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{{Film
|titolo italiano= A 30 milioni di km. dalla Terra
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|titolo originale= 20 Million Miles to Earth
|lingua originale= Inglese
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|sceneggiatore= [[Christopher Knopf]], [[Robert Creighton Williams]]
|produttore= [[Charles H. Schneer]]
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* [[William Hopper]]: Colonnello Robert Calder
* [[Joan Taylor]]: Marisa Leonardo
* [[Frank Puglia]]: Dottor Leonardo
* [[John Zaremba]]: Dottor Judson Uhl
* [[Thomas Browne Henry]]: Maggiore Generale A.D. McIntosh
* [[Tito Vuolo]]: Commissario di Polizia Cola (vers. orig.: Charra)
* [[Jan Arvan]]: sig. Contino
* [[Arthur Space]]: Dottor Sharman
* [[Bart Braverman]]: Pepe
* [[Don Orlando]]: Maruzzo (vers. orig.: Mondello)
* [[Ray Harryhausen]]: l'uomo che nutre l'elefante
* [[George Khoury]]: Michele (vers. orig.: Verrico)
* [[George Pelling]]: Maples
* [[William Woodson]]: voce narrante
|doppiatori italiani=
* [[Emilio Cigoli]]: Colonnello Robert Calder
* [[Rosetta Calavetta]]: Marisa Leonardo
* [[Amilcare Pettinelli]]: Dottor Leonardo
* [[Giuseppe Rinaldi]]: Dottor Judson Uhl
* [[Giorgio Capecchi]]: Maggiore Generale A.D. McIntosh
* [[Gino Baghetti]]: Commissario di Polizia Cola
* [[Gualtiero De Angelis]]: sig. Contino
* [[Manlio Busoni]]: Maruzzo
* [[Pino Locchi]]: Michele
* [[Gianfranco Bellini]]: Maples
* [[Glauco Onorato]]: voce narrante
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Effetti speciali: [[Ray Harryhausen]]
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==Incipit==
Spesso i grandi progressi della scienza sono un fatto compiuto prima ancora che il pubblico sappia della loro esistenza. Per esempio, così fu per il lampo accecante che mozziò il fiato al mondo dando inizio all'era atomica. Altrettanto inatteso fu il successivo balzo gigantesco sulla via del progresso che portò l'uomo a 30 milioni di km. dalla Terra. ('''Voce narrante''')

==Frasi==
*Rete, rete! Tante corde per prendere un pesciolino! Quelli del [[Texas]] con una corda sola riescono a prendere persino un bufalo. ('''Pepe''')

==Dialoghi==
==Explicit==
Caro è il prezzo che l'uomo è sempre costretto a pagare per amore del progresso. ('''Dottor Judson Uhl''')

==Citazioni su ''A 30 milioni di km. dalla Terra''==
*I trucchi di questo film sono [...] d’altissima qualità, a partire dall’arrivo dell’astronave, che schizza prima sul pelo dell’acqua e poi sprofonda in mare tra un incredibile ribollire di flutti. La scena emana davvero un’impressione di grandiosità e di estrema spettacolarità, grazie anche al gigantesco scafo di metallo. ([[Luigi Cozzi]])
*Questo Ymir, un bizzarro connubio tra un dinosauro e un antropoide, è senza dubbio una delle creature più riuscite di Harryhausen, che riesce o farcelo apparire come dotato di vita propria, di personalità, e persino di elementari sentimenti, come la paura e l’ira. ([[Luigi Cozzi]])

===[[Ray Harryhausen]]===
*Gli occhi dell'Ymir erano azzurri; li facemmo di quel colore per dargli un'aria più umana. Fra l'altro, la prima sceneggiatura aveva molto più a che fare con la mitologia nordica di quanto si sia poi realizzato.
*Ricordo un buffo aneddoto che fece venire un complesso di colpa a tutta la troupe mentre stavamo girando il finale di ''A trenta milioni di chilometri dalla Terra''. Il vostro governo ci aveva gentilmente messo a disposizione truppe e carri armati per le scene in cui lo Ymir viene abbattuto in cima al Colosseo: ma quello che nessuno sapeva è che tutta la strada intorno al Colosseo era stata riasfaltata due giorni prima delle riprese, e quando i carri armati cominciarono a manovrare i loro cingoli massacrarono il fondo stradale! Temo che il comune sia stato costretto a far riasfaltare tutto da capo.
*Volevamo che Ymir risultasse simpatico. Era fuori dal suo habitat. [...] Non era nemmeno aggressivo, a meno che il cane e il contadino non aggredissero lui. Alla fine diventa così tremendo per colpa delle torture umane. Il povero piccolo era un'anima indifesa, un pesce fuor d'acqua. Alla fine si ritrova a Roma, in cima al Colosseo. Ciò fu influenzato da King Kong sull'Empire State Building. Mi sembrava poter essere un buon finale drammatico. L'uomo, ovviamente, distrugge ciò che non riesce a comprendere.
*Volevo fare un umanoide. Dopo l'esperienza con ''[[Il re dell'Africa|Mighty Joe Young]]'' sapevamo di poter fare di più ma non volevamo creare un uomo.

==Altri progetti==
{{interprogetto}}
[[Categoria:Film drammatici]]
[[Categoria:Film di fantascienza]]

==''Il tramonto della democrazia''==
==''Il tramonto della democrazia''==
===Citazioni===
===Citazioni===

Versione delle 23:29, 16 set 2021

A 30 milioni di km. dalla Terra

Immagine 20 million miles to earth (1957) Ymir 2.png.
Titolo originale

20 Million Miles to Earth

Lingua originale Inglese
Paese Stati Uniti d'America
Anno 1957
Genere Drammatico, fantascienza
Regia Nathan Juran
Soggetto Charlotte Knight
Sceneggiatura Christopher Knopf, Robert Creighton Williams
Produttore Charles H. Schneer
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Note
Effetti speciali: Ray Harryhausen


Incipit

Spesso i grandi progressi della scienza sono un fatto compiuto prima ancora che il pubblico sappia della loro esistenza. Per esempio, così fu per il lampo accecante che mozziò il fiato al mondo dando inizio all'era atomica. Altrettanto inatteso fu il successivo balzo gigantesco sulla via del progresso che portò l'uomo a 30 milioni di km. dalla Terra. (Voce narrante)

Frasi

  • Rete, rete! Tante corde per prendere un pesciolino! Quelli del Texas con una corda sola riescono a prendere persino un bufalo. (Pepe)

Dialoghi

Explicit

Caro è il prezzo che l'uomo è sempre costretto a pagare per amore del progresso. (Dottor Judson Uhl)

Citazioni su A 30 milioni di km. dalla Terra

  • I trucchi di questo film sono [...] d’altissima qualità, a partire dall’arrivo dell’astronave, che schizza prima sul pelo dell’acqua e poi sprofonda in mare tra un incredibile ribollire di flutti. La scena emana davvero un’impressione di grandiosità e di estrema spettacolarità, grazie anche al gigantesco scafo di metallo. (Luigi Cozzi)
  • Questo Ymir, un bizzarro connubio tra un dinosauro e un antropoide, è senza dubbio una delle creature più riuscite di Harryhausen, che riesce o farcelo apparire come dotato di vita propria, di personalità, e persino di elementari sentimenti, come la paura e l’ira. (Luigi Cozzi)

Ray Harryhausen

  • Gli occhi dell'Ymir erano azzurri; li facemmo di quel colore per dargli un'aria più umana. Fra l'altro, la prima sceneggiatura aveva molto più a che fare con la mitologia nordica di quanto si sia poi realizzato.
  • Ricordo un buffo aneddoto che fece venire un complesso di colpa a tutta la troupe mentre stavamo girando il finale di A trenta milioni di chilometri dalla Terra. Il vostro governo ci aveva gentilmente messo a disposizione truppe e carri armati per le scene in cui lo Ymir viene abbattuto in cima al Colosseo: ma quello che nessuno sapeva è che tutta la strada intorno al Colosseo era stata riasfaltata due giorni prima delle riprese, e quando i carri armati cominciarono a manovrare i loro cingoli massacrarono il fondo stradale! Temo che il comune sia stato costretto a far riasfaltare tutto da capo.
  • Volevamo che Ymir risultasse simpatico. Era fuori dal suo habitat. [...] Non era nemmeno aggressivo, a meno che il cane e il contadino non aggredissero lui. Alla fine diventa così tremendo per colpa delle torture umane. Il povero piccolo era un'anima indifesa, un pesce fuor d'acqua. Alla fine si ritrova a Roma, in cima al Colosseo. Ciò fu influenzato da King Kong sull'Empire State Building. Mi sembrava poter essere un buon finale drammatico. L'uomo, ovviamente, distrugge ciò che non riesce a comprendere.
  • Volevo fare un umanoide. Dopo l'esperienza con Mighty Joe Young sapevamo di poter fare di più ma non volevamo creare un uomo.

Altri progetti

Il tramonto della democrazia

Citazioni

  • Se il collegio elettorale finì per diventare un organo puramente formale, senza alcun potere, e, più recentemente, un meccanismo che in alcuni Stati conferisce a piccoli gruppi di elettori un'influenza sproporzionata, esso fu concepito in origine come qualcosa di ben diverso: avrebbe dovuto essere una sorta di comitato di revisione, un gruppo d'élite di legislatori e possidenti incaricato di scegliere il presidente rifiutando se necessario, per evitare gli «eccessi della democrazia», la scelta del popolo. (p. 13)
  • L'autoritarismo fa presa, semplicemente, su chi non tollera la complessità, e in questo istinto non c'è assolutamente nulla di intrinsicamente «di sinistra» o «di destra». È un istinto antipluralista, che induce a diffidare di coloro che la pensano diversamente e crea un'allergia per i dibattiti accesi. (p. 14)
  • I conservatori britannici, i repubblicani americani, gli anticomunisti dell'Europa orientale, i cristiano-democratici tedeschi e i gollisti francesi provengono da tradizioni diverse, ma in quanto gruppo erano tutti fedeli, almeno fino a epoca recente, non solo alla democrazia rappresentativa, ma alla tolleranza religiosa, all'indipendenza della magistratura, alla libertà di stampa e di parola, all'integrazione economica, alle istituzioni internazionali, all'alleanza transatlantica e a un'idea politica di «Occidente».
    La nuova destra, invece, non vuole affatto conservare o preservare ciò che esiste. Nell'Europa continentale disprezza i democratici cristiani, che dopo l'incubo della seconda guerra mondiale usarono la loro base politica nella Chiesa per fondare l'Unione europea. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito ha rotto con il vecchio conservatorismo burkeano con la c minuscola, che diffida dei rapidi cambiamenti in tutte le loro forme. Sebbene odi il termine, la nuova destra è più bolscevica che burkeana: è composta da uomini e donne decisi a rovesciare, aggirare o minare le istituzioni esistenti, distruggere ciò che esiste. (p. 17)
  • A differenza del marxismo, lo Stato illiberale monopartitico non è una filosofia. È un meccanismo per il potere e funziona benissimo con numerose ideologie. Funziona perché definisce con chiarezza chi può divenire l'élite: l'élite politica, l'élite culturale, l'élite finanziaria. (p. 19)
  • Lo Stato monopartitico di Lenin [...] rovesciò l'ordine aristocratico, ma non lo sostituì con un modello competitivo. Lo Stato monopartitico bolscevico non era solo antidemocratico; era anche anticompetitivo e antimeritocratico. I posti nelle università e nella pubblica amministrazione e i ruoli nel governo e nell'industria non andavano ai più volenterosi o capaci: andavano ai più fedeli. Non si faceva carriera grazie al talento o all'industriosità, ma alla disponibilità a conformarsi alle regole del partito. Se queste regole cambiarono da un periodo all'altro, avevano tuttavia una certa coerenza. Escludevano generalmente i membri dell'ex élite al potere e i loro figli, nonché gruppi etnici sospetti. Favorivano chi proveniva dalla classe operaia. Soprattutto, favorivano chi professava ad alta voce la propria fede nel parito, frequentava le sue riunioni e partecipava a manifestazioni pubbliche di entusiasmo. (p. 20)
  • I movimenti politici polarizzanti dell'Europa del XXI secolo [...] non si basano su un'ideologia vera e propria, per cui non hanno bisogno di usare la violenza o il terrore poliziesco. Vogliono che i loro «chierici» li difendano, ma non li obbligano a dichiarare che il nero è bianco, che la guerra è pace e che le fattorie statali hanno raggiunto il 1000 per cento della produzione stabilita dal piano. Per la maggior parte non ricorrono a una propaganda in conflitto con la realtà di tutti i giorni. Eppure hanno tutti a fondamento, se non una Grande Bugia, quella che, come mi ha detto una volta lo storico Timothy Snyder, dovrebbe essere chiamata una Bugia di Media Grandezza. In altre parole, tutti sollecitano i loro seguaci a aderire, almeno per parte del tempo, a una realtà alternativa. A volte tale realtà alternativa si sviluppa organicamente; più spesso viene costruita con cura, con l'aiuto delle moderne tecniche di marketing, della segmentazione del pubblico e di campagne sui social media. (pp. 31-32)
  • La presa emotiva di una teoria del complotto è dovuta alla sua semplicità. Essa spiega fenomeni complessi, rende conto del caso e di accidenti, offre al credente la gratificante sensazione di avere un accesso speciale e privilegiato alla verità. Per coloro che divengono i guardiani dello Stato a partito unico, la ripetizione di tali teorie del complotto offre anche un'altra ricompenza: il potere. (p. 37)
  • Il metodo di Orbán funziona. Se sollevi questioni che suscitano emozioni e ti atteggi a difensore della civiltà occidentale, specialmente all'estero, nessuno si accorgerà del nepotismo e della corruzione in patria. (p. 43)
  • Ex Iugoslavia a parte, dopo il 1989 in Europa centrale non si assistette a nessuna ondata autoritario-nazionalista e antidemocratica. Il fenomeno è più recente, dell'ultimo decennio. E non è dovuto a mistici «fantasmi del passato», bensì a specifiche azioni di persone cui le loro democrazie non piacevano. Non piacevano perché erano troppo deboli o troppo imitative, troppo indecise o troppo individualiste, o perché al loro interno esse non stavano facendo personalmente carriera abbastanza in fretta. (p. 45)
  • Il linguaggio usato dall'estrema destra europea, con il suo appello alla «rivoluzione» contro le «élite» e i suoi sogni di violenza «purificatrice» e scontri culturali apocalittici, è talmente simile al linguaggio utilizzato un tempo dall'estrema sinistra europea da destare inquietudine. (p. 47)
  • [Su Boris Johnson] La sua specialità erano storie divertenti, semivere, costruite a partire da un granello (e a volte meno) di verità, che mettevano in ridicolo la UE dipingendola invariabilmente come una fabbrica di follie normative. I suoi articoli avevano titoli quali Minaccia per le salsicce rosa britanniche, e riferivano (false) voci secondo cui i burocratici di Bruxelles, per esempio, si apprestavano a mettere al bando gli autobus a due piani o le patatine di cocktail di gamberi. Benché chi sapeva come stavano le cose ne ridesse, quelle frottole avevano un impatto. Altri direttori chiesero ai propri corrispondenti da Bruxelles di scoprire storie dello stesso genere; e i tabloid si affrettarono a mettersi al passo. Anno dopo anno, quel tipo di narrazione contribuì a diffondere un sentimento di sfiducia per la UE che avrebbe aperto la strada, molto tempo dopo, alla Brexit. (pp. 49-50)

Explicit

Gabriel Yorke

Da Alan Yates Uncovered

Intervista di Sage Stallone e Bob Murawksi, in Cannibal Holocaust 25th Anniversary Collector's Edition DVD, regia di Ruggero Deodato, (Hollywood: Grindhouse Releasing), DVD, 2005.

  • Stavo sostituendo un altro attore che aveva lasciato la pellicola per qualche ragione prima ancora che fosse girata. Per quanto ne so, rinunciò quando era all'aeroporto a New York, e non so perché. Non so niente di lui. Tutto ciò che so è che lo sostituirono con me, e la ragione per cui mi chiesero la taglia dei miei piedi era che avevano già comprato i costumi. Così avevano un paio di stivali 41 per l'attore che doveva interpretare Alan Yates, e siccome avevo la misura giusta non importava che avevo studiato con Uta Hagen, uno dei più grandi insegnanti di recitazione del ventesimo secolo, non importava che avevo fatto tre tour nazionali di Qualcuno volò sul nido del cuculo, niente di tutto ciò importava. Era la misura dei miei piedi.
I was replacing another actor who had left the picture for some reason before it even shot. The way I heard it was, he quit when he was in the airport in New York, and I have no idea why. I don't know anything about him. All I know is they replaced me with him, and the reason they asked me how big my feet were was because they had already bought the costumes. So they had a pair of ten and a half boots for the actor who was going to play Alan Yates, and since I had the right size feet it didn't matter that I'd studied with Uta Hagen, one of the great acting teachers of the twentieth century, it didn't matter that I'd done three national tours of One Flew Over the Cuckoo's Nest, none of this mattered. It was the size of my feet.
  • [Sulla scena della scimmia] Fu allora che mi resi esattamente conto in cosa ero andato a cacciarmi. Solo che a quel punto non sapevo se l'avrebbero fatto a noi. In parole povere, non sapevo se era un film snuff o no.
That's when I pretty much knew exactly what I was into. Except what I didn't know at that point was whether or not they were going to do that to us. In other words, I didn't know if this was a snuff movie or not.
  • Il giorno in cui arrivai sul set, Ruggero disse "Bene, in questa scena discenderai sul villaggio e vieni qui e spari al maiale". E il succo di questa scena, sai, è che stavi dominando questa cultura primitiva e che Alan Yates non si sarebbe fermato a nulla pur di ottenere del filmato. Così voleva che io "discendessi" sul villaggio, sparassi il maiale e poi avrei dovuto recitare queste righe direttamente alla telecamera in stile documentaristico. E io dissi "Quindi quando dici di sparare il maiale, intendi dire... cioè, sono munizioni vere?", e lui disse "Ma certo". E io dissi "Be', non vedo il senso. Possiamo semplicemente fingere, dato che questo è cinema". Ma lui disse "No, voglio che tu spari davvero a questo maiale". Ora, ero stato in barca con questo maiale, quindi avevo stabilito un piccolo rapporto col piccoletto, e io non sono il tipo di persona che sparerebbe un maiale che non mi ha fatto niente. Così dissi "No, non lo farò". E Ruggero, senza perdere un colpo, disse "Luca! In questa scena discendi sul villaggio, spari il maiale e Gabriel recita le sue righe alla telecamera". Penso che la mia relazione con Ruggero cambiò in quel momento col maiale. [...] Così Ruggero mi fece seguire ovunque dal ragazzo del copione tutto il giorno. Mi disse "Devi farlo. Ho solo un maiale, quindi devi farlo bene al primo tentativo". E io avevo questo lungo paragrafo di monologo che voleva che io recitassi di fronte alla telecamera. Così, "discendemmo" sul villaggio, lo provammo e lo feci bene. Poi lo riprovammo, e lo feci bene, e poi l'avremmo fatto per davvero. [...] Sentii lo sparo: bùm! E poi sentì lo strillo del maiale: iik! E la mia mente si annebbiò. Mi voltai verso la telecamera. [...] Ruggero era dietro la telecamera. Lui sapeva esattamente cosa stava succedendo, e agitava verso me il pugno: "Brutto stronzo!"
The day I got to the set, Ruggero said "Okay now, in this scene you're gonna sweep through the village and you come over here and you shoot the pig". And the point of this scene is that, you know, we were dominating this primitive culture and that Alan Yates would stop at nothing to get a shot. So he wanted me to "sweep down" through the village, shoot this pig and then I was supposed to deliver these lines directly to the camera in a documentary style. And I said "So when you say shoot the pig, do you mean that we... I mean, is this live ammunition?", and he said "Of course". And I said "Well, I don't see any point in that. We can just pretend, cause this is the movies". But he said "No, I want you to actually shoot this pig". Now, I'd ridden in the boat with this pig, so I had a little bit of a relationship with this little guy, and I'm just not the kind of guy to go shoot a pig who hasn't done anything to me. So I said "No, I won't do that". And Ruggero, without missing a beat, said "Luca! In this scene, you sweep through the village, you shoot the pig and Gabriel delivers his lines to the camera". My relationship with Ruggero, I think, sort of turned on that moment with the pig. [...] So Ruggero had the script boy follow me around all morning. He said to me "You've got to do this. I have one pig, so you have to do this right on the first take". And I had this long paragraph of monologue that he wanted me to deliver to the camera. So, we "swept through" the village, we rehearsed it and I did fine. And we rehearsed it again and I did fine, and then we were doing it for real. [...] I heard the report of the gun: Boom! And then I heard the squeal of the pig: Eek! And my mind went blank. I just turned to the camera. [...] Ruggero was behind the camera. He knew exactly what was happening and was shaking his fist at me: "You fucking asshole!".
  • Il livello di crudeltà sul set era qualcosa di ignoto a me. Ero stato su un certo numero di set e c'era sempre un qualche tipo di controllo. Ma qui non c'era niente del genere.
The level of cruelty on the set was something unknown to me. I'd been on a number of sets and there were always some sort of controls. But there was nothing like that here.
  • [Sulla scena della capanna in fiamme] Era terrificante. So quant'è spaventoso guardare questo film. Vederlo mentre lo giravano era ugualmente spaventoso. Potrebbe essere stato ancora più spaventoso, perché c'erano vere persone là dentro, e non sono sicuro cosa [quanto] venivano pagate, o se venivano pagate. Per quanto ne so, gli davano solo un pranzo.
This was terrifying. I know how scary it is to watch this movie. To watch it being made was equally scary. It might have been more scary to watch it being made, because there were real humans in there, and I'm not sure what they were getting paid or if they were getting paid. As far as I know they were just getting lunch.
  • Il contrasto tra ciò che fui insegnato, chi credevo di essere e ciò che stavo facendo era così grande che era pressoché come essere in un mondo totalmente diverso, e, quando vedo questo film, era davvero un mondo totalmente diverso. [...] Quando tornai a New York ero in una città totalmente diversa e io ero una persona totalmente diversa. Come ho detto, ero in una relazione quando sono partito. Un mese dopo il mio ritorno, quella relazione finì. Non ero sicuro di cosa provare dopo averlo fatto, e ciò che feci fu più o meno di cercare altre persone che erano state nei film dell'orrore e ci siamo più o meno frequentati. [...] Ci siamo frequentati un po' e parlammo di com'è essere in un film dell'orrore e poi cercare di tornare nel mondo del cinema e del teatro, e venderti come un attore che l'ha fatto. All'epoca non era un buono spunto per me. Innanzitutto, nessuno lo conosceva. Nessuno in New York ne aveva sentito parlare, e ci volle qualche anno prima che qualcuno lo conoscesse, e io non ne avevo alcun nastro, quindi non avevo alcun modo d'usarlo per fare carriera. [...] Non so se veramente mi abbia aiutato tanto come attore.
The contrast between what I'd been taught, who I thought I was and what I was doing was so great that it was like almost being in a whole different world, and when I see this movie it really was a whole different world. [...] When I got back to New York I was in a whole different town and I was a whole different person. I was in a relationship, as I said, when I left. A month after I got back, that relationship broke up. I wasn't so sure how to feel about having done this, and what happened was I sort of sought out other people who'd been in horror movies and we kind of hung out together. [...] We hung out together a little and talked about what it was like to be in a horror movie and then to try and come back to the world of the movies and theater, and sell yourself as an actor who's done this. At that time it wasn't a great currency for me to do. Number one, nobody knew about it. Nobody in New York had ever heard of this thing, and it was a couple of years before anybody did, and I didn't have any film from it, so I had no way of using it to further my career at all. [...] I don't know that it helped me much actually as an actor.
  • Sono morto? Lo sembra. Ma, sai, può darsi che Alan Yates non è morto in quella scena. Può darsi che c'era qualcosa di più nefasto in gioco. Potremmo scoprirlo presto.
Did I die? It looks like it. But, you know, Alan Yates may not have died in that scene. There may have been something more nefarious going on. We might find out about that soon.

_______________

David W. Macdonald (...), zoologo britannico.

Running with the fox

  • I lupi cacciano prede grandi; infatti, un alce può pesare 600 chili, dieci volte il peso del lupo più grande. Da solo, il lupo non sarebbe altro che pula per i palchi dell'alce. Un branco, però, può radunare la forza collettiva dei suoi membri. Infatti, lavorando in gruppo si trasformano in una nuova creatura, un super predatore la cui capacità collettiva oltrepassa l'abilità venatoria degli individui coinvolti. La volpe, al contrario, è circa 300 volte più pesante di un topo. La caccia volpina non comporta alcuna maratona affannante, nessuno squartamento, nessun duello contro gli zoccoli. Piuttosto, astuzia, agilità, un balzo aggraziato e un morsetto preciso segnano il destino del topo.
Wolves hunt large prey; indeed, a moose may weigh 600 kg, ten-fold the weight of the largest wolf. Alone, the wolf would be little more than chaff to the moose's antlers. A pack, however, can muster the collective might of its members. Indeed, by working as a team they are transformed into a new creature, a super-predator whose summed capability exceeds the hunting prowess of the individuals involved. A fox, in contrast, is some 300 times heavier than a mouse. The vulpine hunt involves no lung-bursting marathon, no rip and rend, no sparring against hoofs. Rather, stealth, agility, a graceful leap and a precision nip seal the mouse's fate. (p. 10)
  • Le persone mi chiedono spesso perché ho scelto di lavorare con le volpi. Solitamente rispondo che questa specie offre il migliore di molti mondi: il brivido di osservare comportamenti raramente segnalati, la soddisfazione della lotta intellettuale per spiegare perché l'evoluzione ha lavorato ogni sfumatura strutturale in queste incredibili creature, e la convinzione che questa nuova conoscenza sarà utile, contribuendo alle soluzioni di problemi grandi quanto la rabbia e piccoli (ma irritanti) quanto la decapitazione di un pollo di cortile. Questa risposta è onesta, e le motivazioni alla base sono solide. Per dare un'altra risposta, però, non meno importante: io studio le volpi perché sono ancora impressionato dalla loro straordinaria bellezza, perché mi superano in astuzia, perché mantengono il vento e la pioggia sul mio volto, e perché mi conducono alla solitudine soddisfacente della campagna; tutto sommato – perché è divertente.
People often ask why I chose to work with foxes. Generally I reply that this species offers the best of many worlds: the thrill of observing behaviour rarely seen before, the satisfaction of the intellectual wrestle to explain why evolution has worked each nuance of design into these remarkable creatures, and the conviction that this new knowledge will be useful, contributing to the solutions of problems as grand as rabies and as small (but annoying) as the beheading of a barnyard fowl. This reply is honest, and the arguments underlying it are robust. However, to give another answer, no less important: I study foxes because I am still awed by their extraordinary beauty, because they outwit me, because they keep the wind and rain on my face, and because they lead me to the satisfying solitude of the countryside; all of which is to say – because it's fun. (p. 15)
  • Sconfiggere le volpi in astuzia ha messo alla prova l'ingegno dell'uomo per almeno 2.000 anni. [...] Forse, allora, migliaia di generazioni di persecuzione (specialmente quando l'avversario ricorre a trucchi sporchi come marinare i gatti nell'orina) ha plasmato le volpi con le loro quasi sconcertanti abilità di evitare l'uomo e i suoi stratagemmi.
Outwitting foxes has stretched man's ingenuity for at least 2,000 years. [...] Perhaps then, thousands of generations of persecution (especially when the opposition resorts to dirty tricks like marinading cats in urine) have fashioned foxes with their almost uncanny abilities to avoid man and his devices. (p. 16)
  • Rainardo è una volpe che ha avuto un impatto più grande sulla cultura e la sensibilità europea di qualsiasi altro animale selvatico. Adorna i rinfianchi delle chiese medievali, da Birmingham a Bucarest, ghignando dalle pagine dei salteri, e ha trionfato come genio malefico in più di un milione di poemi epici e di bestiari. Prospera nelle storie per bambini contemporanee e ha infiltrato le nostre lingue e perciò le nostre percezioni dei suoi cugini selvatici: poche sono le lingue in Europa in cui la parola "volpino" non è sinonimo di furbizia e inganno.
Reynard is a fox who has had a greater influence upon European culture and perceptions than any other wild creature. He adorns the spandrels of mediaeval churches from Birmingham to Bucharest, leers from the pages of psalters, and has triumphed as an evil genius in more than a millennium of epic poems and bestiaries. He thrives in contemporary children's stories and has infiltrated our languages and thus our perception of his wild cousins: there is hardly a language in Europe in which the word "foxy" is not synonymous with trickery and deceit. (p. 32)
  • Tentare di catalogare l'umore e il risultato delle interazioni delle volpi non è sempre semplice. In particolare, l'osservatore si interroga molto sulla dalla somiglianza esteriore tra l'aggressione e il gioco. Il problema è che la lotta nel gioco ha gli stessi ingredienti della lotta sul serio, tranne per il paradosso che nessuno si ferisce.
Attempting to categorize the mood and outcome of fox interactions is not always straightforward. In particular, the observer is bedevilled by the superficial similarity of aggression and play. The problem is that fighting in play has the same ingredients as fighting in earnest, except for the paradox that nobody gets injured. (p. 45)
  • Se c'è una cosa nella società delle volpi che "non si fa", è di avvicinarsi a qualcuno che sta mangiando. Sotto questo aspetto, il vecchio contrasto con i lupi suona veritiero: i lupi talvolta mangiano una preda fianco a fianco in relativa armonia; le volpi solitamente fanno di tutto per evitare anche di essere viste con del cibo e, nel peggiore dei casi, volteranno almeno le spalle l'una all'altra mentre mangiano. Questo contrasto è particolarmente marcato tra i giovani: i cuccioli di volpe invariabilmente lottano con ferocia sorprendente per il cibo e possono infliggere ferite gravi, i cuccioli di lupo sono più tolleranti. Ovviamente, come qualsiasi altra generalizzazione sulle volpi, ci sono eccezioni alla regola: le volpi maschio nutrono le loro compagne e gli adulti nutrono i cuccioli.
If there is one thing in fox society that is "not done'", it is to approach somebody who is eating. In this respect, the old contrast with wolves holds true: wolves sometimes feed from a kill side by side in relative harmony; foxes generally do everything possible to avoid even being seen with food and, if the worst comes to the worst, will at least turn their backs to each other while eating. This contrast is especially marked among youngsters: fox cubs invariably fight with astonishing savagery over food and can inflict serious injury, wolf pups are much more tolerant. Of course, as with every other generalization about foxes, there are exceptions to the rule: dog foxes feed their vixens and adults feed cubs. (p. 45)
  • Ci sono poche cose affascinanti quanto un cucciolo di volpe, quindi la tentazione di allevarne uno come animale da compagnia è grande. Tuttavia, la gran maggioranza dei "salvataggi" finisce male per tutti i coinvolti. La maggior parte delle persone non ha idea del tempo, strutture, abilità, e soprattutto, tolleranza necessari per allevare una volpe. Da poppanti hanno bisogno di latte ogni quattro ore, giorno e notte, ma questo è un gioco da ragazzi in confronto al loro comportamento una volta svezzati: ogni cucciolo di volpe che ho conosciuto ha avuto una passione sia per il cuoio che per i cavi elettrici. La prima finisce con la distruzione dei portafogli, borsette, scarpe, giacche di camoscio e di montone, mentre la seconda devasta i cavi elettrici. Mi è sempre piaciuto l'odore persistente dell'orina di volpe, ma vale la pena notare che una proprietaria non poté trovare un altro inquilino per diversi mesi dopo che io e la mia volpe lasciammo la proprietà.
There are few things as enchanting as a fox cub, so the temptation to rear one as a pet is great. Nonetheless, the great majority of "rescues" come to a sad end for all concerned. Most people have no idea of the time, dedication, facilities, skill and, above all, tolerance required to rear a fox. As sucklings they require milk at four hour intervals day and night, but this is a trifling difficulty compared with their behaviour once weaned: every fox cub I have known has had a passion for both leather and electric cables. The former results in destruction of wallets, handbags, shoes, suede or sheepskin coats, the latter wreaks havoc with household wiring. I have always rather liked the lingering smell of fox urine, but it is noteworthy that one landlady was unable to find another tenant for several months after my fox and I vacated the property. (p. 56)
  • I costumi della società delle volpi dettano che non c'è amicizia così profonda da poter anche solo tollerare il pensare al cibo di un altro.
The mores of fox society dictate that there is no friendship so deep as to countenance even thinking about somebody else's food. (p. 58)
  • Penso che molto della vita di una volpe passa sul filo del rasoio, sommersa dall'acutezza dei suoi sensi. Nella volpe, l'evoluzione ha modellato una creatura per cui ogni stimolo viene elevato alla massima sensibilità: per la volpe c'è l'immagine fulminea della palpebra che si chiude di un coniglio, lo squittio chiassoso di un topo distante venti metri, il tanfo spaventoso dell'orma vecchia di un giorno di un cane.
I think much of a fox's life is spent on a knife-edge, deluged by the acuteness of its senses. In the fox, evolution has fashioned a creature for which every input is turned to maximum sensitivity: for the fox there is the jolting image of a rabbit's blinking eyelid, the clamorous squeak of a mouse 20 metres off, the dreadful reek of a dog's day-old pawprint. (p. 61)
  • L'industria della selvaggina è probabilmente in gran parte responsabile per la morte spesso sgradevole nell'ordine di 100.000 volpi all'anno in Gran Bretagna, ma contro di questi bisogna valutare il fatto che questa industria fornisce il maggior incentivo per la conservazione dell'habitat su terre agricole.
The game shooting industry is probably largely responsible for the frequently unpleasant deaths in the order of 100,000 foxes annually in Britain, but against these must be weighed the fact that this industry provides the major incentive for habitat conservation on farmland. (p. 173)
  • Le volpi urbane e i gatti si incontrano molto spesso ed è comune vederli insieme, spesso mangiando fianco a fianco. Se c'è una rissa per il cibo, il gatto di solito scaccia la volpe. Casi autentici di volpi che uccidono i gatti tendono a coinvolgere i gattini. Quindi, sebbene sia chiaro che la maggior parte delle volpi non uccidono i gatti, certe lo fanno. Il rischio però è molto meno significativo del rischio che corre il gatto di venire investito sulla strada dal traffico.
Urban foxes and cats meet very frequently and it is commonplace to see them in a close company, often feeding side by side. If there is a squabble over food, the cat generally displaces the fox. Authenticated cases of foxes killing cats generally involve kittens. So, although it is clear that most foxes do not kill cats, some do so. However, this risk must rank very low amongst the worries besetting the urban cat-owner, and certainly is much less significant than the risk of the cat being killed on the road by traffic. (p. 181)
  • Scorte di cibo più ricche conducono a territori più piccoli e scorte di cibo più irregolari (eterogene) permettono gruppi più grandi. Un elevatissimo tasso di mortalità conduce a gruppi più piccoli e una proporzione più piccola di femmine sterili, probabilmente insieme a territori più grandi. Un tasso di mortalità intermedio può risultare insufficiente per diminuire sostanzialmente la grandezza d'un gruppo, me tuttavia può disturbare la stabilità sociale fino al punto di diminuire la proporzione di femmine sterili e perciò aumentare la produttività generale di cuccioli per ogni femmina, e probabilmente territori più piccoli.
Richer food supplies lead to smaller territories and more patchy (heterogeneous) food supplies permit larger groups. A very high death rate leads to smaller groups and a smaller proportion of barren vixens, probably together with larger territories. An intermediate death rate may be insufficient to reduce group size substantially, but nonetheless may disrupt social stability sufficiently to diminish the proportion of barren vixens and thereby increase the overall productivity of cubs per female, and probably smaller territories. (p. 210)
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Mangascià nel 1894

Mangascià Giovanni (1868 – 1907), militare etiope.

Citazioni su Mangascià Giovanni

  • Era bello Mangascià, di una eleganza un po' femminile che non lo abbandonava neppure quando indossava lo sciamma di guerra, la criniera di leone e in battaglia impugnava la Remington finemente damascato. Anche se si comportava con l'aspra maestà di re, si intuiva subito che quell'energia era finta, mancava di una vera forza interiore. Il ras recitava il ruolo di principe battagliero e irriducibile, ma dentro era fiacco e floscio. (Domenico Quirico)
  • Era figlio di negus e non avrebbe mai dimenticato che il trono doveva toccare a lui. Sapeva che nella sua corte c'era un partito di irriducibili che lo istigava a battersi fino alla morte per riottenere il trono, che mormorava contro la vergognosa servitù nei confronti degli scioani, popolo debole, imbelle, che si era sempre prosternato quando passavano i tigrini. (Domenico Quirico)