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*L'arte è libertà da ogni predicazione – le cose in se stesse, la frase bella in se stessa; mari sconfinati; narcisi selvatici che appaiono prima che la rondine osi. (2 ottobre 1932)
*L'arte è libertà da ogni predicazione – le cose in se stesse, la frase bella in se stessa; mari sconfinati; narcisi selvatici che appaiono prima che la rondine osi. (2 ottobre 1932)
*Dovrei tendere a un'ampiezza e a un'intensità immense, Dovrei metterci metterci satira, commedia, poesia, narrativa: e quale forma può comprendere tutte queste cose? Dovrei forse introdurre una commedia, lettere, poesie? Credo di cominciare a vedere l'insieme. E deve finire con l'urgenza della normale vita quotidiana che continua. E devono esserci milioni di idee ma nessun sermone – storia, politica, femminismo, arte, letteratura – insomma, un compendio di tutto ciò che so, sento, derido, disprezzo, amo, ammiro, odio e via dicendo. (25 aprile 1933)
*Dovrei tendere a un'ampiezza e a un'intensità immense, Dovrei metterci metterci satira, commedia, poesia, narrativa: e quale forma può comprendere tutte queste cose? Dovrei forse introdurre una commedia, lettere, poesie? Credo di cominciare a vedere l'insieme. E deve finire con l'urgenza della normale vita quotidiana che continua. E devono esserci milioni di idee ma nessun sermone – storia, politica, femminismo, arte, letteratura – insomma, un compendio di tutto ciò che so, sento, derido, disprezzo, amo, ammiro, odio e via dicendo. (25 aprile 1933)
*È facile ripromettersi di prendere appunti, ma scrivere è un'arte difficilissima. Bisogna scegliere continuamente [...]. Scrivere non è per niente un'arte facile. Pensare ciò che si vuole scrivere sembra facile; ma il pensiero evapora, sfugge qua e là. (13 maggio 1933)

*Mi viene da pensare che questo stato, questo mio stato di [[depressione]], è lo stato abituale della maggior parte della gente. (30 maggio 1933)
*È facile ripromettersi di prendere appunti, ma scrivere è un'arte difficilissima. Bisogna scegliere continuamente [...] Scrivere non è per niente un'arte facile. Pensare ciò che si vuole scrivere sembra facile; ma il pensiero evapora, sfugge qua e là.
*Quando scrivo a pieno ritmo vorrei soltanto passeggiare e avere una vita infantile e assolutamente spontanea [...]; la necessità di comportarmi in maniera accorta e ragionata con gli estranei mi strappa in un'altra sfera: perciò il collasso. (12 agosto 1933)
*Mi viene da pensare che questo stato, questo mio stato di [[depressione]], è lo stato abituale della maggior parte della gente.
*Che fonte inesauribile di piacere sono i libri per me! [...] Credo che potrei vivere qui beatamente, leggendo in eterno. (24 agosto 1933)
*Quando scrivo a pieno ritmo vorrei soltanto passeggiare e avere una vita infantile e assolutamente spontanea. [...] la necessità di comportarmi in maniera accorta e ragionata con gli estranei mi strappa in un'altra sfera: perciò il collasso.
*Continuerò ad azzardare, a cambiare, ad aprire la mente e gli occhi, rifiutando di lasciarmi incasellare e stereotipare. Ciò che conta è liberare il proprio io: lasciare che trovi le sue dimensioni, che non abbia vincoli. (29 ottobre 1933)
*Che fonte inesauribile di piacere sono i libri per me! [...] Credo che potrei vivere qui beatamente, leggendo in eterno.
*Mi sono costretta in una certa misura a rompere ogni schema e a trovare una forma inedita di essere – cioè di espressione – per ogni cosa che sento o penso. (27 luglio 1934)
*Continuerò ad azzardare, a cambiare, ad aprire la mente e gli occhi, rifiutando di lasciarmi incasellare e stereotipare. Ciò che conta è liberare il proprio io: lasciare che trovi le sue dimensioni, che non abbia vincoli.
*Credo che pochi siano torturati come me dallo scrivere. [...] Il mio cervello è come una bilancia di precisione: basta un granello a farlo precipitare. (23 giugno 1936)
*Mi sono costretta in una certa misura a rompere ogni schema e a trovare una forma inedita di essere – cioè di espressione – per ogni cosa che sento o penso.
*Vecchio problema: come mantenere il volo della mente e insieme essere precisi? L'enorme differenza tra l'abbozzo e l'opera compiuta. (22 giugno 1940)
*Credo che pochi siano torturati come me dallo scrivere. [...] Il mio cervello è come una bilancia di precisione: basta un granello a farlo precipitare.
*Sono una grande dilettante nell'arte della vita, decisa a succhiare la mia arancia, e poi via subito come una vespa se il boccio su cui mi poso appassisce. (29 dicembre 1940)
*Vecchio problema: come mantenere il volo della mente e insieme essere precisi? L'enorme differenza tra l'abbozzo e l'opera compiuta.
*Sono una grande dilettante nell'arte della vita, decisa a succhiare la mia arancia, e poi subito via come una vespa se il boccio su cui riposo appassisce.



{{NDR|Virginia Woolf, ''Diario di una scrittrice'', Minimum Fax, 2005}}
{{NDR|Virginia Woolf, ''Diario di una scrittrice'', Minimum Fax, 2005}}

Versione delle 06:57, 24 giu 2022

Diario

  • La noia è il dominio legittimo dei filantropi. (10 settembre 1918)[1]
  • Se il mio cervello, distratto da un'ansia o da altra causa, deve distogliersi dalla carta bianca, è come un bimbo sperduto, che gira per casa e siede a piangere sull'ultimo gradino. (5 dicembre 1919)
  • Perché mai è così tragica la vita; così simile a una striscia di marciapiede che costeggia un abisso. Guardo giù; ho le vertigini; mi chiedo come farò ad arrivare alla fine. (25 ottobre 1920)
  • A volte mi piacerebbe annotare quello che la gente dice, invece di descriverla. Purtroppo dicono così poco. (26 maggio 1921)
  • Ho terminato l'Ulisse e mi sembra un colpo mancato. Genio ne ha, direi, ma di una purezza inferiore. Il libro è prolisso. È torbido. È pretenzioso. È plebeo, non solo nel senso ovvio, ma nel senso letterario. Uno scrittore di classe, voglio dire, rispetta troppo la scrittura per ammettere le trovate, le sorprese, le bravure. (6 settembre 1922)
  • Il lavoro deve nascere da un sentimento profondo, diceva Dostoevskij. È il mio caso questo? O mi limito a inventare con le parole, amandole come le amo? No, non credo. In questo libro ho anche troppe idee. Voglio dare la vita e la morte, la saggezza e la follia; criticare il sistema sociale e mostrarlo all'opera, nel momento di massima intensità. Ma questa potrebbe anche essere una posa. (19 giugno 1923)
  • I personaggi non devono essere altro che punti di vista: bisogna evitare la personalità a qualunque costo. [...] Appena si specifica l'età, i capelli ecc., s'insinua nel libro qualcosa di frivolo o di trascurabile. (5 settembre 1923)
  • Se non vivessimo audacemente, prendendo il toro per le corna e tremando sui precipizi, non saremmo mai depressi, senza dubbio; ma già saremmo appassiti, vecchi, rassegnati al destino. (2 agosto 1924)
  • Con quanta interezza vivo nella mia immaginazione; come dipendo assolutamente da zampilli di pensiero che mi vengono mentre cammino, mentre mi siedo; cose che roteano nella mia mente, componendovi un incessante corteo, che dovrebbe essere la mia felicità. (7 settembre 1924)
  • Io non amo il mio prossimo. Li detesto tutti. Li rasento appena. Lascio che si rompano su di me come gocce di pioggia sporca. (27 giugno 1925)
  • Ho la grande e stupefacente sensazione di qualche cosa, lassù, che è «quello». Non mi riferisco alla bellezza, non esattamente. È che la cosa basta in se stessa: soddisfacente; compiuta. È la sensazione della mia straordinarietà, di me che cammino sulla terra: dell'infinita stranezza della condizione umana. (27 febbraio 1926)
  • Avevo appena l'idea di che cosa parlasse quel racconto. Ma il sollievo di volgere la mente in quella direzione fu tale che mi sentii più felice di quanto non fossi stata per mesi. (22 ottobre 1927)
  • Nella mia mente c'è un'irrazionale scala di valori. (20 dicembre 1927)
  • Questo insaziabile desiderio di scrivere qualcosa prima di morire, questo senso divorante della febbrile fugacità della vita, che mi fa avvinghiare, come un uomo a una roccia, alla mia sola ancora. (20 dicembre 1927)
  • Sì, è finito – Orlando – iniziato l'8 ottobre come uno scherzo, e ora un po' troppo lungo per i miei gusti. Può anche darsi che caschi per non saper da che parte stare: troppo lungo per essere uno scherzo e troppo frivolo per essere un libro serio. Ma respingo tutto questo dal mio spirito avido soltanto di verdi campi, di sole, di vino; di starmene seduta a non far niente. (22 marzo 1928)
  • Eppure l'unica vita eccitante è quella immaginaria. Appena metto in moto le rotelle nella mia testa non ho più molto bisogno di soldi o di vestiti, e neppure di una credenza, un letto a Rodmell o un divano. (21 aprile 1928)
  • Penso come contiamo poco, come tutti contino poco; com'è travolgente e frenetica e imperiosa la vita, e come tutte queste moltitudini annaspano per restare a galla. (27 ottobre 1928)
  • Si crede di avere imparato a scrivere in fretta e non è vero. E, cosa strana, non scrivo con gusto o con piacere perché devo concentrarmi troppo. Non mi viene filato, naturale, ma lo metto giù faticosamente, frase per frase. (11 ottobre 1929)
  • Con molto sforzo scrivo due pagine completamente assurde: scrivo varianti di ogni frase, compromessi, tentativi falliti, possibilità, finché il mio quaderno sembra l'incubo di un pazzo. (Boxing Day, 1929)
  • Dio quanto soffro! Che spaventosa capacità di sentire intensamente, la mia! (25 maggio 1932)
  • In fondo la conquista della cultura è di lasciare qualcosa di fatto, solido, per sempre. (13 luglio 1932)
  • Provo un'impressione stranissima, ora, come se fossimo tutti coinvolti in qualche enorme operazione: la sensazione dello splendore di questa impresa – la vita: la capacità di morire: un'immensità mi circonda. No – non riesco a esprimerla – lascerò che maturi in «un romanzo», senza dubbio. (È così che nasce in me lo spunto da cui si coagula il libro.) (5 agosto 1932)
  • Penso vagamente alla possibilità di morire d'improvviso e mi dico «Beh, allora mangia, bevi, ridi e da' da mangiare ai pesci». (20 agosto 1932)
  • Credo che vorrei, per l'avvenire, quest'esistenza più umana: dissiparmi prodigalmente tra gli amici, sentire la vastità e il gusto del vivere umano. (20 agosto 1932)
  • L'arte è libertà da ogni predicazione – le cose in se stesse, la frase bella in se stessa; mari sconfinati; narcisi selvatici che appaiono prima che la rondine osi. (2 ottobre 1932)
  • Dovrei tendere a un'ampiezza e a un'intensità immense, Dovrei metterci metterci satira, commedia, poesia, narrativa: e quale forma può comprendere tutte queste cose? Dovrei forse introdurre una commedia, lettere, poesie? Credo di cominciare a vedere l'insieme. E deve finire con l'urgenza della normale vita quotidiana che continua. E devono esserci milioni di idee ma nessun sermone – storia, politica, femminismo, arte, letteratura – insomma, un compendio di tutto ciò che so, sento, derido, disprezzo, amo, ammiro, odio e via dicendo. (25 aprile 1933)
  • È facile ripromettersi di prendere appunti, ma scrivere è un'arte difficilissima. Bisogna scegliere continuamente [...]. Scrivere non è per niente un'arte facile. Pensare ciò che si vuole scrivere sembra facile; ma il pensiero evapora, sfugge qua e là. (13 maggio 1933)
  • Mi viene da pensare che questo stato, questo mio stato di depressione, è lo stato abituale della maggior parte della gente. (30 maggio 1933)
  • Quando scrivo a pieno ritmo vorrei soltanto passeggiare e avere una vita infantile e assolutamente spontanea [...]; la necessità di comportarmi in maniera accorta e ragionata con gli estranei mi strappa in un'altra sfera: perciò il collasso. (12 agosto 1933)
  • Che fonte inesauribile di piacere sono i libri per me! [...] Credo che potrei vivere qui beatamente, leggendo in eterno. (24 agosto 1933)
  • Continuerò ad azzardare, a cambiare, ad aprire la mente e gli occhi, rifiutando di lasciarmi incasellare e stereotipare. Ciò che conta è liberare il proprio io: lasciare che trovi le sue dimensioni, che non abbia vincoli. (29 ottobre 1933)
  • Mi sono costretta in una certa misura a rompere ogni schema e a trovare una forma inedita di essere – cioè di espressione – per ogni cosa che sento o penso. (27 luglio 1934)
  • Credo che pochi siano torturati come me dallo scrivere. [...] Il mio cervello è come una bilancia di precisione: basta un granello a farlo precipitare. (23 giugno 1936)
  • Vecchio problema: come mantenere il volo della mente e insieme essere precisi? L'enorme differenza tra l'abbozzo e l'opera compiuta. (22 giugno 1940)
  • Sono una grande dilettante nell'arte della vita, decisa a succhiare la mia arancia, e poi via subito come una vespa se il boccio su cui mi poso appassisce. (29 dicembre 1940)

[Virginia Woolf, Diario di una scrittrice, Minimum Fax, 2005]

  1. Da Diari. Volume I (1915-1919), a cura di Giovanna Granato, Bompiani, Firenze-Milano, 2022. ISBN 978-88-587-9615-3