Vittorio Spinazzola: differenze tra le versioni

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In un'opera giovanile, la [[Grazia Deledda|Deledda]] definisce [[Eugène Sue|Eugenio Sue]] "quel gran romanziere glorioso o infame, secondo i gusti, ma certo molto atto a commuovere l'anima poetica di un'ardente fanciulla". Queste parole illuminano efficacemente il clima in cui si svolse la sua formazione. Grazia nacque a Nuoro nel 1971, da famiglia benestante. Le elementari furono le sole scuole che frequentò regolarmente. In seguito si abbandonò a una congerie di letture, acavallando [[Alexandre Dumas|Dumas]], [[Honoré de Balzac|Balzac]], [[George Gordon Byron|Byron]], [[Eugène Sue|Sue]], [[Walter Scott|Scott]], e la [[Carolina Invernizio|Invernizio]]. La precoce vocazione di scrittrice si alimentò dunque di un disordinato ultraromanticismo, incline ai vividi contrasti di colori e linee, al fervore e all'enfasi dell'orchestrazione melodrammatica.

===Citazioni===
===Citazioni===
*Gli eroi della Deledda non hanno mai alcun tratto superomistico: la passione da cui sono sospinti non conosce i compiacimenti orgogliosi che esaltano sopra se stesse le creature dannunziane. (p. 9)
*Gli eroi della Deledda non hanno mai alcun tratto superomistico: la passione da cui sono sospinti non conosce i compiacimenti orgogliosi che esaltano sopra se stesse le creature dannunziane. (p. 9)

Versione delle 19:35, 15 nov 2008

Vittorio Spinazzola (1934 - vivente), professore universitario, saggista e critico letterario.

Dalla narrativa d'appendice al premio Nobel

Incipit

In un'opera giovanile, la Deledda definisce Eugenio Sue "quel gran romanziere glorioso o infame, secondo i gusti, ma certo molto atto a commuovere l'anima poetica di un'ardente fanciulla". Queste parole illuminano efficacemente il clima in cui si svolse la sua formazione. Grazia nacque a Nuoro nel 1971, da famiglia benestante. Le elementari furono le sole scuole che frequentò regolarmente. In seguito si abbandonò a una congerie di letture, acavallando Dumas, Balzac, Byron, Sue, Scott, e la Invernizio. La precoce vocazione di scrittrice si alimentò dunque di un disordinato ultraromanticismo, incline ai vividi contrasti di colori e linee, al fervore e all'enfasi dell'orchestrazione melodrammatica.

Citazioni

  • Gli eroi della Deledda non hanno mai alcun tratto superomistico: la passione da cui sono sospinti non conosce i compiacimenti orgogliosi che esaltano sopra se stesse le creature dannunziane. (p. 9)
  • Il metodo narrativo della Deledda consiste in una adesione immediata ala realtà vitale, sentita come luogo di un eterno contrasto fra opposte forze, che ponendo a prova tutte le doti dell'uomo ne impegnano e ne realizzano al più alto grado l'umanità. (p. 10)
  • Il vitalismo della Deledda ha una sostanza tormentosamente antiidillica che induce la scrittrice ad affaticarsi di romanzo in romanzo sui termini di una contraddizione destinata a rimanere insolubile, in quanto non illuminata da una organica concezione ideologica o fideistica. (p. 10)
  • Il senso della miglior narrativa deleddiana sta proprio nella sua irrisolutezza , poiché da essa nasce la forza drammatica degli episodi in cui la crisi delle coscienze esplode, portando finalmente in luce l'unico principio etico cui vada riconosciuto un valore integralmente positivo: il sacrificio di sé. (p. 10)

[Vittorio Spinazzola, Dalla narrativa d'appendice al premio Nobel, introduzione a Grazia Deledda, Elias Portolu, Oscar Mondadori, Milano 1970]