Vincenzo Morello: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Vincenzo Morello==
==Citazioni di Vincenzo Morello==
*Ogni momento della recitazione di [[Sarah Bernhardt]] è un momento poetico; ogni movimento contiene una linea di bellezza, un'anima d'arte, che lo rende utile, e quasi vorrei dire esteticamente inevitabile. Ella parte, evidentemente, da questo principio fondamentale, che la figura umana deve sempre e tutta comparire sul palcoscenico, come la statua sul plinto; che la figura umana deve sempre e tutta significare agli occhi del pubblico, finché non sparisce nella morte, o dietro il sipario, la vita del personaggio; quindi ella è sempre in piedi sulla scena, e difficilmente, e solo quando l'assoluta necessità della parte lo impone, sta seduta, ma per poco.<ref>Da ''Nell'arte e nella vita'', pp. 266-267.</ref>
*Ogni momento della recitazione di [[Sarah Bernhardt]] è un momento poetico; ogni movimento contiene una linea di bellezza, un'anima d'arte, che lo rende utile, e quasi vorrei dire esteticamente inevitabile. Ella parte, evidentemente, da questo principio fondamentale, che la figura umana deve sempre e tutta comparire sul palcoscenico, come la statua sul plinto; che la figura umana deve sempre e tutta significare agli occhi del pubblico, finché non sparisce nella morte, o dietro il sipario, la vita del personaggio; quindi ella è sempre in piedi sulla scena, e difficilmente, e solo quando l'assoluta necessità della parte lo impone, sta seduta, ma per poco.<ref>Da ''[https://archive.org/details/nellarteenellav00moregoog/page/n9/mode/2up Nell'arte e nella vita]'', Remo Sandron editore, Milano-Palermo, 1900, pp. 266-267.</ref>


==Note==
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Versione delle 16:26, 8 ago 2021

Vincenzo Morello, fotografato da Mario Nunes Vais

Vincenzo Morello, noto anche con lo pseudonimo di Rastignac (1860 – 1933), giornalista e politico italiano.

Citazioni di Vincenzo Morello

  • Ogni momento della recitazione di Sarah Bernhardt è un momento poetico; ogni movimento contiene una linea di bellezza, un'anima d'arte, che lo rende utile, e quasi vorrei dire esteticamente inevitabile. Ella parte, evidentemente, da questo principio fondamentale, che la figura umana deve sempre e tutta comparire sul palcoscenico, come la statua sul plinto; che la figura umana deve sempre e tutta significare agli occhi del pubblico, finché non sparisce nella morte, o dietro il sipario, la vita del personaggio; quindi ella è sempre in piedi sulla scena, e difficilmente, e solo quando l'assoluta necessità della parte lo impone, sta seduta, ma per poco.[1]

Note

  1. Da Nell'arte e nella vita, Remo Sandron editore, Milano-Palermo, 1900, pp. 266-267.

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