Utente:Dread83/DreadBox: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 1: | Riga 1: | ||
==''La provincia dell'uomo''== |
==''La provincia dell'uomo''== |
||
===1942=== |
|||
⚫ | |||
*Chi ha avuto [[successo]] non ode che gli [[applauso|applausi]]. Per il resto è sordo. |
*Chi ha avuto [[successo]] non ode che gli [[applauso|applausi]]. Per il resto è sordo. |
||
⚫ | |||
===1944=== |
|||
⚫ | |||
⚫ | |||
⚫ | |||
⚫ | |||
===1945=== |
|||
*Delle [[donna|donne]] non vince quella che corre dietro, né quella che scappa, vince invece quella che aspetta. |
*Delle [[donna|donne]] non vince quella che corre dietro, né quella che scappa, vince invece quella che aspetta. |
||
⚫ | *Dinanzi alle sue creature [[Plutarco]] {{NDR|nelle |
||
===1946=== |
|||
⚫ | |||
⚫ | |||
===1957=== |
|||
⚫ | *Dinanzi alle sue creature, [[Plutarco]] {{NDR|nelle ''Vite''}} non ha mai un atteggiamento acritico. [...] È longanime come può esserlo solo un drammaturgo che opera sempre con molti personaggi dai caratteri diversi e in particolare con le loro diversità. Per questo ha esercitato due generi di influenza. Alcuni hanno ricavato i loro modelli da lui, come da un libro di oracoli, e hanno modellato la propria vita in conformità. Altri hanno assunto dentro di sé i suoi quasi cinquanta personaggi e sono, così, divenuti o rimasti drammaturghi. |
||
===1965=== |
|||
⚫ | |||
===1967=== |
|||
⚫ | |||
*E se quelli che [[posterità|rimangono]] fossero sempre i peggiori? – darwinismo capovolto. (1948) |
*E se quelli che [[posterità|rimangono]] fossero sempre i peggiori? – darwinismo capovolto. (1948) |
||
*Gli uomini non hanno più misura, per nulla, da quando la vita umana non è più la misura. (1942) |
*Gli uomini non hanno più misura, per nulla, da quando la vita umana non è più la misura. (1942) |
Versione delle 10:12, 20 ago 2021
La provincia dell'uomo
1942
1944
- Chi va dall'interprete di sogni butta via il maggior bene che possiede e merita la schiavitù in cui, in tal modo, immancabilmente cadrà.
1945
- Delle donne non vince quella che corre dietro, né quella che scappa, vince invece quella che aspetta.
1946
- Ciò che tu hai scoperto con orrore, risulta poi essere la semplice verità.
- Com'è facile dire: trovare se stesso! Quanto ci si spaventa, quando davvero accade!
1957
- Dinanzi alle sue creature, Plutarco [nelle Vite] non ha mai un atteggiamento acritico. [...] È longanime come può esserlo solo un drammaturgo che opera sempre con molti personaggi dai caratteri diversi e in particolare con le loro diversità. Per questo ha esercitato due generi di influenza. Alcuni hanno ricavato i loro modelli da lui, come da un libro di oracoli, e hanno modellato la propria vita in conformità. Altri hanno assunto dentro di sé i suoi quasi cinquanta personaggi e sono, così, divenuti o rimasti drammaturghi.
1965
- Ci sarebbe da domandarsi che cosa sa fare uno che non è pronto ad arrischiare senz'altro tutto quello che sa fare in vista di qualcosa di meglio.
1967
- Alcuni raggiungono la loro massima cattiveria nel silenzio.
- E se quelli che rimangono fossero sempre i peggiori? – darwinismo capovolto. (1948)
- Gli uomini non hanno più misura, per nulla, da quando la vita umana non è più la misura. (1942)
- Gli uomini più tremendi: quelli che sanno tutto e ci credono. (1961)
- Gli uomini possono salvarsi solo fra loro. Per questo Dio si traveste da uomo. (1943)[1]
- Ha gli occhi spietati di chi è amato sopra ogni cosa. (1942)
- Ha nella pancia un poeta, riuscisse ad averlo sulla punta della lingua! (1957)
- I cani hanno una sorta di invadente disponibilità dell'anima che allevia le persone che cominciano a risecchirsi.
- I giorni vengono distinti fra loro, ma la notte ha un unico nome. (1942)
- I veri scrittori incontrano i loro personaggi solo dopo che li hanno creati. (1946)
- Il comportamento esteriore degli uomini è così equivoco che basta mostrarsi come si è per vivere completamente occultati e sconosciuti. (1942)
- Il potere dà alla testa anche a chi non lo possiede, ma in questo caso la sbornia svanisce in fretta.
- Il progresso ha i suoi svantaggi; di tanto in tanto esplode. (1944)
- Il superamento del nazionalismo non sta nell'internazionalismo, come molti hanno creduto finora, poiché parliamo delle lingue. Sta nel plurinazionalismo. (1945)[1]
- Io posso essere amico solo di spiriti che conoscono la morte. Certo, mi rendono felice se gli riesce di tacere della morte: perché io non posso.
- L'elemento pericoloso dei divieti: che ci si fida di essi e non si riflette su quando sarebbero da cambiare. (1946)
- L'uomo ha raccolto tutta la saggezza dei suoi predecessori, e guardate quanto è stupido! (1942)
- La cosa più dura: tornar sempre a scoprire ciò che già si sa. (1945)
- La cosa spaventosa nei sentimenti di colpa: che neanche essi sono giusti.
- La frase più mostruosa di tutte: qualcuno è morto «al momento giusto».[2]
- La letteratura come professione è distruttiva: si deve avere più paura delle parole.
- La lingua del mio spirito continuerà a essere il tedesco, e precisamente perché sono ebreo. Ciò che resta di quella terra devastata in ogni possibile modo voglio custodirlo in me, in quanto ebreo. Anche il suo destino è il mio; io però porto ancora in me un'eredità universalmente umana. Voglio restituire alla loro lingua ciò che le devo. (1944)
- La maggior parte delle religioni rende gli uomini non migliori, bensì più cauti. Quanto vale questo?
- La magia, da quando è stata incorporata nella tecnica, è diventata così fastidiosa che non si sopporta più nemmeno di leggere di essa nella cabbala.
- La magia è riuscita, e ha perso la sua qualità magica. Di tutto il resto, nulla è riuscito, e perciò tutto il resto è più interessante e importante della magia.
- La megalomania dell'interprete: nella sua interpretazione si sente più ricco dell'opera.
- La noia mortale che emana da quelli che hanno ragione e lo sanno. Chi è veramente intelligente nasconde di aver ragione.
- La parola – poeta – non mi piace più, sono restio ad usarla.
- Le religioni si trasmettono il contagio. Appena ci si addentra in una, subito sentiamo che se ne risveglia un'altra in noi. (1954)[1]
- Lei lo sposò per averlo sempre con sé. Lui la sposo per dimenticarla.
- Nel giornale si trova tutto. Basta leggerlo con sufficiente odio.
- Nell'amore le rassicurazioni valgono come annuncio del loro opposto.
- Nell'eternità tutto è inizio, mattino profumato. (1945)
- Non andar sempre fino in fondo. C'è tanto in mezzo! (1959)
- Non credere a nessuno che dice sempre la verità. (1942)
- Non dice nulla, ma come sa spiegarlo! (1967)
- Ogni parola pronunciata è falsa. Ogni parola scrittà è falsa. Ogni parola è falsa. Ma che cosa c'è senza la parola?[1]
- Ogni imbecille, basta che ne abbia voglia, può perturbare la mente più complicata. (1942)
- Per gli storici le guerre sono in certo modo sacre: salutari o inevitabili tempeste, irrompono dalla sfera del soprannaturale nel corso troppo chiaro e spiegato del mondo.
- Per natura ogni fama è inganno. Talvolta si scopre però che dietro, nascosta, qualcosa c'è. Che sorpresa!
- Per quanti varrà ancora la pena di vivere, appena non si morirà più? (1943)
- Può un uomo che non impara più nulla provare ancora responsabilità?
- Quando un uomo ha prodotto moltissime parole perde la nozione di quanto esse significhino per gli altri. Solo allora comincia la vera cattiveria del parolaio.
- Se tu sapessi di più del futuro, il passato sarebbe ancora più pesante.
- Si vuole diventare migliori, si dice; ci si vuole solo rendere le cose più facili.
- Tutto il sapere ha qualcosa di puritano; dà alle parole una morale.
- Un dio che occulta la sua creazione. «E vide che non era buona». (1947)[1]
- Una vita che non dia luogo a commedie e personaggi è inconcepibile. Perfino un idiota ha la sua civetteria, e anche un santo che non va fra la gente, dalla gente viene cercato.
- Vile, veramente vile è solo chi ha paura dei suoi ricordi. (1954)[1]
- Zoppica così bene che coloro che le camminano a fianco sembrano storpi.
- ↑ a b c d e f Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
- ↑ Citato in Leonardo Sciascia, L'affaire Moro, Adelphi, 1994, p. 9. ISBN 8845910830