Klaus Kinski: differenze tra le versioni

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*Il set è una specie di zoo ed io al posto delle unghie ho il mio talento. Non sono un cieco che ha bisogno di essere guidato. E nello zoo non voglio sarci come un animale in gabbia.
*Il set è una specie di zoo ed io al posto delle unghie ho il mio talento. Non sono un cieco che ha bisogno di essere guidato. E nello zoo non voglio sarci come un animale in gabbia.
*Dei film che ho fatto (ma sono assai più quelli che ho rifiutato) non mi interessa per niente. Non vado nemmeno a vederli quando escono e non cerco di sapere quel che poi ne succede. È cosa che riguarda il regista e il produttore. Quando incomincio un film non ho nemmeno la voglia di stare a dire perché lo faccio. Scriva pure quel che le pare, che lo faccio solo per i soldi.
*Dei film che ho fatto (ma sono assai più quelli che ho rifiutato) non mi interessa per niente. Non vado nemmeno a vederli quando escono e non cerco di sapere quel che poi ne succede. È cosa che riguarda il regista e il produttore. Quando incomincio un film non ho nemmeno la voglia di stare a dire perché lo faccio. Scriva pure quel che le pare, che lo faccio solo per i soldi.

{{Int|Da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/07/15/kinski-ho-mille-anime-adesso-sono-paganini.html Klaus Kinski: Ho mille anime, adesso sono Paganini]''|Intervista di Maria Pia Fusco, ''La repubblica'', 15 luglio 1988}}
*Io non interpreto Paganini, io sono Paganini, così come sono stato Rimbaud, Aguirre, Nosferatu, Fitzcarraldo, Villon, Woyzeck. Non ho mai studiato la reincarnazione, la verifico ogni volta, ho dentro di me le anime di milioni di persone, di cose, di animali. Di Paganini ho sentito parlare da bambino, mi seduceva il suono della parola, avrebbe potuto essere un fiore, un insetto, qualunque cosa. Poi, un giorno di tanti anni fa, per le strade di Vienna, sono stato rapito dall' immagine di un volto scarno e febbricitante, un piccolo ritratto tra violini e spinette nella vetrina di un negozio di strumenti musicali. Sono rimasto a guardarlo per ore, sono entrato e ho chiesto chi fosse: sapevo che era lui, Paganini.
*{{NDR|Su [[Nastassja Kinski]]}} Continuo a provare lo stesso affetto di sempre, le mie braccia sono sempre aperte per lei, anche se oggi vive circondata di cretini che non voglio neanche nominare.
*Il film è finito, l'ho visto centinaia di volte e ogni volta mi sconvolge la stessa emozione. È una favola piena di magia, il racconto di un'esistenza ripercorsa all'indietro durante un concerto a Parma, il primo videoclip del cinema, scene e sequenze che si susseguono per associazione. Abbiamo girato al Regio, illuminato da tremila candele e, quando Accardo mi ha visto, anche lui ha esclamato ' Ma è proprio tornato Paganini!
*Ho sempre detestato i gruppi elettrogeni e la violenza delle luci artificiali sul set. Quello stupido di Herzog ha illuminato la giungla con i riflettori! Io ho voluto ricreare la stessa atmosfera di 150 anni fa, quando gli ambienti erano illuminati dalle candele. Per gli esterni basta la luce naturale. Ho comprato migliaia di candele, tutte in Vaticano. Gli abbiamo dato tanti di quei soldi che dovrebbero rivalutare Paganini, a cui fu negata la sepoltura. Un'altra cosa che ho sempre detestato sul set è il ciak. Io non l'ho mai usato. Abbiamo avuto difficoltà a montare i 93 mila metri di pellicola che ho girato, tre volte di più di un film cosiddetto normale, ma ho evitato durante le riprese l'irritazione di quello che viene a interrompere la concentrazione per battere il ciak.
*Non ho mai rispettato nessuno, né posso dire di aver imparato da qualcuno, se mai dai vecchi film classici, oppure da Eisenstein e Kurosawa. Gli altri non hanno nulla da insegnarmi, né i grandi registi con cui ho lavorato, né quelli dei film brutti che ho fatto. È vero, ne ho fatto tanti, come una puttana mi sono venduto per soldi, ma ho sempre scelto io a chi vendermi e a quale prezzo. Che fosse un film di prima categoria, o di seconda o di terza, ho dato me stesso con lo stesso impegno, con la stessa voglia di dare emozione. Non so se c'entra la mia infanzia povera, segnata dal rumore ossessivo e incessante della macchina da cucire con cui mia madre confezionava ad ogni ora del giorno e della notte borse di stoffa gommata per rimediare qualche soldo in più, però il mio rapporto con il denaro è molto particolare. Servono per comprarmi la libertà, per me sono un elemento naturale, come l'aria, la luce, l'acqua. Posso pretendere centinaia di sterline da una dama inglese che vuole intrattenere i suoi ospiti con il monologo dell'Amleto ed esibirmi per un bicchiere di vino sul tavolo di una bettola piena di ubriaconi che faccio commuovere con Villon. Paganini si comportava allo stesso modo.
*{{NDR|Su [[Niccolò Paganini]]}} Era l'espressione della musica stessa, il suo corpo ne viveva le vibrazioni, bruciante sempre di febbre, evocava qualcosa di soprannaturale. Dava così totalmente se stesso quando suonava, che ne usciva sfinito, distrutto da crisi che sembravano epilettiche. Come lui, anch'io non sento radici. Lui apparteneva alla sua musica. Io non sono né polacco, né tedesco, preferirei essere russo, il carattere russo mi corrisponde meglio. Ma non ho nostalgie per nessun paese, sto bene ovunque ci sia gente che mi piace, ovunque posso trovare un albero o un fiore che può rendere bello il mondo, ovunque ci sia amore.


==Citazioni su Klaus Kinski==
==Citazioni su Klaus Kinski==

Versione delle 22:40, 1 apr 2021

File:Nosferatu a Venezia (1988) Kinski arrives in Venice.png
Klaus Kinski in Nosferatu a Venezia

Klaus Kinski, pseudonimo di Nikolaus Karl Günther Nakszyński (1926 – 1991), attore tedesco.

Citazioni di Klaus Kinski

  • [Su Werner Herzog] È matto, solo per questo lavoriamo insieme. (dal documentario Kinski, il mio nemico più caro)
  • Quando interpreto un personaggio, anche se è la persona più spregevole del mondo, divento lui per tutta la durata del film. (dichiarazione del 1979)
When I play a character, even if he's the most despicable person in the world, I become him for the duration of the production[1]

Da Klaus Kinski, un vampiro sulla laguna per il secondo Nosferatu

Intervista di Lamberto Antonelli, La stampa, 5 settembre 1986

  • Non sopporto quei registi che si attribuiscono il merito di un film interpretato da me. Come se mi avessero diretto a bacchetta. Io invece non sono mai stato diretto da qualcuno. Non faccio nemmeno le prove di una scena. Arrivo sul set e recito la mia parte come lo sento di fare. Se vado bene è merito mio. Del resto dicono tutti, compreso il mio amico Werner Herzog, che sono un genio... Un genio? Cos'è mai un genio? Chi può stabilirlo o misurarlo? Comunque io non lo so né mi importa di saperlo.
  • Quali registi preferisco? Non mi interessa dirlo. Ma per esempio non ho mai voluto fare film con Fellini o Visconti anche se me lo hanno proposto, perché non mi pagavano in proporzione al tempo che avrei dovuto perdere con loro.
  • Il set è una specie di zoo ed io al posto delle unghie ho il mio talento. Non sono un cieco che ha bisogno di essere guidato. E nello zoo non voglio sarci come un animale in gabbia.
  • Dei film che ho fatto (ma sono assai più quelli che ho rifiutato) non mi interessa per niente. Non vado nemmeno a vederli quando escono e non cerco di sapere quel che poi ne succede. È cosa che riguarda il regista e il produttore. Quando incomincio un film non ho nemmeno la voglia di stare a dire perché lo faccio. Scriva pure quel che le pare, che lo faccio solo per i soldi.

Da Klaus Kinski: Ho mille anime, adesso sono Paganini

Intervista di Maria Pia Fusco, La repubblica, 15 luglio 1988

  • Io non interpreto Paganini, io sono Paganini, così come sono stato Rimbaud, Aguirre, Nosferatu, Fitzcarraldo, Villon, Woyzeck. Non ho mai studiato la reincarnazione, la verifico ogni volta, ho dentro di me le anime di milioni di persone, di cose, di animali. Di Paganini ho sentito parlare da bambino, mi seduceva il suono della parola, avrebbe potuto essere un fiore, un insetto, qualunque cosa. Poi, un giorno di tanti anni fa, per le strade di Vienna, sono stato rapito dall' immagine di un volto scarno e febbricitante, un piccolo ritratto tra violini e spinette nella vetrina di un negozio di strumenti musicali. Sono rimasto a guardarlo per ore, sono entrato e ho chiesto chi fosse: sapevo che era lui, Paganini.
  • [Su Nastassja Kinski] Continuo a provare lo stesso affetto di sempre, le mie braccia sono sempre aperte per lei, anche se oggi vive circondata di cretini che non voglio neanche nominare.
  • Il film è finito, l'ho visto centinaia di volte e ogni volta mi sconvolge la stessa emozione. È una favola piena di magia, il racconto di un'esistenza ripercorsa all'indietro durante un concerto a Parma, il primo videoclip del cinema, scene e sequenze che si susseguono per associazione. Abbiamo girato al Regio, illuminato da tremila candele e, quando Accardo mi ha visto, anche lui ha esclamato ' Ma è proprio tornato Paganini!
  • Ho sempre detestato i gruppi elettrogeni e la violenza delle luci artificiali sul set. Quello stupido di Herzog ha illuminato la giungla con i riflettori! Io ho voluto ricreare la stessa atmosfera di 150 anni fa, quando gli ambienti erano illuminati dalle candele. Per gli esterni basta la luce naturale. Ho comprato migliaia di candele, tutte in Vaticano. Gli abbiamo dato tanti di quei soldi che dovrebbero rivalutare Paganini, a cui fu negata la sepoltura. Un'altra cosa che ho sempre detestato sul set è il ciak. Io non l'ho mai usato. Abbiamo avuto difficoltà a montare i 93 mila metri di pellicola che ho girato, tre volte di più di un film cosiddetto normale, ma ho evitato durante le riprese l'irritazione di quello che viene a interrompere la concentrazione per battere il ciak.
  • Non ho mai rispettato nessuno, né posso dire di aver imparato da qualcuno, se mai dai vecchi film classici, oppure da Eisenstein e Kurosawa. Gli altri non hanno nulla da insegnarmi, né i grandi registi con cui ho lavorato, né quelli dei film brutti che ho fatto. È vero, ne ho fatto tanti, come una puttana mi sono venduto per soldi, ma ho sempre scelto io a chi vendermi e a quale prezzo. Che fosse un film di prima categoria, o di seconda o di terza, ho dato me stesso con lo stesso impegno, con la stessa voglia di dare emozione. Non so se c'entra la mia infanzia povera, segnata dal rumore ossessivo e incessante della macchina da cucire con cui mia madre confezionava ad ogni ora del giorno e della notte borse di stoffa gommata per rimediare qualche soldo in più, però il mio rapporto con il denaro è molto particolare. Servono per comprarmi la libertà, per me sono un elemento naturale, come l'aria, la luce, l'acqua. Posso pretendere centinaia di sterline da una dama inglese che vuole intrattenere i suoi ospiti con il monologo dell'Amleto ed esibirmi per un bicchiere di vino sul tavolo di una bettola piena di ubriaconi che faccio commuovere con Villon. Paganini si comportava allo stesso modo.
  • [Su Niccolò Paganini] Era l'espressione della musica stessa, il suo corpo ne viveva le vibrazioni, bruciante sempre di febbre, evocava qualcosa di soprannaturale. Dava così totalmente se stesso quando suonava, che ne usciva sfinito, distrutto da crisi che sembravano epilettiche. Come lui, anch'io non sento radici. Lui apparteneva alla sua musica. Io non sono né polacco, né tedesco, preferirei essere russo, il carattere russo mi corrisponde meglio. Ma non ho nostalgie per nessun paese, sto bene ovunque ci sia gente che mi piace, ovunque posso trovare un albero o un fiore che può rendere bello il mondo, ovunque ci sia amore.

Citazioni su Klaus Kinski

  • Era un attore eccezionale, Klaus Kinski. E molta della sua rabbia, della sua pazzia, credo nascessero dal fatto che si riteneva incompreso: perché lui, davvero, era bravissimo, davvero avrebbe potuto interpretare qualsiasi grande ruolo nel cinema e invece poi si è dovuto accontentare. Per mangiare, per poter andare avanti, è stato costretto a fare tutti i western, anche quelli decisamente mediocri. Di grandi film ne ha girati pochi: e questo lo feriva, nel profondo. Lo rendeva furioso [...] L'ho visto lavorare: oltre alla sua straordinaria maschera, aveva una capacità davvero diabolica dal punto di vista della recitazione. La consapevolezza di tutto questo, e la parallela sensazione dell'ingiustizia, di tanto in tanto gli facevano perdere il controllo: diventava una bestia. Faceva veramente paura. [...] Penso che fosse soprattutto molto infelice. (Claudia Cardinale)
  • Era un grande attore, ma anche un uomo pazzo come un cavallo, che un momento prima era dolcissimo e un attimo dopo si trasformava in una belva infuriata con tutti, senza che fosse successo nulla a motivare quel repentino cambiamento d'umore. (Luigi Cozzi)
  • Il mio miglior nemico! (Werner Herzog)
  • Noi due insieme eravamo come due masse critiche che, al contatto, formavamo una miscela pericolosa. Qualcosa di altamente esplosivo. (Werner Herzog)
  • Tutti coloro che hanno conosciuto Klaus Kinski, attore geniale dal fisico incredibile, con quegli occhi allucinati, lo sguardo fisso, terrificante, lo sanno: Klaus era completamente svitato. (Claudia Cardinale)

Dal documentario Kinski, il mio nemico più caro, 1999

  • Da lui ho imparato qualcosa di particolare sulla corporeità. l'ho definita la "spirale kinskiana": era un modo di entrare in campo da dietro la macchina da presa. Se entri in un campo di profilo e poi ti giri, non c'è suspense. Allora lui si metteva di fianco alla comparsa e ruotava la gamba. Così il corpo entra in campo con un movimento organico. Mettiamo che tu sia la macchina da ripresa: lui stava qui [a fianco della macchina da presa] ed entrava in campo muovendosi a spirale. Così si crea una tensione misteriosa e sconcertante.
  • Era un autodidatta. Spesso lo si sentiva fare esercizi di dizione per 10 ore di seguito. Era incredibile. Si comportava sempre come se fosse stato un genio caduto dal cielo, il cui talento era un dono della grazia divina. In realtà, si esercitava e studiava moltissimo.
  • Kinski si chiuse in bagno per due giorni e due notti e nei suoi attacchi di rabbia ruppe tutto in mille pezzi. La vasca, il water era tutto ridotto in briciole. Fu incredibile, non avrei mai pensato che qualcuno potesse sbraitare per 48 ore.
  • Nel 1991 è morto nella sua casa a nord di San Francisco. Si è buttato via. Era come se si fosse consumato.
  • Ogni mio capello bianco lo chiamo Kinski.

Note

  1. (EN) Citato da Caryn James nel Necrologio sul New York Times, Klaus Kinski, 65, Actor Known For His Portraits of the Obsessed, nytimes.com, 27 novembre 1991.

Filmografia

Attore

Regia

Sceneggiatura

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