Vincenzo Gioberti: differenze tra le versioni

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*Chi abusa del [[bene]] lo rende malefico, e chi non sa prevalersene, né, maneggiandolo a proposito qual capitale vivo, farlo fruttare, lo rende inutile. (p. 1)
*Chi abusa del [[bene]] lo rende malefico, e chi non sa prevalersene, né, maneggiandolo a proposito qual capitale vivo, farlo fruttare, lo rende inutile. (p. 1)
*L'amore ch'io porto all'[[Italia]] e il vivo desiderio che tengo d'ogni suo bene, mi obbligano ad aggiungere che nulla più osta, secondo il parere mio, al risorgimento della comune patria, che le dottrine intemperate, e l'opera di quelli che le spargono e promulgano dentro e fuori della Penisola. (p. 3)
*L'amore ch'io porto all'[[Italia]] e il vivo desiderio che tengo d'ogni suo bene, mi obbligano ad aggiungere che nulla più osta, secondo il parere mio, al risorgimento della comune patria, che le dottrine intemperate, e l'opera di quelli che le spargono e promulgano dentro e fuori della Penisola. (p. 3)
*Il [[Cristianesimo]] abbellì, nobilitò, santificò la [[monarchia]], ritornandola a' suoi principii, rappresentandola come una paternità sociale, e restituendole quel carattere soave e augusto del patriarcato primitivo di cui i [[Cina|Cinesi]] soli serbarono un'ombra fra tutti i popoli pagani, (p. 8)
*Il [[Cristianesimo]] abbellì, nobilitò, santificò la [[Re|monarchia]], ritornandola a' suoi principii, rappresentandola come una paternità sociale, e restituendole quel carattere soave e augusto del patriarcato primitivo di cui i [[Cina|Cinesi]] soli serbarono un'ombra fra tutti i popoli pagani. (p. 8)
*Grande è la forza della opinione, che nasce principalmente dal consenso degli [[Scrittore|scrittori]]; i quali , se facessero il loro debito e pubblicassero, potendo, arditamente il vero, senza guardare in viso a nessuno, rendendosi interpreti dell'universale nel giudicare e maledire le azioni colpevoli dei grandi, questi andrebbero più a rilento nel commetterle: perché non vi ha uomo così perverso, che non abbia qualche cura e ansietà della propria fama. (p. 10)
*Grande è la forza della opinione, che nasce principalmente dal consenso degli [[Scrittore|scrittori]]; i quali , se facessero il loro debito e pubblicassero, potendo, arditamente il vero, senza guardare in viso a nessuno, rendendosi interpreti dell'universale nel giudicare e maledire le azioni colpevoli dei grandi, questi andrebbero più a rilento nel commetterle: perché non vi ha uomo così perverso, che non abbia qualche cura e ansietà della propria fama. (p. 10)
*{{NDR|Ai politici}} Permettete che gli [[Scrittore|scrittori]] antepongono al vostro esempio quello dei maestri della cristiana sapienza; i quali non risparmiavano le colpe illustri in grazia dei colpevoli, e sfolgoravano con eroica eloquenza le scelleratezze dei dominatori. Leggete ciò che fu scritto da quei magnanimi contro i tristi Cesari dei loro tempi; leggete i discorsi con cui il divino [[Giovanni Crisostomo|Crisostomo]] fulminava una stolta e profana imperatrice {{NDR|Eudossia}}, e quelli del grande [[Ilario]] {{NDR|vescovo di Poitiers}} contro un imperatore eretico e persecutore dei Cristiani. (p. 11-12)
*{{NDR|Ai politici}} Permettete che gli [[Scrittore|scrittori]] antepongono al vostro esempio quello dei maestri della cristiana sapienza; i quali non risparmiavano le colpe illustri in grazia dei colpevoli, e sfolgoravano con eroica eloquenza le scelleratezze dei dominatori. Leggete ciò che fu scritto da quei magnanimi contro i tristi Cesari dei loro tempi; leggete i discorsi con cui il divino [[Giovanni Crisostomo|Crisostomo]] fulminava una stolta e profana imperatrice {{NDR|Eudossia}}, e quelli del grande [[Ilario]] {{NDR|vescovo di Poitiers}} contro un imperatore eretico e persecutore dei Cristiani. (p. 11-12)

Versione delle 21:46, 27 gen 2009

Vincenzo Gioberti

Vincenzo Gioberti (1801 – 1852), scrittore e filosofo italiano.

  • Buoni giornali e pochi (giacché il buono non può mai esser molto) sono la manna di una nazione. (da Il gesuita moderno)
  • Molti collocano siffatta unità nel popolo italiano; il quale, al parer mio, è un desiderio e non un fatto, un presupposto e non una realtà, un nome e non una cosa, e non so pur se si trovi nel nostro vocabolario. (da Del primato morale e civile degli italiani)

Del rinnovamento civile d'Italia

  • Capitale prezioso per tutti si è il tempo, ma preziosissimo ai giovani, perché bene operandolo, essi solo possono goderne i frutti; e laddove i provetti i provetti travagliano solo per gli altri, i giovani lavorano anco per se medesimi.
  • Il giornale è un libro diminuto, come il libro è un giornale ampliato.
  • La moltitudine dei giornali è la letteratura e la tirannide degl'ignoranti.

Del primato morale e civile degli italiani

Dei doveri civili, Parte Prima, IV.

  • Chi abusa del bene lo rende malefico, e chi non sa prevalersene, né, maneggiandolo a proposito qual capitale vivo, farlo fruttare, lo rende inutile. (p. 1)
  • L'amore ch'io porto all'Italia e il vivo desiderio che tengo d'ogni suo bene, mi obbligano ad aggiungere che nulla più osta, secondo il parere mio, al risorgimento della comune patria, che le dottrine intemperate, e l'opera di quelli che le spargono e promulgano dentro e fuori della Penisola. (p. 3)
  • Il Cristianesimo abbellì, nobilitò, santificò la monarchia, ritornandola a' suoi principii, rappresentandola come una paternità sociale, e restituendole quel carattere soave e augusto del patriarcato primitivo di cui i Cinesi soli serbarono un'ombra fra tutti i popoli pagani. (p. 8)
  • Grande è la forza della opinione, che nasce principalmente dal consenso degli scrittori; i quali , se facessero il loro debito e pubblicassero, potendo, arditamente il vero, senza guardare in viso a nessuno, rendendosi interpreti dell'universale nel giudicare e maledire le azioni colpevoli dei grandi, questi andrebbero più a rilento nel commetterle: perché non vi ha uomo così perverso, che non abbia qualche cura e ansietà della propria fama. (p. 10)
  • [Ai politici] Permettete che gli scrittori antepongono al vostro esempio quello dei maestri della cristiana sapienza; i quali non risparmiavano le colpe illustri in grazia dei colpevoli, e sfolgoravano con eroica eloquenza le scelleratezze dei dominatori. Leggete ciò che fu scritto da quei magnanimi contro i tristi Cesari dei loro tempi; leggete i discorsi con cui il divino Crisostomo fulminava una stolta e profana imperatrice [Eudossia], e quelli del grande Ilario [vescovo di Poitiers] contro un imperatore eretico e persecutore dei Cristiani. (p. 11-12)

Bibliografia

  • Vincenzo Gioberti, Del primato morale e civile degli italiani, Volume II, UTET, Torino 1946.

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