Władysław Reymont: differenze tra le versioni

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'''Władysław Stanisław Reymont''' (nato Władysław Stanisław Rejment) (1867 – 1925), [[scrittore]] polacco e premio Nobel 1924.
'''Władysław Stanisław Reymont''' (nato Władysław Stanisław Rejment) (1867 – 1925), [[scrittore]] polacco e premio Nobel 1924.



===[[Incipit]] di alcune opere===
==''è giusto!''==
==''è giusto!''==
===[[Incipit]]===
Era una [[notte]] di tardo [[inverno]], una notte di [[marzo]], tutta [[pioggia]], freddo e [[tempesta]].<br>I boschi erano curvi e immobili, inzuppati fino al midollo; a tratti uno scroscio di pioggia li faceva rabbrividire, poi essi tremavano come in un delirio febbrile e nll'[[angoscia]] stendevano i loro rami, dai quali gocciolava l'[[acqua]]; stormivano cupi, frustando l'oscurità ed erano come folli sotto il [[dolore]] del gelo; urlavano il loro selvaggio lamento di esseri martoriati senza [[pietà]].<br>Di quando in quando, come giocando nell'aria, arrivano fiocchi di [[neve]], smorzavano ogni suono e irrigidivano a poco a poco ogni [[vita]]. La foresta ammutolì, abbandonò immobili i suoi rami e lentamente tacque del tutto; attraverso l'oscurità e il deserto, tra gli enormi rami improvvisamente irrigiditi, passava ancora a lunghi intervalli un leggero piagnucolìo lamentevole e a volte l'acuto grido di spavento di un uccello assiderato tagliava l'aria e si sentiva lo spezzarsi di un ramo sotto il peso di un corpo che urta.
Era una [[notte]] di tardo [[inverno]], una notte di [[marzo]], tutta [[pioggia]], freddo e [[tempesta]].<br>I boschi erano curvi e immobili, inzuppati fino al midollo; a tratti uno scroscio di pioggia li faceva rabbrividire, poi essi tremavano come in un delirio febbrile e nll'[[angoscia]] stendevano i loro rami, dai quali gocciolava l'[[acqua]]; stormivano cupi, frustando l'oscurità ed erano come folli sotto il [[dolore]] del gelo; urlavano il loro selvaggio lamento di esseri martoriati senza [[pietà]].<br>Di quando in quando, come giocando nell'aria, arrivano fiocchi di [[neve]], smorzavano ogni suono e irrigidivano a poco a poco ogni [[vita]]. La foresta ammutolì, abbandonò immobili i suoi rami e lentamente tacque del tutto; attraverso l'oscurità e il deserto, tra gli enormi rami improvvisamente irrigiditi, passava ancora a lunghi intervalli un leggero piagnucolìo lamentevole e a volte l'acuto grido di spavento di un uccello assiderato tagliava l'aria e si sentiva lo spezzarsi di un ramo sotto il peso di un corpo che urta.

===Citazioni===
*Chi sa capire come il [[mondo]] va, non se la passerà male. (p. 54)
*''Quando spunta la [[luce]] all'alba<br>A Te la [[terra]], a Te il [[mare]],<br>A Te canta ogni [[essere]] vivente:<br>Sii lodato, o Signore onnipotente''. (p. 70)

==''tomek baran''==
Tomek spinse la porta dell'osteria e un'aspra esalazione calda e umida ne venne fuori come da una stalla e un'[[aria]] così pesante e metifica quasi vischiosa lo investì in pieno; egli nonvi fece caso, entrò e si aprì la [[Via|strada]] attraverso la massa di gente addensata come i covoni di avena sul'aia, in direzione dello steccato di assicelle dietro al quale era il banco.
===Citazioni===
*La vita non è dolce, non è di morbido velluto - ma raspa la schiena come la striglia il cavallo, fino a che l'uomo non caccia il proprio [[sangue]]. (p. 193)


==''la [[morte]]''==
« Padre, eh, babbo! alzatevi! Mi avete sentito o no? Ê [[tempo]]. »<br>« Oh, Dio! Maria! Oh! » gemette il vecchio scosso sgarbatamente. Dalla pelliccia di pecora venne fuori il suo viso, un viso scarno e patito, pieno di rughe profonde, del colore bigio della terra ch'egli aveva lavorata per tanti anni, in una testa dai capelli bianco-grigi,come i campi arati del tardo [[autunno]] coperti di brina. I suoi [[Occhio|occhi]] erano chiusi, la lingua gli veniva fuori dalle labbra livide e screpolate mentre respirava pesantemente.



==Bibliografia==
==Bibliografia==
* W. S. Reymont, ''è giusto!'' (''sprawiedliwie''), traduzione di Ettore Lo Gatto, Fratelli Fabbri Editori, [[Milano]] 1966.
* W. S. Reymont, ''è giusto!'' (''sprawiedliwie''), traduzione di Ettore Lo Gatto, Fratelli Fabbri Editori, [[Milano]] 1966.
* W. S. Reymont, ''tomek baran'' (''tomek baran''), traduzione di Ettore Lo Gatto, Fratelli Fabbri Editori, [[Milano]] 1966.
* W. S. Reymont, ''la [[morte]]'' (śmierć), traduzione di Ettore Lo Gatto, Fratelli Fabbri Editori, [[Milano]] 1966.




==Altri progetti==
==Altri progetti==

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Template:Nobel Władysław Stanisław Reymont (nato Władysław Stanisław Rejment) (1867 – 1925), scrittore polacco e premio Nobel 1924.


Incipit di alcune opere

è giusto!

Era una notte di tardo inverno, una notte di marzo, tutta pioggia, freddo e tempesta.
I boschi erano curvi e immobili, inzuppati fino al midollo; a tratti uno scroscio di pioggia li faceva rabbrividire, poi essi tremavano come in un delirio febbrile e nll'angoscia stendevano i loro rami, dai quali gocciolava l'acqua; stormivano cupi, frustando l'oscurità ed erano come folli sotto il dolore del gelo; urlavano il loro selvaggio lamento di esseri martoriati senza pietà.
Di quando in quando, come giocando nell'aria, arrivano fiocchi di neve, smorzavano ogni suono e irrigidivano a poco a poco ogni vita. La foresta ammutolì, abbandonò immobili i suoi rami e lentamente tacque del tutto; attraverso l'oscurità e il deserto, tra gli enormi rami improvvisamente irrigiditi, passava ancora a lunghi intervalli un leggero piagnucolìo lamentevole e a volte l'acuto grido di spavento di un uccello assiderato tagliava l'aria e si sentiva lo spezzarsi di un ramo sotto il peso di un corpo che urta.

Citazioni

  • Chi sa capire come il mondo va, non se la passerà male. (p. 54)
  • Quando spunta la luce all'alba
    A Te la terra, a Te il mare,
    A Te canta ogni essere vivente:
    Sii lodato, o Signore onnipotente
    . (p. 70)

tomek baran

Tomek spinse la porta dell'osteria e un'aspra esalazione calda e umida ne venne fuori come da una stalla e un'aria così pesante e metifica quasi vischiosa lo investì in pieno; egli nonvi fece caso, entrò e si aprì la strada attraverso la massa di gente addensata come i covoni di avena sul'aia, in direzione dello steccato di assicelle dietro al quale era il banco.

Citazioni

  • La vita non è dolce, non è di morbido velluto - ma raspa la schiena come la striglia il cavallo, fino a che l'uomo non caccia il proprio sangue. (p. 193)


la morte

« Padre, eh, babbo! alzatevi! Mi avete sentito o no? Ê tempo. »
« Oh, Dio! Maria! Oh! » gemette il vecchio scosso sgarbatamente. Dalla pelliccia di pecora venne fuori il suo viso, un viso scarno e patito, pieno di rughe profonde, del colore bigio della terra ch'egli aveva lavorata per tanti anni, in una testa dai capelli bianco-grigi,come i campi arati del tardo autunno coperti di brina. I suoi occhi erano chiusi, la lingua gli veniva fuori dalle labbra livide e screpolate mentre respirava pesantemente.


Bibliografia

  • W. S. Reymont, è giusto! (sprawiedliwie), traduzione di Ettore Lo Gatto, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1966.
  • W. S. Reymont, tomek baran (tomek baran), traduzione di Ettore Lo Gatto, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1966.
  • W. S. Reymont, la morte (śmierć), traduzione di Ettore Lo Gatto, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1966.


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