Giuseppe Fanciulli: differenze tra le versioni

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==''Creature''==
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Tutto il cielo è popolato di [[Stella|stelle]]. Sono le stelle piccolissime e immense. Sono punti d'un ricamo luminoso che scintllano su un velluto cupo, che tramano su un velo diafano, che impallidiscono su una seta cilestrina. Sono lucciole erranti per prati infinitamente vasti, con un palpito continuo, mai stanco.
Tutto il cielo è popolato di [[Stella|stelle]]. Sono le stelle piccolissime e immense. Sono punti d'un ricamo luminoso che scintillano su un velluto cupo, che tramano su un velo diafano, che impallidiscono su una seta cilestrina. Sono lucciole erranti per prati infinitamente vasti, con un palpito continuo, mai stanco.
===Citazioni===
===Citazioni===
*Si ravvivono le stelle a una a una, sempre più frettolose, come per taciti richiami. Passa una mano e segna il punto luminoso, e spinge la lucciola, e accende il fanale, e sveglia gli occhi e apre le finestrelle, e sboccia i fiori, e trae i brillanti dallo scrigno. (p. 4)
*Si ravvivono le stelle a una a una, sempre più frettolose, come per taciti richiami. Passa una mano e segna il punto luminoso, e spinge la lucciola, e accende il fanale, e sveglia gli occhi e apre le finestrelle, e sboccia i fiori, e trae i brillanti dallo scrigno. (p. 4)

Versione delle 00:30, 14 feb 2009

Giuseppe Fanciulli, noto anche con lo pseudonimo di Mastro Sapone (1881 – 1951), pedagogista, poeta e scrittore italiano.

Lisa-Betta

  • Vi fu qualche turbine di vento. La neve, sollevata, mulinava, ricadeva in stracci leggeri. La foresta gemeva, e si udivano gli scoppi dei rami che, troppo carichi e troppo tormentati, si spezzavano. (da La neve)
  • La furia dell'aria riusciva a svelare tra le nubi larghi specchi di azzurro, e un raggio di sole accendeva fra tanto candore un brillìo infinito. (da La neve)
  • Un gran cielo bigio. Difficile riconoscere i luoghi, ma la linea degli abeti, sul margine della foresta, è un sicuro segnale. (da Sulla neve)
  • Sembra di calare nel fondo di un immenso pozzo; la nebbia grigia rotola giù dall'orlo lontano, si ammucchia, soffoca fino il respiro. (da Sulla neve)

Creature

Incipit

Tutto il cielo è popolato di stelle. Sono le stelle piccolissime e immense. Sono punti d'un ricamo luminoso che scintillano su un velluto cupo, che tramano su un velo diafano, che impallidiscono su una seta cilestrina. Sono lucciole erranti per prati infinitamente vasti, con un palpito continuo, mai stanco.

Citazioni

  • Si ravvivono le stelle a una a una, sempre più frettolose, come per taciti richiami. Passa una mano e segna il punto luminoso, e spinge la lucciola, e accende il fanale, e sveglia gli occhi e apre le finestrelle, e sboccia i fiori, e trae i brillanti dallo scrigno. (p. 4)
  • Impallidisce tutto il cielo, passa la mano onnipotente, e stacca il punto luminoso, abbatte la lucciola, spegne il fanale, cala le palpebre sugli occhi, serra le finestrelle, recide i fiori, e richiude i brillanti nello scrigno. (p. 5)
  • Più alta, più alta, la luna si faceva anche più piccola; ma il fulgore raccolto era sempre maggiore. Dal sommo del cielo la luna inondava di luce i campi delle stelle tramortite, e tutta la faccia della vecchia terra lontana. (p. 8)
  • Dal fondo delle strade, dall'ombra dei giardini, dal quadro nero delle finestre mille occhi umani si alzano verso la luna; scende un sottile raggio di luce, s'inoltra la lenta inondazione negli occhi e nei cuori, ed ogni volta trae alla superficie, galleggiante nel fulgore perlaceo, un sorriso o un sospiro, un desiderio o un rimpianto. (p. 10)
  • A mezzogiorno il sole è rimasto a guardare fissamente dall'alto deserto la terra, che gira sotto il suo sguardo. Un campo di grano, che muta la veste verde nella veste d'oro, crede d'averlo per sé solo e ne gode. (p. 12)
  • Il sole guarda, dona a ogni spiga il tesoro della luce, del suo calore. Il seme nei freschi astucci s'intiepidisce, e già sogna, cullato nel moto della spiga, l'oro dei campi futuri. (p. 16)
  • [Vento] Arrivò di colpo dietro la siepe e la passò con un salto; nessuno l'aveva visto venire, nessuno lo vedeva, ed era da per tutto. Era giù basso sull'erba, che si piegava e si alzava in strisce d'un verde pallido quasi cenerino; più giù ancora, nella conca bruna dello stagno, che si apriva e si allargava. Era in alto, lungo i lini bianchi, appena lavati e messi sulla fune; più in alto ancora, tra i ciuffi degli alberi, tremanti in ogni foglia. (p. 18)

Bibliografia

  • Giuseppe Fanciulli, Lisa-Betta, S .E .I., Torino.
  • Giuseppe Fanciulli, Creature, S .E .I., Torino 1955.

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