Steve Sohmer: differenze tra le versioni

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==Bibliografia==
==Bibliografia==
*Steve Sohmer, ''Gli ultimi nove giorni'' (''Favorite Son''), traduzione di Vincenzo Mantovani, Rizzoli, Milano 1988.
*Steve Sohmer, ''Gli ultimi nove giorni'' (''Favorite Son''), traduzione di Vincenzo Mantovani, Rizzoli, Milano 1988.

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[[Categoria:Scrittori statunitensi|Sohmer, Steve]]
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Versione delle 23:18, 6 mar 2009

Steve Sohmer (1941 - vivente), scrittore, giornalista e autore televisivo.

Gli ultimi nove giorni

Incipit

Ore 7.55. L'atrio del Campidoglio, al pianterreno, era pieno di gente che urlava e spingeva. Urlavano i dipendenti dei vari ministeri, spingevano gli uomini del servizio segreto, e Sally Crain, bloccata nella calca, si chiedeva come mai tutto il potere e la gloria del governo degli Stati Uniti non potessero impedire al ricevimento in onore del colonnello Octavio Martinez di trasformarsi in una baraonda. Era una di quelle donne schiette e scrupolose che, sotto l'amministrazione Carter, erano comparse a Washington. I suoi capelli biondi erano naturali, e gli occhi erano azzurri e distanziati tra loro. Aveva una pelle rosea e fresca, come quella di una bimba lentigginosa allevata con ogni cura. E un passo lungo e sciolto, quel modo di camminare che hanno le donne alte di statura quando sono sicure di sé.

Citazioni

  • Mia madre mi ha insegnato che il sesso è una cosa sporca. E io lo adoro perché è una cosa sporca. (p. 139)
  • Anche un maiale cieco ogni tanto trova una ghianda. (p. 219)
  • L'America può mandare un uomo sulla luna, figuriamoci se non possono mettere un idiota alla Casa Bianca. (p. 263)

Bibliografia

  • Steve Sohmer, Gli ultimi nove giorni (Favorite Son), traduzione di Vincenzo Mantovani, Rizzoli, Milano 1988.

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