Mario Missiroli: differenze tra le versioni

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*Mai fidarsi dei politologi, sono come i meteorologi. (citato in Simonelli, p. 259)
*Mai fidarsi dei politologi, sono come i meteorologi. (citato in Simonelli, p. 259)
*{{NDR|Un giorno Gaetano Baldacci entrò nella sua stanza mentre stava scrivendo un articolo di fondo. «Disturbo?»}}<br /> Ma no, accomodati. Tanto è lo stesso articolo che scrivo da trent'anni... (citato Simonelli, p. 30)
*{{NDR|Un giorno Gaetano Baldacci entrò nella sua stanza mentre stava scrivendo un articolo di fondo. «Disturbo?»}}<br /> Ma no, accomodati. Tanto è lo stesso articolo che scrivo da trent'anni... (citato Simonelli, p. 30)
*Se fossi più giovane e avessi energie da spendere e speranze da tenere accese vorrei fare un giornale come quello di [[Charles Maurras|Maurras]], l'«Action française.<ref name=man/>


==Citazioni su Mario Missiroli==
==Citazioni su Mario Missiroli==
*Il [[fascismo]] trovò, tra i suoi oppositori più accaniti, Mario Missiroli, che si batté a duello con [[Benito Mussolini|Mussolini]]. Egli non credette alla [[forza]] e al successo delle «camicie nere» fino al [[giorno]] in cui, mentre cercava faticosamente di salire sul tram, uno squadrista che lo incalzava, dopo avergli inflitto una serie di spintoni, non gli ebbe affibbiato, in risposta alle sue proteste, due sonori schiaffi che gli fecero volar via gli occhiali cerchiati d'[[oro]]. Mario li raccolse con [[dignità]], vi fiatò sopra, li ripulì col fazzoletto e concluse in tono ammirativo: «Però!... Picchiano bene, veh!...» ([[Indro Montanelli]], citato in ''Pantheon minore'')
*Il [[fascismo]] trovò, tra i suoi oppositori più accaniti, Mario Missiroli, che si batté a duello con [[Benito Mussolini|Mussolini]]. Egli non credette alla [[forza]] e al successo delle «camicie nere» fino al [[giorno]] in cui, mentre cercava faticosamente di salire sul tram, uno squadrista che lo incalzava, dopo avergli inflitto una serie di spintoni, non gli ebbe affibbiato, in risposta alle sue proteste, due sonori schiaffi che gli fecero volar via gli occhiali cerchiati d'[[oro]]. Mario li raccolse con [[dignità]], vi fiatò sopra, li ripulì col fazzoletto e concluse in tono ammirativo: «Però!... Picchiano bene, veh!...» ([[Indro Montanelli]], citato in ''Pantheon minore'')

Versione delle 19:04, 29 gen 2009

Mario Missiroli (1886 – 1974), scrittore e giornalista italiano.

Citazioni di Mario Missiroli

  • Caro Pietro! [...] voi avete fatto la bestialità di volere la repubblica... La repubblica è all'incanto: la compra il maggior offerente, e quindi l'America... Solo la monarchia sarebbe stata costretta a fare una politica nazionale; la triplice... La triplice con la vecchia Germania e con quella nuova Austria che va da Trieste a Vladivostock: la Russia...[1]
  • Ho sempre pensato che è lo Stato che crea con la spada la Nazione e non la Nazione lo Stato, poiché la Nazione è informe...[2]
  • Il torto è mio, ma non capisco quello che lei vuol dire... Il torto è mio... Il torto è mio certamente, ma non lo capisco... Ho letto Kant, e l'ho capito. Ho letto Schopenhauer e l'ho capito. Ho letto la Fenomenologia dello spirito, e l'ho capita. Ma la sua critica cinematografica non la capisco... Il torto è mio, ma la prego di riscriverla... Le ripeto: il torto è mio, non s'offenda...[1]
  • Io non sono un uomo d'azione, ma di pensiero. Mi sono sempre astenuto dal diventare un uomo politico e dal farmi eleggere deputato. Più che all'azione sono condotto alla meditazione, a osservare i fatti politici, a spiegarli e a commentarli..[2]
  • [Contro il disegno di legge per l'abolizione del diritto ereditario]
    Nella società dell'avvenire, i padri potranno trasmettere ai figli soltanto il cancro e la sifilide. (citato in Leo Longanesi, In piedi e seduti, Longanesi & C., 1968)
  • Noi liberali dobbiamo molto a Hegel. Egli ha contribuito a darci non solo una dottrina, ma una convinzione e una norma di pensiero e di vita. Forse per questo ci rifiutiamo di aderire a certe posizioni dogmatiche e passiamo per clericali dinanzi agli anticlericali e anticlericali dinanzi ai clericali.[2]
  • [Uno sconosciuto gli chiese di pubblicare i suoi scritti: «Il fascismo non mi ha lasciato scrivere per vent'anni. Per vent'anni sono stato costretto al silenzio...»]
    Poteva almeno leggere, amico mio. (citato in Simonelli, pag. 250)
  • [Un giorno venne a trovarlo al Corriere un uomo presentandosi come vecchio fascista. «Noi, che siamo stati veri fascisti...»]
    Ah, no, guardi: i veri fascisti siamo stati noi [indicando anche Indro Montanelli, che era presente], che dapprima non ci abbiamo creduto, poi abbiamo fatto finta di crederci, poi forse ci abbiamo veramente creduto, e ora non sappiamo neppure se ci abbiamo creduto o no. (citato in Simonelli, pag. 250)
  • Mai fidarsi dei politologi, sono come i meteorologi. (citato in Simonelli, p. 259)
  • [Un giorno Gaetano Baldacci entrò nella sua stanza mentre stava scrivendo un articolo di fondo. «Disturbo?»]
    Ma no, accomodati. Tanto è lo stesso articolo che scrivo da trent'anni... (citato Simonelli, p. 30)
  • Se fossi più giovane e avessi energie da spendere e speranze da tenere accese vorrei fare un giornale come quello di Maurras, l'«Action française.[2]


Citazioni su Mario Missiroli

  • Il fascismo trovò, tra i suoi oppositori più accaniti, Mario Missiroli, che si batté a duello con Mussolini. Egli non credette alla forza e al successo delle «camicie nere» fino al giorno in cui, mentre cercava faticosamente di salire sul tram, uno squadrista che lo incalzava, dopo avergli inflitto una serie di spintoni, non gli ebbe affibbiato, in risposta alle sue proteste, due sonori schiaffi che gli fecero volar via gli occhiali cerchiati d'oro. Mario li raccolse con dignità, vi fiatò sopra, li ripulì col fazzoletto e concluse in tono ammirativo: «Però!... Picchiano bene, veh!...» (Indro Montanelli, citato in Pantheon minore)
  • La guerra turbava insieme e incantava Missiroli. Intellettualmente, egli era contro di essa; sentimentalmente, «quei giovanotti che picchiavano così bene» riscuotevano tutta la sua ammirata simpatia. E siccome tra «quei giovanotti», coloro che picchiavano meglio erano i tedeschi, egli in fondo parteggiava per loro. «Non entusiasmatevi!... Non entusiasmatevi!..» andava gridando a coloro che si preparavano alla fuga verso il sud, quando il bollettino Cadorna ebbe finalmente confessato tutta l'estensione della disfatta. «Non entusiasmatevi!.. Gli italiani sono 'anche' capaci di fermarli!» E quando, a Vittorio Veneto, le sorti della guerra si rovesciarono, egli si associò al tripudio nazionale con queste parole di rassegnazione: «Anche la storia commette i suoi errori o, diciamo, le sue distrazioni...»

Bibliografia

  • Luciano Simonelli, Dieci giornalisti e un editore, Simonelli.

Note

  1. a b Citato in Indro Montanelli, Pantheon minore (incontri), Longanesi e C., 1950.
  2. a b c d Citato in Bonaventura Caloro, È lo stato che crea la nazione, La Fiera Letteraria, aprile 1973.

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