Pëtr Il'ič Čajkovskij: differenze tra le versioni

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*Il comporre perde totalmente il carattere di [[lavoro]], diventa pura beatitudine. {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}}
*Il comporre perde totalmente il carattere di [[lavoro]], diventa pura beatitudine. {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}}
*La natura mi ha dotato di un talento musicale nel quale credo, del quale non dubito, di cui vado orgoglioso, anche soltanto perché la mia musica reca conforto e piacere a persone come Voi. {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}}
*La natura mi ha dotato di un talento musicale nel quale credo, del quale non dubito, di cui vado orgoglioso, anche soltanto perché la mia musica reca conforto e piacere a persone come Voi. {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}}
*Lasciate che vi dica, cara amica, che non ho esitazioni: preferisco ''Le Roi de Lahore''. So che [[Jules Massenet|Massenet]] non le interessa molto, e io stesso finora non mi sono sentito molto portato verso di lui. Nondimeno la sua opera mi ha attirato per la sua rara bellezza formale, la sua semplicità, la freschezza delle idee e dello stile, come pure per la sua ricchezza di melodie e la distinzione dell'armonia. L'opera di [[Karl Goldmark|Goldmark]] non mi piace altrettanto... I compositori tedeschi di oggi scrivono tutti in maniera laboriosa, hanno pretese di profondità di pensiero, e cercano di espiare la loro straordinaria povertà di invenzione esagerando nei colori. Prenda il duetto del secondo atto. Com'è poco vocale! Quanta poca libertà lascia ai cantanti! Che melodie insipide! Il duetto d'amore di Massenet per contro è molto più semplice, ma mille volte più fresco, più bello, più melodioso... (citato in Gianni Altavilla, ''Gli anni di Massenet'', prefazione a ''Don Quichotte'', a cura di Gianni Altavilla, Stagione Lirica 1985-86, E. A. Teatro San Carlo, Napoli, 1985, pp. 13 e 17)
*Lasciate che vi dica, cara amica, che non ho esitazioni: preferisco ''Le Roi de Lahore''. So che [[Jules Massenet|Massenet]] non le interessa molto, e io stesso finora non mi sono sentito molto portato verso di lui. Nondimeno la sua opera mi ha attirato per la sua rara bellezza formale, la sua semplicità, la freschezza delle idee e dello stile, come pure per la sua ricchezza di melodie e la distinzione dell'armonia. L'opera di [[Karl Goldmark|Goldmark]] non mi piace altrettanto... I compositori tedeschi di oggi scrivono tutti in maniera laboriosa, hanno pretese di profondità di pensiero, e cercano di espiare la loro straordinaria povertà di invenzione esagerando nei colori. Prenda il duetto del secondo atto. Com'è poco vocale! Quanta poca libertà lascia ai cantanti! Che melodie insipide! Il duetto d'amore di Massenet per contro è molto più semplice, ma mille volte più fresco, più bello, più melodioso... (citato in ''Gli anni di Massenet'', prefazione a ''Don Quichotte'', a cura di Gianni Altavilla, Stagione Lirica 1985-86, E. A. Teatro San Carlo, Napoli, 1985, pp. 13 e 17)
*Rimpiangendo il passato e sperando nel futuro senza mai essere soddisfatto del presente: così ho trascorso la mia [[vita]]. (da una lettera al fratello Anatole)
*Rimpiangendo il passato e sperando nel futuro senza mai essere soddisfatto del presente: così ho trascorso la mia [[vita]]. (da una lettera al fratello Anatole)



Versione delle 13:38, 1 apr 2008

Pëtr Il'ič Čajkovskij (1840 – 1893), compositore russo.

  • Il comporre perde totalmente il carattere di lavoro, diventa pura beatitudine.  Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie. citazione necessaria
  • La natura mi ha dotato di un talento musicale nel quale credo, del quale non dubito, di cui vado orgoglioso, anche soltanto perché la mia musica reca conforto e piacere a persone come Voi.  Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie. citazione necessaria
  • Lasciate che vi dica, cara amica, che non ho esitazioni: preferisco Le Roi de Lahore. So che Massenet non le interessa molto, e io stesso finora non mi sono sentito molto portato verso di lui. Nondimeno la sua opera mi ha attirato per la sua rara bellezza formale, la sua semplicità, la freschezza delle idee e dello stile, come pure per la sua ricchezza di melodie e la distinzione dell'armonia. L'opera di Goldmark non mi piace altrettanto... I compositori tedeschi di oggi scrivono tutti in maniera laboriosa, hanno pretese di profondità di pensiero, e cercano di espiare la loro straordinaria povertà di invenzione esagerando nei colori. Prenda il duetto del secondo atto. Com'è poco vocale! Quanta poca libertà lascia ai cantanti! Che melodie insipide! Il duetto d'amore di Massenet per contro è molto più semplice, ma mille volte più fresco, più bello, più melodioso... (citato in Gli anni di Massenet, prefazione a Don Quichotte, a cura di Gianni Altavilla, Stagione Lirica 1985-86, E. A. Teatro San Carlo, Napoli, 1985, pp. 13 e 17)
  • Rimpiangendo il passato e sperando nel futuro senza mai essere soddisfatto del presente: così ho trascorso la mia vita. (da una lettera al fratello Anatole)

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