Giuseppe Giusti: differenze tra le versioni
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Versione delle 07:40, 6 apr 2009
Giuseppe Giusti (1809 – 1850), poeta italiano.
- A battesimo suoni o a funerale, | Muore un Brigante e nasce un Liberale. (da Delenda Carthago)
- Ah! d'una gente morta | Non si giova la storia. (da La terra dei morti)
- Calò nel suo regno | con molto fracasso; | le teste di legno | Fan sempre del chiasso. (da Il Re Travicello)
- I figli, dicono, | non basta farli; | v'è la seccaggine | dell'educarli. (da Del verbo pensare, in Versi editi ed inediti)
- L'abitudine è una grande maestra, ma non si insegna niente di buono se non agisce insieme alla ragione. da controllare
- Il Buonsenso, che già fu caposcuola, | ora in parecchie scuole è morto affatto; | la Scienza sua figliuola | l'uccise, per veder com'era fatto. (dagli Epigrammi)
- Il fare un libro è meno che niente, | se il libro fatto non rifà la gente. (dagli Epigrammi)
- [Commento su di un articolo di giornale che critica un suo scritto su Giuseppe Parini] Mi ripiglia sulla scelta dello stile di quel lavoro, quasi che lo stile si scegliesse come il panno per farsi una giubba, o piuttosto uno non se lo trovasse addosso bell'e cucito dalla madre natura. (dalla lettera ad Alessandro Manzoni, in Epistolario)
- [Nello scrivere] Tenetevi tutti lontani da ogni eccesso e di stile e di passione, e farete cosa utilissima e onestissima. (dalla lettera a Matteo Trenta, Firenze, 14 febbraio 1848, in Epistolario)
- Se mai nasce uno scandalo, un diverbio, | Un tafferuglio in quella casa là, | Acqua in bocca, e rammentati il proverbio: | Molto sa chi non sa, se tacer sa. (da Gingillino, in Versi editi ed inediti)
- Un gran proverbio, | caro al Potere, | dice che l'essere | sta nell'avere. (da Gingillino)
- Vorrei che i libri si scrivessero per insegnare, invece si scrivono per mostra di sapere. (dalla lettera a Tommaso Grossi, in Epistolario, vol. I, n. 121)
Incipit di alcune opere
Il Brindisi di Girella
(DEDICATO AL SIGNOR DI TALLEYRAND BUON'ANIMA SUA)
- Girella (emerito, | di molto merito), | sbrigliando a tavola | l'umor faceto, | perdé la bussola | e l'alfabeto; | e nel trincare | cantando un brindisi, | della sua cronaca | particolare | gli uscì di bocca | la filastrocca.
Il re travicello
- Al Re travicello | piovuto ai ranocchi, | mi levo il cappello | e piego i ginocchi; | lo predico anch'io | cascato da Dio: | oh comodo, oh bello | un Re travicello. || Calò nel suo regno | con molto fracasso; | le teste di legno | fan sempre del chiasso: | ma subito tacque, | e al sommo dell'acque | rimase un corbello | il Re travicello.
Sant'Ambrogio
- Vostra eccellenza, che mi sta in cagnesco | per que' pochi scherzucci di dozzina, | e mi gabella per antitedesco | perché metto le birbe alla berlina, | o senta il caso avvenuto di fresco, | a me che girellando una mattina, | capito in Sant'Ambrogio di Milano, | in quello vecchio là, fuori di mano.
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