Umberto Eco: differenze tra le versioni

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*Ebbi l'impressione che Guglielmo non fosse affatto interessato alla verità, che altro non è che l'adeguazione fra la cosa e l'intelletto. Egli invece si divertiva a immaginare quanti più possibili fosse possibile. (Quarto giorno, Vespri)
*Ebbi l'impressione che Guglielmo non fosse affatto interessato alla verità, che altro non è che l'adeguazione fra la cosa e l'intelletto. Egli invece si divertiva a immaginare quanti più possibili fosse possibile. (Quarto giorno, Vespri)
*Per non apparire sciocco dopo, rinuncio ad apparire astuto ora. Lasciami pensare sino a domani, almeno. (Guglielmo: Quarto giorno, Vespri)
*Per non apparire sciocco dopo, rinuncio ad apparire astuto ora. Lasciami pensare sino a domani, almeno. (Guglielmo: Quarto giorno, Vespri)
*“Ma allora,” ardii commentare, “siete ancora lontano dalla soluzione...”
“Ci sono vicinissimo,” disse Guglielmo, “ma non so a quale.”
“Quindi non avete una sola risposta alle vostre domande?”
“Adso, se l’avessi insegnerei teologia a Parigi.
“A Parigi hanno sempre la risposta vera?”
“Mai,” disse Guglielmo, “ma sono molto sicuri dei loro errori.”
“E voi,” dissi con infantile impertinenza, “non commettete errori?”
“Spesso,” rispose. “Ma invece di concepirne uno solo ne immagino molti, così non divento
schiavo di nessuno.” (Quarto giorno, Vespri)
*I libri non sono fatti per crederci, ma per essere sottoposti a indagine. Di fronte a un libro non dobbiamo chiederci cosa dica ma cosa vuole dire. (Guglielmo: Quarto giorno, Dopo compieta)
*I libri non sono fatti per crederci, ma per essere sottoposti a indagine. Di fronte a un libro non dobbiamo chiederci cosa dica ma cosa vuole dire. (Guglielmo: Quarto giorno, Dopo compieta)
*Non sempre un'impronta ha la stessa forma del corpo che l'ha impressa e non sempre nasce dalla pressione di un corpo.Talora riproduce l'impressione che un corpo ha lasciato nella nostra mente, è impronta di una idea. L'idea è segno delle cose, e l'immagine è segno dell'idea, segno di un segno. Ma dall'immagine ricostruisco, se non il corpo, l'idea che altri ne aveva. (Guglielmo: Quarto giorno, Dopo compieta)
*Non sempre un'impronta ha la stessa forma del corpo che l'ha impressa e non sempre nasce dalla pressione di un corpo.Talora riproduce l'impressione che un corpo ha lasciato nella nostra mente, è impronta di una idea. L'idea è segno delle cose, e l'immagine è segno dell'idea, segno di un segno. Ma dall'immagine ricostruisco, se non il corpo, l'idea che altri ne aveva. (Guglielmo: Quarto giorno, Dopo compieta)

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Umberto Eco

Umberto Eco (1932 – vivente), scrittore e semiologo italiano.

Citazioni di Umberto Eco

  • Chi controlla a Wikipedia non solo i testi ma anche le loro correzioni? O agisce una sorta di compensazione statistica, per cui una notizia falsa verrà prima o poi individuata? (da L'Espresso, 16 gennaio 2006)
  • Cos'è la filosofia? Scusate il mio conservatorismo banale, ma non trovo ancora di meglio che la definizione che ne dà Aristotele nella Metafisica: è la risposta a un atto di meraviglia. (da Che cosa fanno oggi i filosofi?)
  • Del resto la fotocopia è uno strumento di estrema utilità, ma molte volte costituisce anche un alibi intellettuale: cioè uno, uscendo dalla biblioteca con un fascio di fotocopie, ha la certezza che non potrà di solito mai leggerle tutte, non potrà neanche poi ritrovarle perché incominciano a confondersi tra di loro, ma ha la sensazione di essersi impadronito del contenuto di quei libri. Prima della xerociviltà costui si faceva lunghe schede a mano in queste enormi sale di consultazione e qualcosa gli rimaneva in testa. Con la nevrosi da fotocopia c'è il rischio che si perdano giornate in biblioteca a fotocopiare libri che poi non vengono letti. (da De bibliotheca)
  • È bello qualcosa che, se fosse nostro, ci rallegrerebbe, ma che rimane tale anche se appartiene a qualcun altro. (da Storia della Bellezza, 2004)
  • Emendarsi di continuo è pratica raccomandabile, a cui spesso mi attengo – ai limiti della schizofrenia. Ma ci sono casi in cui non si deve far mostra di avere cambiato idea solo per dimostrare che si è à la page. Anche nel campo delle idee, non sempre la monogamia è necessariamente segno di un'assenza di libido. (da Sul simbolo, in Sulla letteratura)
  • Ho sempre sostenuto che il progetto Erasmus ha non solo valore intellettuale, ma anche sessuale, o se volete genetico. Mi è capitato di conoscere molti studenti e studentesse che, dopo un certo periodo trascorso all'estero, si sono sposati con una studentessa o uno studente locale. Se la tendenza s'intensifica, visto che poi nascerebbero figli bilingui, in una trentina d'anni potremmo avere una classe dirigente europea almeno bilingue. E non sarebbe poco. (da C'è un'identità europea?, La bustina di Minerva, L'Espresso)
  • Il che m'indurrebbe a riflettere su come, in questo universo globalizzato in cui pare che ormai tutti vedano gli stessi film e mangino lo stesso cibo, esistano ancora fratture abissali e incolmabili tra cultura e cultura. Come faranno mai a intendersi due popoli di cui uno ignora Totò?[1] (da Ma che capirà il cinese?, La bustina di Minerva, L'Espresso, n. 45, anno LIII, 15 novembre 2007)
  • Il cinema è un alto artificio che mira a costruire realtà alternative a spese di quella fattuale, che gli provvede solo il materiale grezzo. (da L'effetto Kulesov e l'orso che ride, La bustina di Minerva, L'espresso, 19 febbraio 1989)
  • Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi, è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti. (dalla prefazione a Claudio Pozzoli, Come scrivere una tesi di laurea con il personal computer, Rizzoli)
  • Imponendo un contegno esteriore, gli abiti sono artifici semiotici ovvero macchine per comunicare. (da Sette anni di desiderio)
  • L'ambiguità delle nostre lingue, la naturale imperfezione dei nostri idiomi, non rappresentano il morbo postbabelico dal quale l'umanità deve guarire, bensì la sola opportunità che Dio aveva dato ad Adamo, l'animale parlante. Capire i linguaggi umani, imperfetti e capaci nello stesso tempo di realizzare quella suprema imperfezione che chiamiamo poesia, rappresenta l'unica conclusione di ogni ricerca della perfezione. (da A portrait of the artist as a bachelor, in Sulla letteratura)
  • L'America ha un'incredibile capacità di storicizzare il passato prossimo. (da I preti spretati, in Sette anni di desiderio)
  • L'eroe vero è sempre eroe per sbaglio, il suo sogno sarebbe di essere un onesto vigliacco come tutti. (da Sette anni di desiderio)
  • La decadenza dei costumi non sta in ciò che fanno Lady D e l'amante, ma nel fatto che i lettori paghino per farselo raccontare. (da La bustina di Minerva, 1996)
  • La dolorosa meraviglia che ci procura ogni rilettura dei grandi tragici è che i loro eroi, che avrebbero potuto sfuggire a un fato atroce, per debolezza o cecità non capiscono a cosa vanno incontro, e precipitano nell'abisso che si sono scavati con le proprie mani. (da Su alcune funzioni della letteratura, in Sulla letteratura)
  • La filosofia è sempre una forma di alto dilettantismo, in cui qualcuno, per tanto che abbia letto, parla sempre di cose su cui non si è preparato abbastanza. (da Che cosa fanno oggi i filosofi?)
  • La più grande rivoluzione politica fatta in Italia nell'ultimo secolo, la marcia su Roma, è stata fatta con il suo capo e organizzatore nella cuccetta di un treno. (dalla trasmissione televisiva Che tempo che fa, 5 febbraio 2006)
  • La saggezza non sta nel distruggere gli idoli, sta nel non crearne mai. (da Sette anni di desiderio, Bompiani)
  • [...] la scienza di quelle soluzioni che, se uno non si affretta a immaginarle per malvagità e malizia, saranno ben presto immaginate da qualcuno, e sul serio, e senza malizia […] la cacopedia ha il fine, santamente ignobile, di porre freni all'immaginazione umana e di mandare a vuoto numerosi futuri concorsi a cattedre universitarie. (citato in Franco Minonzio, recensione a Paolo Albani, Paolo della Bella, Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale, Biblioteche oggi, luglio-agosto 2001, p. 76)
  • Le opere letterarie ci invitano alla libertà dell'interpretazione, perché ci propongono un discorso dai molti piani di lettura e ci pongono di fronte alle ambiguità e del linguaggio e della vita. (da Su alcune funzioni della letteratura, in Sulla letteratura)
  • Le preoccupazioni della stampa europea non sono dovute a pietà e amore per l'Italia ma semplicemente al timore che l'Italia, come in un altro infausto passato, sia il laboratorio di esperimenti che potrebbero stendersi all'Europa intera. (da Provocare per vincere, in MicroMega n. 4/2003, p. 59)
  • Ma poi mi rendo conto che il problema della Stupidità ha la stessa valenza metafisica del problema del Male, anzi di più: perché si può persino pensare (gnosticamente) che il male si annidi come possibilità rimossa del seno stesso della Divinità; ma la Divinità non può ospitare e concepire la Stupidità, e pertanto la sola presenza degli stupidi nel Cosmo potrebbe testimoniare della Morte di Dio. (da L'Espresso, 20 luglio 2006, n. 28 anno LII, p. 170)
  • Mentre il comico è la percezione dell'opposto, l'umorismo ne è il sentimento. (da Sette anni di desiderio)
  • Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. Entra a contatto con le più vertiginose zone dello scibile e ne esce vergine e intatto [...] pone grande cura nel non impressionare lo spettatore, non solo mostrandosi all'oscuro dei fatti, ma altresì decisamente intenzionato a non apprendere nulla. (da Diario minimo)
  • Ora, cos'è importante nel problema dell'accessibilità agli scaffali? È che uno dei malintesi che dominano la nozione di biblioteca è che si vada in biblioteca per cercare un libro di cui si conosce il titolo. In verità accade sovente di andare in biblioteca perché si vuole un libro di cui si conosce il titolo, ma la principale funzione della biblioteca, almeno la funzione della biblioteca di casa mia e di qualsiasi amico che possiamo andare a visitare, è di scoprire dei libri di cui non si sospettava l'esistenza, e che tuttavia si scoprono essere di estrema importanza per noi. (da De bibliotheca)
  • Posso leggere la Bibbia, Omero o Dylan Dog per giorni e giorni senza annoiarmi. (da Umberto Eco e Tiziano Sclavi. Un dialogo, in Alberto Ostini (a cura di), Dylan Dog, indocili sentimenti, arcane paure, Euresis, Milano, 1998)
  • Scrivere un libro senza preoccuparsi della sua sopravvivenza sarebbe da imbecilli. (dall'intervista di Deborah Solomon, "Populismo e controllo totale dei media: rischio-Berlusconi anche in altri Paesi", traduzione di Elisabetta Horvat, la Repubblica, 25 novembre 2007)
  • [Per le elezioni politiche del 1963] Se la Dc, per forza grammaticale, è donna, come è che una donna può piacere? Ma se è bella e giovane, e cioè se è scopabile [...] Dunque facciamo una Dc fanciulletta; naturale che dovrà essere una fanciulletta per bene col mazzolin di fiori; al postutto il messaggio si rivolge ai buoni cattolici. Ma al di sotto, l'allusione è sessuale, ovvero è fallocentrica, e non ci è sfuggito neppure l'ufficio propaganda del più sessuofobo partito d'Italia. (da La donna è nubile, in Adriana Sartogo, Le donne al muro)
  • Una delle prime e più nobili funzioni delle cose poco serie è quella di gettare un'ombra di diffidenza sulle cose troppo serie. (da Diario minimo)
  • Vedevo il volto di un uomo esposto alla gogna, spiato in ogni piega del labbro, esposto al ludibrio di milioni di spettatori. Questo tipo di gogna vale un ergastolo. ( da La Bustina di Minerva, citato in La Repubblica di Venerdì 8 febbraio 2008)
  • Wikipedia ha anche un'altra proprietà: chiunque può correggere una voce che ritiene sbagliata. Ho fatto la prova per la voce che mi riguarda: conteneva un dato biografico impreciso, l'ho corretto e da allora la voce non contiene più quell'errore. [...] La cosa non mi tranquillizza per nulla. Chiunque potrebbe domani intervenire ancora su questa voce e attribuirmi (per gusto della beffa, per cattiveria, per stupidità) il contrario di quello che ho detto o fatto. (da L'Espresso, 16 gennaio 2006)

Senza fonte

  • Internet è come un immenso magazzino (di informazioni), ma non può costituire di per sé la memoria.
  • L'aria fresca della sera è il respiro del vento che si addormenta placido tra le braccia della notte.
  • Non miro a diventare Alessandro Magno, casomai il suo tutore Aristotele: e scusi la modestia.
  • Quelli della generazione del sessantotto pensavano che la rivoluzione fosse un caffè istantaneo.

A passo di gambero

Incipit

Questo libro raccoglie una serie di articoli e interventi scritti tra il 2000 e il 2005.

Il periodo è fatidico, si apre con le ansie per il nuovo millennio, esordisce con l'11 settembre, seguito dalle due guerre in Afghanistan e in Iraq, e in Italia vede l'ascesa al potere di Silvio Berlusconi.

Pertanto, lasciando cadere tanti altri contributi su svariati argomenti, ho voluto raccogliere solo gli scritti che si riferivano agli eventi politici e mediatici di questi sei anni. Il criterio di selezione mi è stato suggerito da uno degli ultimi pezzi della mia precedente raccolta di articoli (La bustina di Minerva), che s'intitolava "il trionfo della tecnologia leggera".

Citazioni

  • Parliamo dunque di lavoro intellettuale per definire l'attività di chi lavora più con la mente che con le mani, e proprio per distinguere il lavoro intellettuale da quella che chiameremo funzione intellettuale. […] La funzione intellettuale si svolge dunque per innovazione ma anche attraverso la critica del sapere o delle pratiche precedenti, e soprattutto attraverso la critica del proprio discorso. (Norberto Bobbio: la missione del dotto rivisitata: p. 63-64)
  • Gli intellettuali non risolvono le crisi, ma le creano. (Norberto Bobbio: la missione del dotto rivisitata: p. 68)
  • Perché l'eredità fondamentale dell'illuminismo sta tutta qui: c'è un modo ragionevole di ragionare e, se si tengono i piedi per terra, tutti dovrebbero concordare su quello che diciamo, perché anche in filosofia bisogna dare retta al buon senso. […] Il buon senso ci dice che ci sono casi in cui possiamo concordare tutti su come vadano le cose. (Illuminismo e senso comune: pp. 72-73)
  • Uno degli aspetti positivi della felix culpa è che, se Adamo non peccava, non avrebbe dovuto guadagnarsi il pane col sudore della fronte, e a gingillarsi tutto il giorno nell'Eden sarebbe rimasto uno zuzzurellone. Dal che emerge la provvidenzialità del Serpente. (Dal gioco al carnevale: p. 77)
  • Ma l'esibizionista (tale il suo dramma) non ci consente di ignorare la sua vergogna. (La perdita della privatezza: p. 89)
  • Ma democrazia è anche accettare una dose sopportabile di ingiustizia per evitare ingiustizie maggiori. (Che cos'è una scuola privata: p. 102)
  • Che cos'era la magia, che cosa è stata nei secoli e che cosa è ancora oggi, sia pure sotto mentite spoglie? La presunzione che i potesse passare di colpa da una causa a un effetto per cortocircuito, senza compiere i passi intermedi. […] La magia ignora la catena lunga delle cause e degli effetti e soprattutto non si preoccupa di stabilire provando e riprovando se ci sia un rapporto replicabile fra causa ed effetto. […] Il desiderio della simultaneità tra causa ed effetto si è trasferito alla tecnologia, che sembra la figlia naturale della scienza. (Scienza, tecnologia e magia: p. 105)
  • La mentalità magica vede solo un processo, il cortocircuito sempre trionfante tra la causa presunta e l'effetto sperato. (Scienza, tecnologia e magia: p. 107)
  • Appellarsi invece al popolo significa costruire un figmento: siccome il popolo in quanto tale non esiste, il populista è colui che si crea una immagine virtuale della volontà popolare. (Sul populismo mediatico: p. 125)
  • Quando il terrorismo perde, non solo non fa la rivoluzione ma agisce come elemento di conservazione, ovvero di rallentamento dei processi di cambiamento. (Ritorno agli anni settanta: p. 207)
  • La scuola deve insegnare ad analizzare e discutere i parametri su cui si reggono le nostre affermazioni passionali. (Guerre sante, passione e ragione: p. 221)
  • Tutti aspiriamo al meglio ma abbiamo imparato che talora il meglio è nemico del bene, e dunque negoziando si deve scegliere il meno peggio. (Negoziare in una società multietnica: p. 230)
  • Ogni cultura assimila elementi di culture vicine o lontane, ma poi si caratterizza per il modo in cui li fa propri. (Le radici dell'Europa: p. 246)

[Umberto Eco, A passo di gambero. Guerre calde e populismo mediatico, Bompiani, Milano 2006. ISBN 8845256200]

Il nome della rosa

Incipit

In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l'unico immodificabile evento di cui si possa asserire l'incontrovertibile verità. Ma videmus nunc per speculum et in aenigmate e la verità, prima che faccia a faccia, si manifesta a tratti (ahi, quanto illeggibili) nell'errore del mondo, così che dobbiamo compitarne i fedeli segnacoli, anche là dove ci appaiono oscuri e quasi intessuti di una volontà del tutto intesa al male.
Giunto al finire della mia vita di peccatore, mentre canuto senesco come il mondo, nell'attesa di perdermi nell'abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta, partecipando della luce inconversevole delle intelligenze angeliche, trattenuto ormai col mio corpo greve e malato in questa cella del caro monastero di Melk, mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui in gioventù mi accadde di assistere, ripetendo verbatim quanto vidi e udii, senza azzardarmi a trarne un disegno, come a lasciare a coloro che verranno (se l'Anticristo non li precederà) segni di segni, perché su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione.

Citazioni

  • Come dice Boezio, nulla è più fugace della forma esteriore, che appassisce e muta come i fiori di campo all'apparire dell'autunno; e che senso avrebbe dire dell'abate Abbone che ebbe l'occhio severo e le guance pallide quando ormai lui e coloro che lo attorniavano sono polvere e della polvere il loro corpo ha ormai il grigiore mortifero? Solo l'animo, lo voglia Iddio, risplende di una luce che non si spegnerà mai. (Prologo)
  • Tale è la forza del vero che, come il bene, è diffusivo di sé. (Primo giorno, Prima)
  • La bellezza del cosmo è data non solo dalla unità nella varietà, ma anche dalla varietà nell'unità. (Primo giorno, Prima)
  • Se mai fossi saggio, lo sarei perché so essere severo. (Abate: Primo giorno, Terza)
  • Se un pastore falla deve essere isolato dagli altri pastori, ma guai se le pecore cominciassero a diffidare dei pastori. (Abate: Primo giorno, Terza)
  • Non tutte le verità sono per tutte le orecchie, non tutte le menzogne possono essere riconosciute come tali da un animo pio, e i monaci, infine, stanno nello scriptorium per porre capo a un'opera precisa, per la quale debbono leggere certi e non altri volumi, e non per seguire ogni dissennata curiosità che li colga, vuoi per debolezza della mente, vuoi per superbia, vuoi per suggestione diabolica. [L'Abate a Guglielmo] (Primo giorno, Terza)
  • Sì, c'è una lussuria del dolore, come c'è una lussuria dell'adorazione e persino una lussuria dell'umiltà. Se bastò così poco agli angeli ribelli per mutare il loro ardore d'adorazione e umiltà in ardore di superbia e di rivolta, cosa dire di un essere umano? E fu per questo che rinunciai a quella attività [di inquisitore]. Mi mancò il coraggio di inquisire sulle debolezze dei malvagi, perché scoprii che sono le stesse debolezze dei santi. (Guglielmo: Primo giorno, Sesta)
  • Quando entra in gioco il possesso delle cose terrene, è difficile che gli uomini ragionino secondo giustizia. (Primo giorno, Sesta)
  • Sono solo gli uomini piccoli che sembrano normali. Ubertino avrebbe potuto diventare uno degli eretici che ha contribuito a fare bruciare, o un cardinale di santa romana chiesa. È andato vicinissimo a entrambe le perversioni. Quando parlo con Ubertino ho l'impressione che l'inferno sia il paradiso guardato dall'altra parte. (Guglielmo: Primo giorno, Verso nona)
  • Perché tre cose concorrono a creare la bellezza: anzitutto l'integrità o perfezione, e per questo reputiamo brutte le cose incomplete; poi la debita proporzione ovvero la consonanza; e infine la clarità e la luce, e infatti chiamiamo belle le cose di colore nitido. E siccome la visione del bello comporta la pace, e per il nostro appetito è la stessa cosa acquetarsi nella pace, nel bene o nel bello, mi sentii pervaso di grande consolazione e pensai quanto dovesse essere piacevole lavorare in quel luogo [lo scriptorium]. (Primo giorno, Dopo Nona)
  • È sempre meglio che chi ci incute paura abbia più paura di noi. (Adso riprendendo un'osservazione di Guglielmo: Secondo giorno, Compieta)
  • Quando i veri nemici sono troppo forti, bisogna pur scegliere dei nemici più deboli. Riflettei che per questo i semplici son detti tali. Solo i potenti sanno sempre con grande chiarezza chi siano i loro nemici veri. (Terzo giorno, Sesta)
  • Tutte le eresie sono bandiera di una realtà dell'esclusione. Gratta l'eresia, troverai il lebbroso. Ogni battaglia contro l'eresia vuole solamente questo: che il lebbroso rimanga tale. Quanto ai lebbrosi cosa vuoi chiedere loro? Che distinguano nel dogma trinitario o nella definizione dell'eucarestia quanto è giusto e quanto è sbagliato? Suvvia Adso, questi sono giochi per noi uomini di dottrina. I semplici hanno altri problemi. E bada, li risolvono tutti nel modo sbagliato. Per questo diventano eretici. (Terzo giorno, Nona)
  • Pensa un fiume, denso e maestoso, che corre per miglia e miglia entro argini robusti, e tu sai dove sia il fiume, dove l'argine, dove la terra ferma. A un certo punto il fiume, per stanchezza, perché ha corso per troppo tempo e troppo spazio, perché si avvicina il mare, che annulla in sé tutti i fiumi, non sa più cosa sia. Diventa il proprio delta. Rimane forse un ramo moggiore, ma molti se ne diramano, in ogni direzione, e alcuni riconfluiscono gli uni negli altri, e non sai più cosa sia origine di cosa, e talora non sai cosa sia fiume ancora, e cosa già mare... [Guglielmo, riferendosi alle forme di eresia presenti nel '300] (Terzo giorno, Nona)
  • Nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui. (Terzo giorno, Dopo compieta)
  • Scoprii che più amara della morte è la donna, che è come il laccio dei cacciatori, il suo cuore è come una rete, le sue mani funi. (Terzo giorno, Notte)
  • Avevo sempre creduto che la logica fosse un'arma universale e mi accorgevo ora di come la sua validità dipendesse dal modo in cui la si usava. D'altra parte, frequentando il mio maestro mi ero reso conto, e sempre più me ne resi conto nei giorni che seguirono, che la logica poteva servire a molto a condizione di entrarci dentro e poi di uscirne. (Quarto giorno, Laudi)
  • Vidi la pecora, che "ovis" è detta "ab oblatione" perché serviva sin dai primi tempi ai riti sacrificali [...] E le greggi erano sorvegliate dai cani, così chiamati da "canor" a causa del loro latrato. [...] E coi buoi uscivano in quel momento dalle stalle i vitellini che, femmine e maschi, traggono il loro nome dalla parola "viriditas" o anche da "virgo", perché‚ a quella età, essi sono ancora freschi, giovani e casti, e male avevo fatto e facevo, mi dissi, a vedere nelle loro movenze graziose una immagine della fanciulla non casta. (Quarto giorno, Terza)
  • Ebbi l'impressione che Guglielmo non fosse affatto interessato alla verità, che altro non è che l'adeguazione fra la cosa e l'intelletto. Egli invece si divertiva a immaginare quanti più possibili fosse possibile. (Quarto giorno, Vespri)
  • Per non apparire sciocco dopo, rinuncio ad apparire astuto ora. Lasciami pensare sino a domani, almeno. (Guglielmo: Quarto giorno, Vespri)
  • “Ma allora,” ardii commentare, “siete ancora lontano dalla soluzione...”

“Ci sono vicinissimo,” disse Guglielmo, “ma non so a quale.” “Quindi non avete una sola risposta alle vostre domande?” “Adso, se l’avessi insegnerei teologia a Parigi. “A Parigi hanno sempre la risposta vera?” “Mai,” disse Guglielmo, “ma sono molto sicuri dei loro errori.” “E voi,” dissi con infantile impertinenza, “non commettete errori?” “Spesso,” rispose. “Ma invece di concepirne uno solo ne immagino molti, così non divento schiavo di nessuno.” (Quarto giorno, Vespri)

  • I libri non sono fatti per crederci, ma per essere sottoposti a indagine. Di fronte a un libro non dobbiamo chiederci cosa dica ma cosa vuole dire. (Guglielmo: Quarto giorno, Dopo compieta)
  • Non sempre un'impronta ha la stessa forma del corpo che l'ha impressa e non sempre nasce dalla pressione di un corpo.Talora riproduce l'impressione che un corpo ha lasciato nella nostra mente, è impronta di una idea. L'idea è segno delle cose, e l'immagine è segno dell'idea, segno di un segno. Ma dall'immagine ricostruisco, se non il corpo, l'idea che altri ne aveva. (Guglielmo: Quarto giorno, Dopo compieta)
  • Se la guardi perché è bella, e ne sei turbato (ma so che sei turbato, perché il peccato di cui la si sospetta te la rende ancora più affascinante), se la guardi e provi desiderio, perciostesso essa è una strega. Sta' in guardia, figlio mio... La bellezza del corpo si limita alla pelle. Se gli uomini vedessero quello che è sotto la pelle, così come accade con la lince di Beozia, rabbrividirebbero alla visione della donna. Tutta quella grazia consiste di mucosità e di sangue, di umori e di bile. Se si pensa a ciò che si nasconde nelle narici, nella gola e nel ventre, non si troverà che lordume. E se ti ripugna toccare il muco o lo sterco con la punta del dito, come mai potremmo desiderare di abbracciare il sacco stesso che contiene lo sterco? (Ubertino, a Adso: Quarto giorno, Notte)
  • Dio condusse all'uomo tutti gli animali per vedere come li avrebbe chiamati, e in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ciascun essere vivente, quello doveva essere il suo nome. E benché certamente il primo uomo fosse stato così accorto da chiamare, nella sua lingua edenica, ogni cosa e animale secondo la sua natura, ciò non toglie che egli non esercitasse una sorta di diritto sovrano nell'immaginare il nome che a suo giudizio meglio corrispondesse a quella natura. Perché infatti è ormai noto che diversi sono i nomi che gli uomini impongono per designare i concetti, e uguali per tutti sono solo i concetti, segni delle cose. Così che certamente viene la parola "nomen" da "nomos", ovvero legge, dato che appunto i "nomina" vengono dati dagli uomini "ad placitum", e cioè per libera e collettiva convenzione. (Guglielmo: Quinto giorno, Terza)
  • Il cellario non rispose, ma il suo silenzio era abbastanza eloquente. (Quinto giorno, Nona)
  • La giustizia non è mossa dalla fretta, come credevano gli pseudoapostoli, e quella di Dio ha secoli a disposizione. Si proceda piano, e per gradi [nella tortura]. E soprattutto, ricordate quanto è stato detto ripetutamente: che si evitino le mutilazioni e il pericolo di morte. Una delle provvidenze che questo procedimento riconosce all'empio, è proprio che la morte venga assaporata, e attesa, ma non venga prima che la confessione sia stata piena, e volontaria, e purificatrice. (Bernardo Gui: Quinto giorno, Nona)
  • I folli e i bambini dicono sempre la verità, Adso. Sarà perché‚ come consigliere imperiale, il mio amico Marsilio è più bravo di me, ma come inquisitore sono più bravo io. Persino più bravo di Bernardo Gui, Dio mi perdoni. Perché a Bernardo non interessa scoprire i colpevoli, bensì bruciare gli imputati. E io invece trovo il diletto più gaudioso nel dipanare una bella e intricata matassa. E sarà ancora perché‚ in un momento in cui, come filosofo, dubito che il mondo abbia un ordine, mi consola scoprire, se non un ordine, almeno una serie di connessioni in piccole porzioni degli affari del mondo. (Guglielmo: Quinto giorno, Vespri)
  • Il bene di un libro sta nell'essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose. Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto. Questa biblioteca è nata forse per salvare i libri che contiene, ma ora vive per seppellirli. Per questo è diventata fomite di empietà. (Guglielmo: Quinto giorno, Vespri)
  • L'amore vero vuole il bene dell'amato. (Guglielmo: Quinto giorno, Vespri)
  • Dell'unico amore terreno della mia vita, non sapevo, e non seppi mai, il nome. (Quinto giorno, Compieta)
  • «E tu non t'incantare troppo su queste teche. Di frammenti della croce ne ho visti molti altri, in altre chiese. Se tutti fossero autentici, Nostro Signore non sarebbe stato suppliziato su due assi incorciate, ma su di una intera foresta.»
    «Maestro!» dissi scandalizzato.
    «È così Adso. E ci sono dei tesori ancora più ricchi. Tempo fa, nella cattedrale di Colonia vidi il cranio di Giovanni Battista all'età di dodici anni.»
    «Davvero?» esclamai ammirato. Poi, colto da un dubbio: «Ma il Battista fu ucciso in età più avanzata!»
    «L'altro cranio dev'essere in un altro tesoro» disse Guglielmo con viso serio. (Sesto giorno, Prima)
  • «Aveva un altro senso, come tutti i sogni, e le visioni. Va letto allegoricamente o anagogicamente...»
    «Come le scritture!?»
    «Un sogno è una scrittura, e molte scritture non sono altro che sogni.» (Guglielmo a Adso: Sesto giorno, Dopo terza)
  • Disse un filosofo greco (che il tuo Aristotele qui cita, complice e immonda auctoritas) che si deve smantellare la serietà degli avversari con il riso, e il riso avversare con la serietà. La prudenza dei nostri padri ha fatto la sua scelta: se il riso è il diletto della plebe, la licenza della plebe venga tenuta a freno e umiliata, e intimorita con la severità. E la plebe non ha armi per affinare il suo riso sino a farlo diventare strumento contro la serietà dei pastori che devono condurla alla vita eterna e sottrarla alle seduzioni del ventre, delle pudenda, del cibo, dei suoi sordidi desideri. Ma se qualcuno un giorno, agitando le parole del Filosofo, e quindi parlando da filosofo, portasse l'arte del riso a condizione di arma sottile, se alla retorica della convinzione si sostituisse la retorica dell'irrisione, se alla topica della paziente e salvifica costruzione delle immagini della redenzione si sostituisse la topica dell'impaziente decostruzione e dello stravolgimento di tutte le immagini più sante e venerabili — oh, quel giorno anche tu e tutta la tua sapienza, Guglielmo, ne sareste travolti! (Jorge: Settimo giorno, Notte I)
  • «Tu sei il diavolo» disse allora Guglielmo.
    Jorge parve non capire. Se fosse stato veggente direi che avrebbe fissato il suo interlocutore con sguardo attonito. «Io?» disse.
    «Sì, ti hanno mentito. Il diavolo non è il principe della materia, il diavolo è l'arroganza dello spirito, la fede senza sorriso, la verità che non viene mai presa dal dubbio. Il diavolo è cupo perché sa dove va, e andando va sempre da dove è venuto. Tu sei il diavolo e come il diavolo vivi nelle tenebre.» (Settimo giorno, Notte I)
  • Jorge, dico. In quel viso devastato dall'odio per la filosofia, ho visto per la prima volta il ritratto dell'Anticristo, che non viene dalla tribù di Giuda come vogliono i suoi annunciatori, né da un paese lontano. L'Anticristo può nascere dalla stessa pietà, all'eccessivo amor di Dio o della verità, come l'eretico nasce dal santo e l'indemoniato dal veggente. Temi, Adso, i profeti e coloro disposti a morire per la verità, ché di solito fan morire moltissimo con loro, spesso prima di loro, talvolta al posto loro. Jorge ha compiuto un'opera diabolica perché amava in modo così lubrico la sua verità da osare tutto pur di distruggere la menzogna. Jorge temeva il secondo libro di Aristotele perché esso forse insegnava davvero a deformare il volto di ogni verità, affinché non diventassimo schiavi dei nostri fantasmi. Forse il compito di chi ama gli uomini e di far ridere della verità, fare ridere la verità, perché l'unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità. (Settimo giorno, Notte II)
  • «Dove sta tutta la mia saggezza? Mi sono comportato da ostinato, inseguendo una parvenza di ordine, quando dovevo sapere bene che non vi è un ordine nell'universo.»
    «Ma immaginando degli ordini errati avete pur trovato qualcosa...»
    «Hai detto una cosa molto bella, Adso, ti ringrazio. L'ordine che la nostra mente immagina è come una rete, o una scala, che si costruisce per raggiungere qualcosa. Ma dopo si deve gettare la scala, perché si scopre che, se pure serviva, era priva di senso.» (Settimo giorno, Notte II)
  • Un romanzo [...] è una macchina per generare interpretazioni.


Collabora a Wikiquote (LA) Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus. Collabora a Wikiquote (IT) L'antica rosa rimane nel nome, noi possediamo soltanto nudi nomi.
(Explicit)

[Umberto Eco, Il nome della rosa, Bompiani, Milano 1984]

Il pendolo di Foucault

Incipit

Fu allora che vidi il Pendolo.
La sfera, mobile all'estremità di un lungo filo fissato alla volta del coro, descriveva le sue ampie oscillazioni con isocrona maestà.
Io sapevo – ma chiunque avrebbe dovuto avvertire nell'incanto di quel placido respiro – che il periodo era regolato dal rapporto tra la radice quadrata della lunghezza del filo e quel numero π che, irrazionale alle menti sublunari, per divina ragione lega necessariamente la circonferenza al diametro di tutti i cerchi possibili – così che il tempo di quel vagare della sfera dall'uno all'altro polo era effetto di un'arcana cospirazione tra le più intemporali delle misure, l'unità del punto di sospensione, la dualità di una astratta dimensione, la natura ternaria di π, il tetragono segreto della radice, la perfezione del cerchio.

Citazioni

  • Come non cadere in ginocchio davanti l'altare della certezza.
  • Quella volta Belbo aveva perso il controllo. Almeno, come poteva perdere il controllo lui. Aveva atteso che Agliè fosse uscito e aveva detto tra i denti: «Ma gavte la nata.»
    Lorenza, che stava ancora facendo gesti complici di allegrezza, gli aveva chiesto che cosa volesse dire.
    «È torinese. Significa levati il tappo, ovvero, se preferisci, voglia ella levarsi il tappo. In presenza di persona altezzosa e impettita, la si suppone enfiata dalla propria immodestia, e parimenti si suppone che tale smodata autoconsiderazione tenga in vita il corpo dilatato solo in virtù di un tappo che, infilato nello sfintere, impedisca che tutta quella aerostatica dignità si dissolva, talché, invitando il soggetto a togliersi esso turacciolo, lo si condanna a perseguire il proprio irreversibile afflosciamento, non di rado accompagnato da sibilo acutissimo e riduzione del superstite involucro esterno a povera cosa, scarna immagine ed esangue fantasma della prisca maestà.»
  • Si nasce sempre sotto il segno sbagliato e stare al mondo in modo dignitoso vuol dire correggere giorno per giorno il proprio oroscopo. Credo che si diventi quel che nostro padre ci ha insegnato nei tempi morti, mentre non si preoccupava di educarci. Ci si forma su scarti di saggezza. (cap. 7)
  • Si possono dire le cose sbagliate, basta che le ragioni siano giuste.
  • Appartengo ad una generazione perduta, e mi ritrovo soltanto quando assisto in compagnia alla solitudine dei miei simili.
  • Si può essere ossessionati dal rimorso tutta la vita, non per aver scelto l'errore, di cui almeno ci si può pentire, ma per essersi trovati nell'impossibilità di provare a sé stessi che non si sarebbe scelto l'errore.
  • L'umanità non sopporta il pensiero che il mondo sia nato per caso, per sbaglio, solo perché quattro atomi scriteriati si sono tamponati sull'autostrada bagnata. E allora occorre trovare un complotto cosmico, Dio, gli angeli o i diavoli.
  • Dio è così infinitamente potente da permettersi di essere buono.
  • La creazione, anche se produce l'errore, si dà sempre per amore di qualcuno che non siamo noi.
  • Ormai mi muovevo come un uomo braccato dall'orologio e dall'orrido avanzare del numero.

[Umberto Eco, Il pendolo di Foucault, Bompiani, Milano 1988]

L'isola del giorno prima

Incipit

"Eppure m'inorgoglisco della mia umiliazione, e poiché a tal privilegio son condannato, quasi godo di un'aborrita salvezza: sono, credo, a memoria d'uomo, l'unico essere della nostra specie ad aver fatto naufragio su di una nave deserta."

Così, con impenitente concettosità, Roberto de la Grive, presumibilmente tra il luglio e l'agosto del 1643.
Da quanti giorni vagava sulle onde, legato a una tavola, a faccia in giù di giorno per non essere accecato dal sole, il collo innaturalmente teso per evitare di bere, riarso dal salmastro, certamente febbricitante? Le lettere non lo dicono e lasciano pensare a una eternità, ma si dev'essere trattato di due giorni al più, altrimenti non sarebbe sopravvissuto sotto la sferza di Febo (come immaginosamente lamenta) – lui così infermiccio quale si descrive, animale nottivago per naturale difetto.

Citazioni

  • Il vero è tanto più gradito quanto sia ispido di difficoltà, e più stimata è la rivelazione che assai ci sia costata.
  • L'assenza è all'amore come il vento al fuoco: spegne il piccolo, fa avvampare il grande.
  • La presenza sminuisce la fama, mentre la lontananza l'accresce: le qualità perdono lucentezza se si toccano troppo, mentre la fantasia giunge più lontano della vista.
  • La verità è una giovinetta tanto bella quanto pudica e perciò va sempre avvolta nel suo mantello.
  • La prima qualità di un onest'uomo è il disprezzo della religione, che ci vuole timorosi della cosa più naturale del mondo, che è la morte, odiatori dell'unica cosa bella che il destino ci ha dato, che è la vita, e aspiranti a un cielo dove di eterna beatitudine vivono solo i pianeti, che non godono né di premi né di condanne, ma del loro moto eterno, nelle braccia del vuoto. Siate forte come i saggi dell'antica Grecia e guardate alla morte con occhio fermo e senza paura.

[Umberto Eco, L'isola del giorno prima, Bompiani, Milano 1994]

La misteriosa fiamma della regina Loana

Incipit

«E lei come si chiama?»
«Aspetti, ce l'ho sulla punta della lingua.»

Tutto è cominciato così.
Mi ero come risvegliato da un lungo sonno, e però ero ancora sospeso in un grigio lattiginoso. Oppure, non ero sveglio ma stavo sognando. Era uno strano sogno, privo di immagini, popolato di suoni. Come se non vedessi, ma udissi voci che mi raccontavano che cosa dovessi vedere. E mi raccontavano che non vedevo ancora nulla, salvo un fumigare lungo i canali, dove il paesaggio si dissolveva. Bruges, mi ero detto, ero a Bruges, ero mai stato a Bruges la morta?

Citazioni

  • «Scrivevo?»
    «Niente di tuo. Sono un genio sterile, dicevi, a questo mondo o si legge o si scrive, gli scrittori scrivono per disprezzo verso i colleghi, per avere ogni tanto qualche cosa di buono da leggere.»

[Umberto Eco, La misteriosa fiamma della regina Loana, Bompiani, Milano 2004]

Trattato di semiotica generale

  • La semiotica ha a che fare con qualsiasi cosa possa essere ASSUNTA come segno. È segno ogni cosa che possa essere assunto come un sostituto significante di qualcosa d'altro. Questo qualcosa d'altro non deve necessariamente esistere, né deve sussistere di fatto nel momento in cui il segno sta in luogo di esso. In tal senso la semiotica, in principio, è la disciplina che studia tutto ciò che può essere usato per mentire. (p. 17)
  • Non ci sono regole oggettive di trasformazione da ideologia a ideologia. La sconnessione dello spazio semantico permette solo di vedere come diversi angoli visuali producono diverse organizzazioni semantiche. Non esiste teoria semiotica delle ideologie capace di verificarne la validità o di permetterne il miglioramento. C'è solo una tecnica di analisi semiotica che permette di mettere in crisi una ideologia mostrandone la relatività rispetto a un'altra opposta. La scelta del punto di vista non riguarda la semiotica. La semiotica aiuta ad analizzare le diverse scelte, ma non aiuta a scegliere. (p. 368)

[Umberto Eco, Trattato di semiotica generale, Bompiani, 1975.]

Incipit di alcune opere

Apocalittici e integrati

È profondamente ingiusto sussumere degli atteggiamenti umani – in tutta la loro varietà, in tutte le loro sfumature – sotto due concetti generici e polemici come quelli di "apocalittico" e "integrato". Certe cose si fanno perché la titolazione di un libro ha le sue esigenze (si tratta, lo vedremo, di industria culturale, ma cercheremo appunto di dire come questo termine vada assunto in una accezione il più possibile decongestionata); e si fanno anche perché, se si vuole impostare un discorso introduttivo ai saggi che seguiranno, occorrerà fatalmente identificare alcune linee metodologiche generali: e per definire ciò che non si vorrebbe fare, risulta comodo tipicizzare all'estremo una serie di scelte culturali, che naturalmente andrebbero analizzate in concreto e con maggiore serenità. Ma questo è compito dei vari saggi e non di una introduzione.

[Umberto Eco, Apocalittici e integrati, Bompiani, Milano 1964]

Segno

Supponiamo che il signor Sigma, durante un soggiorno a Parigi, cominci ad avvertire dei disturbi alla "pancia". Ho usato un termine generico perché il signor Sigma ha ancora una sensazione confusa. Ora fa mente locale e cerca di definire il disturbo: bruciori di stomaco? spasimi? dolori viscerali? Egli cerca di dare un nome a stimoli imprecisi: dando loro un nome li culturalizza, cioè riassume quello che era un fenomeno naturale sotto precise rubriche "codificate", cerca quindi di dare a una sua esperienza personale una qualifica che la renda simile ad altre esperienze già nominate nei libri di medicina o negli articoli di giornale.

[Umberto Eco, Segno, Isedi, Milano 1973]

Baudolino

Ratispone Anno Dommini Domini mense decembri mclv kronica Baudolini cognomento de Aulario
io Baudolino di Galiaudo de li Aulari con na testa ke somilia un lione alleluja sieno rese Gratie al siniore ke mi perdoni
a yo face habeo facto il rubamento più grande de la mia vita cio è preso da uno scrinio del vescovo Oto molti folii ke forse sono cose de la kancel cancelleria imperiale et li o gratati quasi tutti meno ke dove non veniva via et adesso o tanto Pergamino per schriverci quel ke volio cioè la mia chronica anca se non la so scrivere in latino
se poi scoprono ke i folii non ci sono più ki sa ke cafarnaum viene fuori et pensano ke magari è una Spia dei vescovi romani ke voliono male all'imperatore federico
ma forse non li importa a nessuno in chancelleria schrivono tutto anca quando non serve et ki li trova [questi folii] se li infila nel büs del kü non se ne fa negott

[Umberto Eco, Baudolino, Bompiani, Milano 2000]

Note

  1. Commentando le richieste di chiarimenti per una traduzione in cinese di una raccolta di bustine, fra cui alcune su certi riferimenti a vari film di Totò.

Bibliografia

  • Norberto Bobbio, Umberto Cerroni, Umberto Eco, Italo Mancini, Paolo Rossi, Emanuele Severino, Gianni Vattimo, Che cosa fanno oggi i filosofi?, Bompiani, Milano 1982.
  • Umberto Eco, Diario minimo, Mondadori, Milano 2001.
  • Umberto Eco, De bibliotheca, Biblioteca Comunale di Milano, 1981.
  • Adriana Sartogo, Le donne al muro: l'immagine femminile nel manifesto politico italiano, 1945-1977, con interventi di Umberto Eco, Luciana Castellina, didascalie e grafica di Pasquale Prunas, Savelli, Roma, 1977.

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