Frankenstein (film 1931): differenze tra le versioni

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Automa: Correzione automatica trattini in lineette
Riga 32: Riga 32:
*Prodotto da Carl Laemmle Jr. per la Universal, il film cancella quasi completamente le tracce della mediazione teatrale grazie alla sceneggiatura e soprattutto alla regia inventiva e figurativamente raffinata dell'inglese J. Whale. Oltre a lasciare il suo segno sul copione (è sua l'idea del mulino), scelse il compatriota B. Karloff per la parte del mostro e ne affidò il trucco a Jack Pierce. Il suo modo fluido di far muovere la cinepresa, insolito nel 1931 che valorizza le scenografie e i comportamenti dei personaggi e crea un'atmosfera di morbosa suggestione, impressionò il pubblico e sottrasse il film all'usura del tempo. Le sequenze da citare sono numerose: i funerali d'apertura; la nascita della "creatura" con il suo motivo ascensionale; l'incontro con la bambina; la folla dei contadini con le fiaccole; l'incendio conclusivo. Come nel romanzo di Mary Shelley, la colpa (il peccato) di Frankenstein non è di aver sfidato Dio nel creare la vita, ma nell'emularlo e nel competere con lui come padrone assoluto della "creatura". Lo dimostra la delicata sequenza in cui nella camera dove il suo creatore l'ha rinchiuso penetra un raggio di sole, accolto dal "mostro" con un mezzo sorriso. Immediatamente Frankenstein gli toglie la luce, ossia, simbolicamente, ogni conoscenza che non venga da lui. Il vero crimine di Frankenstein è contro la società. (da Laura, Luisa e Morando Morandini, ''Il Morandini, dizionario del film 2007'', Zanichelli)
*Prodotto da Carl Laemmle Jr. per la Universal, il film cancella quasi completamente le tracce della mediazione teatrale grazie alla sceneggiatura e soprattutto alla regia inventiva e figurativamente raffinata dell'inglese J. Whale. Oltre a lasciare il suo segno sul copione (è sua l'idea del mulino), scelse il compatriota B. Karloff per la parte del mostro e ne affidò il trucco a Jack Pierce. Il suo modo fluido di far muovere la cinepresa, insolito nel 1931 che valorizza le scenografie e i comportamenti dei personaggi e crea un'atmosfera di morbosa suggestione, impressionò il pubblico e sottrasse il film all'usura del tempo. Le sequenze da citare sono numerose: i funerali d'apertura; la nascita della "creatura" con il suo motivo ascensionale; l'incontro con la bambina; la folla dei contadini con le fiaccole; l'incendio conclusivo. Come nel romanzo di Mary Shelley, la colpa (il peccato) di Frankenstein non è di aver sfidato Dio nel creare la vita, ma nell'emularlo e nel competere con lui come padrone assoluto della "creatura". Lo dimostra la delicata sequenza in cui nella camera dove il suo creatore l'ha rinchiuso penetra un raggio di sole, accolto dal "mostro" con un mezzo sorriso. Immediatamente Frankenstein gli toglie la luce, ossia, simbolicamente, ogni conoscenza che non venga da lui. Il vero crimine di Frankenstein è contro la società. (da Laura, Luisa e Morando Morandini, ''Il Morandini, dizionario del film 2007'', Zanichelli)


*Un capolavoro del cinema dell'orrore: girato con uno stile spoglio e fluido (così da lasciare molto spazio alla scenografia e conseguentemente all'atmosfera opprimente), il film evita gli effetti troppo facili o le scene troppo cruente (anche per non urtare la sensibilità del pubblico di allora), ma riesce a descrivere i pericoli e le tentazioni della scienza e contemporaneamente a fare della creatura una "rappresentazione simbolica e metafisica dell'uomo, tormentato e diviso tra la riconoscenza e l'odio per un creatore che l'ha fatto così imperfetto" [Lourcelles]. Celeberrime le scene del laboratorio, dell'incontro tra il mostro e la bambina e del tragico finale, dove la folla brucia il mulino in cui si è rifugiato il mostro. La maschera di Boris Karloff, capolavoro del truccatore Jack Pierce, è diventata uno dei più classici simboli dell'orrore. (da Paolo Mereghetti, ''Il Mereghetti - Dizionario dei film 2008'', Baldini Castoldi Dalai editore)
*Un capolavoro del cinema dell'orrore: girato con uno stile spoglio e fluido (così da lasciare molto spazio alla scenografia e conseguentemente all'atmosfera opprimente), il film evita gli effetti troppo facili o le scene troppo cruente (anche per non urtare la sensibilità del pubblico di allora), ma riesce a descrivere i pericoli e le tentazioni della scienza e contemporaneamente a fare della creatura una "rappresentazione simbolica e metafisica dell'uomo, tormentato e diviso tra la riconoscenza e l'odio per un creatore che l'ha fatto così imperfetto" [Lourcelles]. Celeberrime le scene del laboratorio, dell'incontro tra il mostro e la bambina e del tragico finale, dove la folla brucia il mulino in cui si è rifugiato il mostro. La maschera di Boris Karloff, capolavoro del truccatore Jack Pierce, è diventata uno dei più classici simboli dell'orrore. (da Paolo Mereghetti, ''Il Mereghetti Dizionario dei film 2008'', Baldini Castoldi Dalai editore)


==Altri progetti==
==Altri progetti==

Versione delle 23:40, 18 apr 2008

Frankenstein

Immagine Poster - Frankenstein 02.jpg.
Titolo originale

Frankenstein

Lingua originale inglese
Paese USA
Anno 1931
Genere Drammatico
Regia James Whale
Sceneggiatura Mary Shelley, Peggy Webling, John L. Balderston, Francis Edward Faragoh, Garrett Fort, Robert Florey, John Russel
Produttore Carl Laemmle Jr.
Interpreti e personaggi

Frankenstein, film di James Whale con Boris Karloff e Colin Clive.

  • Buonasera, il signor Carl Laemmle ritiene che non sia opportuno presentare questo film senza due parole di avvertimento: stiamo per raccontarvi la storia di Frankenstein, un eminente scienziato che cercò di creare un uomo a sua immagine e somiglianza, senza temere il giudizio divino. E' una delle storie più strane che siano mai state narrate, tratta dei due grandi misteri della creazione: la vita e la morte. Penso che vi emozionerà, forse vi colpirà, potrebbe anche inorridirvi. Se pensate che non sia il caso di sottoporre a una simile tensione i vostri nervi, allora sarà meglio che voi... beh, vi abbiamo avvertito. (Introduzione iniziale)
  • E per concludere, miei signori, questo è uno degli esemplari più perfetti di cervello umano che abbia mai visto negli anni trascorsi in questa università. Ecco invece il cervello anormale del criminale tipico. Osservate la riduzione del numero delle circonvoluzioni del lobo frontale rispetto al primo. E' evidentissima la degenerazione del lobo medio-frontale. Questi caratteri degenerativi corrispondono sorprendentemente alla vita che quest'uomo ha condotto, una vita fatta di brutalità, di violenza, di assassinii. (Dr. Waldman)
  • Al dottor Frankenstein interessa solo la vita umana: la sua distruzione e la sua creazione. (Dr. Waldman)
  • Dr. Frankenstein: Dott Valdman, io ho imparato molto da lei all'università, i raggi ultravioletti sono raggi che, lei diceva, rappresentano l'ultimo colore dello spettro. Beh, si sbagliava. Qui, grazie alle mie macchine, io sono andato ben oltre. Ho scoperto il grande raggio che in principio creò la vita in questo mondo.
    Dr. Waldman: A sì? e le prove?
    Dr. Frankenstein: Questa notte avrà le sue prove. All'inizio ho condotto esperimenti sul corpo di animali, in seguito su un cuore umano che ho tenuto in vita per tre settimane, ma adesso io concentrerò il mio raggio sopra quel corpo, e gli infonderò la vita.
    Dr. Waldman: E lei davvero crede di poter ridare la vita ad un cadavere?
    Dr. Frankenstein: Si sbaglia, quel corpo non è un cadavere, quel corpo non ha mai vissuto, l'ho creato io dal niente. L'ho fatto io con le mie stesse mani, con i corpi che ho sottratto dalle tombe, dalle forche, dappertutto.
  • Pericolosa, povero professore. Lei non ha mai desiderato fare qualcosa di pericoloso? Dove saremmo, se nessuno cercasse di scoprire cosa c'è al di là? Non ha mai desiderato di guardare oltre le nuvole, le stelle? o di scoprire che cosa fa fiorire gli alberi? e cosa trasforma in luce l'oscurità? Ma se uno parla così, la gente dice che è un pazzo. Ebbene, se potessi scoprire anche una sola di queste cose, che cos'è l'eternità per esempio, non mi importerebbe niente se tutti pensassero che sono pazzo. (Dr. Frankenstein)


Citazioni su Frankenstein

  • Prodotto da Carl Laemmle Jr. per la Universal, il film cancella quasi completamente le tracce della mediazione teatrale grazie alla sceneggiatura e soprattutto alla regia inventiva e figurativamente raffinata dell'inglese J. Whale. Oltre a lasciare il suo segno sul copione (è sua l'idea del mulino), scelse il compatriota B. Karloff per la parte del mostro e ne affidò il trucco a Jack Pierce. Il suo modo fluido di far muovere la cinepresa, insolito nel 1931 che valorizza le scenografie e i comportamenti dei personaggi e crea un'atmosfera di morbosa suggestione, impressionò il pubblico e sottrasse il film all'usura del tempo. Le sequenze da citare sono numerose: i funerali d'apertura; la nascita della "creatura" con il suo motivo ascensionale; l'incontro con la bambina; la folla dei contadini con le fiaccole; l'incendio conclusivo. Come nel romanzo di Mary Shelley, la colpa (il peccato) di Frankenstein non è di aver sfidato Dio nel creare la vita, ma nell'emularlo e nel competere con lui come padrone assoluto della "creatura". Lo dimostra la delicata sequenza in cui nella camera dove il suo creatore l'ha rinchiuso penetra un raggio di sole, accolto dal "mostro" con un mezzo sorriso. Immediatamente Frankenstein gli toglie la luce, ossia, simbolicamente, ogni conoscenza che non venga da lui. Il vero crimine di Frankenstein è contro la società. (da Laura, Luisa e Morando Morandini, Il Morandini, dizionario del film 2007, Zanichelli)
  • Un capolavoro del cinema dell'orrore: girato con uno stile spoglio e fluido (così da lasciare molto spazio alla scenografia e conseguentemente all'atmosfera opprimente), il film evita gli effetti troppo facili o le scene troppo cruente (anche per non urtare la sensibilità del pubblico di allora), ma riesce a descrivere i pericoli e le tentazioni della scienza e contemporaneamente a fare della creatura una "rappresentazione simbolica e metafisica dell'uomo, tormentato e diviso tra la riconoscenza e l'odio per un creatore che l'ha fatto così imperfetto" [Lourcelles]. Celeberrime le scene del laboratorio, dell'incontro tra il mostro e la bambina e del tragico finale, dove la folla brucia il mulino in cui si è rifugiato il mostro. La maschera di Boris Karloff, capolavoro del truccatore Jack Pierce, è diventata uno dei più classici simboli dell'orrore. (da Paolo Mereghetti, Il Mereghetti – Dizionario dei film 2008, Baldini Castoldi Dalai editore)

Altri progetti