Orhan Pamuk: differenze tra le versioni
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Salii a fatica sul vagone in partenza, pieno di pacchetti. Tutti fermi sul binario, mi salutavano agitando la mano, così anch'io mi sporsi dal finestrino e li salutai. Vidi solo all'ultimo il cane nero come il carbone correre allegro lungo il binario e subito accanto a me, con la lingua rossa fuori. Poi tutti scomparvero dentro i grandi fiocchi di neve che si facevano sempre più intensi. |
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Mi sedetti e osservai le luci arancioni delle ultime case nei sobborghi che si vedevano tra i fiocchi di neve, le stanze malandate dove si guardava la televisione e i fumi sottili, tremolanti ed esili che uscivano dai comignoli storti sui tetti coperti di neve: cominciai a piangere. |
Mi sedetti e osservai le luci arancioni delle ultime case nei sobborghi che si vedevano tra i fiocchi di neve, le stanze malandate dove si guardava la televisione e i fumi sottili, tremolanti ed esili che uscivano dai comignoli storti sui tetti coperti di neve: cominciai a piangere. |
Versione delle 16:28, 29 set 2009
Orhan Pamuk (1952 − vivente), scrittore turco.
Il mio nome è rosso
Incipit
Adesso io sono un morto, un cadavere in fondo a un pozzo. Ho esalato l'ultimo respiro ormai da tempo, il mio cuore si è fermato, ma, a parte quel vigliacco del mio assassino, nessuno sa cosa mi sia successo. Lui, il disgraziato schifoso, per essere sicuro di avermi ucciso ha ascoltato il mio respiro, ha tastato il mio polso, mi ha dato un calcio nel fianco, mi ha portato al pozzo e mi ha preso in braccio per poi buttarmici dentro. La testa me l'aveva già spaccata a colpi di pietra, e cadendo nel pozzo è andata in pezzi, la mia faccia, la fronte e le guance, è rimasta schiacciata, è scomparsa, le ossa si sono spezzate, la bocca si è riempita di sangue.
Citazioni
- I libri aggiungono all'infelicità dell'uomo una profondità che scambiamo per consolazione.
- Se non sogni il tempo non passa.
Explicit
Ho raccontato a Orhan questa storia che non si può disegnare pensando che un giorno potrà scriverla. Gli ho dato senza imbarazzo le lettere di Hasan e di Nero, e i disegni di cavalli con l'inchiostro ad acqua trovati addosso al povero Raffinato Effendi. Lui è sempre nervoso, di pessimo umore e infelice, e non ha mai paura di essere ingiusto con chi non ama. Perciò, se ha descritto Nero più confuso di quello che è, la nostra vita più difficile di quello che è, Şevket cattivo e me più bella e insolente di quello che sono, mi raccomando, non credete a Orhan. Perché non ci sono bugie che non inventerebbe per rendere più bella la sua storia e fare in modo di essere creduto.
Neve
Incipit
Il silenzio della neve, pensava l'uomo seduto dietro all'autista del pullman. Se questo fosse stato l'inizio di una poesia, avrebbe chiamato «silenzio della neve» ciò che sentiva dentro.
Aveva preso il pullman che l'avrebbe portato da Erzurum a Kars all'ultimo minuto. Dopo due giorni di viaggio fra le tormente di neve, da Istanbul era arrivato alla stazione dei pullman di Erzurum, e mentre con la borsa in mano nei corridoi sporchi e freddi cercava di capire dove fosse la fermata dei pullman per Kars, un tizio gli aveva detto che ce n'era uno in partenza.
Explicit
Salii a fatica sul vagone in partenza, pieno di pacchetti. Tutti fermi sul binario, mi salutavano agitando la mano, così anch'io mi sporsi dal finestrino e li salutai. Vidi solo all'ultimo il cane nero come il carbone correre allegro lungo il binario e subito accanto a me, con la lingua rossa fuori. Poi tutti scomparvero dentro i grandi fiocchi di neve che si facevano sempre più intensi.
Mi sedetti e osservai le luci arancioni delle ultime case nei sobborghi che si vedevano tra i fiocchi di neve, le stanze malandate dove si guardava la televisione e i fumi sottili, tremolanti ed esili che uscivano dai comignoli storti sui tetti coperti di neve: cominciai a piangere.
Incipit di Istanbul
Fin da bambino, per tanti anni ho creduto che vivesse un altro Orhan, del tutto simile a me, un mio gemello, uno completamente uguale a me, in una strada di Istanbul, in un'altra casa simile alla nostra. Non mi ricordo e come ebbi per la prima volta questo pensiero.
Bibliografia
- Orhan Pamuk, Il mio nome è rosso, traduzione di Maria Bertolini e Şemsa Gezgin, Einaudi, Torino, 2001. ISBN 880615799X
- Orhan Pamuk, Neve, traduzione di Maria Bertolini e Şemsa Gezgin, Einaudi, Torino, 2004. ISBN 880617004X
- Orhan Pamuk, Istanbul, traduzione di Şemsa Gezgin, Einaudi, Torino, 2006. ISBN 8806178997
Altri progetti
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