Joseph L. Mankiewicz: differenze tra le versioni

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'''Joseph Leo Mankiewicz''' (Wilkes-Barre, Pennsylvania, 11 febbraio 1909 – Bedford, New York, 5 febbraio 1993) è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, di origini polacche.
'''Joseph Leo Mankiewicz''' (1909 – 1993), regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, di origini polacche.


==Citazioni di Joseph L. Mankiewicz==
==Citazioni di Joseph L. Mankiewicz==

Versione delle 22:02, 1 nov 2008

Template:Oscar Joseph Leo Mankiewicz (1909 – 1993), regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, di origini polacche.

Citazioni di Joseph L. Mankiewicz

  • Non c'è nulla di così reale come il denaro. (da Operazione Cicero, 1952)
There's nothing as real as money.

Joseph L. Mankiewicz

  • Sono un tipo molto, molto introverso. Non penso di aver mai detto la verità o di essermi fidato di qualcuno alla maniera delle persone estroverse. [...] Nei miei film c'è sempre un personaggio identico a me. Perchè sorprendervi? Sono un eretico - un anatema per chi trova che sia molto più facile puntare una macchina da presa che dirigere un attore. I miei film parlano un sacco - diavolo, anch'io parlo un sacco; avete abbastanza nastri? Al meglio, suppongo, spero di essere stato di quando in quando un abile e forse tagliente commentatore dei modi e dei costumi della nostra società. Al peggio, un descrittore, diciamo, dei vari aspetti della condizione umana e del background sociale attorno a essa. Nei casi ancora peggiori, una lagna. [...] Non sono certo di essere solo uno dei veterani del cinema oppure la più vecchia puttana rimasta a battere!
  • Antonioni e l'Arte? Allora che termini dovremmo usare per Eschilo, Aristofane e gli altri? Film come Arte? Penso che sia presto per dirlo, per parecchie generazioni. Naturalmente il film è una forma d'arte, ma con la a minuscola. Come gli affreschi sui pavimenti, che sono in circolazione da molto più tempo. Non sono preparato a citare due, venti, o un solo film da far vedere agli studenti delle scuole tra duecento anni. Forse staranno ancora assorbendo il miracolo di Shakespeare.
  • Ho sempre saputo di appartenere più al teatro che al cinema. E' come se il teatro fosse la sola donna con cui voglio andare a letto, e mi ha sempre respinto. Kazan se n'è accorto subito. [...] Adoro il teatro, adorerei scrivere per il teatro. Ho degli appunti per una mezza dozzina di commedie, ma tutte le volte scatta uno strano blocco. Suppongo di aver paura di essere rifiutato. I film che non ho diretto non mi mancano come le commedie e i libri che non ho scritto. In questo senso, penso di essere stato una puttana.
  • [riguardo il fratello Herman Mankiewicz] Da ragazzo lo adoravo, come solo uno di otto anni può adorare uno di venti. Ma non l'ho conosciuto davvero se non quando l'ho raggiunto ad Hollywood. [...] Per un uomo del suo grande talento era difficile accettare che io, nei termini di Hollywood, avessi successo e lui no. [...] Come oratore, non ne conosco di migliori. Come molti grandi parlatori, non era in grado di scrivere altrettanto bene. I suoi problemi personali, più di ogni altra cosa, hanno distrutto la sua carriera. Aveva un carattere molto vivace e litigava spesso con i produttori e con i capi dello studio. Inevitabilmente finiva per dire a tutti quelli con cui lavorava, fossero Harry Cohn o Jack Warner, di «farsi fottere!».
  • Il dialogo realistico non esiste! Se ci si limita a registrare una conversazione qualunque e poi la si ripete sulla scena, è impossibile stare ad ascoltare. Sarebbe ridondante... Il buono scrittore di dialoghi è quello che vi dà l'impressione di un vero discorso. [...] Io posso scrivere l'indistinto, ma persino la mancanza di chiarezza deve essere costruita molto attentamente perchè il pubblico possa capire che è confusa e non soltanto noiosa.
  • Non credo nell'uguaglianza delle persone. Nasciamo uguali, ma l'uguaglianza cessa dopo cinque minuti: dipende dalla ruvidezza del panno in cui siamo avvolti, dal colore della stanza in cui ci mettono, dalla qualità del latte che beviamo e dalla gentilezza della donna che ci prende in braccio.
  • In tutti noi [...] c'è una rabbia inespressa che, se non è sublimata dal lavoro o dall'amore, troverà una moltitudine di sfoghi. Ciò che mi interessa è l'incontrollabile, le emozioni che improvvisamente prendono possesso di un uomo ignaro di averle.
  • Scott Fitzgerald era uno dei miei idoli. Lo assunsi io per il film [Tre camerati] e dovetti lottare per farlo; tutti allo studio dicevano che era finito, perchè rischiare con lui? Così scrisse la sceneggiatura, tra l'altro non era tutta sua: aveva un collaboratore, il dialogo non era dialogo drammatico. Era un buon dialogo da romanzo, si leggeva bene, ma non era un buon dialogo drammatico. Glielo cambiai. Ed ecco la cosa ironica: quando il film uscì, tutti i critici lodarono il «dialogo di F. Scott Fitzgerald»!
  • La forma elementare della comunicazione è il linguaggio. Non ho alcuna indulgenza per chi disprezza la lingua parlata. Ho pile di libri di psicanalisi e li ho studiati: le emozioni, i meccanismi mentali, le motivazioni della condotta umana mi hanno sempre appassionato... L'abuso scioccante dell'assenza di dialogo nei film di oggi, i grugniti gutturali che la maggior parte dei giovani emette nei film alla moda, mi spaventa e mi inquieta. Parlano molto di comunicare con gli altri, ma non si preoccupano per nulla di imparare la forma più elementare di comunicazione che è il linguaggio. Ci sono altri modi di comunicare oltre che passarsi una sigaretta di marijuana o scopare, e d'altronde mi auguro che si dedichino a questa seconda attività piuttosto che alla prima!
  • Lubitsch è stato il mio maestro; poteva dire tante cose senza parole, altro che le parolacce di oggi. Poteva mettere Jeanette MacDonald in una gonna castigata, farle allungare la mano sul pomo di una porta, dare un'occhiata intorno e poi entrare: e la macchina da presa sarebbe rimasta sul pomo della porta. E poteva creare sesso più autenticamente divertente da quell'istante di indecisione e suggerire di più soffermandosi dietro quella porta che quaranta metri quadri di genitali intrecciati.
  • von Sternberg guardava a se stesso come a una leggenda del suo tempo. [...] Mi accolse gentilmente e io francamente gli dissi perchè ero stato mandato da lui. Gli dissi che avevo cercato di leggere lo script [L'Imperatrice Caterina] e che per quanto fossi molto bravo con i "puzzles" era impossibile.
    Gli obiettai che doveva essere letto dai trovarobe, dai costumisti, dai montatori e che questi erano soliti leggere in inglese. Mi strinse la mano dicendo: «Questa è una pura assurdità. Nessuno dovrebbe essere in grado di leggere lo script. Dimmi, quando guardi la tavolozza di un artista, vedi il quadro finito?». Spillò lo script e disse: «Questi sono i miei colori e con questi dipingerò il film sullo schermo».
  • Dopo l'anteprima andai da Fritz Lang, che stava seduto al Beverly Hills Brown Derby con Marlene Dietrich. Non lo dimenticherò mai. Arrivai, gli tesi la mano e dissi: «Bene, Fritz, mandiamo in giro un bel film [Furia] alla fine». Rifiutò la mano dicendo: «Hai rovinato il mio film». Distolsi lo sguardo e pensai: «Fottiti».
  • Il regista più chiacchierone del mondo è Ingmar Bergman. I suoi personaggi non smettono mai di parlare, e sono affascinanti. Li amo.
  • L'uomo il cui gusto coincideva di più con il gusto del pubblico mondiale fu probabilmente Cecil B. DeMille. Faceva questi film biblici con il suo talento e con il suo credo. Credeva davvero che Mosè si comportasse così e, con vostro e mio stupore, il resto del mondo era d'accordo con lui. Teneva il dito... sul polso del pubblico mondiale.

Senza fonte

  • Allacciate le vostre cinture di sicurezza, sarà una notte irrequieta.  Fonte? Fonte?
  • Il computer non è migliore del suo programma.  Fonte? Fonte?

Film

Bibliografia

  • Joseph L. Mankiewicz, a cura di Alberto Morsiani, Il Castoro Cinema, 1991. Ed. 2005. Allegato al DVD Eva contro Eva - Le Pietre Miliari.

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