Antonio Spadaro: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Antonio Spadaro 20gen2008.jpg|thumb|right|Antonio Spadaro]]
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'''Antonio Spadaro''' (1966 – vivente), filosofo, teologo e gesuita italiano.
'''Antonio Spadaro''' (1966 – vivente), filosofo, teologo e gesuita italiano.


*Comprendiamo bene come [[Wikipedia]] rappresenti un sogno illuminista di descrivere il mondo, che però si scontra con le difficoltà di accreditarsi come compendio di sapere credibile, mantenendo nel contempo anonimato, flessibilità e continua apertura a nuovi collaboratori. Nello stesso tempo questa «[[utopia]]» rovescia il sogno dell'[[enciclopedia]] tradizionale, intesa come costruzione autorevole, organica e integrata del sapere. Infatti Wikipedia è come un organismo vivente: cresce (al ritmo dei 7% ogni mese), si «ammala», è sottoposta a composizioni e scomposizioni interne, ad accrescimenti e riduzioni continue. Ma soprattutto Wikipedia nasconde un'altra utopia, a suo modo, ambigua: la [[democrazia]] assoluta del sapere e la collaborazione delle intelligenze molteplici che dà vita a una sorta di intelligenza collettiva. Questa utopia potrebbe nascondere una nuova forma di «torre di Babele», che ha il suo tallone di Achille non solo nell'inaffidabilità, ma anche nel relativismo. [...] Le sue «utopie» nascono, radicalizzandole, dalle esigenze profonde della conoscenza umana, che i wíki, in generale, aiutano a trasformare in progetti concreti: il conoscere inteso come un processo dinamico, aperto a tutti, e frutto non solo di un impegno individuale, ma anche di una profonda collaborazione e di un intenso confronto tra menti disposte a condividere abilità e intelligenza. Questa potenzialità deve però confrontarsi con limiti strutturali invalicabili che si possono riassumere nella mancanza di certa autorevolezza e di un'esposizione continua al vandalismo, che rischia di vanificare gli sforzi positivi. (da ''Wiki, utopie e limiti di una forma di «intelligenza collettiva»'', in ''La Civiltà cattolica'', anno 2005 n. III)
*Comprendiamo bene come [[Wikipedia]] rappresenti un sogno illuminista di descrivere il mondo, che però si scontra con le difficoltà di accreditarsi come compendio di sapere credibile, mantenendo nel contempo anonimato, flessibilità e continua apertura a nuovi collaboratori. Nello stesso tempo questa «[[utopia]]» rovescia il sogno dell'[[enciclopedia]] tradizionale, intesa come costruzione autorevole, organica e integrata del sapere. Infatti Wikipedia è come un organismo vivente: cresce (al ritmo dei 7% ogni mese), si «ammala», è sottoposta a composizioni e scomposizioni interne, ad accrescimenti e riduzioni continue. Ma soprattutto Wikipedia nasconde un'altra utopia, a suo modo, ambigua: la [[democrazia]] assoluta del sapere e la collaborazione delle intelligenze molteplici che dà vita a una sorta di intelligenza collettiva. Questa utopia potrebbe nascondere una nuova forma di «torre di Babele», che ha il suo tallone di Achille non solo nell'inaffidabilità, ma anche nel relativismo. [...] Le sue «utopie» nascono, radicalizzandole, dalle esigenze profonde della conoscenza umana, che i wíki, in generale, aiutano a trasformare in progetti concreti: il conoscere inteso come un processo dinamico, aperto a tutti, e frutto non solo di un impegno individuale, ma anche di una profonda collaborazione e di un intenso confronto tra menti disposte a condividere abilità e intelligenza. Questa potenzialità deve però confrontarsi con limiti strutturali invalicabili che si possono riassumere nella mancanza di certa autorevolezza e di un'esposizione continua al vandalismo, che rischia di vanificare gli sforzi positivi. (da ''Wiki, utopie e limiti di una forma di «intelligenza collettiva»'', in ''La Civiltà cattolica'', anno 2005 n. III)
*Io ritengo che in [[internet]] ci sia una dimensione altamente spirituale. Vorrei citare almeno una persona, un grande gesuita, [[Pierre Teilhard de Chardin]], che con i suoi libri, con le sue intuizioni, la sua idea di noosfera ha anticipato l’idea di internet… Stiamo parlando di un gesuita che è vissuto in tempi in cui Internet non era neanche ipotizzabile ma egli ha ampiamente anticipato questo fenomeno. Direi anche che, a mio avviso, Internet è una realtà che ha delle forti potenzialità spirituali. (''[[n:Antonio Spadaro: intervista al gesuita 2.0|Antonio Spadaro: intervista al gesuita 2.0]]'', su [[n:Pagina principale|Wikinotizie]], 29 giugno 2008)


{{intestazione|''Un mondo di pietra e di cielo'', in ''La Civiltà cattolica'', anno 2008 n. IV}}
{{intestazione|''Un mondo di pietra e di cielo'', in ''La Civiltà cattolica'', anno 2008 n. IV}}

Versione delle 07:42, 22 ott 2009

Antonio Spadaro

Antonio Spadaro (1966 – vivente), filosofo, teologo e gesuita italiano.

  • Comprendiamo bene come Wikipedia rappresenti un sogno illuminista di descrivere il mondo, che però si scontra con le difficoltà di accreditarsi come compendio di sapere credibile, mantenendo nel contempo anonimato, flessibilità e continua apertura a nuovi collaboratori. Nello stesso tempo questa «utopia» rovescia il sogno dell'enciclopedia tradizionale, intesa come costruzione autorevole, organica e integrata del sapere. Infatti Wikipedia è come un organismo vivente: cresce (al ritmo dei 7% ogni mese), si «ammala», è sottoposta a composizioni e scomposizioni interne, ad accrescimenti e riduzioni continue. Ma soprattutto Wikipedia nasconde un'altra utopia, a suo modo, ambigua: la democrazia assoluta del sapere e la collaborazione delle intelligenze molteplici che dà vita a una sorta di intelligenza collettiva. Questa utopia potrebbe nascondere una nuova forma di «torre di Babele», che ha il suo tallone di Achille non solo nell'inaffidabilità, ma anche nel relativismo. [...] Le sue «utopie» nascono, radicalizzandole, dalle esigenze profonde della conoscenza umana, che i wíki, in generale, aiutano a trasformare in progetti concreti: il conoscere inteso come un processo dinamico, aperto a tutti, e frutto non solo di un impegno individuale, ma anche di una profonda collaborazione e di un intenso confronto tra menti disposte a condividere abilità e intelligenza. Questa potenzialità deve però confrontarsi con limiti strutturali invalicabili che si possono riassumere nella mancanza di certa autorevolezza e di un'esposizione continua al vandalismo, che rischia di vanificare gli sforzi positivi. (da Wiki, utopie e limiti di una forma di «intelligenza collettiva», in La Civiltà cattolica, anno 2005 n. III)
  • Io ritengo che in internet ci sia una dimensione altamente spirituale. Vorrei citare almeno una persona, un grande gesuita, Pierre Teilhard de Chardin, che con i suoi libri, con le sue intuizioni, la sua idea di noosfera ha anticipato l’idea di internet… Stiamo parlando di un gesuita che è vissuto in tempi in cui Internet non era neanche ipotizzabile ma egli ha ampiamente anticipato questo fenomeno. Direi anche che, a mio avviso, Internet è una realtà che ha delle forti potenzialità spirituali. (Antonio Spadaro: intervista al gesuita 2.0, su Wikinotizie, 29 giugno 2008)
Un mondo di pietra e di cielo, in La Civiltà cattolica, anno 2008 n. IV
  • C'è sempre un punto vulnerabile nella vita di Pavese, un punto che lo espone alla bellezza e all'intuizione del gusto della vita, ma questa sembra non trovare possibilità di sviluppo.
  • In fondo, si potrebbe riconoscere qui il vero problema dell'opera pavesiana: dapprima l'intuizione della realtà lascia lo scrittore ammirato, sorpreso, desideroso di vivere in maniera sana e forte; successivamente l'elaborazione interiore però vela di ombre e di incertezze, di dubbi e di fragilità questa intuizione iniziale.
  • Pavese sembra incapace di riconoscere che la condizione aurorale dell'infanzia non è solamente terra a cui far ritorno per capire la realtà e luogo in cui trovare rifugio, ma condizione stessa dell'esperienza del mistero del reale, possibilità di una conoscenza intesa come «prima volta» e non sempre e soltanto «seconda».
Per una spiritualità dello studio, in La Civiltà cattolica, anno 2009 n. II
  • L'uomo che studia e l'uomo che prega sembrano assumere atteggiamenti simili.
  • Lo studio, per il credente, è «un servizio per l'uomo, una carità ecumenica, ma nondimeno un'esperienza spirituale.
  • Lo studioso che è uomo spirituale va alla ricerca di una sintesi profonda, che faccia sì che preghiera e studio siano virtualmente indistinti come l'equilibrio non si distingue dal camminare, né il movimento uniforme del treno si distingue dagli spostamenti del viaggiatore nel compartimento.
  • Non basta esercitare la propria professione e «avvolgerla» di intenzioni buone e spirituali perché quell'impegno secolare si trasformi in preghiera.

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