Jean de La Bruyère: differenze tra le versioni
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*Alcuni parlano un istante prima di pensare. |
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*Ci sono delle persone che, prima di pensare, ci parlano su un mattino. |
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*La liberalità risiede meno nella ricchezza del dono che nella sua tempestività. |
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*Fare un libro è un mestiere, come fare una pendola: occorre qualche cosa di più che un po' d'ingegno per essere autore. |
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*Farsi un nome con un'[[opera]] perfetta non è così facile come far valere un'opera mediocre con il nome che ci si è già fatti. |
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*Gli uomini arrossiscono meno dei loro misfatti che delle loro debolezze e vanità. |
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*Gli uomini, per lo più, adoprano la miglior parte della loro vita a rendere l'altra miserabile. |
*Gli uomini, per lo più, adoprano la miglior parte della loro vita a rendere l'altra miserabile. |
Versione delle 21:54, 9 lug 2008
Jean de La Bruyère (1645 – 1696), critico e saggista francese.
Senza fonte
- Alcuni parlano un istante prima di pensare.
- Ci sono delle persone che, prima di pensare, ci parlano su un mattino.
- La liberalità risiede meno nella ricchezza del dono che nella sua tempestività.
I caratteri
- Al mondo non ci sono che due modi di fare carriera; o grazie alla propria ingegnosità o grazie all'imbecillità altrui.
- Alcuni in gioventù hanno imparato un certo mestiere, per esercitarne un altro, diversissimo, tutta la vita.
- Accade talvolta che una donna nasconda a un uomo tutta la passione che prova per lui, mentre lui, dal canto suo, finge per lei tutta la passione che non sente.
- Alle donne costa poco dire ciò che non sentono; costa ancor meno agli uomini dire ciò che sentono.
- Amore e amicizia si escludono a vicenda.
- Bigotto è colui che, sotto un Re ateo, sarebbe ateo.
- Ci sono occasioni nella vita in cui la verità e la semplicità sono il più abile maneggio.
- Coloro che, senza conoscerci abbastanza, pensano male di noi, non ci fanno torto; non attaccano noi, ma il fantasma creato dalla loro immaginazione.
- Crediamo un tale nostro zimbello: se finge di esserlo, chi lo è di più, lui o noi?
- Dobbiamo ridere prima di essere felici, per tema di morire senza avere riso.
- Due cose assolutamente opposte ci condizionano ugualmente: l'abitudine e la novità.
- È piacevole incontrare gli occhi di una persona a cui si è appena fatto un dono.
- È più comune vedere un amore estremo che una perfetta amicizia.
- Fare un libro è un mestiere, come fare una pendola: occorre qualche cosa di più che un po' d'ingegno per essere autore.
- Farsi un nome con un'opera perfetta non è così facile come far valere un'opera mediocre con il nome che ci si è già fatti.
- Fino a che gli uomini saranno soggetti a morire e piacerà loro vivere, il medico verrà canzonato, e pagato bene.
- Gli uomini arrossiscono meno dei loro misfatti che delle loro debolezze e vanità.
- Gli uomini, per lo più, adoprano la miglior parte della loro vita a rendere l'altra miserabile.
- Gloria e merito di alcuni è scrivere bene; e di altri non scrivere affatto.
- Ho visto desiderare di essere una fanciulla, e una bella fanciulla, dai tredici fino ai ventidue anni; e dopo questa età, di diventar uomo.
- Il piacere della critica ci toglie quello di essere vivamente colpiti da cose bellissime.
- Il suocero ama il genero, ama la nuora; la suocera ama il genero, ma non ama certo la nuora. Tutto è reciproco.
- Il tempo, che rafforza le amicizie, affievolisce l'amore.
- In alcune persione si riscontra un'intelligenza media, che contribuisce a renderle sagge.
- In amicizia non si può andare lontano se non si è disposti a perdonarsi scambievolmente i piccoli difetti.
- In una cosa il mestiere della parola assomiglia a quello della guerra: v'è in esso maggior rischio che in altre cose, ma più rapida è la fortuna.
- L'amore che aumenta a poco a poco e per gradi assomiglia troppo all'amicizia per essere una passione violenta.
- L'amore incomincia dall'amore, e dalla più forte amicizia non si riuscirebbe a passare che a un debole amore.
- L'attitudine alla conversazione non consiste nel mostrarne molta quanto nel suscitarla negli altri.
- L'impossibilità in cui mi trovo di provare che Dio non esiste, mi fa scoprire la sua esistenza.
- L'inizio e il declino dell'amore li si avverte dall'impaccio che si scopre in noi nel trovarsi soli insieme.
- L'uomo è più fedele all'altrui segreto che al proprio: la donna invece custodisce meglio il proprio segreto che quello degli altri.
- La cosa più dura e più penosa è dare; che cosa costa aggiungere un sorriso?
- La falsa modestia è l'estremo raffinamento della vanità: [...] si tratta di menzogna.
- La modestia sta al merito come le ombre stanno alle figure in un quadro: gli dà forza e risalto.
- La perfidia femminile ha questo di buono, che guarisce dalla gelosia.
- Le donne sono estreme: o migliori o peggiori degli uomini.
- Lo schiavo ha un solo padrone; l'ambizioso ne ha tanti quante sono le persone utili alla sua fortuna.
- Lo sciocco non entra, non esce, non si siede, non si alza, non tace né si tiene ritto su due piedi allo stesso modo dell'uomo intelligente.
- Nella pura amicizia c'è un piacere che non possono provare quanti sono nati mediocri.
- Nulla costa meno alla passione del porsi al di sopra della ragione.
- Per far fortuna, soprattutto una grande fortuna, occorre una specie particolare di ingegno.
- Quando con certe persone si è fatto il possibile per conquistarle, se la cosa non riesce c'è ancora una risorsa: non far più nulla.
- Quanti impiegano male il loro tempo, sono i primi a dolersi della sua brevità.
- Ridere delle persone intelligenti è privilegio degli sciocchi.
- Se la povertà è la madre dei delitti, l'ingegno carente ne è il padre.
- Se la vita è miserabile, è faticoso sopportarla; se è fortunata, è orribile perderla. Una cosa vale l'altra.
- Soffrire per l'assenza di chi si ama è un bene in confronto a vivere con chi si odia.
- Spesso la critica non è scienza; è un mestiere, in cui occorre più salute che intelligenza, più fatica che capacità, più abitudine che genio.
- Tutto è tentazione, per chi la teme.
- Tutto è stato detto, e si giunge troppo tardi, dopo più di settemila anni che gli uomini esistono e pensano.
- Un uomo di ingegno mediocre crede di scrivere divinamente; uno di solido ingegno ritiene di scrivere passabilmente.
Bibliografia
- Jean de La Bruyère, I caratteri, traduzione di E. Timbaldi Abruzzese, Einaudi, Torino, 1981.
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