Alphonse de Lamartine: differenze tra le versioni

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Alphonse de Lamartine

Alphonse Marie Louise Prat de Lamartine (1790 – 1869), scrittore, poeta e politico francese.

  • Il sole dei vivi non scalda più i morti. (da L'isolamento)
  • Bellezza, dono di un giorno che il cielo ci invidia. (A Elvira, da Meditazioni poetiche)
  • Con tutto l'oro del mondo non si può comprare il battito del cuore, né un lampo di tenerezza.
  • L'esperienza è l'unica profezia dei saggi.
  • La cenere dei morti fu quella che creò la Patria. (La caduta d'un angelo, da Armonìe poetiche e religiose)
  • Il mondo è un libro del quale ogni passo ci apre una pagina.
  • Il sentimento è la poesia dell'immaginazione.
  • Che delitto abbiamo commesso per meritare di nascere? (da Meditazioni poetiche)
Quel crime avons-nous fait pour mériter de naître?

Graziella

Incipit

A diciotto anni la mia famiglia mi affidò alle cure di una parente che andava in Toscana, dove affari la chiamavano.
Era questa un'occasione per farmi viaggiare e distogliermi da quell'ozio dannoso della casa paterna e delle città di provincia, dove le prime aspirazioni dell'anima si corrompono per mancanza d'attività.
Partii con l'entusiasmo d'un fanciullo che vede sollevarsi la tela delle più splendide scene della natura e della vita.

Citazioni

  • L'uguaglianza degli istinti è una parentela tra gli uomini. (p. 28)
  • Un giorno di pianto consuma più forze che un anno di lavoro. (p. 50)
  • Non avevamo salvato dai flutti che tre volumi spaiati, semplicemente perché non li avevamo con noi quando gettammo in mare il nostro bagaglio; un volumetto italiano di Ugo Foscolo, intitolato: Le ultime lettere di Jacopo Ortis, specie di Werter, mezzo politico e mezzo romanzesco, in cui l'amore per la libertà del proprio paese si fonde nel cuore di un giovane Italiano alla passione personale per una bella Veneziana. L'entusiasmo, alimentato da questo duplice ardore di amante e di cittadino, accende nell'animo di Ortis una febbre che, essendo troppo forte per un uomo sensibile e malaticcio, lo conduce infine al suicidio. Quest'opera, copia letterale, ma più viva e colorita del Werter di Goethe, andava allora tra le mani di tutti i giovani che nutrivano come noi, nella loro anima, il doppio sogno di quanti sono degni di sognare qualche cosa di grande: l'amore e la libertà. (p. 58)
  • I poeti cercano l'ispirazione lontano, mentre essa è nel cuore [...]. (p. 73)
  • Il sublime affatica, il bello inganna, il patetico solo è infallibile nell'arte. (p. 73)
  • Colui che sa intenerire sa tutto. (p. 73)
  • V'è più genio in una lacrima che in tutti i musei e in tutte le biblioteche dell'universo. (p. 73)
  • L'uomo è come l'albero che si scrolla per farne cadere i frutti; non si scuote mai l'uomo senza che ne cada del pianto. (p. 73)
  • Il tempo, che nelle alte classi sociali è elemento indispensabile alformarsi delle amicizie intime. lo è meno nelle classi inferiori. (p. 85)
  • I cuori degli umili s'aprono subito senza diffidenza, e aderiscono, perché sotto i sentimenti non si sospettano interessi (p. 85)
  • Si formano più legami e parentele d'anima in otto giorni tra gli uomini più vicini alla natura che in dieci anni tra le persone della così detta buona società. (p. 85)
  • Sembra che la parola sia la sola predestinazione dell'uomo e cheegli non sia stato creato che per nutrire dei pensieri, come l'albero i suoi frutti. (p. 96)
  • L'uomo si tormenta fino a che non haesternato ciò che lo tormenta dentro. (p. 96)
  • Lo spirito ha la sua pubertà come il corpo. (p. 96)
  • Ero in quell'età in cui l'anima ha bisogno di nutrirsi e di moltiplicarsi per mezzo della parola. Ma, come sempre avviene, l'istinto si produsse in me prima della forza. Dopo aver scritto, malcontento della mia opera, la rigettavo con disgusto. Quanti brandelli dei miei sentimenti e dei miei pensieri notturni, dispersi all'apparir del giorno, sono stati portati via dal vento ed inghiottiti dal mare di Napoli, mentre il mio sguardo li segueva senza rimpianto! (p. 96-97)
  • La poesia ha eco profonda ed intensa nel cuore della gioventù, in cui l'amore deve ancora nascere. È allora come il presagio di tutte le passioni, mentre più tardi non ne è più che il ricordo e il rimpianto. Fa piangere così ai due stadi estremi della vita: giovani, di speranza; vecchi, di rimpianto. (p. 103)
  • Amare per essere amato è umano, ma amare per amare è quasi angelico. (p. 105)
  • L'uomo ha un bel guardare ed abbracciare lo spazio; la natura intera non si compone per lui che di due o tre punti sensibili, ai quali tutta la sua anima converge. Togliete dalla vita il cuore che vi ama: che cosa vi resta? Ugualmente avviene della natura. Cancellate il luogo e la casa che i vostri pensieri cercano e che i vostri ricordi popolano, non scorgereste più che un vuoto immenso in cui lo sguardo s'immerge senza trovar né fondo né riposo.Come si può stupire, dopo ciò, che le scene più sublimi della creazione siano contemplate con occhi ben diversi dai viaggiatori? Gli è che ciascuno porta con sé il suo punto di vista. Una nube sull'anima vela e scolora più di una nube sull'orizzonte. Lo spettacolo è nello spettatore. Io lo provai. (p. 111-112)
  • Un giorno dell'anno 1830, entrando di sera in una chiesa di Parigi, vidi la bara d'una giovinetta, coperta da una coltre bianca. Questa bara mi ricordò Graziella. Mi nascosi all'ombra di un pilastro e pensai a Procida, piangendo a lungo.
    Le mie lagrime si asciugarono, ma le nubi che avevano attraversato il mio pensiero durante la tristezza del funerale non dileguarono.
    Rientrai silenzioso nella mia camera, svolsi i ricordi che sono tracciati in questo libro e scrissi tutto d'un fiato, piangendo, i versi intitolati: Primo rimpianto. È la nota, resa fievole da vent'anni di distanza, d'un sentimento che fece zampillare la prima sorgente del mio cuore. Ma vi si sente ancora la lacerazione d'una fibra intima che non guarirà mai.
    Ecco queste strofe, balsamo d'una ferita, sboccio di un cuore, profumo di un fiore sepolcrale: Non vi manca che il nome di Graziella. Ve lo incastonerei in una strofa, se vi fosse quaggiù un cristallo abbastanza puro per rinchiudere questa lagrima, questo ricordo, questo nome! (p. 151)

PRIMO RIMPIANTO

Incipit

Sulla spiaggia sonora ove il mar di Sorrento
spiega le azzurre sue acque ai pie' degli aranceti,
posa, lungo il sentiero, sotto la siepe odorosa,
una piccola pietra, indifferente
ai piedi distratti dello straniero.

I cespi di viola vi nascondono
un nome che nessuna eco ha mai ripetuto!
Eppur talvolta il passante, arrestandosi,
vi legge tra le erbe una data e un'età,
e sentendosi salire una lagrima agli occhi
dice: «Aveva sedici anni! Troppo presto per morire!»

Ma perché lasciarmi sedurre da visioni lontane?
Che il vento gema e mormori il flutto;
indietro, indietro, o miei tristi pensieri!
Io voglio sognare e non piangere!

[...] (p. 152)


[Alphonse de Lamartine, Graziella, traduzione di Giovanna Santagostino, A. Barion - Editore, Milano 1927.]

Bibliografia

  • Alphonse de Lamartine, Graziella, traduzione di Giovanna Santagostino, A. Barion - Editore, Milano 1927.

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