Arno Schmidt: differenze tra le versioni

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Arno Otto Schmidt (1914 – 1979), scrittore tedesco.

Dalla vita di un fauno

  • Non c'è proprio alcun dialogo tra le generazioni! I miei bambini sono degli estranei; come lo furono sempre i miei genitori. È per questo che nelle biografie i parenti sono sempre meno importanti degli amori o degli amici. Noi stiamo gli uni intorno agli altri come camerieri. (p. 18)
  • Com'è terribilmente ignorante e dunque facile da ingannare «il popolo»!: quando ascolto 'na tirata del Führer faccio di riflesso un paragone con Agamennone, Pericle, Alessandro, Cicerone, Cesare, fino a Cromwell, Napoleone, guerre di liberazione. «Non sono dalla parte di nessuno» – ma che tipo era questo! – e me la rido delle tonanti ciarlatanerie. Mentre «il popolo» pensa che mai e in nessun luogo ci sia già stata una cosa del genere, e non conoscono il seguito: invece di riconoscersi nei turlupinati dei millenni trascorsi, e prendere a pedate nel sedere gli imbonitori in questione! – Ma in fondo l'ignoranza è una propria colpa, e da non compiangere affatto. (p. 29)
  • Le cose in cui ho più fiducia sono le bellezze naturali. Poi i libri; poi arrosto con crauti. Tutto il resto cambia e fa giochi di prestigio. (p. 33)
  • La "grande" storia non è niente: fredda, impersonale, implausibile, sommaria (falsa per giunta): io voglio solo le "antichità private": lì c'è vita e segreto. (p. 48)
  • La cecità ai colori è rara; la cecità artistica è la regola (ma devo forse considerarmi per questo degenrato o nel torto?!). Era già un adagio sànscrito che la maggior parte degli uomini dà segni di vita solo quando viene colpita con un pugno nell'occhio!: dunque dipingi pittore, scrivi poeta, con il pugno! (Perché devono pur essere svegliati in qualche modo gli omuncoli dietro il palo confinario: di ciò làsciati anche apostrofare «bruto» dai pavidi; «incendiario» dai vigili del fuoco; «scassinatore» dai dormienti: dovrebbero ringraziare ciascuno il proprio dio per il risveglio alfine arrivato!). (p. 70)
  • Nulla di più orrendo e lamentevole: di due popoli che si scagliano l'uno contro l'altro a bandiera spiegata. (L'uomo, «l'animale che grida urrà»; come definizione). (p. 81)
  • Se solo risalissimo al Medioevo, quando ogni soldato era ritenuto "disonesto", pressapoco – e a ragione: il «nemico» non gli ha mai fatto nulla! Come 'na specie di boia, e ogni cittadino rispettabile si allontanava da lui. (p. 86)
  • Dei nuovi poeti: è così raro che un uomo afferri se all'orizzonte sia una finestra d'ufficio a brillare, o se lì stia per sorgere un grande corpo celeste. (E quando quest'ultimo poi orbita in alto, essi riposano nelle loro alcove coperte, e rantolano, e sognano dei grassi zamponi delle segretarie; o che non hanno superato gli esami di maturità): per chi scrivono di fatto i poeti? Per l'unico loro simile su centomila? (Perché anche quei pochi su diecimila, che potrebbero semmai essere interessati, i contemporanei non li scoprono affatto, e sono fermi nel migliore dei casi a Stifter). – Noo!: io scrittore mai! (E il "kitsch nazionalistico" è una pecora bianca: il nazionalismo è sempre kitsch!). (p. 92)

[Arno Schmidt, Dalla vita di un fauno (1953), traduzione di Domenico Pinto, Lavieri, 2006. ISBN 8889312092]

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