Giuseppe Sergi: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Giuseppe Sergi==
==Citazioni di Giuseppe Sergi==
*Istruire è educare? Anche questo è un problema che è risoluto variamente secondo il concetto che ogni educatore ed ogni teorico dell'educazione si fanno dell'una e dell'altra cosa. Considerando astrattamente la domanda, la risposta, per me, non può essere che negativa: istruire, preso puramente e semplicemente, vuol dire rendere i poteri conoscitivi dell'uomo atti a maggiore esperienza della vita, a più grande ampiezza di visione del mondo che circonda l'uomo, renderli capaci ad inventare nuovi mezzi di protezione della vita, a scoprire nuovi beni per il godimento, a far diminuire i mali e i dolori che circondano l'esistenza umana, ad allargare e ad illuminare più intensamente il campo di attività. L'uomo può possedere tutti o gran parte di questi poteri e nel tempo stesso essere un egoista, un antisociale, anche un delinquente, e le facoltà conoscitive aumentate ed esercitate possono meglio servire alle sue mire antisociali, egoistiche, criminali, perché l'azione, l'attività in genere, non è dipendente in modo diretto dai poteri conoscitivi, se non in quanto questi possano illuminare e scoprire nuovi campi di azione, ma non ne sono l'impulso primordiale e principale. (da ''Problemi di scienza contemporanea (Nuova serie)'', Fratelli Bocca Editori, Torino, 1916, ''I sentimenti nell'attività umana'', pp. 223-224)

*La buona condotta del padre e della madre, gli esempi sani e continui di onestà e di armonia, di decenza, di buone relazioni sociali, concorrono coll'educazione della scuola a formare definitivamente il carattere buono nel giovinetto. (da ''Per l'educazione del carattere‎'')
*La buona condotta del padre e della madre, gli esempi sani e continui di onestà e di armonia, di decenza, di buone relazioni sociali, concorrono coll'educazione della scuola a formare definitivamente il carattere buono nel giovinetto. (da ''Per l'educazione del carattere‎'')



Versione delle 17:20, 7 mag 2022

Giuseppe Sergi

Giuseppe Sergi (1841 – 1936), antropologo italiano.

Citazioni di Giuseppe Sergi

  • Istruire è educare? Anche questo è un problema che è risoluto variamente secondo il concetto che ogni educatore ed ogni teorico dell'educazione si fanno dell'una e dell'altra cosa. Considerando astrattamente la domanda, la risposta, per me, non può essere che negativa: istruire, preso puramente e semplicemente, vuol dire rendere i poteri conoscitivi dell'uomo atti a maggiore esperienza della vita, a più grande ampiezza di visione del mondo che circonda l'uomo, renderli capaci ad inventare nuovi mezzi di protezione della vita, a scoprire nuovi beni per il godimento, a far diminuire i mali e i dolori che circondano l'esistenza umana, ad allargare e ad illuminare più intensamente il campo di attività. L'uomo può possedere tutti o gran parte di questi poteri e nel tempo stesso essere un egoista, un antisociale, anche un delinquente, e le facoltà conoscitive aumentate ed esercitate possono meglio servire alle sue mire antisociali, egoistiche, criminali, perché l'azione, l'attività in genere, non è dipendente in modo diretto dai poteri conoscitivi, se non in quanto questi possano illuminare e scoprire nuovi campi di azione, ma non ne sono l'impulso primordiale e principale. (da Problemi di scienza contemporanea (Nuova serie), Fratelli Bocca Editori, Torino, 1916, I sentimenti nell'attività umana, pp. 223-224)
  • La buona condotta del padre e della madre, gli esempi sani e continui di onestà e di armonia, di decenza, di buone relazioni sociali, concorrono coll'educazione della scuola a formare definitivamente il carattere buono nel giovinetto. (da Per l'educazione del carattere‎)
  • Quando fu scoperto e confermato il tipo umano di Neandertal, fu considerato come Homo primigenius, cioè come quello da cui venissero per evoluzione tutte le varietà umane posteriori, fossili e viventi. In sèguito esso fu considerato come specie distinta dal resto dell'umanità, la quale perciò conservò il nome linneano di Homo sapiens, specie unica. Più avanti, con Boule[1], questa specie estinta non è ritenuta come progenitore di H. sapiens , ma un ramo differente da questo. Da molti anni io ne aveva costituito un genere con specie, estinto senza discendenza, e perciò un ramo distinto di Hominidae. (da Problemi di scienza contemporanea (Nuova serie), Fratelli Bocca Editori, Torino, 1916, Paleantropologia, p. 118)
  • [...] per Woodward[2] l'H. neanderthalensis è un tipo degenerato, ma derivato da Eoanthropus. Se avessimo un solo esemplare, come quando fu scoperta la calotta di Neandertal, e fu stimata patologica da Virchow e Davis, forse l'idea di Woodward avrebbe qualche credibilità scientifica; ma oggi esistono tanti esemplari così ben noti per i loro caratteri, che sembra un ripiego il concetto di Woodward. Niente di patologico nel tipo diffuso di Neandertal; è un'idea che bisogna scartare senza esitazione, perché la patologia non genera specie viventi con discendenti così uniformi nei caratteri che è una meraviglia genetica. (da Problemi di scienza contemporanea (Nuova serie), Fratelli Bocca Editori, Torino, 1916, Paleantropologia, p. 119)

Africa - Antropologia della stirpe camitica

  • I Bisciari, che raramente discendono dalle loro montagne, sono un popolo molto selvaggio e il loro carattere è peggiore di quello degli Ababde. Pochissimi di loro parlano arabo. (p. 108)
  • Questi Begia non hanno mai mutato, da epoca immemorabile, neppur nei loro costumi e nel genere di vita nel deserto; le invasioni arabe non hanno che mutato la religione e neppur assolutamente... (p. 113)
  • Tutti coloro che hanno visitato l'Abissinia, ne rimangono incantati, trovano che è una regione meravigliosa del continente africano per la bellezza e magnificenza delle montagne, per le vedute stupende, per le ascensioni sulle alture inaccessibili, per la natura selvaggia ed aspra delle situazioni. È una Svizzera africana dall'aspetto montuoso, che fa contrasto al deserto arido e sabbioso che la circonda: ma ciò è ben altra cosa dell'utile che possa ricavarsi dal territorio, e se esso sia adatto allo sviluppo di colonie e di commercio. (p. 122)
  • Nelle condizioni attuali l'Abissinia è come ai tempi dell'impero axumitico, quando questo si estese da, quasi, il confine dell'Egitto alla terra dei Somali e fino all'Arabia meridionale. Dominata, allora come oggi, da regoli, o ras, che stanno sotto la dipendenza di un Negus, o Βασιλεύς Βασιλέων, non sentiva alcun'influenza dalla coltura dei popoli che erano in contatto o in relazioni con lui. Il Negus soltanto sente questa influenza, senza saperne assimilare gli elementi civili fondamentali, malgrado che mostri la curiosità di sapere e di volere essere civile come i re europei. Ma l'azione sua civilizzatrice che dovrebbe svolgersi sul popolo, resta sempre inefficace; egli non pensa minimamente a questo, non ne ha la minima intuizione; egli ignora che fino a che il popolo sarà selvaggio, è inutile qualsiasi introduzione di prodotti civili presso di lui. (p. 126)
  • I Dinka sono fra le razze più scure dell'Africa; ma l'uso della cenere della quale si imbrattano, trasforma il nero profondo naturale in tinta bruna. (p. 212)

Incipit de La vita animale e vegetale. Origine ed evoluzione

Per evoluzione s'intende e si deve intendere lo sviluppo di una qualche cosa che nasce, s'ingrandisce e si moltiplica nei suoi caratteri e si compie come un essere definito. Noi troviamo questo concetto pienamente corrispondente al fatto embrionale d'un vivente qualsiasi: una cellula, che è un uovo, dopo la sua maturazione e la fecondazione, si svolge, passando per molte fasi, in varî tessuti, acquista forme e caratteri fino al ciclo definitivo, per il quale da cellula ovo diventa un essere completo, vivo. Questo che vale per gli animali, vale anche per i vegetali.

Educazione ed istruzione. Pensieri

  • Oggi nella vita sociale s'impone un bisogno urgente, il rinnovamento di metodi per l'educazione e per l'istruzione, e chi lotta per questa insegna, lotta per la rigenerazione umana (prefazione).[3]

Bibliografia

Note

  1. Pierre-Marcellin Boule (1861 – 1942), geologo, paleontologo e antropologo francese.
  2. Arthur Smith Woodward (1864 – 1944), paleontologo inglese.
  3. http://web.tiscalinet.it/mediazionepedagogica/anno_01/numero_02/Cives/par04.htm

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