Don Camillo e l'onorevole Peppone: differenze tra le versioni

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Versione delle 17:36, 8 feb 2009

Don Camillo e l'Onorevole Peppone

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Titolo originale

Don Camillo e l'Onorevole Peppone

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1955
Genere Commedia
Regia Carmine Gallone
Sceneggiatura Giovanni Guareschi
Produttore Angelo Rizzoli
Interpreti e personaggi
Note

Don Camillo e l'Onorevole Peppone, film italiano del 1955 con Gino Cervi e Fernandel, regia di Carmine Gallone.

TaglineTerza tappa di una storia di eccezione.


Frasi

  • Mi piacerebbe tanto vedere il mio papà che fa l'esame di quinta. (figlio di Peppone)
  • Cosa crede che sparassero coi cannoni carichi a mortadella? (Peppone)
  • Eliminazione ho detto! Eliminazione fisica! (Peppone) [Riferendosi ai polli di don Camillo]
  • Venduto a Mosca! (Don Camillo) [Al proprio cane]
  • Cittadini, lavoratori... [...] Getteremo l'anima oltre l'ostacolo [...] per il solo bene del re e della patria, viva la repubblica! viva l'esercito! (Peppone) [Incipit e fine del comizio di chiusura della campagna elettorale]
  • Signore, Peppone è stato eletto, ah io mi ricordo del cero che vi portò, per esser bello era bello, ma se basta un cero di un chilo per farsi eleggere deputato, Stalin con uno di una tonnellata si faceva eleggere papa. (Don Camillo)
  • Il sentimentalismo è un atteggiamento borghese indegno dello spirito proletario. (Peppone)
  • Ricordate, nel segreto della cabina elettorale Dio vi vede, e Stalin no! (Don Camillo)


Dialoghi

  • Don Camillo: Io, vedete, non posso assolutamente sopportare l'inganno, io avrò molti difetti, Signore, ma non quello di mentire e di turlupinare il prossimo, questo Fronte Indipendente è falso...
    Gesù: Come il tuo biglietto don Camillo.
    Don Camillo: Il mio biglietto? Quale biglietto?
    Gesù: Il biglietto da cinquemila che hai appioppato a Peppone. [Per acquistargli una copia elettorale de L'Unità]
    Don Camillo: L'avevo dimenticato, una distrazione, comunque sia con quei soldi falsi ci ho comprato delle falsità, il conto torna.
    Gesù: Rimarrebbero le quattromilanovecentosettantacinque lire buone che ti ha dato di resto Peppone, quelle dove le metti?
    Don Camillo: Beh, quelle posso anche accettarle come contributo volontario del Fronte Indipendente per le migliorie alla minestra dei poveri vecchi, naturalmente gli manderò una regolare ricevuta. [Si sentono, fuori campo, degli slogan anticlericali del Fronte]
    Don Camillo: Li sentite, Signore? Li sentite? Ma tanto non passeranno Dio non lo permetterà!
    Gesù: E allora sia fatta la volontà di don Camillo.
    Don Camillo: La vostra, Signore, la vostra.
  • Don Camillo: Scommetto che non sa neanche chi ha scoperto l'America. [Riferendosi a Peppone]
    [Repentino cambio di scena in cui Peppone è interrogato in preparazione all'esame di quinta elementare] Peppone: Cristoforo Colombo, 12 ottobre 1492
    [...]
    Interrogatore: L'esame, anche se è solo di quinta è una cosa dura, speriamo che non si faccia impressionare dalla commissione.
    Peppone: Io non mi sono impressionato neanche davanti ai mitra spianati, eh.
    Interrogatore: Lo so, ma i mitra non le facevano domande di storia, geografia, aritmetica...
    Peppone: Non ho paura neanche del Teorema di Pitagora, che non è in programma, passeremo! [Alzando il pugno chiuso]
  • Peppone: Voi non siete un uomo, voi siete un prete! [Don Camillo gli pesta violentemente il piede] Se siete un uomo aspettatemi fuori! [Fuori dall'edificio scolastico alla fine dell'esame]
    Don Camillo: D'accordo ma guarda che siamo in due, prima le pigli dall'uomo e poi le buschi dal prete!
  • Peppone: I diritti li ha solo il popolo lavoratore, voi avete voluto diventare proprietario, arrangiatevi. [Rivolto al Bezzi]
    Don Camillo: Ah, se il Tasca non sgombera noi ci rivolgiamo alle autorità per lo sfratto!
    Peppone: Qui l'unica autorità che riconosco è il popolo e il popolo siamo noi!
  • Peppone: Mi dia quella lampada!
    Don Camillo: Beh, compagno comandi come un padrone capitalista, guarda che ti denuncio alla cellula veh.
    Peppone: Se fossi il suo padrone lei peserebbe venti chili di meno.
    Don Camillo: Ah sfido, non mangerei che correnti d'aria.
    Peppone: No, la farei lavorare, lei non lavora che con la bocca, oremus, vobiscum, non si fa certo venire il mal di reni lei, eh?
    Don Camillo: Mo stai zitto, ma tu non ti fai certo venire il mal di testa veh, buono a niente.

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