Hunter Stockton Thompson: differenze tra le versioni

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* Mi capitava di lavorare per tre giornali insieme. Scrivevo gli avvisi pubblicitari per i casinò e i bowling appena inaugurati. Facevo il consulente per il racket dei combattimenti fra galli, il critico gastronomico più corrotto dell'isola, il fotografo di yacht e la vittima preferita della polizia locale. Era un mondo avido e io ci sguazzavo. Ho fatto amicizia con un sacco di personaggi, avevo abbastanza soldi per spassarmela e ho capito un sacco di cose sul mondo che non avrei potuto imparare in nessun altro modo. (p. 16)
* Mi capitava di lavorare per tre giornali insieme. Scrivevo gli avvisi pubblicitari per i casinò e i bowling appena inaugurati. Facevo il consulente per il racket dei combattimenti fra galli, il critico gastronomico più corrotto dell'isola, il fotografo di yacht e la vittima preferita della polizia locale. Era un mondo avido e io ci sguazzavo. Ho fatto amicizia con un sacco di personaggi, avevo abbastanza soldi per spassarmela e ho capito un sacco di cose sul mondo che non avrei potuto imparare in nessun altro modo. (p. 16)
* Mi sono svaccato sulla sedia e ho ripreso a trincare. Il cuoco in cucina faceva un casino d'inferno e per qualche ragione il pianoforte si era zittito. Dall'interno arrivava una gnagnera in spagnolo, un sottofondo in incoerente a quei pensieri senza capo né coda. Per la prima volta ho avuto la sensazione di trovarmi in un Paese straniero, la vera distanza che avevo messo tra me e il mio ultimo domicilio. Non c'era motivo di sentirsi sotto pressione, ma non ci potevo fare niente: l'oppressione dell'afa e del tempo che passa, una tensione indolente che, nei posti dove la gente suda per ventiquattr'ore al giorno, continua a salire. (p. 41)
* Mi sono svaccato sulla sedia e ho ripreso a trincare. Il cuoco in cucina faceva un casino d'inferno e per qualche ragione il pianoforte si era zittito. Dall'interno arrivava una gnagnera in spagnolo, un sottofondo in incoerente a quei pensieri senza capo né coda. Per la prima volta ho avuto la sensazione di trovarmi in un Paese straniero, la vera distanza che avevo messo tra me e il mio ultimo domicilio. Non c'era motivo di sentirsi sotto pressione, ma non ci potevo fare niente: l'oppressione dell'afa e del tempo che passa, una tensione indolente che, nei posti dove la gente suda per ventiquattr'ore al giorno, continua a salire. (p. 41)

===Excipit===
Sala ha ordinato ancora da bere e Sweep ha portato altri quattro rum, dicendo che quelli li offriva la casa. L'abbiamo ringraziato e siamo rimasti seduti un'altra mezz'ora, zitti. Nel porto sentivo il batacchio della campanella di una nave che attraccava il pontile, e da qualche parte in città una motocicletta sfrecciava nelle viuzze, echeggiando fin su in collina, in Calle O'Leary. Nella casa accanto le voci si alzavano e morivano e da un bar sulla strada è partito il suono rauco di un jukebox. I suoni di una notte a San Juan, che si perdono attraverso la città negli strati di aria umida; suoni di vita e di movimento, gente che si prepara e gente che si arrende, il suono di chi spera e il suono di chi tiene duro, e dietro a tutto questo, il placido mortale ticchettio di migliaia di migliaia di orologi, il suono solitario del tempo che passa in una lunga notte caraibica.


{{NDR|Hunter Stockton Thompson, ''Cronache del rum'' (''The Rum Diary''), traduzione di Marco Rossari, Baldini & Castoldi, Milano, 2007. ISBN 9788860731104}}
{{NDR|Hunter Stockton Thompson, ''Cronache del rum'' (''The Rum Diary''), traduzione di Marco Rossari, Baldini & Castoldi, Milano, 2007. ISBN 9788860731104}}

Versione delle 14:54, 28 nov 2007

File:HunterSThompson mkd.jpg
Hunter Stockton Thompson

Hunter Stockton Thompson (1937 – 2005), giornalista e scrittore statunitense.

Cronache del rum

Incipit

Il mio appartamento a New York stava su Perry Street, cinque minuti a piedi dal White Horse. Ci andavo a sbronzarmi spesso, anche se non mi vedevano di buon occhio perché portavo la cravatta. La gente normale non voleva avere a che fare con me.
Sono andato a sbevazzarci la sera in cui dovevo partire per San Juan. Phin Rollins, un mio vecchio collega, offriva i boccali di birra e io li scolavo cercando di ubriacarmi abbastanza per dormire in aereo. C'era anche Art Millick, il tassista più depravato di New York. Per non parlare di Duke Peterson, appena tornato dalle isole Vergini. Ho il vago ricordo di Peterson che mi allunga una lista di persone da andare a trovare appena arrivato a St. Thomas, ma la lista l'ho persa e quelli chi li ha più visti?

Citazioni

  • Mi capitava di lavorare per tre giornali insieme. Scrivevo gli avvisi pubblicitari per i casinò e i bowling appena inaugurati. Facevo il consulente per il racket dei combattimenti fra galli, il critico gastronomico più corrotto dell'isola, il fotografo di yacht e la vittima preferita della polizia locale. Era un mondo avido e io ci sguazzavo. Ho fatto amicizia con un sacco di personaggi, avevo abbastanza soldi per spassarmela e ho capito un sacco di cose sul mondo che non avrei potuto imparare in nessun altro modo. (p. 16)
  • Mi sono svaccato sulla sedia e ho ripreso a trincare. Il cuoco in cucina faceva un casino d'inferno e per qualche ragione il pianoforte si era zittito. Dall'interno arrivava una gnagnera in spagnolo, un sottofondo in incoerente a quei pensieri senza capo né coda. Per la prima volta ho avuto la sensazione di trovarmi in un Paese straniero, la vera distanza che avevo messo tra me e il mio ultimo domicilio. Non c'era motivo di sentirsi sotto pressione, ma non ci potevo fare niente: l'oppressione dell'afa e del tempo che passa, una tensione indolente che, nei posti dove la gente suda per ventiquattr'ore al giorno, continua a salire. (p. 41)

Excipit

Sala ha ordinato ancora da bere e Sweep ha portato altri quattro rum, dicendo che quelli li offriva la casa. L'abbiamo ringraziato e siamo rimasti seduti un'altra mezz'ora, zitti. Nel porto sentivo il batacchio della campanella di una nave che attraccava il pontile, e da qualche parte in città una motocicletta sfrecciava nelle viuzze, echeggiando fin su in collina, in Calle O'Leary. Nella casa accanto le voci si alzavano e morivano e da un bar sulla strada è partito il suono rauco di un jukebox. I suoni di una notte a San Juan, che si perdono attraverso la città negli strati di aria umida; suoni di vita e di movimento, gente che si prepara e gente che si arrende, il suono di chi spera e il suono di chi tiene duro, e dietro a tutto questo, il placido mortale ticchettio di migliaia di migliaia di orologi, il suono solitario del tempo che passa in una lunga notte caraibica.

[Hunter Stockton Thompson, Cronache del rum (The Rum Diary), traduzione di Marco Rossari, Baldini & Castoldi, Milano, 2007. ISBN 9788860731104]

Bibliografia

  • Hunter Stockton Thompson, Cronache del rum (The Rum Diary), traduzione di Marco Rossari, Baldini & Castoldi, Milano, 2007. ISBN 9788860731104

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