Alessandro Varaldo: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
===Citazioni===
*La piccola bionda era contessa com'era maritata: né quarti, né metà. Pure la si chiamava signora contessa. Nessuno spendeva per il titolo e la qualifica, l'uno e l'altra figli del tacito consenso: si davano così, gratuitamente, per sociale indolenza. (p. 11)
*La piccola bionda era contessa com'era maritata: né quarti, né metà. Pure la si chiamava signora contessa. Nessuno spendeva per il titolo e la qualifica, l'uno e l'altra figli del tacito consenso: si davano così, gratuitamente, per sociale indolenza. (p. 11)
*[...] lo spirito umano, che si dibatte nel finito, non fa che cercare l'infinito. E lo cerca in tutti i modi, a cominciare dalla fede, per finire nelle superstizioni. (p. 30)
*[...] lo [[spirito]] umano, che si dibatte nel finito, non fa che cercare l'infinito. E lo cerca in tutti i modi, a cominciare dalla fede, per finire nelle superstizioni. (p. 30)
*Le maníe hanno una loro morale particolare. Chi sdegnerebbe chinarsi per un biglietto da mille, non esiterebbe a rubare un libro raro, una moneta da collezione, un feticcio, e lo vedreste stupito dinanzi ad un'accusa di furto. (p. 39)
*Le maníe hanno una loro morale particolare. Chi sdegnerebbe chinarsi per un biglietto da mille, non esiterebbe a rubare un libro raro, una moneta da collezione, un feticcio, e lo vedreste stupito dinanzi ad un'accusa di furto. (p. 39)
*Un amuleto, secondo chi se n'intende, porta fortuna in qualunque congiuntura della vita: nel giuoco, cioè, come nell'amore, nella carriera, in borsa, nei commerci... (p. 40)
*Un amuleto, secondo chi se n'intende, porta fortuna in qualunque congiuntura della vita: nel giuoco, cioè, come nell'amore, nella carriera, in borsa, nei commerci... (p. 40)
*[...] perché dite che il numero non è poesia? Un grande poeta, che si chiamava [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], ha cantato il contrario, contando i piedi dell'esametro sulle morbide carni femminili. E se interrogate un musicista, vi dirà che non c'è armonia senza numeri. Forse è per questo che la maggior parte dei poeti e dei musicisti sanno fare così bene i loro conti. (p. 53)
*[...] perché dite che il numero non è poesia? Un grande poeta, che si chiamava [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], ha cantato il contrario, contando i piedi dell'esametro sulle morbide carni femminili. E se interrogate un musicista, vi dirà che non c'è armonia senza numeri. Forse è per questo che la maggior parte dei poeti e dei musicisti sanno fare così bene i loro conti. (p. 53)
*Chi non si china una volta per uso, si dovrà chinare più spesso per fatica. (p. 54)
*Chi non si china una volta per uso, si dovrà chinare più spesso per fatica. (p. 54)
*[[Gesù|Nostro Signore]] preceduto dall'apostolo Pietro si recava da una città all'altra della Galilea nel colmo dell'estate. Pietro urtò in un ferro da cavallo e rabbiosamente lo gettò dietro di sé. Nostro Signore invece si chinò e lo raccolse. Alla prima borgata lo vendette per alcuni spiccioli, coi quali comprò delle ciliege. Attraversarono poi un lembo di deserto. Imperava la canicola e Pietro sudava e soffriva la sete. Invece di precedere veniva a rimorchio. Ad un tratto vide nella sabbia una ciliegia che Nostro Signore aveva lasciato cadere: si chinò subito e la raccolse: ma non bastava per la sua sete e proseguì con gli occhi a terra con la speranza che il Maestro ne perdesse ancora. E Nostro Signore ne perdette, così che Pietro si chinò assai volte, finché s'ebbe questo ammonimento: «Pietro, se una volta, a tempo, senza disdegno, ti fossi chinato, non avresti dovuto curvarti poi con tanta frequenza per bisogno» (p. 54-55)
*Il fiore che sta chiuso alla rugiada, non si apre nemmeno al sole. (p. 85)
*Le vie della provvidenza sono davvero imperscrutabili. (p. 87)
*[...] mi piace di veder lavorare! È così che il lavoro diventa una consolazione. (p. 88)
*La [[società]], legiferando, finge di tutelar l'individuo ed invece tra le pieghe non pensa che a se stessa. (p. 94)
*La ''roulette'' è come la donna: non si può pretendere da lei che quanto può dare. (p. 105)
*[...] c'è un rito del fumo come c'è quello del tè. Le due cose di cielo - secondo i raffinati millenari cinesi - hanno bisogno, per riuscire, di tutta quanta l'attenzione di chi compie il rito, dal gesto delicato al più delicato ancora socchiudere delle labbra. Non si può compierlo parlando: lo si guasta o lo si dissipa, come rompe un'ala di vento la nuvola profumata. (p. 115)



==Bibliografia==
==Bibliografia==

Versione delle 22:41, 15 apr 2008

Alessandro Varaldo (1878 - 1953), scrittore, drammaturgo e poeta italiano.

Il chiodo rosso

Incipit

Dopo una giornata laboriosa Lamberto si concesse una serata di svago. Sapeva di trovar qualche amico, o almeno qualche conoscente al bar dell'Albergo Quirinale, e, poiché la solitudine gli pesava ormai da tempo, decise d'andarsi ad imbrancare alla ventura là dove sapeva che sarebbe stato accolto simpaticamente. Si vestì ed uscì. Faceva ancora freddo, ma la serata prometteva un bel sereno stellato. S'incamminò per il viale deserto ed asciutto, felice di poter fare quattro passi nel silenzio e respirare in libertà.

Citazioni

  • La piccola bionda era contessa com'era maritata: né quarti, né metà. Pure la si chiamava signora contessa. Nessuno spendeva per il titolo e la qualifica, l'uno e l'altra figli del tacito consenso: si davano così, gratuitamente, per sociale indolenza. (p. 11)
  • [...] lo spirito umano, che si dibatte nel finito, non fa che cercare l'infinito. E lo cerca in tutti i modi, a cominciare dalla fede, per finire nelle superstizioni. (p. 30)
  • Le maníe hanno una loro morale particolare. Chi sdegnerebbe chinarsi per un biglietto da mille, non esiterebbe a rubare un libro raro, una moneta da collezione, un feticcio, e lo vedreste stupito dinanzi ad un'accusa di furto. (p. 39)
  • Un amuleto, secondo chi se n'intende, porta fortuna in qualunque congiuntura della vita: nel giuoco, cioè, come nell'amore, nella carriera, in borsa, nei commerci... (p. 40)
  • [...] perché dite che il numero non è poesia? Un grande poeta, che si chiamava Goethe, ha cantato il contrario, contando i piedi dell'esametro sulle morbide carni femminili. E se interrogate un musicista, vi dirà che non c'è armonia senza numeri. Forse è per questo che la maggior parte dei poeti e dei musicisti sanno fare così bene i loro conti. (p. 53)
  • Chi non si china una volta per uso, si dovrà chinare più spesso per fatica. (p. 54)
  • Nostro Signore preceduto dall'apostolo Pietro si recava da una città all'altra della Galilea nel colmo dell'estate. Pietro urtò in un ferro da cavallo e rabbiosamente lo gettò dietro di sé. Nostro Signore invece si chinò e lo raccolse. Alla prima borgata lo vendette per alcuni spiccioli, coi quali comprò delle ciliege. Attraversarono poi un lembo di deserto. Imperava la canicola e Pietro sudava e soffriva la sete. Invece di precedere veniva a rimorchio. Ad un tratto vide nella sabbia una ciliegia che Nostro Signore aveva lasciato cadere: si chinò subito e la raccolse: ma non bastava per la sua sete e proseguì con gli occhi a terra con la speranza che il Maestro ne perdesse ancora. E Nostro Signore ne perdette, così che Pietro si chinò assai volte, finché s'ebbe questo ammonimento: «Pietro, se una volta, a tempo, senza disdegno, ti fossi chinato, non avresti dovuto curvarti poi con tanta frequenza per bisogno» (p. 54-55)
  • Il fiore che sta chiuso alla rugiada, non si apre nemmeno al sole. (p. 85)
  • Le vie della provvidenza sono davvero imperscrutabili. (p. 87)
  • [...] mi piace di veder lavorare! È così che il lavoro diventa una consolazione. (p. 88)
  • La società, legiferando, finge di tutelar l'individuo ed invece tra le pieghe non pensa che a se stessa. (p. 94)
  • La roulette è come la donna: non si può pretendere da lei che quanto può dare. (p. 105)
  • [...] c'è un rito del fumo come c'è quello del tè. Le due cose di cielo - secondo i raffinati millenari cinesi - hanno bisogno, per riuscire, di tutta quanta l'attenzione di chi compie il rito, dal gesto delicato al più delicato ancora socchiudere delle labbra. Non si può compierlo parlando: lo si guasta o lo si dissipa, come rompe un'ala di vento la nuvola profumata. (p. 115)


Bibliografia

  • Alessandro Varaldo, Il chiodo rosso, A. Mondadori Editore, Milano 1943.