c'è scritto solamente | «G saluta la sua gente». | S'è mangiato tutti i soldi | non vi lascia proprio niente. (da Il signor G muore, n. 17)

I borghesi

Etichetta: Carosello, 1971.

  • I borghesi son tutti dei porci, | più sono grassi e più sono lerci, | più son lerci e più c'hanno i milioni, | i borghesi son tutti... (da I borghesi, n. 1)
  • Quanta resistenza | e quanta esagerata insofferenza | qualche volta anche per niente. | E questa strana unione | che ogni giorno si trasforma | lentamente. (da Ora che non son più innamorato, n. 2)
  • Ce l'hanno su con me | mi danno del pezzente, | mi danno del barbone | e già, per quella gente | è meglio un delinquente | ma con la posizione, | e anche se la figlia | sembra differente | è nata ed è cresciuta | in quell'ambiente. (da Che bella gente, n. 3)
  • E la Chiesa si rinnova per la nuova società | e la Chiesa si rinnova per salvar l'umanità. (da La Chiesa si rinnova, n. 4)
  • E se in qualche parte del mondo c'è un dramma | il Papa è sempre pronto e manda un telegramma. | Nel testo si commuove, depreca, è solidale | insomma gli dispiace come a uno normale. (da La Chiesa si rinnova, n. 4)
  • Scusa cara | ci sono dei momenti, | vien voglia di andar via, | non sai che cosa vuoi. (da Evasione, n. 5)
  • Com'è grande e vuoto, è docile, è fragile, | ubbidiente, riflessivo, indifeso, inoffensivo, | debole, meschino, vigliacco, | inchinato, prostrato, sudato, | consenziente, affaticato, inutile, inutile, inutile, | un uomo inutile, inutile, inutile, | una palla inutile. (da L'uomo sfera, n. 6)
  • Da quando sei sposata | non è più come prima, | ti trovo un po' cambiata | l'amore ti rovina. (da Due donne, n. 10)

Far finta di essere sani

Etichetta: Carosello, 1973.

  • Vivere, non riesco a vivere | ma la mente mi autorizza a credere | che una storia mia, positiva o no | è qualcosa che sta dentro la realtà. (da Far finta di essere sani, CD 1, n. 2)
  • Liberi, sentirsi liberi | forse per un attimo è possibile | ma che senso ha, se è cosciente in me | la misura della mia inutilità. (da Far finta di essere sani, CD 1, n. 2)
  • La natura è la vita, l'ha detto Rousseau. | La natura è la misura dell'uomo. L'ha detto Schopenhauer. | La natura fa schifo... L'ho detto io. (da La natura, CD 1, n. 3)
  • Cerco un gesto, un gesto naturale | per essere sicuro che questo corpo è mio, | cerco un gesto, un gesto naturale | intero come il nostro Io. (da Cerco un gesto, un gesto naturale, CD 1, n. 4)
  • E invece non so niente, sono a pezzi, non so più chi sono, | capisco solo che continuamente io mi condiziono, | devi essere come un uomo, come un santo, come un dio, | per me ci sono sempre i come e non ci sono io. (da Cerco un gesto, un gesto naturale, CD 1, n. 4)
  • Forse la comune | non ha senso la famiglia coniugale | ho bisogno di trovare un'apertura | a una vita troppo chiusa, troppo uguale. (da La comune, CD 1, n. 5)
  • Schiuma, soffice, morbida, bianca, lieve, lieve | sembra panna, sembra neve. (da Lo shampoo, CD 1, n. 8)
  • Son convinto che sia meglio quello giallo senza canfora | i migliori son più cari perché sono antiforfora. (da Lo shampoo, CD 1, n. 8)
  • Una pallina bianca è uguale a una pallina bianca. | Una pallina bianca è diversa da una pallina nera. | E nessuna delle due palline si è offesa | [...] Ma, io dico, non si potrebbe essere diversi così, | su un piano, tutta una base? (da Le palline, CD 1, n. 9)
  • Nella sua torre tutta d'avorio | il genio studia le sue carte | concentrazione, ispirazione | la sua cultura, la sua arte. (da Il dente della conoscenza, CD 1, n. 10)
  • In un dente anormale non c'è niente di male | ma per colpa di uno strano destino | ci risulta dai dati che altri figli son nati | tutti quanti con lo stesso dentino. (da Il dente della conoscenza, CD 1, n. 10)
  • Io ti sfioro e non so quanto sia emozionante, | tu mi guardi e mi chiedi se sono presente, | io penso alla nostra impotenza, ad un gesto d'amore. (L'impotenza, CD 1, n. 11)
  • Le mani si muovono, accarezzano i fianchi, | le bocche si avvicinano poi si staccano ancora, | i corpi si sfiorano poi si allontanano, | di scatto si riallacciano poi si comprimono, | il respiro è più forte incalzante, | più affannoso, morboso, ansimante, | parole sconnesse, frenetiche, senza pudore, | è l'amore, è l'amore, è l'amore. (da È sabato, CD 1, n. 12)
  • Io, con una donna, mi sento, | mi riconosco, mi ritrovo, m'invento, | mi realizzo, mi rinnovo, mi miglioro, | perché io, con una donna, m'innamoro. (da Il narciso, CD 1, n. 13)
  • Io, con una donna, ho più coraggio, | mi accarezzo, mi tocco, praticamente mi corteggio, | mi incammino verso il letto e penso a dopo, | perché io, con una donna, mi scopo. (da Il narciso, CD 1, n. 13)
  • Ho visto un uomo matto | è impressionante come possa fare effetto, | un uomo solo, abbandonato, dimenticato | dietro le sbarre sempre chiuse di un cancello. (da Dall'altra parte del cancello, CD 1, n. 15)
  • E noi colitici | che siamo tutti un po' psicosomatici, | sensibili ai problemi più drammatici | degli stomaci, | non con la mente | ma visceralmente abbiamo i nostri slanci. (da La marcia dei colitici, CD 2, n. 1)
  • E noi colitici, | un po' individualisti ma simpatici, | insieme diventiamo più politici | ma democratici. | Ci organizziamo ed uniti marciamo | sicuri del successo. (da La marcia dei colitici, CD 2, n. 1)
  • Un'emozione non so che cosa sia | ma ho imparato che che va buttata via. | Dolce prudenza, ti prego, resta ancora con me | da troppo tempo non vivo grazie a te. (da Un'emozione, CD 2, n. 3)
  • Un'idea, un concetto, un'idea, | finché resta un'idea è soltanto un'astrazione. | Se potessi mangiare un'idea, | avrei fatto la mia rivoluzione. (da Un'idea, CD 2, n. 3)
  • Se sapessi parlare di Maria, | se sapessi davvero capire la sua esistenza | avrei capito esattamente la realtà, | la paura, la tensione, la violenza, | avrei capito il capitale, la borghesia, | ma la mia rabbia è che non so parlare di Maria | la libertà, Maria la rivoluzione, Maria il Vietnam, la Cambogia, | Maria la realtà. (da Chiedo scusa se parlo di Maria, CD 2, n. 11)
  • La libertà non è star sopra un albero, | non è neanche il volo di un moscone, | la libertà non è uno spazio libero, | libertà è partecipazione. (da La libertà, CD 2, n. 13)
  • La libertà non è star sopra un albero, | non è neanche avere un'opinione, | la libertà non è uno spazio libero, | libertà è partecipazione. (da La libertà, CD 2, n. 13)
  • Il mare, com'è strano il mare, | non è che non ne senta la sua poesia ma mi fa vomitare. (da La nave, CD 2, n. 14)

Anche per oggi non si vola

Etichetta: Carosello, 1974.

  • Eppure il granoturco | che ha scelto di esser giallo | non si domanda niente | non ricorda. || Chissà se poi continua | a presentarsi giallo | per essere fedele | a chi lo guarda. (da Il granoturco, disco 1, lato A, n. 2)
  • Sì, mangi tutto, anche se non è che del minestrone ti interessa tutto, certo, non puoi mica metterti lì a selezionare a dividere con le mani, sarebbe, difficile scomodo, e anche maleducato, quindi mangi tutto [...]. (da Il minestrone, disco 1, lato A, n. 3)
  • A me personalmente, del minestrone interessa la carota, è evidente che mi interessa la carota per le sue proprietà eccezionali d'altronde ben note. La carota, questo prezioso ortaggio, fa bene al... irrobustisce il... il nervo ottico, sì fa bene, ai bulbi, ti vengono due bulboni, che vedi no, importante vedere, anche, anche politicamente, questa, questa vista che cresce, che si sviluppa, individua il nemico da combattere, sì. (da Il minestrone, disco 1, lato A, n. 3)
  • Mi son fatto tutto da me, | mi son fatto tutto da me, | mi son fatto tutto da me! | Mi son fatto tutto di merda. (da L'odore, disco 1, lato B, n. 1)
  • Anche per oggi non si vola. (da La leggerezza, disco 2, lato A, n. 3)
  • La realtà è un uccello che non ha memoria, | devi immaginare da che parte va. (da La realtà è un uccello, disco 2, lato A, n. 4)
  • È scoppiata un'epidemia di quelle più maligne | con bubboni che appestano uomini, donne e bambini , | l'infezione è trasmessa da topi usciti dalle fogne | ma hanno visto abilissime mani lanciarli dai tombini , | son le solite mani nascoste e potenti, | che lavorano sotto, che sono sempre presenti. (da La peste, disco 2, lato B, n. 2)
  • C'è solo la strada su cui puoi contare | la strada è l'unica salvezza | c'è solo la voglia, il bisogno di uscire | di esporsi nella strada, nella piazza. | Perché il giudizio universale | non passa per le case | in casa non si sentono le trombe | in casa ti allontani dalla vita | dalla lotta, dal dolore, dalle bombe. (da C'è solo la strada, disco 2, lato B, n. 5)

Libertà obbligatoria

Etichetta: Carosello, 1976.

  • Ho bisogno di un delirio | che sia ancora più forte, | ma abbia un senso di vita | e non di morte. (da Il delirio, disco 1, n. 5)
  • Io non assomiglio ad Ambrogio, | l'interezza non è il mio forte, | per essere a mio agio | ho bisogno di una parte. (da Il comportamento, disco 1, n. 7)
  • E se mi viene bene | se la parte mi funziona | allora mi sembra di essere | una persona. (da Il comportamento, disco 1, n. 7)
  • Quando invece sto leggendo Hegel | mi concentro sono tutto preso | non da Hegel naturalmente | ma dal mio fascino di studioso. (da Il comportamento, disco 1, n. 7)
  • Mio nonno si è scelto una parte | che non cambia in ogni momento, | voglio dire che c'ha un solo | comportamento. || Io invece ho sempre bisogno | di una nuova definizione | e gli altri fanno lo stesso | è una tacita convenzione. (da Il comportamento, disco 1, n. 7)
  • Se un giorno noi cercassimo | chi siamo veramente | ho il sospetto | che non troveremmo niente. (da Il comportamento, disco 1, n. 7)
  • La solitudine | non è mica una follia | è indispensabile | per star bene in compagnia. (da La solitudine, disco 2, n. 1)
  • Non c'è popolo che sia più giusto degli americani. Anche se sono costretti a fare una guerra, per cause di forza maggiore, s'intende, non la fanno mica perché conviene a loro. Nooo! È perché ci sono ancora dei posti dove non c'è né giustizia, né libertà. E loro... Eccola lì... pum! Te la portano. Sono portatori, gli americani. Sono portatori sani di democrazia. Nel senso che a loro non fa male, però te l'attaccano. (da L'America, disco 2, n. 8)
  • Si può, siamo liberi come l'aria | si può, siamo noi che facciam la storia, | si può, libertà, libertà, libertà, | libertà obbligatoria. (da Si può, disco 2, n. 9)
  • Ma quello che succede in fondo ai tuoi polmoni, o al tuo intestino, è quello che conta, è qualcosa che ti hanno messo dentro, e ti mangia piano piano, come un cancro. Hanno inventato un nemico molto più geniale, che non si vede, un nemico segreto e consapevole che ti viene incontro, hanno inventato il cancro. (da Il cancro, disco 2, n. 11)
  • E ti lasciano libero | con questa cosa dentro, | con quel milione di molecole | che non ti ubbidiscono più, | che lavorano per conto loro, | che proliferano silenziose | e non le vedremo mai | quelle molecole pazze | cancerose. | Non sapremo nemmeno se sono esistite | quelle cellule ingorde insaziabili enormi, | voraci affamate di noi ci mangeranno | come vermi. (da Il cancro, disco 2, n. 11)
  • Non si può ancora morire | mentre ti agiti inerte. | Aggrappati all'ultima azione | che ancora puoi fare: | non devi fallire la morte. (da Il cancro, disco 2, n. 11)
  • È difficile vivere con gli assassini dentro, forse è più facile vivere con gli assassini fuori, visibili riconoscibili, che ti sparano addosso dalle strade, dalle cattedrali, dalle finestre delle caserme, dai palazzi reali dai balconi col tricolore. [...] Prevedibili e schematici anche nella cattiveria, come le bestie bionde, come le bestie nere, che ti possono togliere la libertà, mai le tue idee. Come quegli ingenui e patetici esemplari che esistono ancora oggi, ma non contano, sono un diversivo, un fatto di folklore, una mazurca. Ma l'assassino dentro, è come un'iniezione, non la puoi fermare non risparmia nessuno, nessuno sfugge alla scadenza. È difficile vivere con gli assassini dentro, appena ce li hai iniettati, ti si rivoltano contro. (da Il cancro, disco 2, n. 11)

Polli d'allevamento

Etichetta: Carosello, 1978.

  • Io sono uno che in tutte le cose ha bisogno di trovare quello scatto quello slancio iniziale, quell'energia che specialmente nell'amore può essere esaltante solamente a condizione che avvenga e si realizzi in quell'istante che precede la conoscenza e stimola, stimola, stimola, arricchisce, nutre, incuriosisce. (da Prima dell'amore, disco 1, n. 4)
  • Prima di fare l'amore siamo dei grandi ascoltatori... dopo meno. (da Prima dell'amore, disco 1, n. 4)
  • Chi non ha mai commesso l'errore di togliersi i pantaloni prima delle scarpe... costui non sa niente dell'amore. (da Prima dell'amore, disco 1, n. 4)
  • [...] non si è mai abbastanza coraggiosi da diventare vigliacchi definitivamente. (da La paura, disco 1, n. 6)
  • Riassumiamo: io avevo avuto l'orgasmo... ghinnn! Niente a che vedere con quelli che mi organizzo da solo eh, ma un discreto orgasmo per essere in due. (da Dopo l'amore, disco 2, n. 3)
  • L'ho sempre detto, se vuoi sciupare un amicizia con una persona facci all'amore. E dopo? Ci vuole troppa comprensione, per trasformare in dolcezza una cosa venuta male. Ti rimetti la camicia lentamente, ti allacci una scarpa, e questa operazione ti sembra che duri tutto il pomeriggio, pomeriggio? (da Dopo l'amore, disco 2, n. 3)
  • Bisogna essere prudenti quando ci si ammazza, se no si fan delle figure dai. (da Il suicidio, disco 2, n. 10)
  • C'è una fine per tutto... E non è detto che sia sempre la morte. (da Il suicidio, disco 2, n. 10)

Io se fossi Dio

Etichetta: F1 Team, DM 913, 1980.

Giorgio Gaber nel 1969
  • Io se fossi Dio, | non sarei così coglione | a credere solo ai palpiti del cuore | o solo agli alambicchi della ragione. (da Io se fossi Dio)
  • Ma io se fossi Dio, | non mi farei fregare da questo sgomento | e nei confronti dei politicanti | sarei severo come all'inizio, | perché a Dio i martiri | non gli hanno fatto mai cambiar giudizio. (da Io se fossi Dio)
  • E se al mio Dio che ancora si accalora, | gli fa rabbia chi spara, | gli fa anche rabbia il fatto | che un politicante qualunque | se gli ha sparato un brigatista, | diventa l'unico statista! (da Io se fossi Dio)
  • Io se fossi Dio, | quel Dio di cui ho bisogno come di un miraggio, | c'avrei ancora il coraggio di continuare a dire | che Aldo Moro insieme a tutta la Democrazia Cristiana | è il responsabile maggiore di trent'anni di cancrena italiana. | Io se fossi Dio, | un Dio incosciente enormemente saggio, | avrei anche il coraggio di andare dritto in galera, | ma vorrei dire che Aldo Moro resta ancora | quella faccia che era! (da Io se fossi Dio)

Anni affollati

Etichetta: Carosello, 1981.

  • Odio il tuo viso che è la mia caricatura , | odio la tua voce che è la mia scimmiottatura , | odio l'arroganza della tua idiozia , | odio la tua stupida parola che è la mia. (da Il sosia, lato A, n. 1)
  • Era come un sogno che svapora | che quando lo racconti | non riesci neanche a ricordarti | fuori mi aspettavano altri sogni, altri infarti. (da Il sosia, lato A, n. 1)
  • L'attesa è una suspense elementare, | è un antico idioma che non sai decifrare, | è un'irrequietezza misteriosa e anonima, | è una curiosità dell'anima. (da L'attesa, lato B, n. 1)
  • Perché da sempre l'attesa è il destino | di chi osserva il mondo | con la curiosa sensazione | di aver toccato il fondo. (da L'attesa, lato B, n. 1)
  • L'attesa è il risultato, il retroscena | di questa nostra vita troppo piena. | È un andar via di cose dove al loro posto | c'è rimasto il vuoto. || Un senso quieto e religioso | in cui ti viene da pensare | e lo confesso ci ho pensato anch'io | al gusto della morte e dell'oblio. (da L'attesa, lato B, n. 1)
  • Allora salti il piano, se lo sai saltare, | ed entri in un altro reparto dell'amore. (da Gildo, lato B, n. 2)

Gaber

Etichetta: GO Igest, 1984.

  • Non esiste né luogo, né tempo, | distanza non esiste, | io sono gli uomini del passato canuti e saggi, | io sono gli uomini del futuro smarriti e scaltri, | io sono come tutti io sono gli altri. (da Gli altri, n. 1)
  • Il percorso normale della conoscenza | è come non lo usassimo più. | Il percorso del pensiero | che ogni giorno diventa più avaro. (da Occhio, cuore, cervello, n. 5)
  • Non so se è fratellanza o scienza, | istinto naturale o amore, | il sociale è una nozione delle più confuse | che per ragioni misteriose abbiamo il dovere di salvare. (da Il sociale, n. 7)
  • Il sociale è il passatempo della demagogia | politica mondiale, | è l'alibi dell'uomo di sinistra, | che se lo porta a casa e lo riveste | di ideologia | così adatta a far passare meglio | qualche vecchia idea. (da Il sociale, n. 7)

Il Grigio

Etichetta: Carosello, 1988.

  • Un uomo sapiente può godere l'intero spettacolo del mondo soltanto con l'aiuto dei sensi e del pensiero. (atto I, quadro IV)
  • "Il pensare"... sì, il pensiero in sé, senza farci niente di utile, che godimento. Peccato che non ti paga nessuno per pensare. «Ho pensato otto ore» e chi ti crede? In India... in India ti credono. (atto I, quadro IV)
  • Il mio orgoglio non è amore per me stesso. Se mi amassi non mi prenderei a calci come faccio. Il mio orgoglio è... è per come si dovrebbe essere. Il mio orgoglio è lo schifo di tutto e di tutti. Di te, ma anche di me... di me un po' meno. (atto II, quadro I)

Il teatro canzone

Etichetta: Carosello, 1992.

  • Ci dev'essere uno strano godimento a sentirsi inutili, perché sono tutti più allegri, più ottimisti e tutti via a sciare, e vela, windsurf, equitazione, golf... bello! Secondo me per essere bravi in quegli sport lì non è che bisogna essere proprio imbecilli, però aiuta! (da Gli inutili, disco 1, n. 3)
  • Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il paradiso terrestre. (da Qualcuno era comunista, disco 2, n. 8)
  • Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona; qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona. (da Qualcuno era comunista, disco 2, n. 8)
  • Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio. (da Qualcuno era comunista, disco 2, n. 8)
  • Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro. Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l'operaio. (da Qualcuno era comunista, disco 2, n. 8)
  • Qualcuno era comunista perché la rivoluzione, oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente. (da Qualcuno era comunista, disco 2, n. 8)
  • Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il materialismo dialettico per il vangelo secondo Lenin. (da Qualcuno era comunista, disco 2, n. 8)
  • Qualcuno era comunista perché c'era il grande partito comunista. Qualcuno era comunista malgrado ci fosse il grande partito comunista. (da Qualcuno era comunista, disco 2, n. 8)
  • Qualcuno era comunista perché abbiamo avuto il peggiore Partito Socialista d'Europa. (da Qualcuno era comunista, disco 2, n. 8)
  • Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri. (da Qualcuno era comunista, disco 2, n. 8)

E pensare che c'era il pensiero

Etichetta: GIOM - Carosello, 1995.

  • Senza cattive o buone azioni, | senza altre strane deviazioni, | che se anche il fiume le potesse avere, | andrebbe sempre al mare. Così vorrei amare. (da Quando sarò capace di amare, disco 2, n. 6)
  • Le parole, definiscono il mondo, se non ci fossero le parole, non avemmo la possibilità di parlare, di niente. Ma il mondo gira, e le parole stanno ferme, le parole si logorano invecchiano, perdono di senso, e tutti noi continuiamo ad usarle, senza accorgerci di parlare, di niente. (da Destra/sinistra, disco 2, n. 7)
  • La patata per natura è di sinistra, | spappolata nel purè è di destra, | la pisciata in compagnia è di sinistra, | il cesso è sempre in fondo a destra. (da Destra/sinistra, disco 2, n. 7)
  • Il saluto vigoroso a pugno chiuso | è un antico gesto di sinistra, | quello un po' degli anni '20 un po' romano | è da stronzi oltre che di destra. (da [[Destra e sinistra|Destra/sinistra], disco 2, n. 7)
  • La risposta delle masse è di sinistra | con un lieve cedimento a destra. | Son sicuro che il bastardo è di sinistra, | il figlio di puttana è a destra. (da [[Destra e sinistra|Destra/sinistra], disco 2, n. 7)
  • Bisogna assolutamente trovare il coraggio di abbandonare i nostri meschini egoismi e cercare un nuovo slancio collettivo magari scaturito proprio dalle cose che ci fanno male, dai disagi quotidiani, dalle insofferenze comuni, dal nostro rifiuto! Perché un uomo solo che grida il suo no, è un pazzo. Milioni di uomini che gridano lo stesso no, avrebbero la possibilità di cambiare veramente il mondo. (da Mi fa male il mondo (seconda stagione), disco 2, n. 8)

Gaber 96/97

Etichetta: GIOM GIOM-CD 01, 1996.

  • L'appartenenza | non è lo sforzo di un civile stare insieme, | non è il conforto di un normale voler bene, | l'appartenenza | è avere gli altri dentro di sé. (da Canzone dell'appartenenza, n. 6)
  • L'appartenenza | è un'esigenza che si avverte a poco a poco | si fa più forte alla presenza di un nemico, di un obiettivo o di uno scopo. (da Canzone dell'appartenenza, n. 6)
  • Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi. (da Canzone dell'appartenenza, n. 6)

Un'idiozia conquistata a fatica

Etichetta: GIOM GIOM-CD 02, 1998.

  • Secondo me gli italiani e l'Italia hanno sempre avuto un rapporto conflittuale, ma la colpa non è certo dell'Italia, ma degli italiani, che sono sempre stati un popolo indisciplinato, individualista, se vogliamo un po' anarchico e ribelle, e troppo spesso cialtrone. Secondo me gli italiani non si sentono per niente italiani, ma quando vanno all'estero, li riconoscono subito. Secondo me gli italiani sono cattolici e laici, ma anche ai più laici piace la benedizione del papa. Non si sa mai. Secondo me gli italiani sono poco aggiornati e un po' confusi, perché non leggono i giornali. Figuriamoci se li leggessero. Secondo me non è vero che gli italiani sono antifemministi. Per loro la donna è troppo importante, specialmente la mamma. Secondo me gli italiani hanno sempre avuto come modello i russi e gli americani. Ecco come va a finire quando si frequentano le cattive compagnie. (da Secondo me gli italiani, disco 2, n. 4)

La mia generazione ha perso

Etichetta: CGD East West, 2001.

  • Ma io ti voglio dire | che non è mai finita, | che tutto quel che accade | fa parte della vita. (da Verso il terzo millennio, n. 2)
  • La mia generazione ha visto | le strade, le piazze gremite | di gente appassionata, | sicura di ridare un senso alla propria vita. | Ma ormai son tutte cose del secolo scorso: | la mia generazione ha perso. (da La razza in estinzione, n. 5)
  • L'obeso ha un aspetto | imperturbabile e imponente, | è un grosso uomo che si muove lentamente, | mangia sempre dalla sera alla mattina | con l'isterica passione, | per qualsiasi proteina, | l'obeso è imprigionato | nel suo corpo assai opulento, | sembra un uomo generato | da un enorme allevamento. (da L'obeso, n. 11)
  • L'obeso mangia idee, mangia opinioni, | computer, cellulari, | dibattiti e canzoni, | mangia il sogno dell'Europa, | le riforme, i parlamenti, | film d'azione e libri d'arte, | mangia soldi e sentimenti | e s'ingravida guardando e mangiando | gli orrori del mondo. || L'obeso è ormai un destino senza scampo, | è la follia del nostro tempo, | l'obeso è un pachiderma nauseabondo, | è il simbolo del mondo. (da L'obeso, n. 11)
  • L'obeso è l'infinito | di un Leopardi americano. (da L'obeso, n. 11)

Io non mi sento italiano

Etichetta: CGD East West, 2003.

  • L'importante è insegnare quei valori | che sembrano perduti, | con il rischio di creare nuovi disperati. (da Il tutto è falso, n. 1)
  • Il falso è misterioso | e assai più oscuro | se è mescolato | insieme a un po' di vero. (da Il tutto è falso, n. 1)
  • Non insegnate ai bambini, | non insegnate la vostra morale: | è troppo stanca e malata | potrebbe far male. (da Non insegnate ai bambini, n. 2)
  • Non insegnate ai bambini, | non divulgate illusioni sociali, | non gli riempite il futuro | di vecchi ideali. (da Non insegnate ai bambini, n. 2)
  • L'unica cosa sicura è tenerli lontano | dalla nostra cultura. (da Non insegnate ai bambini, n. 2)
  • Stategli sempre vicini, | date fiducia all'amore, il resto è niente. (da Non insegnate ai bambini, n. 2)
  • Io non mi sento italiano, | ma per fortuna o purtroppo lo sono. (da Io non mi sento italiano, n. 3)
  • Mi scusi Presidente | ma questo nostro Stato | che voi rappresentate | mi sembra un po' sfasciato. | È anche troppo chiaro | agli occhi della gente | che tutto è calcolato | e non funziona niente. (da Io non mi sento italiano, n. 3)
  • Abbiamo fatto l'Europa, | facciamo anche l'Italia. (da Io non mi sento italiano, n. 3)
  • C'è un'aria, un'aria, ma un'aria | che manca l'aria. (da C'è un'aria, n. 9)
  • E c'è un gusto morboso del mestiere d'informare, | uno sfoggio di pensieri senza mai l'ombra di un dolore | e le miserie umane raccontate come film gialli | sono tragedie oscene che soddisfano la fame | di questi avidi sciacalli. (da C'è un'aria, n. 9)
  • Ma la televisione che ti culla dolcemente | presa a piccole dosi direi che è come un tranquillante | la si dovrebbe trattare in tutte le famiglie | con lo stesso rispetto che è giusto avere | per una lavastoviglie. (da C'è un'aria, n. 9)
  • E guardando i giornali con un minimo di ironia | li dovremmo sfogliare come romanzi di fantasia | che poi il giorno dopo e anche il giorno stesso | vanno molto bene per accendere il fuoco | o per andare al cesso. (da C'è un'aria, n. 9)

Citazioni su Giorgio Gaber

  • [Parlando di Qualcuno era comunista] Certo è singolare che l'unico testo letterario, politico e culturale sui comunisti sia stato scritto da uno che, pur avendo camminato a sinistra, non è mai stato comunista. Ed è incredibile che egli l'abbia sempre interpretato con un coinvolgimento tale per cui veniva da dire, con Croce, "perché non possiamo non dirci comunisti" nel modo in cui ce le propone Gaber? (Fausto Bertinotti)
  • Certo non deve essere stato facile per lui conquistare un vasto pubblico con una proposta che via via si è evoluta tecnicamente così tanto. (Giovanni Allevi)
  • «Datemi qualche pensiero» è l'ultimo urlo di Gaber. C'è un filo resistente (o un elastico?) che percorre l'opera di Gaber: è la fiducia in un individuo capace, nonostante il disincanto (anzi, forse in virtù di quel disincanto), di costruire una nuova coscienza anche partendo dal nulla, abbandonata per sempre ogni ambizione di appartenenza vecchio stile. E se fin dentro gli anni Novanta tornano le canzoni più «private» di un tempo – da «Chiedo scusa se parlo di Maria» al «Dilemma»: un capolavoro! – è perché per ripartire, appunto, non resta che guardare dentro se stessi. (Paolo Di Stefano)
  • Ecco, di Gaber mi ha lasciato un segno tutto questo coraggio. Quel suo essere artista senza ripetersi mai, rimettendosi anzi in gioco. [...] Gaber invece cambiava, e cambiando cresceva, si raffinava. Il canto, la pulizia in scena, il suo estremo rigore... Era quasi iconoclasta, pochissime cose, però curatissime. E poi quel saper cambiare marcia più volte durante lo spettacolo: tutte caratteristiche che contribuivano alla sua incredibile capacità di tenere il palco. Ma tenerlo veramente, senza preoccuparsi di quanto piaceva al pubblico, obbligandolo invece a seguire il nuovo percorso che gli proponeva. Educandolo a crescere con lui, insomma. (Luca Barbareschi)
  • È sempre stato "altro" dai cantautori suoi coetanei. Ha fatto delle scelte coraggiose che ha portato avanti con coerenza, per cantare quanto gli stava attorno attraverso linguaggi, fisici e musicali, assolutamente inediti e divenendo, potrei dire, un modello culturale. Perché, pur stando lontano dai riflettori, diceva lo stesso cose importanti a moltissimi. (Biagio Antonacci)
  • Gaber apparteneva a una generazione per la quale i concetti di rivoluzione e contestazione non erano semplici slogan. Erano qualcosa di vissuto. E si vedeva che quando Gaber gridava di cambiare la realtà, o affrontava temi politici forti, lo faceva perché era un'esigenza interiore che sentiva di dover portare alla gente. (Biagio Antonacci)
  • Gaber era "politico", allora? Sì, in senso alto. Nella misura in cui parlava di elementi irriducibili. Vita e morte, uomo e donna, bene e male. E io gli sarò sempre grato per questo, non tanto per ciò che mi ha consegnato in termini di stretta critica della politica e della società. Gli sarò sempre grato per quando dismetto l'abito della politica e lui parla della mia umanità nuda. Mi fa trascendere il mio linguaggio di politico e fa sì che sul suo linguaggio d'artista io modelli emozioni nuove e prenda a interrogarmi sul senso della realtà. Anche per strade diverse, altrimenti sconosciute. (Fausto Bertinotti)
  • Gaber era uno che cercava nel confronto, anche con se stesso. E ritengo che il suo teatro sia stato uno sforzo intenso e genuino di non dare una linea, tipica espressione degli anni Settanta, ma di cercare una linea. Una ricerca personale, per sua natura inevitabilmente tortuosa, fatta di continue verifiche, di occhi aperti sulla vita. Infatti i suoi spettacoli erano lampi, erano ogni volta lampi di spiazzamento. E tutto questo, mi piace esplicitarlo, sottolinea che non solo Giorgio Gaber era persona di rara onestà intellettuale e artistica, ma anche di grande umiltà. (Paolo Bosisio)
  • Gaber è stato il più vicino alla poetica di Brassens, pungente, profondo, ironico, anticlericale, tanto feroce contro il potere e la borghesia quanto ipercritico con le storture e le ipocrisie di "quelli della sua parte". (Alberto Patrucco)
  • Gaber non diceva "sono un cantautore", non si schierava di qua o di là. Prendeva quello che rimbalzava dalla strada e lo restituiva onestamente alla gente, con il suo tocco personale. Che poi era un tocco da figo, da uno che sapeva far girare le balle a chi comanda. (J-Ax)
  • Ho sempre considerato Giorgio Gaber un cercatore. Un uomo che cercava di capire la realtà, che cercava dentro e fuori da se stesso. E, cercando, Gaber molte cose le ha trovate. Ma di lui mi ha soprattutto colpito l'incredibile talento di trovarle prima. Di anticipare il futuro dell'arte, fare esperienze che anche altri hanno fatto, ma farle molto prima di loro. (Claudio Baglioni)
  • Il caso di Gaber era particolare: perché la sua arte, pur mantenendo i connotati tipici dell'espressione musicale pura da cui poi era partito, aveva al tempo stesso anche un'anima teatrale. Correva su un doppio binario, potrei dire, e dunque la genialità del Signor G è stata nel saper sviluppare quell'anima teatrale restando fedele alla propria natura di artista formatosi su un linguaggio prettamente musicale. (Giovanni Allevi)
  • I suoi anni post-Sessantotto sono stati anni di dubbio, di pathos, di sofferenza, nei quali il suo giudizio sulla società si è fatto certamente sempre più severo, mantenendosi però sempre e fin dall'inizio libero da preconcetti e pregiudizi, da ogni tipo di ideologia. [...] La differenza vera fra Gaber e, per esempio, Dario Fo è proprio questa. (Paolo Bosisio)
  • La grandezza di Gaber si misurava proprio nella sua capacità di scrivere solo quando aveva qualcosa da dire, e di farlo scegliendo i temi da trattare senza calcoli sulle reazioni che avrebbero suscitato o il successo che avrebbero potuto avere. Quando poi a tutto questo aggiungi una sincerità di fondo, quella passione che in Gaber si avvertiva, allora nascono opere che sanno essere specchio di un'epoca. (Luca Barbarossa)
  • L'idea di rileggere la tradizione sarebbe anche lodevole, ma è difficile: come fai a rileggere Gaber? Era unico. (Ivano Fossati)
  • Lui comunque ci ha insegnato a essere dei Gianburrasca, sul palco. Occhi aperti, provocare sempre, curiosità estrema. [...] Il punto è che spesso Gaber riusciva a vedere, tra bianco e nero, il grigio. Cioè la realtà vera. Oltre le etichette e le apparenze. (Claudio Bisio)
  • Ma assistere a uno spettacolo di Gaber significava anche confrontarmi con un linguaggio diverso da quello dei suoi colleghi. Con un colosso, un artista che, forte di grandissima libertà espressiva, poneva un'attenzione pazzesca al sociale senza guardare mai in faccia nessuno. E a volte pungendo pure se stesso; proprio per questo lo trovavo tanto credibile e indispensabile, perché a dare senso all'arte è pure il modo con cui la si propone. (Luca Barbarossa)
  • Ma che c'entra Gaber con me? Io sono un rullo compressore, lui è un triciclo. (Lucio Battisti)
  • Perché lì [nel brano Le strade di notte] Gaber canta il nostro mestiere, un mestiere notturno, la ricerca di un'intuizione, la speranza di trovare qualcosa cercando. Nel cielo che di notte sembra grondi di più di note, suggestioni, ispirazioni. (Claudio Baglioni)
  • Perché un ingenuo? Perché anche lui tutto sommato aveva nutrito la sua bella utopia: l'idea di cambiare il mondo con le parole. Lui che dai Settanta aveva cantato con ironia la psicopatologia dell'individuo lasciato solo con i propri tic ma ancora ansioso di ritrovare se stesso in una matura collettività civile, doveva riconoscere che, tramontate le ideologie e stramorti i partiti, l'unico luogo di condivisione era ormai il mercato dio e demonio. (Paolo Di Stefano)
  • Però lo faceva apposta, a toccare nervi scoperti. L'ha sempre fatto; e in fondo questa è stata la cosa che me lo faceva amare di più. Parlava di Craxi o De Mita, criticava certa sinistra, faceva satira pura... Ma alla fin fine, di base, si rivolgeva sempre all'uomo. Puntando spesso il dito persino contro di sé, in spettacoli che proponevano testi di taglio quasi psicanalitico, in brani che indagavano i rapporti tra l'uomo e il suo inconscio. E ovviamente, puntando spesso il dito pure verso i suoi simili, cioè noi. Come devono fare i grandi artisti, si assumeva il rischio di denunciare. E di prendersi i relativi fischi. (Claudio Bisio)
  • Quando abbiamo ascoltato per la prima volta le canzoni di Giorgio Gaber è stato folgorante. Quello che stiamo tentando di fare nella nostra carriera, lui riusciva perfettamente a farlo già nei primi anni Settanta. Fare rock, potremmo dire. Non il rock malinteso come autodistruzione, il rock come linguaggio. Un linguaggio che permette di rispondere in profondità a chiunque impedisca al singolo di essere libero: praticamente, culturalmente, intellettualmente. (J-Ax)
  • Ripenso a Giorgio Gaber e mi viene in mente Ugo Tognazzi, perché entrambi hanno saputo cambiare pelle più volte. Dall'avanspettacolo al varietà a Cannes. Dal rock snodato con Jannacci e Celentano alla prima serata televisiva al teatro canzone. Restando sempre se stessi, anche negli errori. Ripenso a Giorgio Gaber e mi viene in mente Grillo. Gaber, soprattutto dopo le prime speranze frustrate di cambiamento, era diventato un antipolitico ante litteram, che lanciava attacchi veementi contro ogni schieramento. Tanto che oggi tutti, dalla sinistra alla destra a Comunione e Liberazione, tendono a spartirsene le vesti, dicendo «Era uno dei nostri», come hanno fatto anche con Pasolini. Quest'anno è uscito persino un articolo dell'Osservatore Romano pieno di lodi e che ho trovato sconcertante. Gaber aveva di sicuro un pubblico più colto, meno schiumante, rumoroso e ingenuo di quello di Grillo. Ma sono i frutti di tempi diversi. (Tommaso Labranca)

Note

  1. Citato in Portavo allora un eskimo innocente, a cura di Massimo Cotto, Giunti, 2007, p. 11.
  2. Citato da Giorgio Gaber in Gad Lerner, Gaber: "Canto i talenti del '68, perdenti come me", Corriere della Sera, 6 aprile 2001; articolo riportato in Giorgiogaber.org.
  3. Cfr. Gian Piero Alloisio Il mio amico Giorgio Gaber, Utet, p. 192. ISBN 88-511-5114-8

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