Ugo Foscolo: differenze tra le versioni

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Ugo Foscolo

Niccolò Ugo Foscolo (1778 – 1827), poeta italiano.

Citazioni di Ugo Foscolo

  • A chi non ha patria non istà bene l'essere sacerdote, né padre. (dalla Notizia intorno a Didimo Chierico, XII)
  • Amor fra l'ombre e inferne | seguirammi immortale, onnipotente. (da Meritamente)
  • Breve è la vita, e lunga è l'arte. (da Che stai?)
  • E in te beltà rivive, | l'aurea beltate ond'ebbero | ristoro unico a' mali | le nate a vaneggiar menti mortali. (da All'amica risanata)
  • Forse perché della fatal quïete | tu sei l'immago a me sì cara vieni | o Sera! (da Alla sera)
  • Il dolore in chi manca di pane è più rassegnato. (da Il gazzettino del bel mondo)
  • L'odio è la catena più grave insieme e più abietta, con la quale l'uomo possa legarsi all'uomo. (da Il gazzettino del bel mondo)
  • Lettori miei, era opinione del reverendo Lorenzo Sterne, parroco in Inghilterra, che un sorriso possa aggiungere un filo alla trama brevissima della vita, ma pare che egli inoltre sapesse che ogni lacrima insegna a' mortali una verità. Poiché assumendo il nome di Yorick, antico buffone tragico, volle con parecchi scritti, e singolarmente in questo libricciuolo, insegnarci a conoscere gli altri in noi stessi, e a sospirare ad un tempo e a sorridere meno orgogliosamente su le debolezze del prossimo. Però io lo aveva, or son più anni, tradotto per me: ed oggi io credo d'essere una volta profittato delle sue lezioni, l'ho ritradotto, quanto meno letteralmente e quanto meno arbitrariamente ho saputo, per voi.
    Ma e voi, lettori, avvertite che l'autore era d'animo libero, e spirito bizzarro, ed argutissimo ingegno, segnatamente contro la vanità dei potenti, l'ipocrisia degli ecclesiastici e la servilità magistrale degli uomini letterati; pendeva anche all'amore e alla voluttà; ma voleva ad ogni parere, ed era forse, uomo dabbene e compassionevole seguace sincero dell'Evangelo, ch'egli interpretava a' fedeli. Quindi ci deride acremente, e insieme sorride con indulgente servilità; e gli occhi suoi scintillano di desiderio, par che si chinino vergognosi; e nel brio della gioia, sospira; e, mentre le sue immaginazioni prorompono tutte ad un tempo discordi e inquietissime, accendendo più che non dicono, ed usurpando frasi, voci ed ortografia, egli sa nondimeno ordinarle con l'apparente semplicità di certo stile apostolico e riposato. (dalla prefazione di Didimo Chierico a Laurence Sterne, Viaggio sentimentale)
  • Ma se danza, | vedila! tutta l'armonia del suono scorre dal suo bel corpo, e dal sorriso | della sua bocca; e un moto, un atto, un vezzo | manda agli sguardi venustà improvvisa. (da Le Grazie, vv. 117-121)
  • Per far che i secoli tacciano di quel Trattato[1] che trafficò la mia patria, insospettì le nazioni e scemò dignità al tuo nome. (da A Bonaparte liberatore, 1797)
  • [In Inghilterra] Qui la povertà è vergogna che nessun merito lava. (da Lettere d'amore)
  • Questi è il Monti, poeta e cavaliero | gran traduttor dei traduttor d'Omero.[2]
  • Te dunque, o Bonaparte, nomerò con inaudito titolo LIBERATORE DI POPOLI E FONDATORE DI REPUBBLICA. Così tu alto, solo, immortale, dominerai l'eternità, pari agli altri grandi nelle gesta e ne' meriti, ma a niuno comparabile nella intrapesa di fondare nazioni. (da Orazione a Bonaparte per il congresso di Lione, 1802)[3]
  • Tu non altro che il canto avrai del figlio, | o materna mia terra, a noi prescrisse | il fato illacrimata sepoltura. (da A Zacinto)
  • Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo | di gente in gente, me vedrai seduto | su la tua pietra, o fratel mio, gemendo | il fior de' tuoi gentili anni caduto. (da In morte del fratello Giovanni)
  • Una parte degli uomini opera senza pensare, l'altra pensa senza operare. (da Sull'origine e i limiti della giustizia)

Dei sepolcri

  • A egregie cose il forte animo accendono | L'urne de' forti, o Pindemonte.[4]
  • A' generosi | Giusta di gloria dispensiera è morte.[4]
  • All'ombra de' cipressi e dentro l'urne | confortate di pianto è forse il sonno | della morte men duro?
  • Anche la Speme, | ultima Dea, fugge i sepolcri.
  • Celeste è questa | corrispondenza di amorosi sensi, | celeste dote è negli umani. (29)
  • E tu gli ornavi del tuo riso i canti | che il lombardo pungean Sardanapalo | cui solo è dolce il muggito de' buoi, | che dagli antri abdüani e dal Ticino | lo fan d'ozi beato e di vivande.[5] (57)
  • Già il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo, | decoro e mente al bello italo regno, | nelle adulate reggie ha sepoltura | già vivo, e i stemmi unica laude.[6] (142)
  • Quel grande | che temprando lo scettro a' regnatori | gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela | di che lagrime grondi e di che sangue[7] (155-157)
  • Sol chi non lascia eredità d'affetti | Poca gioia ha dell'urna.[4]

Epistolario

  • Il disprezzare non è da tutti. (da Alla Donna gentile, 28 gennaio 1816)
  • L'arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì nel rappresentare con novità.
  • La noja proviene o da debolissima coscienza dell'esistenza nostra, per cui non ci sentiamo capaci di agire, o da coscienza eccessiva, per cui vediamo di non poter agire quanto vorremmo. (da A Giambattista Bovio, Milano, 29 settembre 1808)
  • Le sciocche e laide abitudini sono le corruzioni della nostra natura.

Le ultime lettere di Jacopo Ortis

Incipit

Da' colli Euganei, 11 Ottobre 1797.
Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch'io per salvarmi da chi m'opprime mi commetta a chi mi ha tradito? Consola mia madre: vinto dalle sue lagrime le ho ubbidito, e ho lasciato Venezia per evitare le prime persecuzioni, e le più feroci. Or dovrò io abbandonare anche questa mia solitudine antica, dove, senza perdere dagli occhi il mio sciagurato paese, posso ancora sperare qualche giorno di pace? Tu mi fai raccapricciare, Lorenzo; quanti sono dunque gli sventurati? E noi, pur troppo, noi stessi italiani ci laviamo le mani nel sangue degl'italiani. Per me segua che può. Poiché ho disperato e della mia patria e di me, aspetto tranquillamente la prigione e la morte. Il mio cadavere almeno non cadrà fra le braccia straniere; il mio nome sarà sommessamente compianto da' pochi uomini buoni, compagni delle nostre miserie; e le mie ossa poseranno su la terra de' miei padri.

Citazioni

  • Che è mai l'uomo? Il coraggio fu sempre dominatore dell'universo perché tutto è debolezza e paura.
  • Coloro che non furono mai sventurati, non sono degni della loro felicità.
  • Gli amori della moltitudine sono brevi ed infausti; giudica, più che dall'intento, dalla fortuna; chiama virtù il delitto utile, e scelleraggine l'onestà che le pare dannosa; e per avere i suoi plausi conviene o atterrirla, o ingrassarla, e ingannarla sempre. (4 dicembre; Parini a Ortis)
  • Il coraggio non deve dare diritto per opprimere il debole.
  • In tutti i paesi ho veduto gli uomini sempre di tre sorta: i pochi che comandano; l'universalità che serve; e i molti che brigano.
  • Io non odio persona alcuna, ma vi son uomini ch'io ho bisogno di vedere soltanto da lontano.
  • La fama degli eroi spetta un quarto alla loro audacia; due quarti alla sorte, e l'altro quarto, ai loro delitti. Pur se ti reputi bastevolmente fortunato e crudele per aspirare a questa gloria, pensi tu che i tempi te ne porgano i mezzi? (4 dicembre; Parini a Ortis)
  • La Natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suo regno tutti i viventi. (20 febbraio)
  • Noi chiamiamo pomposamente virtù tutte quelle azioni che giovano alla sicurezza di chi comanda e alla paura di chi serve.
  • Pentimenti sul passato, noja del presente, e timor del futuro; ecco la vita. La sola morte, a cui è commesso il sacro cangiamento delle cose, promette pace.
  • Sciagurati coloro che, per non essere scellerati, hanno bisogno della religione.
  • Se gli uomini si conducessero sempre al fianco la morte, non servirebbero sì vilmente.
  • Sente assai poco la propria passione, o lieta o trista che sia, chi sa troppo minutamente descriverla.
  • La Ragione? - è come il vento; ammorza le faci, ed anima gl'incendj. (Milano, 6 Febbraio 1799)

Explicit

Appena io giunsi da Padova ove m'era convenuto indugiare più ch'io non voleva, fui sopraffatto dalla calca de' contadini che s'affollavano muti sotto i portici del cortile; ed altri mi guardavano attoniti, e taluno mi pregava che non salissi. Balzai tremando nella stanza, e mi s'appresentò il padre di Teresa gettato disperatamente sopra il cadavere; e Michele ginocchione con la faccia per terra. Non so come ebbi tanta forza d'avvicinarmi e di porgli una mano sul cuore presso la ferita; era morto, freddo. Mi mancava il pianto e la voce; ed io stava guardando stupidamente quel sangue: finché venne il parroco e subito dopo il chirurgo, i quali con alcuni famigliari ci strapparono a forza dal fiero spettacolo. Teresa visse in tutti que' giorni fra il lutto de' suoi in un mortale silenzio. - La notte mi strascicai dietro al cadavere che da tre lavoratori fu sotterrato sul monte de' pini.

Citazioni su Ugo Foscolo

  • Giovanni Pascoli rimarrà per gli Italiani il grande lirico delle intime tombe familiari, come Ugo Foscolo è il grande cantore delle tombe che la Nazione conserva ai suoi figli immortali.
    Per questi nostri due sommi vati si completa la Italiana Lirica dei Sepolcri! (Guglielmina Ronconi)
  • Il sorriso ironico di Didimo [traduzione foscoliana del Viaggio sentimentale di Laurence Sterne] giunge a proporre in una diversa prospettiva le antiche passioni del 'liber'uomo'. (Camillo Boito)
  • Questi è il rosso di pel, Foscolo detto | sì falso che falsò fino sé stesso | quando in Ugo cambiò ser Nicoletto. | Guarda la borsa se ti vien appresso.[8](Vincenzo Monti)

Note

  1. Il Trattato di Campoformio.
  2. Questo distico sarcastico fu dedicato dal Foscolo al Monti con riferimento al fatto che Vincenzo Monti tradusse in italiano l' Iliade avvalendosi della traduzione latina
  3. Citato in Luciano Canfora, Esportare la libertà, cap. II, p. 25.
  4. a b c Alcuni esempi di formule di passaggio da un argomento all'altro, citati in Mario Fubini, Ugo Foscolo, La Nuova Italia, Firenze, 19633 (1928), pp. 184-6, secondo il quale «preparando o concludendo ampi periodi poetici, non ne contengono la nota più intensa e sembrano piuttosto epigrafi nobilmente decorative che grande poesia».
  5. Parlando a Talia dei versi che ispirava a Giuseppe Parini, critico verso i nobili nullafacenti.
  6. Criticando la sottomissione della classe dirigente italiana a Napoleone.
  7. Riferendosi a Niccolò Machiavelli.
  8. Questa quartina fu scritta dal Monti in risposta al distico dedicatogli dal Foscolo. L'ultimo verso è un riferimento alla passione del Foscolo per il gioco, nel quale egli perdeva regolarmente forti somme.

Bibliografia

  • Laurence Sterne, Viaggio sentimentale di Yorick lungo la Francia e l'Italia (A sentimental journey through France and Italy), traduzione di Didimo Chierico (Ugo Foscolo), a cura di Giulio Caprin, BMM, Arnoldo Mondadori Editore, 1952.

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