Juan Valera: differenze tra le versioni

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*Ci sono poche persone che riescono a comprendere quella che chiamano la mia mania di farmi prete, e questa buona gente mi dice, con un candore paesano, che dovrei gettare la tonaca alle ortiche, che essere prete va bene per i poveracci; ma che io, da ricco erede, dovrei sposarmi e consolare la vecchiaia di mio padre, dandogli mezza dozzina di nipotini, belli e robusti. (p. 24)
*Ci sono poche persone che riescono a comprendere quella che chiamano la mia mania di farmi prete, e questa buona gente mi dice, con un candore paesano, che dovrei gettare la tonaca alle ortiche, che essere prete va bene per i poveracci; ma che io, da ricco erede, dovrei sposarmi e consolare la vecchiaia di mio padre, dandogli mezza dozzina di nipotini, belli e robusti. (p. 24)
*Non conosco ancora Pepita Jménez. Dicono tutti che è molto bella. Ma nutro il sospetto che sia una bellezza paesana e piuttosto rustica. Da quanto si dice di lei, non saprei riferire se si sia moralmente a posto o no, so solo che è di un carattere molto spigliato. (p. 25)
*Non conosco ancora Pepita Jménez. Dicono tutti che è molto bella. Ma nutro il sospetto che sia una bellezza paesana e piuttosto rustica. Da quanto si dice di lei, non saprei riferire se si sia moralmente a posto o no, so solo che è di un carattere molto spigliato. (p. 25)
*Io credo che il male debba essere conosciuto per stimare meglio l'infinita bontà divina, termine ideale e irraggiungibile di ogni onesto desiderio. (p. 33)
*Io credo che il [[male]] debba essere conosciuto per stimare meglio l'infinita bontà divina, termine ideale e irraggiungibile di ogni onesto desiderio. (p. 33)
*La [[mano]] è lo strumento delle nostre opere, il segno della nostra nobiltà, il mezzo attraverso il quale l'intelligenza riveste con una forma i suoi pensieri artistici, e dà esistenza alle creazioni della volontà, ed esercita l'imperio che Dio concesse all'uomo su tutte le creature. (p. 53)



==Bibliografia==
==Bibliografia==

Versione delle 21:57, 7 mag 2008

Juan Valera (1824 - 1905), scrittore e diplomatico spagnolo.

Pepita Jiménez

Incipit

22 marzo

Caro zio e venerato maestro, da quattro giorni sono arrivato felicimente in questo luogo che mi ha visto nascere, dove ho trovato mio padre in buona salute, il signor Vicario, gli amici e parenti. La gioia di vederli e di parlare con loro, dopo tanti anni di assenza, mi ha riempito l'animo di piacere, e mi ha rubato il tempo, tanto che fino ad ora non sono riuscito a scriverle.
Lei mi perdonerà.

Citazioni

  • Ci sono poche persone che riescono a comprendere quella che chiamano la mia mania di farmi prete, e questa buona gente mi dice, con un candore paesano, che dovrei gettare la tonaca alle ortiche, che essere prete va bene per i poveracci; ma che io, da ricco erede, dovrei sposarmi e consolare la vecchiaia di mio padre, dandogli mezza dozzina di nipotini, belli e robusti. (p. 24)
  • Non conosco ancora Pepita Jménez. Dicono tutti che è molto bella. Ma nutro il sospetto che sia una bellezza paesana e piuttosto rustica. Da quanto si dice di lei, non saprei riferire se si sia moralmente a posto o no, so solo che è di un carattere molto spigliato. (p. 25)
  • Io credo che il male debba essere conosciuto per stimare meglio l'infinita bontà divina, termine ideale e irraggiungibile di ogni onesto desiderio. (p. 33)
  • La mano è lo strumento delle nostre opere, il segno della nostra nobiltà, il mezzo attraverso il quale l'intelligenza riveste con una forma i suoi pensieri artistici, e dà esistenza alle creazioni della volontà, ed esercita l'imperio che Dio concesse all'uomo su tutte le creature. (p. 53)

Bibliografia

  • Juan Valera, Pepita Jiménez (Pepita Jménez), traduzione di Gabriele Morelli, Fratelli Fabbri Editori, 1991.

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