Friedrich Nietzsche: differenze tra le versioni

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*Un giorno sarà legato al mio nome il ricordo di qualcosa di enorme – una crisi, quale mai si era vista sulla terra, la più profonda collisione della coscienza, una decisione evocata contro tutto ciò che finora è stato creduto, preteso, consacrato. Io non sono un uomo, sono dinamite.
*Un giorno sarà legato al mio nome il ricordo di qualcosa di enorme – una crisi, quale mai si era vista sulla terra, la più profonda collisione della coscienza, una decisione evocata contro tutto ciò che finora è stato creduto, preteso, consacrato. Io non sono un uomo, sono dinamite.
===[[Explicit]]===
===[[Explicit]]===
Supremo astro dell'essere! <br> Tavola di eterne figure! <br> ''Tu'' vieni a me? - <br> Ciò che nessuno ha scorto, <br> la tua muta bellezza - <br> come? non fugge davanti ai miei sguardi? - <br><br>Stemma della necessità!<br>Tavola di eterne figure!<br>- ma tu già lo sai:<br>ciò che tutti odiano, <br>ciò che solo ''io'' amo,<br>che tu sei eterno!<br>che tu sei necessario!<br>Il mio amore si accende<br>in eterno solo della necessità.<br><br>Stemma della necessità!<br>Supremo astro dell'essere!<br>- mai raggiunto da desiderio, <br> mai macchiato da no, <br>eterno sì dell'essere. <br>sono il tuo sì in eterno:<br>''perché io ti amo, o eternità!'' - -
4<br>Supremo astro dell'essere! <br> Tavola di eterne figure! <br> ''Tu'' vieni a me? - <br> Ciò che nessuno ha scorto, <br> la tua muta bellezza - <br> come? non fugge davanti ai miei sguardi? - <br><br>Stemma della necessità!<br>Tavola di eterne figure!<br>- ma tu già lo sai:<br>ciò che tutti odiano, <br>ciò che solo ''io'' amo,<br>che tu sei eterno!<br>che tu sei necessario!<br>Il mio amore si accende<br>in eterno solo della necessità.<br><br>Stemma della necessità!<br>Supremo astro dell'essere!<br>- mai raggiunto da desiderio, <br> mai macchiato da no, <br>eterno sì dell'essere. <br>sono il tuo sì in eterno:<br>''perché io ti amo, o eternità!'' - -

==Biglietti della follia==
==Biglietti della follia==
{{NDR|I biglietti della follia sono una serie di lettere che Nietzsche scrisse a conoscenti e amici nel 1889, dove si nota l'improvviso cedimento psichico che investì Nietzsche in quel periodo.}}
{{NDR|I biglietti della follia sono una serie di lettere che Nietzsche scrisse a conoscenti e amici nel 1889, dove si nota l'improvviso cedimento psichico che investì Nietzsche in quel periodo.}}

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Friedrich Nietzsche

Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844 – 1900), filosofo tedesco.

Citazioni di Friedrich Nietzsche

  • Amo le brevi abitudini e le considero mezzo inestimabile per imparare a conoscere molte cose. (citato in Jean Cocteau, Il mio primo viaggio)
  • Beati gli smemorati, perché avranno la meglio anche sui loro errori. (citato in Se mi lasci ti cancello)
  • [Su Montaigne] Che un tale uomo abbia scritto, ha accresciuto il nostro piacere di vivere su questa terra. (citato in Montaigne, Saggi, Adelphi, vol. II, copertina)
  • C'è bisogno di educatori che siano essi stessi educati, spiriti superiori, aristocratici, comprovati a ogni istante, comprovati dalla parola e dal silenzio, culture divenute mature, dolci – non dei tangheri addottrinati che il liceo e l'università offrono oggi alla gioventù come fossero "balie di grado superiore". (da Il crepuscolo degli idoli)
  • C'è un solo mondo, ed è falso, crudele, contraddittorio, corruttore, senza senso... Un mondo così fatto è il vero mondo... Noi abbiamo bisogno della menzogna per vincere questa "verità", cioè per vivere... La metafisica, la morale, la religione, la scienza... vengono prese in considerazione solo come diverse forme di menzogna: col loro sussidio si crede nella vita. (da Frammenti Postumi)
  • Che cosa è verità? Inerzia; l'ipotesi che ci rende soddisfatti; il minimo dispendio di forza intellettuale. (da Volontà di potenza, sez. 3, 537)
  • Ci vuole più coraggio e forza di carattere per fermarsi o addirittura per volgersi indietro che per andare avanti. (da La volontà di potenza)
  • Colui che finalmente si accorge quanto e quanto a lungo fu preso in giro, abbraccia per dispetto anche la più odiosa delle realtà; cosicché, considerando il corso del mondo nel suo complesso, la realtà ebbe sempre in sorte gli amanti migliori, poiché i migliori furono sempre e più a lungo burlati. (da Il Viandante e la sua ombra)
  • Come? L'uomo è soltanto un errore di Dio? O forse è Dio soltanto un errore dell'uomo? (da Crepuscolo degli idoli, 1888, riferendosi a Blaise Pascal che dice "l'uomo è l'errore di Dio")
  • Come una volta ai tempi di Tiberio i naviganti greci udirono in vicinanza di un'isola solitaria lo sconvolgente grido: "Il grande Pan è morto", così per il mondo ellenico risuonò ora come un doloroso lamento: "la tragedia è morta!" (da La nascita della tragedia)
  • È chiaro che per esercitare così la lettura come arte, è necessaria soprattutto una cosa che al giorno d'oggi si è disimparata più di tante altre – e perciò, per arrivare alla "leggibilità" delle mie opere, ci vorrà ancora tempo – una cosa, cioè, per cui si deve essere piuttosto simili a una vacca e in nessun caso a un "uomo moderno": il ruminare. (da La Genealogia della Morale)
  • È impossibile che il nostro conoscere possa andare al di là dello stretto necessario per la conservazione della vita. La morfologia ci mostra che i sensi, i nervi, nonché il cervello si sviluppano proporzionalmente alla difficoltà di nutrirsi. (da la Repubblica, a cura di Umberto Galimberti, 7 febbraio 2003)
  • Era stato trasformato in "peccatore", cacciato in una gabbia, lo si era rinserrato tra idee semplicemente orrende e lì se ne stava malato, miserabile, maldisposto verso se stesso: colmo d'odio verso gli impulsi vitali, pieno di sospetto contro tutto quanto era ancora forte e felice. Insomma, un "cristiano". (da Il crepuscolo degli idoli)
  • Gli insetti pungono non per cattiveria ma perché vogliono vivere anche loro; lo stesso è dei critici: vogliono il nostro sangue, non il nostro dolore. (da Il viandante e la sua ombra)
  • Gli uni governano per il piacere di governare, gli altri per non essere governati; questi hanno solo il più piccolo dei due mali. (da Aurora)
  • I fatti non ci sono, bensì solo interpretazioni. (da Frammenti postumi, in Opere, Adelphi, Milano 1964)
  • Il serpente che non può cambiar pelle muore. Lo stesso accade agli spiriti ai quali s'impedisce di cambiare opinione: cessano di essere spiriti. (da Aurora)
  • Il verme, calpestato, si rattrappisce. E questo è intelligente. Diminuisce così la possibilità di venir calpestato nuovamente. Nel linguaggio della morale: umiltà. (da Il crepuscolo degli idoli)
  • L'intero apparato della coscienza è un apparato per astrarre e semplificare – non orientato verso la conoscenza, ma verso il dominio delle cose. (da la Repubblica, a cura di Umberto Galimberti, 7 febbraio 2003)
  • La conoscenza esiste nella misura in cui è utile. Non c'è dubbio, infatti, che tutte le percezioni di senso sono impegnate in giudizi di valore: utile e dannoso, quindi piacevole e spiacevole. (da la Repubblica, a cura di Umberto Galimberti, 7 febbraio 2003)
  • La logica è legata a questa condizione: supporre che si diano casi identici, perché senza costanti l'uomo non può sopravvivere. (da la Repubblica, a cura di Umberto Galimberti, 7 febbraio 2003)
  • La parte dell'umanità di un maestro, mettere in guardia i propri discepoli contro se stesso. (da Aurora)
  • Le persone che ci donano la loro piena confidenza credono per questo di avere diritto alla nostra. Ciò è un errore: coi regali non si acquistano diritti. La familiarità del superiore irrita, perché non può essere ricambiata. (da Aforismi)
  • Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al "perché?". Che cosa significa nichilismo? – che i valori supremi perdono ogni valore. (citato in Umberto Galimberti, L'ospite inquitante, Feltrinelli, Milano 2008, p. 15)
  • Non ho mai sentito dire che le flatulenze determinino situazioni filosofiche. (da Lettere a Erwin Rohde, Lugano, 29 marzo 1871)
  • Non resta altro mezzo per rimettere in onore la politica, si devono come prima cosa impiccare i moralisti. (Aforisma postumo citato da Giuliano Ferrara in Il Giornale, 4 giugno 2009, pag. 3)
  • Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi: salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo. È così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere ed il suo dispiacere, attaccato cioè al piolo dell'attimo e perciò né triste né annoiato… L'uomo chiese una volta all'animale: "Perché mi guardi soltanto senza parlarmi della felicità?" L'animale voleva rispondere e dice: "Ciò avviene perché dimentico subito quello che volevo dire" – ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque: così l'uomo se ne meravigliò. Ma egli si meravigliò anche di se stesso, di non poter imparare a dimenticare e di essere sempre accanto al passato: per quanto lontano egli vada e per quanto velocemente, la catena lo accompagna. È un prodigio: l'attimo, in un lampo è presente, in un lampo è passato, prima un niente, dopo un niente, ma tuttavia torna come fantasma e turba la pace di un istante successivo. Continuamente si stacca un foglio dal rotolo del tempo, cade, vola via – e improvvisamente rivola indietro, in grembo all'uomo. Allora l'uomo dice "Mi ricordo". (da Considerazioni inattuali)
  • Per la ventesima volta ho ieri assistito al capolavoro di Bizet e ancora l'ho udito con la stessa gentile reverenza. Mi sorprende di poter così vincere la mia impazienza. Ma guardare come un'opera siffatta integri la natura di un uomo. Essa è malvagia, perversa, raffinata, fantastica, eppure avanza con passo leggero e composto; la sua raffinatezza non è quella di un individuo, bensì di una razza. Si sono mai uditi sulla scena accenti più tragici, più dolorosi? E come sono ottenuti? Senza smorfie, senza contraffazioni di alcun genere, in piena libertà dalle bugie del "grande stile". Io mi sento diventar migliore quando questo Bizet mi parla. Il mio udito si sprofonda in quella musica; ne percepisco le origini; mi par di assistere alla sua nascita e tremo davanti ai pericoli che ci accompagnano a qualunque audacia; mi trovo incantato dai felici ritrovamenti che Bizet stesso ignora. Sopra quest'opera la fatalità sta sospesa; la felicità di essa è corta, fulminea, e non conosce dilazioni. Io invidio a Bizet il coraggio di questa sua sensibilità eccezionale, che prima di adesso non aveva trovato mezzo per esprimersi nella musica colta d'Europa; il coraggio di questa sensibilità meridionale, brunita, arsa dal sole... Ah finalmente l'amore, l'amore ricondotto indietro verso la natura!... L'amore come destino, come un destino cinico, innocente, crudele, l'amore esatto nella sua forma natura. Io non conosco altro esempio dove la tragica ironia che costituisce il nocciolo dell'amore sia stata espressa con tale severità, con formula così terribile come nell'ultimo grido di José: Oui, c'est moi qui l'a tuée, Carmen, ma Carmen adorée.... (citato in Giulio Confalonieri, La storia della musica)
  • Per vivere soli bisogna essere o un animale o un dio, dice Aristotele. Manca il terzo caso: bisogna essere l'uno e l'altro, un filosofo. (da Il crepuscolo degli idoli)
  • Quello che non mi uccide mi rende più forte. (da Crepuscolo degli idoli)
  • Sento spesso il bisogno di ruminare il passato e di rendere digeribile il presente con quel condimento. (dalla lettera a Erwin Rohde, Naumburg, 3 novembre 1867)
  • Senza musica, la vita sarebbe un errore. (da Crepuscolo degli idoli)
  • Sono stato Budda fra gli indiani, Dioniso in Grecia – mi sono incarnato in Alessandro e in Cesare, come il poeta di Shakespeare, lord Bacon. Alla fine, sono stato anche Voltaire e Napoleone, forse persino Richard Wagner... Ma questa volta sono nelle vesti di Dioniso vittorioso, e sulla terra sarà un giorno di festa... non che io abbia molto tempo... il cielo gioisce per la mia presenza... sono anche stato crocifisso... (dalla lettera a Cosima Wagner, Torino, 3 gennaio 1889)
  • Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto. (da La nascita della tragedia)
  • Sull'origine della logica: caos originario delle rappresentazioni. Le rappresentazioni compatibili tra loro rimasero, la maggioranza di loro andò in rovina e va in rovina. (da la Repubblica, a cura di Umberto Galimberti, 7 febbraio 2003)
  • Tutto considerato, caro amico, d'ora in poi non ha più senso parlare e scrivere su di me, ho passato agli atti per la prossima eternità la questione «chi io sia» con l'opera che sto pubblicando, Ecce Homo. D'ora in poi non bisognerà più curarsi di me, bensì delle cose per cui io esisto. (dalla lettera a Carl Fuchs, Torino, 27 dicembre 1888)
  • [Su Richard Wagner] Un grande punto interrogativo del nostro secolo. (da Volontà di potenza)

Senza fonte

  • A che scopo vuoi ancora attaccare? Siedi come uno che ha vinto!
  • Anche per i più grandi uomini di stato fare politica vuol dire improvvisare e sperare nella fortuna.
  • Bisogna avere buona memoria per mantenere le promesse.
  • Cercavo grandi uomini ho trovato sempre e soltanto le scimmie dei loro ideali.
  • Certe madri hanno bisogno di figli infelici, altrimenti la loro bontà di madri non potrebbe manifestarsi.
  • Che differenza resta tra un convinto e un ingannato? Nessuna, se è stato ben ingannato.
  • Chi deve essere un creatore, non fa che distruggere.
  • Chi ha molta gioia deve essere un buon uomo: ma forse non il più intelligente, benché ottenga proprio quello che il più intelligente cerca di raggiungere con tutta la sua intelligenza.
  • Chi scrive aforismi non vuole essere letto ma imparato a memoria.
  • Chi soffre è una preda di tutti: di fronte ad un sofferente tutti si sentono saggi.
  • Ciò che una volta ha mosso, è incluso ed eternato nella catena totale dell'essere, come un insetto nell'ambra.
  • Colui al quale i pregiudizi correnti non suonano paradossali, non ha ancora sufficientemente riflettuto.
  • Colui che vuole muovere la moltitudine non dovrà essere il commediante di se stesso? Non dovrà prima di tutto tradurre se stesso in grottesca evidenza e sciorinare tutta la sua persona e il fatto suo in questa riduzione grossolana e semplicistica?
  • Com'è venuta nel mondo la ragione? Com'è giusto che arrivasse, in un modo irrazionale.
  • Come artista, un uomo non ha altra patria in Europa che Parigi.
  • Come suonano bene la cattiva musica e le cattive ragioni, quando si marcia incontro al nemico!
  • Cosa sono in fondo le verità dell'umanità? Sono gli errori irrefutabili dell'umanità.
  • Così ragionano tutti i pesci, ciò di cui essi non toccano il fondo è senza-fondo.
  • Di tutto conosciamo il prezzo, di niente il valore.
  • Dietro un uomo che cade in acqua ci si tuffa più volentieri se sono presenti delle persone che non osano farlo.
  • Divieni ciò che sei!
  • Dopo essere venuto a contatto con un uomo religioso, sento sempre il bisogno di lavarmi le mani.
  • Dostoievskij è la sola persona che mi abbia insegnato un po' di psicologia.
  • Dove la moralità è troppo forte l'intelletto perisce.
  • Dove voi vedete le cose ideali, io vedo cose umane, ahi troppo umane.
  • Dovunque estende la sua influenza, la Germania rovina la cultura.
  • Due grandi narcotici europei, l'alcol e il Cristianesimo.
  • Dunque si diventa ciò che si è.
  • E chi non ha ali non deve mettersi al di sopra di abissi.
  • E io sopporto soltanto più poeti, che tra l'altro hanno anche dei pensieri, come Pindaro e Leopardi.
  • È mia ambizione dire in dieci frasi ciò che chiunque altro dice in un libro – ciò che chiunque altro non dice in un libro...
  • È prerogativa della grandezza recare grande felicità con piccoli doni.
  • E se un amico ti fa del male, devi dire: "Io ti perdono ciò che hai fatto a me; ma come potrei perdonarti di aver fatto ciò – a te stesso!"
  • È terribile morire di sete nel mare.
  • Gli uomini passano per essere crudeli, le donne invece lo sono. Le donne sembrano sentimentali, gli uomini invece lo sono.
  • Gli uomini si cullano nel mondo dell'apollineo per escludere il dolore dalla vita e per poter continuare a vivere senza guardare l'altra faccia dolorosa dell'esistenza.
  • Gli uomini sono per la maggior parte troppo indaffarati con se stessi per essere cattivi.
  • I fanatici sono pittoreschi, l'umanità preferisce vedere dei gesti all'ascoltare delle ragioni.
  • I maestri sono stati liquidati: la morale dell'uomo comune ha trionfato.
  • I medici più pericolosi sono quelli che, da attori nati, imitano con perfetta arte di illusione il medico nato.
  • I tedeschi sono come le donne, non potete scandagliarne le profondità; non ne hanno.
  • Il cristianesimo richiede fede e nient'altro che fede, e respinge con passione la ricerca delle motivazioni.
  • Il modo più perfido di nuocere ad una causa è difenderla intenzionalmente con cattive ragioni.
  • Il mondo vero lo abbiamo eliminato: quale mondo è rimasto? Quello apparente forse?... Ma no! Col mondo vero abbiamo eliminato anche quello apparente!
  • Il non parlare mai di sé è un'ipocrisia molto distinta.
  • Il pauroso non sa che cosa significa essere soli: dietro alla sua poltrona c'è sempre un nemico.
  • Il prestigio dei medici riposa sull'ignoranza delle persone sane e malate: e questa ignoranza a sua volta riposa sul prestigio dei medici.
  • Il successo è sempre stato un gran bugiardo.
  • Il vantaggio della cattiva memoria è che si gode molte volte delle stesse cose per la prima volta.
  • In ogni morale ascetica l'uomo adora una parte di se stesso come Dio e perciò deve demonizzare l'altra parte.
  • In verità, colui che poco possiede è tanto meno posseduto.
  • L'aforisma, la sentenza, sono le forme dell'eternità; la mia ambizione è dire in dieci frasi quello che chiunque altro dice in un libro, quello che chiunque altro non dice in un libro.
  • L'amore è un fatto al di là del bene e del male.
  • L'amore fa vedere le cose diversamente da come sono.
  • L'anima deve scegliersi le fogne adatte per liberarsi dei propri escrementi. Questa funzione viene assolta da persone, conoscenti, professioni, la madre patria, il mondo, o infine, per i veri arroganti (intendo i nostri moderni pessimisti), dal Buon Dio.
  • L'esistenza è in realtà un tempo imperfetto che non diventa mai un presente.
  • L'essere confutabile non è certo la minore attrattiva di una teoria; proprio per questo attira i cervelli più sottili.
  • L'irrazionalità di una cosa non è una prova contro la sua esistenza, ma piuttosto una sua condizione.
  • L'onore è sempre una virtù antica.
  • L'ozio è il padre di ogni filosofia. Quindi la filosofia è un vizio?
  • L'uomo è difficile da scoprire, ed egli è per se stesso la più difficile delle scoperte.
  • La cattiveria è rara, la maggior parte degli uomini si occupa troppo di se stessa per essere malvagia.
  • La danza in tutte le sue forme, non può essere esclusa da una nobile educazione: danzare con i piedi, con le idee, con le parole, e devo aggiungere che bisogna saper danzare con la penna?
  • La familiarità del superiore irrita, perché non può essere ricambiata.
  • La felicità non è fare tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si fa.
  • La filologia è l'arte di leggere lentamente.
  • La migliore saggezza è tacere e passare oltre: questo – adesso l'ho imparato!
  • La morale in Europa oggi è la morale del branco.
  • La nostra fede in altri rivela in che cosa noi vorremmo credere di noi stessi.
  • La virtù rimane il vizio più costoso: e deve rimanerlo.
  • La vista continua di persone sofferenti fa diminuire continuamente la compassione. Invece, si diventa tanto più sensibili al dolore degli altri quanto più si è capaci di partecipare alla loro gioia.
  • La vita senza musica non è vita.
  • La voce dell'uomo è l'apologia della musica.
  • Le convinzioni, più delle menzogne, sono nemiche pericolose della verità.
  • Le donne fini credono che una cosa non esista affatto, quando non è possibile parlarne in società.
  • Le posizioni estreme non sono seguite dalle moderate, ma da opposte posizioni estreme.
  • Lo stupido ti trascina verso il basso per batterti con le sue stesse armi.
  • Ma quale differenza non resta sempre tra il mal di denti e il dolore che risveglia la vista del mal di denti?
  • Nel vero amore è l'anima che abbraccia il corpo.
  • Nella vendetta e nell'amore la donna è più barbara dell'uomo.
  • Nessuno muore oggi per una terribile verità: ci sono troppi antidoti ad essa.
  • Non augurate mai ad un invidioso di avere figli: sarebbe geloso di loro perché non può più avere la loro età.
  • Non si bramano le stelle.
  • Ogni abitudine rende la nostra mano più ingegnosa e meno agile il nostro ingegno.
  • Ogni cosa finita, perfetta, viene ammirata; ogni cosa in divenire, sottovalutata.
  • "Ogni verità è semplice". Non è questa una doppia menzogna?
  • Per chi è molto solo, il rumore è già una consolazione.
  • Perché tendere gli orecchi a quel che dice il prossimo? È così provinciale obbligarsi a delle opinioni che, qualche centinaio di miglia più il là, già cessano di obbligare. Oriente e occidente sono tratti di gesso che qualcuno disegna davanti ai nostri occhi per beffarsi della nostra pavidità.
  • Potrebbe darsi che lo spirito umano abbia già compreso il mondo, ma non lo sappia ancora...
  • Pretendere di essere amati è la presunzione più grande.
  • Profeti del tempo. Come le nuvole ci rivelano in che direzione soffiano i venti in alto sopra di noi, così gli spiriti più leggeri e più liberi preannunciano con le loro tendenze il tempo che farà.
  • Quando la menzogna si accorda con il nostro carattere diciamo le bugie migliori.
  • Quando la riconoscenza di un gran numero per uno solo perde ogni pudore, allora nasce la gloria.
  • Quanto più ci innalziamo tanto più piccoli sembriamo a quelli che non possono volare.
  • Quanto più pensiamo a tutto quello che fu e che sarà, tanto più pallido ci diventa quel che è ora.
  • Ridere significa essere maligni con tranquilla coscienza.
  • Riguardo a sacrificio e spirito di sacrificio le vittime la pensano diversamente dagli spettatori: ma da tempo immemorabile non si è mai data loro la possibilità di dirlo.
  • Se dovessi cercare una parola che sostituisce "musica" potrei pensare soltanto a Venezia.
  • Se i coniugi non vivessero insieme, i buoni matrimoni sarebbero più frequenti.
  • Se l'uomo percepisce la verità in uno stato di coscienza, vedrà ovunque solo la miseria e l'assurdità della vita... e un grande disgusto lo assalirà.
  • Se le foglie appassiscono – che c'è da lamentarsi?
  • Se penso ad una specie di uomo all'opposto dei miei istinti, alla fine vi trovo sempre un tedesco.
  • Se si ha carattere, si ha anche una propria tipica esperienza interiore, che ritorna sempre.
  • Si ama il proprio desiderio e non la cosa desiderata.
  • Si considera la cosa non spiegata e oscura più importante di quella spiegata e chiara.
  • Si è maggiormente in pericolo di essere investiti quando si è appena scansata una vettura.
  • Si odono solo le domande alle quali si è in condizione di trovare una risposta.
  • Solo gli animali più acuti e attivi sono capaci di provare noia. Un tema per un grande poeta sarebbe la noia di Dio il settimo giorno della creazione.
  • Spesso si contraddice un'opinione quando ciò che non è congeniale in realtà è il tono in cui è stata trasmessa.
  • Sulle vette è più caldo di quanto non si immagini nelle valli, soprattutto in inverno.
  • Tutta la bellezza e la magnificenza che abbiamo prestato alle cose reali e immaginate, io voglio rivendicarla come proprietà e opera dell'uomo: come la sua più bella apologia. L'uomo come poeta, pensatore, Dio, amore, forza; ammiriamo la sua regale generosità, con cui ha fatto doni alle cose per impoverire se stesso e sentirsi miserabile! Finora il suo maggiore disinteresse fu questo, che egli ammirò e adorò e seppe nascondere a se stesso che egli stesso aveva creato ciò che ammirava.
  • Tutte le azioni sono essenzialmente ignote.
  • Tutti gli uomini che facciamo aspettare a lungo nell'anticamera del nostro favore vanno in fermentazione o divengono acidi.
  • Un idealista è incorreggibile: se è allontanato dal suo paradiso farà un ideale del suo inferno.
  • Un po' di salute ogni tanto è il miglior rimedio per l'ammalato.
  • Un politico divide l'umanità in due classi: strumenti e nemici. Il ché significa che ne conosce una sola, la seconda.
  • Un uomo sembra di carattere assai più spesso perché segue il suo temperamento, che perché segue sempre i suoi principi.
  • Una bella donna ha qualcosa in comune con la verità: entrambe danno più felicità quando si desiderano che quando si posseggono.
  • Una cosa buona non ci piace, se non ne siamo all'altezza.
  • Una passeggiata in un manicomio mostra che la fede non prova nulla.
  • Uno va dal prossimo perché cerca se stesso, un altro, perché vorrebbe perdere se stesso.
  • Vi è un grado di falsità incallita, che si chiama coscienza pulita.
  • Vi sono perdite che comunicano all'anima una sublimità, nella quale essa si astiene dal lamento e cammina in silenzio come sotto alti neri cipressi.
  • Voi invitate un testimone, quando volete parlar bene di voi; e quando l'avete sedotto a pensar bene di voi, pensate voi stessi bene di voi.
  • Wagner non è un sillogismo, ma una malattia.

Verità e menzogna e altri scritti giovanili

Incipit

Due conferenze pubbliche sulla tragedia greca
PRIMA CONFERENZA: IL DRAMMA MUSICALE GRECO
Nel teatro contemporaneo non sono presenti solo memorie e risonanze delle arti drammatiche della Grecia; anzi, le sue forme fondamentali hanno radici nel terreno ellenico, o per crescita naturale oppure per via di una derivazione artificiale. Soltanto i nomi in diversi modi si sono mutati e spostati: analogamente la musica medievale era di fatto ancora basata su tonalità greche, solo che, per esempio, ciò che i greci chiamavano «locrese» nel canto liturgico veniva indicato come «dorico». Confusioni del genere le s'incontra nell'ambito della terminologia drammatica: ciò che l'Ateniese considerava «tragedia», noi tutt'al più lo iscriviamo al concetto di «grande opera»; così almeno ha fatto Voltaire in una lettera al Cardinal Quirini.

Citazioni

PRIMA CONFERENZA: IL DRAMMA MUSICALE GRECO

  • La musica dovrebbe sostenere la poesia, rafforzare l'espressione dei sentimenti e l'interesse della situazione, senza spezzare l'azione o disturbarla con inutili fiorettature. (p. 47)
  • La musica dovrebbe essere per la poesia ciò che la vivacità dei colori e una felice mescolanza d'ombre e di luci sono per un disegno corretto e ben studiato; cose, tutte, che servono unicamente a dar vita alle figure senza confondere i contorni. (p. 47)

SECONDA CONFERENZA: SOCRATE E LA TRAGEDIA

  • La tragedia greca, rispetto a tutti gli altri generi d'arte imparentati con essa, è finita per motivi diversi: la sua fine è stata tragica, là dove tutti quegli altri generi sono venuti meno nella morte più bella. (p. 51)
  • Si sa di quale straordinaria venerazione Euripide godesse presso i poeti della nuova commedia attica. Uno dei più rinomati, Filemone, dichiarò che si sarebbe immediatamente fatto impiccare, pur di vedere Euripide negli inferi, qualora si fosse potuto convincere che il defunto aveva ancora vita e intelletto. (p. 51)
  • Euripide è il primo drammaturgo che segue consapevolmente un'estetica. Di proposito egli cerca ciò che è perfettamente comprensibile: i suoi eroi sono nei fatti quel che sono quando parlano. Essi si esprimono totalmente attraverso le parole, là dove invece i personaggi di Eschilo e di Sofocle sono assai più profondi e più pieni rispetto alle parole che dicono: propriamente essi balbettano su di sé. (p. 56)
  • Euripide dà forma ai personaggi, e nello stesso tempo li decostruisce: di fronte alla sua anatomia essi non hanno più niente di nascosto. Se Sofocle aveva detto di Eschilo ch'egli faceva il giusto pur senza averne coscienza, Euripide avrebbe dovuto dire di lui ch'egli faceva quel che non bisognava fare, poiché non ne aveva coscienza. (p. 56)

Umano, troppo umano

  • Con un talento in più si è spesso più insicuri che con uno in meno: come il tavolo sta meglio su tre che su quattro gambe.
  • Dall'esperienza. – L'irrazionalità di una cosa non è affatto una ragione contro la sua esistenza, ma piuttosto una condizione di questa. (515)
  • Destino umano – Chi pensa profondamente sa di aver sempre torto, comunque agisca e giudichi. (518)
  • Di solito la madre, più che amare il figlio, si ama nel figlio.
  • Disprezzo. – Al disprezzo altrui l'uomo è più sensibile che a quello che gli viene da se stesso. (549)
  • Essere bersaglio. – I cattivi discorsi degli altri su di noi spesso non si riferiscono propriamente a noi, ma sono l'espressione di un'ira, di un malumore che han tutt'altro motivo. (562)
  • Fra la religione e la vera scienza non esistono né parentele né amicizia, e neppure inimicizia: vivono in sfere diverse.
  • Grandezza significa: imprimere una direzione. – Nessun fiume è grande e ricco di per sé, ma è il fatto di ricevere e convogliare in sé tanti affluenti a renderlo tale. Ciò vale anche per ogni grandezza dello spirito. Importa solo questo: che uno imprima la direzione che poi tanti affluenti dovranno seguire, e non che uno possieda sin dall'inizio capacità grandi o piccole. (521)
  • Idea fondamentale – Non esiste alcuna armonia prestabilita tra il favorire la verità e il bene dell'umanità. (517)
  • Il miglior scrittore sarà colui che ha vergogna di essere un letterato.
  • La lunghezza della giornata. – Quando c'è molto da infilarci, un giorno ha mille tasche. (529)
  • La vita è fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli intervalli. La maggior parte degli uomini però, non conoscendo i momenti magici, finisce col vivere solo gli intervalli.
  • La più nobile specie di bellezza è quella che non trascina a un tratto, che non scatena assalti tempestosi e inebrianti (una tale bellezza suscita facilmente nausea), ma che si insinua lentamente, che quasi inavvertitamente si porta via con sé e che un giorno ci si ritrova davanti in sogno, ma che alla fine, dopo aver a lungo con modestia giaciuto nel nostro cuore, si impossessa completamente di noi e ci riempie gli occhi di lacrime e il cuore di nostalgia. (149)
  • Novellini della filosofia. – Non appena si è assimilata la saggezza di un filosofo, si va per le strade con la sensazione di essere diversi, di essere diventati dei grandi uomini; giacché ci si imbatte solo in gente che ignora quella saggezza, e dunque si ha da pronunciare su tutto un giudizio nuovo e mai sentito: per il fatto di saper riconoscere un codice, oggi si pensa di potersi anche atteggiare a giudice. (594)
  • Opinioni proprie. – La prima opinione che ci viene in mente quando all'improvviso siamo interrogati su qualcosa, di solito non è la nostra, ma solo quella corrente, della nostra casta, della nostra posizione, della nostra origine; le opinioni proprie raramente vengono alla superficie. (571)
  • Quando, un mattino di domenica, sentiamo rimbombare le vecchie campane, ci chiediamo: ma è mai possibile! ciò si fa per un ebreo crocifisso duemila anni fa, che diceva di essere il figlio di Dio. La prova di una tale asserzione manca. Sicuramente nei nostri tempi la religione cristiana è un'antichità emergente da epoche remotissime e che si creda a quell'asserzione – mentre per il resto si è così rigorosi nell'esaminare ogni pretesa – è forme il frammento più antico di quest'eredità. (p. 113)
  • Uomini arretrati e uomini precorritori. – Il carattere sgradevole, che è pieno di diffidenza, che prova invidia per ogni successo del suo competitore e del suo prossimo ed è violento e collerico contro le opinioni divergenti, mostra di appartenere a un livello precedente di cultura, e di essere dunque un residuo: infatti il suo rapporto con gli uomini era giusto e adeguato in un'epoca in cui vigeva il diritto del più forte: è un uomo rimasto indietro. Un altro carattere, che partecipa alla gioia altrui, si fa amici dappertutto, sente amore per tutto quanto cresce e diviene, gode insieme con gli altri dei loro onori e successi e non si arroga la prerogativa di essere il solo a conoscere la verità ed anzi è pieno di un'umile diffidenza – questo è un uomo che precorre, che aspira a una cultura umana superiore. Il carattere sgradevole proviene dai tempi in cui le rudimentali fondamenta dei rapporti umani erano ancora da costruire, l'altro vive sul piano più alto di tali rapporti, il più lontano possibile dalla belva selvaggia che infuria e urla nei sotterranei, rinchiusa sotto le fondamenta della cultura. (614)
  • Una donna può stringere legami di amicizia con un uomo; ma per mantenerla, è forse necessario il concorso d'una leggera avversione fisica.
  • Vegetazione della felicità. – Immediatamente accanto al dolore del mondo, e spesso sul suo terreno vulcanico, l'uomo ha posto i suoi piccoli giardini di felicità. Che si guardi alla vita con l'occhio di chi dall'esistenza vuole soltanto la conoscenza, o di chi si arrende e si rassegna, o di chi si rallegra per la difficoltà superata, ovunque si vedrà che vicino al male è sbocciata un po' di felicità – e una felicità tanto maggiore, quanto più il terreno era vulcanico; sarebbe però ridicolo affermare che questa felicità giustifichi lo stesso dolore. (591)

Mirella Ulivieri

  • Il vero talento teatrale dei tedeschi fu Kotzebue; egli e i suoi tedeschi, dell'alta come della media società, fanno necessariamente tutt'uno, e i contemporanei avrebbero potuto seriamente dire di lui: «In lui viviamo e siamo noi». In lui non ci fu nulla di forzato, di costruito approssimativamente, di piacevole per metà o approssimativamente: quello che egli volle e poté, fu capito, anzi l'onesto successo teatrale sui palcoscenici tedeschi appartiene tuttora agli eredi, verecondi o impudenti, dei mezzi e degli effetti kotzebuiani, soprattutto nella misura in cui la commedia è ancora in auge; ne risulta che, soprattutto lontano dalle grandi città, molto del germanesimo di allora continua a sopravvivere. Bonari, incontinenti nei piccoli piaceri, facili al pianto, desiderosi di potersi liberare almeno a teatro dell'innata freddezza e senso del dovere e di esercitarvi una tolleranza sorridente, anzi ridente, scambiando e mischiando il bene con la compassione – che è l'essenza della sentimentalità tedesca –, oltremodo felici di un'azione bella e generosa, per il resto ossequiosi dell'autorità, reciprocamente invidiosi e tuttavia bastanti a se stessi nel proprio intimo – così erano essi, così era lui.
  • Wieland ha scritto in tedesco meglio di chiunque altro, e ha avuto in ciò le sue brave soddisfazioni e insoddisfazioni di maestro (le sue traduzioni delle lettere ciceroniane e di Luciano sono le migliori traduzioni tedesche); ma i suoi pensieri non ci forniscono più nulla cui pensare. Sopportiamo le sue piacevoli moralità tanto poco quanto le sue piacevoli immoralità: le une ben si confanno alle altre. Gli uomini che ne trassero godimento erano però in fondo migliori di noi – ma anche, in buona misura, più lenti, e avevano appunto bisogno di un tale scrittore. – Di Goethe i tedeschi non ebbero bisogno, e anche per questo non sanno farne alcun uso. Si considerino i migliori tra i nostri politici e artisti; nessuno di loro ha avuto Goethe come educatore – non lo ha potuto avere.
  • Jean Paul sapeva moltissimo ma non aveva scienza, s'intendeva di ogni astuzia artistica ma non aveva arte, non trovava disgustoso quasi nulla ma non aveva gusto, possedeva sentimento e serietà ma, quando li faceva assaggiare, ci versava sopra un repellente brodo di lacrime, aveva certo spirito – troppo poco, purtroppo, rispetto alla gran fame che ne aveva: per cui porta il lettore alla disperazione proprio con la sua mancanza di spirito. Fu in complesso l'erbaccia variopinta, dal forte profumo, spuntata nottetempo nei delicati frutteti di Schiller e Goethe; fu un uomo buono e comodo, eppure fu una fatalità – una fatalità in camicia da notte.
  • Lessing possiede una virtù prettamente francese, e come scrittore ha frequentato in genere con la massima diligenza la scuola dei francesi: sa ordinare e ben esporre le sue cose in vetrina. Senza quest'arte reale, i suoi pensieri come pure i loro oggetti sarebbero rimasti piuttosto in ombra, senza che la perdita fosse troppo grave. Ma dalla sua arte hanno imparato in molti (soprattutto le ultime generazioni di dotti tedeschi), e innumerevoli ne hanno tratto gioia. – In verità quegli apprendisti non avrebbero avuto bisogno, come tanto spesso è accaduto, di imparare anche lo sgradevole manierismo del suo tono, con quel miscuglio di litigiosità e probità. – Sul Lessing «lirico» si è oggi unanimi: sul «drammatico» lo si diventerà.
  • Schiller, come altri artisti tedeschi, credeva che, avendo spirito, si potesse anche improvvisare con la penna su ogni sorta di argomenti difficili. Ed ecco che i suoi saggi in prosa – sotto ogni riguardo un modello di come non si debbono affrontare questioni scientifiche di estetica e di morale – e un pericolo per lettori giovani i quali, nella loro ammirazione per il poeta Schiller, non hanno il coraggio di pensar male dello Schiller pensatore e scrittore.
  • Herder ebbe la sfortuna che i suoi scritti fossero sempre o nuovi o invecchiati; per le menti più sottili e robuste (come per Lichtenberg), persino l'opera principale di Herder, le sue Idee per la storia dell'umanità, furono per esempio qualcosa di vecchio già al loro apparire.
  • Herder non è nulla di quello che egli fece credere di sé (e che egli stesso desiderava credere): non un grande pensatore e inventore, non un fecondo terreno nuovo e germogliante, con la forza fresca e intatta della foresta primordiale. Ma possedeva in grandissima misura il senso del fiuto, vedeva e coglieva le primizie di stagione prima di ogni altro, che poi poteva credere che le avesse fatte crescere lui: il suo spirito stava tra la luce e l'oscurità, tra il vecchio e il nuovo e, come un cacciatore in agguato, ovunque vi fossero passaggi, abbassamenti, sconvolgimenti, segni di un intimo sgorgare e divenire: lo spingeva l'irriquietezza della primavera, ma egli era la primavera!
  • Cos'è l'intera filosofia morale tedesca, a partire da Kant, con tutti i suoi germogli e le sue secondarie diramazioni francesi, inglesi e italiane? Un attentato semiteologico contro Helvétius, un rifiuto dei liberi orizzonti lentamente e faticosamente conquistati o delle indicazioni della retta via, che egli da ultimo ha ben espresse e riunite. Ancor oggi Helvétius è in Germania il più vilipeso tra tutti i buoni moralisti e tra tutti i buon'uomini.
  • Il moralismo di Beethoven in musica: è l'eterno inno di lode a Rousseau, agli antichi francesi e a Schiller.
  • Il moralismo di Kant, – da dove viene? Lo dà continuamente a capire: da Rousseau e dal ridestato stoicismo romano.
  • L'Atene del terzo secolo, se potessimo visitarla, ci sembrerebbe quasi popolata di pazzi.
  • Epicuro è vissuto e vive in ogni tempo, sconosciuto a quelli che si definivano e si definiscono epicurei, e senza fama presso i filosofi. Egli stesso ha dimenticato il suo nome: fu il bagaglio più pesante che egli mai abbia gettato via.
  • In Russia esiste una emigrazione degli intellettuali: si passa il confine per leggere e scrivere buoni libri. Ma così si fa in modo che la patria, abbandonata dallo spirito, diventi sempre più la bocca spalancata dell'Asia, che vorrebbe inghiottire la piccola Europa.
  • Lettera. – La lettera è una visita inaspettata, e il postino è il mediatore di scortesi sorprese. Si dovrebbe avere per le lettere un'ora ogni otto giorni, e poi farsi un bagno.
  • Uomo! – Che cos'è la vanità dell'uomo più vanitoso in confronto a quella del più modesto, nel sentirsi, nella natura e nel mondo, «uomo»!
  • In Grecia gli spiriti profondi, scrupolosi e seri erano l'eccezione; l'istinto del popolo inclinava piuttosto a considerare la serietà e la scrupolosità come una specie di deformazione.
  • I greci sono i pazzi per lo Stato della storia antica – in quella moderna lo sono altri popoli.
  • Commedia. – Talvolta mietiamo amore e gloria per azioni e opere di cui da lungo tempo ci siamo spogliati come di una pelle: allora veniamo facilmente sedotti a fare i commedianti del nostro passato e a gettarci ancora una volta sulle spalle la vecchia pelle – e non solo per vanità, ma anche per benevolenza verso i nostri ammiratori.

Opinioni e detti diversi

  • Contro i sognatori. – Il sognatore rinnega la verità di fronte a sé, il bugiardo solo davanti agli altri. (6)
  • Il buono seduce alla vita. – Tutte le cose buone sono potenti incentivi alla vita, persino ogni buon libro scritto contro di essa. (16)
  • La verità non vuol altro dio all'infuori di sé. – La fede nella verità comincia con il dubbio in tutte le «verità» credute sino a quel momento. (20)
  • Historia in nuce. – La parodia più seria che abbia mai sentito è questa: «in principio era il non-senso, e il non-senso era, presso Dio!. e Dio (divinamente) era il non-senso». (22)
  • A chi nega la propria vanità. – Chi nega la propria vanità, di solito la possiede in forma così brutale da chiudere istintivamente gli occhi davanti ad essa, per non dover disprezzare se stesso. (38)
  • La collera come spia. – La collera prosciuga l'anima e ne porta alla luce il sedimento. Pertanto, quando non si può arrivare in altro modo alla chiarezza, bisogna saper fare andare in collera chi ci sta intorno, i nostri seguaci e i nostri avversari, per apprendere tutto ciò che accade e viene pensato contro di noi nel profondo. (54)
  • Un errore più amaro. – Offende in modo irreparabile lo scoprire che là dove si era convinti di essere amati, si era considerati solo una suppellettile, un gingillo da salotto, grazie al quale il padrone di casa poteva sfogare davanti agli ospiti la propria vanità. (74)
  • Sfiducia. – La sfiducia in se stessi non sempre se ne va timida e insicura, ma a volte è quasi frenetica; per non tremare si è ubriacata. (80)
  • Filosofia del parvenu. – Se per una volta si vuol essere una persona, bisogna onorare anche la propria ombra. (81)
  • Lode insincera. – Una lode insincera produce poi assai più rimorsi di un biasimo insincero, probabilmente solo perché con una lode troppo pronunciata, abbiamo compromesso la nostra capacità di giudizio molto più che con un biasimo forte seppure ingiusto. (87)
  • Soddisfare i migliori. – Quando con la propria arte si «sono soddisfatti i migliori del proprio tempo», è segno che con essa non si soddisferanno i migliori dell'epoca successiva: «vissuto», certo, «lo si è per tutti i tempi» – il plauso dei migliori assicurerà la gloria. (103)
  • La buona memoria. – Taluni non diventano pensatori solo perché hanno una memoria troppo buona. (122)
  • Scortesie di lettore. – La duplice scortesia del lettore nei confronti dell'autore consiste nel lodare il secondo libro di costui a spese del primo (o viceversa) e nel volere che l'autore gliene sia grato. (130)
  • Poeti e realtà. – La musa del poeta che non è innamorato della realtà, non sarà appunto la realtà e gli darà figli dagli occhi cavi e dalle ossa troppo tenere. (135)
  • Mezzi e fine. – In arte il fine non santifica i mezzi: ma i mezzi santi possono santificare il fine. (136)
  • I peggiori lettori. – I peggiori lettori sono quelli che si comportano come soldati durante un saccheggio: si prendono quello di cui possono aver bisogno, insudiciano e scompigliano il resto e bestemmiano su tutto. (137)
  • La critica più aspra. – Si criticano un uomo, un libro, con la stessa massima asprezza quando se ne disdegnano gli ideali. (157)
  • Vantaggio per gli avversari. – Un libro ricco di spirito ne comunica anche ai suoi avversari. (160)
  • Sibi scribere. – Un autore accorto non scrive per nessun'altra posterità se non per la propria, vale a dire per la sua vecchiaia, onde poter provare anche allora gioia di sé. (167)
  • Le muse come mentitrici. – «Sappiamo dire molte menzogne» – così cantarono un giorno le muse, quando si rivelarono a Esiodo. Conduce a scoperte assai importanti il considerare finalmente l'artista come impostore. (188)
  • Il motto di spirito. – Il motto di spirito è l'epigramma sulla morte di un sentimento. (202)
  • Star sulla testa. – Quando capovolgiamo la verità, di solito non ci accorgiamo che neanche la nostra testa sta dove dovrebbe stare. (208)
  • Scrittori di partito. – I rulli di tamburo di cui tanto si compiacciono i giovani scrittori a servizio di un partito, suonano a chi non appartiene a quel partito come uno stridore di catene, e suscitano più compassione che ammirazione. (308)
  • Quando sono necessari gli asini. – Non si spingerà la folla a gridare osanna se non si entrerà nella città cavalcando un asino. (313)
  • Diventar vuoti. – Di colui che si abbandona agli avvenimenti resta sempre di meno. Per questo grandi politici possono diventare affatto vuoti, pur essendo stati un giorno pieni e ricchi. (315)
  • Uccelli canori. – I seguaci di un grand'uomo sono soliti accecarsi per meglio cantarne le lodi. (390)
  • Il giudice. – Chi ha contemplato l'ideale di un altro, ne è il giudice inesorabile e per così dire la cattiva coscienza. (402)

Il viandante e la sua ombra

  • L'albero della conoscenza. – Verosimiglianza, ma non verità: parvenza di libertà, ma non libertà – è per questi due frutti che l'albero della conoscenza non può venir scambiato per l'albero della vita. (1)
  • Dire due volte. – È bene esprimere subito una cosa due volte e darle un piede destro e uno sinistro. La verità può sì stare in piedi su una gamba, ma con due camminerà e andrà in giro. (13)
  • Rimorso. – Il rimorso è, come un morso di un cane a una pietra, una sciocchezza. (38)
  • Spirito e noia. – Il proverbio «Il magiaro è troppo pigro per annoiarsi» fa pensare. Solo gli animali più fini e attivi sono capaci di noia. – Un tema per un grande poeta sarebbe la noia di Dio nel settimo giorno della creazione. (56)
  • La virtù più nobile. – Nella prima èra dell'umanità superiore il valore è considerato la più bella delle virtù, nella seconda la giustizia, nella terza la moderazione, nella quarta la saggezza. In quale èra viviamo noi? In quale vivi tu? (64)
  • ''Una santa bugia. – La bugia, pronunciando la quale Arria morì (Paete, non dolet), oscura tutte le verità che mai furono pronunciate da morenti. È l'unica bugia santa che sia divenuta famosa; mentre in altri casi l'odore di santità rimase attaccato solo ad errori. (75)
  • Il senso drammatico. – Chi non possiede i quattro sensi artistici più raffinati, cerca di comprendere tutto con il quinto, il più grossolano: questo è il senso drammatico. (117)

La gaia scienza

  • Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio? (aforisma 125)
  • Il carattere complessivo del mondo è il caos per tutta l'eternità, non nel senso di un difetto di necessità, ma di un difetto di ordine, di articolazione, forma, bellezza, sapienza e di tutto quanto sia espressione delle nostre estetiche nature umane.
  • Nessun vincitore crede al caso. (aforisma 258)
  • No. La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo invece più ricca, più desiderabile e più misteriosa – da quel giorno in cui venne a me il grande liberatore, quel pensiero cioè che la vita potrebbe essere un esperimento di chi è volto alla conoscenza – e non un dovere, non una fatalità, non una frode. E la conoscenza stessa: può anche essere per altri qualcosa di diverso, per esempio un giaciglio di riposo o la via ad un giaciglio di riposo; oppure uno svago o un ozio; ma per me essa è un mondo di pericoli e di vittorie, in cui anche i sentimenti eroici hanno le loro arene per la danza e per la lotta. "La vita come mezzo della conoscenza" – con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma perfino gioiosamente vivere e gioiosamente ridere. (aforisma 324)
  • Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Quanto di più sacro e di più possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli. (par. 125)
  • Una felicità che finora l'uomo non ha mai conosciuto: la felicità di un dio colmo di potenza e d'amore, di lacrime e di riso, una felicità che, come il sole alla sera, non si stanca di effondere doni della sua ricchezza inestinguibile e li sparge nel mare, e come il sole, soltanto allora si sente assolutamente ricca, quando anche il più povero pescatore rema con un remo d'oro! Questo sentimento divino si chiamerebbe, allora –umanità! (aforisma 337)

Così parlò Zarathustra

Incipit

Originale

Als Zarathustra dreissig Jahr alt war, verliess er seine Heimat und den See seiner Heimat und ging in das Gebirge. Hier genoss er seines Geistes und seiner Einsamkeit und wurde dessen zehn Jahr nicht müde. Endlich aber verwandelte sich sein Herz, – und eines Morgens stand er mit der Morgenröthe auf, trat vor die Sonne hin und sprach zu ihr also:
"Du grosses Gestirn! Was wäre dein Glück, wenn du nicht Die hättest, welchen du leuchtest!
Zehn Jahre kamst du hier herauf zu meiner Höhle: du würdest deines Lichtes und dieses Weges satt geworden sein, ohne mich, meinen Adler und meine Schlange.
Aber wir warteten deiner an jedem Morgen, nahmen dir deinen Überfluss ab und segneten dich dafür."

[Friedrich Nietzsche, Also sprach Zarathustra, Deutscher Taschenbuch Verlag, Monaco, 1967-77]

I traduzione

Quando Zarathustra ebbe trent'anni, lasciò il suo paese e il lago del suo paese e andò sui monti. Qui gustò il suo spirito e la sua solitudine, per dieci anni, senza stancarsene. Ma alla fine il suo cuore si trasformò – e un mattino egli si alzò con l'aurora, andò dinnanzi al sole e gli parlò.
"Grande astro! Cosa sarebbe la tua felicità se non avessi coloro ai quali risplendi!
Per dieci anni sei venuto quassù alla mia caverna: saresti saturo della tua luce e di questo cammino senza di me, della mia aquila e del mio serpente.
Noi però ti abbiamo atteso ogni mattino, ti abbiamo alleggerito della tua sovrabbondanza e di ciò ti abbiamo benedetto."

[Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, traduzione di Maria Francesca Occhipinti, Mondadori]

II traduzione

Giunto a trent'anni, Zarathustra lasciò il suo paese e il lago del suo paese, e andò sui monti. Qui godette del suo spirito e della sua solitudine, né per dieci anni se ne stancò. Alla fine si trasformò il suo cuore, – e un mattino egli si alzò insieme all'aurora, si fece al cospetto del sole e così gli parlò:
"Astro possente! Che sarebbe la tua felicità, se non avessi coloro ai quali risplendi! Per dieci anni sei venuto quassù, alla mia caverna; sazio della tua luce e di questo cammino saresti divenuto, senza di me, la mia aquila, il mio serpente.
Noi però ti abbiamo atteso ogni mattino e liberato del tuo superfluo, di ciò ti abbiamo benedetto.

[Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, versione di Mazzino Montinari, in Opere, Adelphi, 1972.]

III traduzione

Compiuto ch'ebbe il trentesimo anno, Zarathustra abbandonò patria e lago natio, e andò sulle montagne. Ivi godè del suo spirito e della sua solitudine e non se ne stancò per dieci anni. Ma alla fine il suo cuore si cangiò, e un mattino, levatosi con l'aurora, si mise di fronte al sole e così parlò:
«O grande astro! Che ne sarebbe della tua felicità se non avessi a chi risplendere?
Da dieci anni vieni quassù nella mia caverna; ti saresti tediato della tua luce e di questo cammino, non fosse stato per me, per l'aquila mia e pel mio serpente.
Ma noi ti attendevamo ogni mattina, prendevamo il tuo superfluo, benedicendoti in cammino.»

[Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra (Also sprach Zarathustra Ein Buch für Alleund Keinen, traduzione di Michele Costa, Grande Universale Mursia, Milano 1963.]

Citazioni

  • Le vostre debolezze sono salite al cielo delle virtù.
  • Erano gradini per me, li ho saliti; a tal fine ho dovuto oltrepassarli. Ma quelli credevano che volessi riposarmi su di loro.
  • Nell'amore c'è sempre un po' di follia. Ma nella follia c'è sempre un po' di saggezza. (I, Del leggere e scrivere; Quattrocchi)

Parte prima

Mazzino Montinari
  • Questo santo vegliardo non ha ancora sentito dire nella sua foresta che: Dio è morto. (Prologo, 3, Montinari 1972)
Dieser alte Heilige hat in seinem Walde noch Nichts davon gehört, dass Gott todt ist!
  • "Io vi insegno il superuomo". L'uomo è qualcosa che deve essere superato. (Prologo, 3; Montinari 1972)
Ich lehre euch den Übermenschen. Der mensch ist Etwas, das überwunden werden soll.
  • In passato foste scimmie, ma ancor oggi l'uomo è più scimmia di qualsiasi scimmia. (Prologo, 3; Montinari 1972)
  • L'uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo, – un cavo al di sopra di un abisso. (Prologo, 4; Montinari 1972)
Der Mensch ist ein Seil, geknüpft zwischen Thier und Übermensch, – ein Seil über einem Abgrunde.
  • Bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante. (Prologo, 5; Montinari 1972)
Man muss noch Chaos in sich haben, um einen tanzenden Stern gebären zu können.
  • Il mondo mi sembrò l'opera di un dio sofferente e torturato [..] Il creatore non voleva guardare se stesso – e allora creò il mondo. (I, Di coloro che abitano un mondo dietro il mondo; Montinari 1972)
  • Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza. E chissà a quale scopo per il tuo corpo è necessaria proprio la tua migliore saggezza? (I, Dei dispregiatori del corpo, Montinari 1972)
Es ist mehr Vernunft in deinem Leibe, als in deiner besten Weisheit.
  • Potrei credere solo a un dio che sapesse danzare. E quando ho visto il mio demonio, l'ho sempre trovato serio, radicale, profondo, solenne: era lo spirito di gravità, grazie a lui tutte le cose cadono. Non con la collera, col riso si uccide. Orsù, uccidiamo lo spirito di gravità. Ho imparato ad andare: da quel momento mi lascio correre. Ho imparato a volare: da quel momento non voglio più essere urtato per smuovermi. Adesso sono lieve, adesso io volo, adesso vedo al di sotto di me, adesso è un dio a danzare, se io danzo. (I, Del leggere e scrivere; Montinari 1972)
  • In nome del mio amore e della mia speranza, ti scongiuro: non buttar via l'eroe che è nella tua anima! Mantieni sacra la tua speranza più elevata! (I, Dell'albero sul monte, Montinari 1972)
  • Tu dici che è la buona causa che consacra perfino la guerra? Io ti dico: è la buona guerra che consacra ogni causa. (I, Della guerra e dei guerrieri, Montinari 1972)
  • Dovete avere solo nemici da odiare, e non nemici da disprezzare: dovete essere orgogliosi del vostro nemico. (I, Della guerra e dei guerrieri, Montinari 1972)
  • Due cose vuole l'uomo autentico: pericolo e giuoco. Perciò egli vuole la donna, come il giocattolo più pericoloso. L'uomo deve essere educato per la guerra e la donna per il ristoro del guerriero: tutto il resto è sciocchezza. Al guerriero non piacciono frutti troppo dolci. Perciò gli piace la donna; anche la donna più dolce è amara. (I, Delle femmine, vecchie e giovani; Montinari 1972)
  • L'uomo tema la donna, se odia: giacché in fondo all'anima l'uomo è solo malvagio, mentre la donna è cattiva. (I, Delle femmine vecchie e giovani, Montinari 1972)
  • La felicità dell'uomo dice: io voglio. La felicità della donna dice: lui vuole. (I, Delle femmine vecchie e giovani, Montinari 1972)
  • «Vai dalle donne? Non dimenticare la frusta!» (I, Delle femmine vecchie e giovani, Montinari 1972)
Du gehst zu frauen? Vergiss die Peitsche nicht!
  • Matrimonio: ecco come chiamo la volontà di creare in due quell'uno che sarà qualcosa di più dei suoi due procreatori. (I, Dei figli e del matrimonio, Montinari 1972)
Altri
  • Vi scongiuro, fratelli miei, rimanete fedeli alla Terra, e non credete a coloro che vi parlano di speranze soprannaturali! Sono avvelenatori, che lo sappiano o no. (Prologo, 3)
  • Io amo colui che spreca la propria anima, che non vuole ringraziamenti, e che non restituisce nulla: perché egli dona sempre e non vuole conservarsi. (Prologo, 4; Scalero 1972)
  • Io amo colui che si vergogna quando il dado cade in modo favorevole a lui, e si chiede: 'Sono forse un baro?' giacché egli vuole andare a fondo. (Prologo, 4; Scalero 1972)
  • Io amo colui che getta parole d'oro davanti alle sue azioni e mantiene sempre più di ciò che aveva promesso: perché egli vuole la propria distruzione. (Prologo, 4; Scalero 1972)
  • Dormire non è poca arte: è necessario vegliare tutto il giorno per giungervi. (I, Delle cattedre della virtù)
  • Ci furono sempre malati fra coloro che sognano e cercano Dio; e tutti odiano ferocemente chi aspira alla conoscenza e la più giovane tra le virtù, che ha nome sincerità. (I, Di coloro che abitano un mondo dietro il mondo 1963)
  • Il vostro omicidio, o giudici, dev'essere compassione e non vendetta. E mentre uccidete badate a giustificare la vita! (I, Del pallido delinquente, 1963)
  • È vero: amiamo la vita non perché siamo abituati alla vita, ma perché siamo abituati ad amare. C'è sempre un grano di pazzia nell'amore. D'altra parte c'è sempre anche un po' di ragione nella follia. (I, Del leggere e scrivere)
  • Una volta lo spirito era Dio, poi si fece uomo, e adesso sta diventando plebe. (I, Del leggere e scrivere 1963)
  • Una vita libera è ancora aperta alle anime grandi. Chi poco possiede tanto meno è posseduto: sia lodata la piccola povertà. (I, Del nuovo idolo, 1963)
  • Là, dove lo stato cessa, li vedete, fratelli miei, l'arcobaleno e i ponti del superuomo? (I, Del nuovo idolo)
  • Queste persone si astengono, è vero: ma la Sensualità, quella cagna, invidiosa e torva, guarda in fuori da tutto ciò che fanno. (I, Della castità)
  • Colui che conosce la verità salta malvolentieri nelle sue acque, non quando sono sporche, ma quando sono poco profonde. (I, Della castità)
  • [alle donne] Sia questo il vostro onore: amare sempre più di quanto siete amate, non essere mai seconde! (I, Delle femmine vecchie e giovani)
  • Per la donna, l'uomo è un mezzo il cui fine è un bambino. (I, Delle femmine vecchie e giovani)

Parte seconda

Mazzino Montinari
  • Da quando vi sono uomini, l'uomo ha gioito troppo poco: solo questo, fratelli, è il nostro peccato originale! (II, Dei compassionevoli, Montinari 1972)
  • Con tuoni e celesti fuochi d'artificio si deve parlare a sensi fiacchi e addormentati. Ma la voce della bellezza parla sommessa: essa s'insinua soltanto nelle anime più deste. (II, Dei virtuosi, Montinari 1972)
  • Diffidate di tutti coloro nei quali è forte l'istinto di punire! (II, Delle tarantole, Montinari 1972)
  • Perché gli uomini non sono eguali: così parla la giustizia. (II, Dei dotti, Montinari 1972)
  • Ah, ci sono tante cose fra cielo e terra, di cui soltanto i poeti hanno sognato qualcosa. (II, Dei poeti, Montinari 1972; riprendendo un verso di Amleto: "ci sono più cose in cielo e in terra di quante non ne sogni la tua filosofia")
  • Per me essi sono dei prigionieri e dei segnati. Colui che essi chiamano il loro redentore li ha messi in catene: nelle catene di valori falsi e parole fallaci! Oh, se qualcuno li redimesse dal loro redentore! (II, "Dei preti", Montinari 1972)
Altri
  • Così mi disse una volta il diavolo: "Anche Dio ha il suo inferno: è il suo amore per gli uomini." (II, Dei compassionevoli)
  • Sì, c'è qualcosa di invulnerabile, d'inseppellibile in me, qualcosa che frantuma le rocce: si chiama la mia volontà. Silenziosa e immutata resta al passare degli anni.[...] Sì, tu sei quella che trasforma tutti i sepolcri in rovine: salute a te, mia volontà! E soltanto dove ci sono sepolcri, ci sono resurrezioni. (II, Il canto dei sepolcri)
  • Ma dove trovai essere vivente, là udii anche il discorso dell'obbedienza. Ogni essere vivente è qualcosa che obbedisce. E questa è la seconda cosa: riceve comandi colui che non sa obbedire a sé stesso. Tale è l'essenza dell'essere vivente. E la terza cosa che udii è: che comandare è più difficile che obbedire. E non solo che chi comanda porta il peso di tutti coloro che obbediscono e che questo peso è facile che lo schiacci. (II, Della vittoria su se stessi)

Parte terza

Mazzino Montinari
  • Ma a che parlo, quando nessuno ha i miei orecchi! (III, Della virtù che rende meschini, Montinari 1972)
  • Ci vuole più coraggio a farla finita, che a scrivere un verso nuovo: ciò sanno i medici e i poeti. (III, Di antiche tavole e nuove, Montinari 1972)
  • Fratelli miei, forse sono crudele? Ma io dico: a ciò che sta cadendo si deve dare anche una spinta! (III, Di antiche tavole e nuove, 20; Montinari 1972)
  • «Perché così duro! – disse una volta il carbone al diamante; non siamo forse parenti stretti?» – Perché così molli? Fratelli miei, questo io chiedo a voi: non siete forse – i miei fratelli? (III, Di antiche tavole e nuove, Montinari 1972)
Altri
  • Ah, sono sempre pochi coloro il cui cuore ha lungo coraggio e lunga baldanza; e a questi anche lo spirito rimane paziente. Ma tutto il resto è vile. Il resto: sono sempre i più, il quotidiano, il superfluo, i troppi – tutti costoro sono vili! (III, Degli apostati)
  • Non di dove venite sia d'ora in poi il vostro onore, bensì dove tendete! La vostra volontà e il vostro piede che vuole portarvi al di là di voi stessi, questo sia il vostro nuovo onore! (III, Di antiche tavole e nuove)
  • Lascia che il mondo vada come vuole! Non muovere un dito per impedirlo! (III, Di antiche tavole e nuove, 1963, p. 180)
  • La vita è una sorgente di piacere: ma per colui nel quale parla lo stomaco guasto, padre dell'afflizione, tutte le fonti sono avvelenate. (III, Di antiche tavole e nuove)
  • Qual è la specie più alta dell'essere e qual è la più vile? Il parassita è la più vile, ma chi è della specie più alta nutre il maggior numero di parassiti. (III, Di antiche tavole e nuove', 1963)
  • Così voglio l'uomo e la donna: abile l'uomo alla guerra, l'altra a partorire, entrambi a danzare con la testa e con le gambe.
    E un giorno senza danzar sia considerato perduto! E falsa ogni verità che non destò almeno una risata! (III, Di antiche tavole e nuove, 1963)
  • Ogni anima ha il proprio mondo; per ogni anima ogni altra anima è un mondo di là. (III, Il convalescente, 1963)

Parte quarta

Mazzino Montinari
  • Meglio non sapere nulla, che molte cose a metà! Meglio essere un folle per propria iniziativa, che un saggio secondo il parere di un altro! (IV, La sanguisuga, Montinari 1972)
  • Per essere felici, quanto poco basta per essere felici! (IV, Mezzogiorno, Montinari 1972)
  • Non ogni parola si addice ad ogni bocca. (IV, Dell'uomo superiore Montinari 1972)
  • Bisogna per forza maledire, là dove non si può amare? (IV, Dell'uomo superiore, Montinari 1972)
  • Il deserto cresce; guai a colui che cela deserti dentro di sé! (IV, Tra figlie del deserto, Montinari 1972)
  • Qui su questi monti io attendo "altri" e il mio piede non si alzerà di qui senza di loro, – più elevati, più forti, più vittoriosi, più lieti, squadrati e rettilinei nel corpo e nell'anima: "leoni che ridono" hanno da venire! (IV, Il saluto; Montinari 1972)
Altri
  • Essi si vantano di non mentire: ma l'impotenza a mentire è ben lungi dall'amore per la verità. Guardatevi da loro! [...] Chi non sa mentire non sa che cos'è la verità (IV, Dell'uomo superiore)
  • Non vogliate nulla al di là della vostra capacità: hanno una falsità odiosa quelli che vogliono al di là delle proprie capacità. Soprattutto quando vogliono cose grandi! Poiché suscitano diffidenza verso le cose grandi, questi raffinati falsari e commedianti: – finché diventano falsi con se stessi, strabici, pieni di vermi e riverniciati, ammantati di parole forti, di virtù da esposizione, di opere splendenti e false. (IV, Dell'uomo superiore)
  • Se volete arrivare in alto, usate le vostre gambe! Non lasciatevi trasportare in alto, non sedetevi su dorsi e teste altrui! (IV, Dell'uomo superiore)
  • Colui che disse "Dio è uno spirito" – compì il più grande passo e salto verso l'incredulità che mai si vide in terra: a queste parole non si rimedierà facilmente in terra. (IV, La festa dell'asino)

Al di là del bene e del male

  • Anche il concubinato è stato corrotto: dal matrimonio.
  • C'è un'arroganza nella bontà che si presenta come cattiveria.
  • Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te.
  • Chi disprezza se stesso si apprezza tuttavia ancora come disprezzatore.
  • Chi è in tutto e per tutto un maestro prende sul serio tutte le cose soltanto in relazione ai suoi scolari – persino se stesso.
  • Chi esulta anche sul rogo, non trionfa sul dolore ma sul fatto di non sentir dolore là dove se lo aspettava.
  • Chi non ha già una volta sacrificato sé stesso per la sua buona reputazione?
  • Ciò che fa meraviglia, nella religiosità degli antichi Greci, è la strabocchevole pienezza di gratitudine che ne prorompe: è un tipo d'uomo nobilissimo, quello che si pone così di fronte alla natura e alla vita! Più tardi, quando in Grecia la plebe prese il sopravvento, la paura lussureggiò anche nella religione: si andava preparando il cristianesimo.
  • Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male.
  • Come? Un grand'uomo? Io vedo sempre solo l'attore del suo ideale.
  • Con i propri principi si vogliono tiranneggiare o giustificare o onorare o vituperare o nascondere le proprie abitudini(77).
  • Dove non entrano amore e odio, la donna si comporta con mediocrità.
  • È la profonda, sospettosa paura di un pessimismo incurabile, che costringe interi millenni ad attaccarsi coi denti a un'interpretazione religiosa dell'esistenza: la paura di quell'istinto che intuisce che si potrebbe venire troppo presto in possesso della verità, prima che l'uomo sia diventato abbastanza forte, abbastanza duro, abbastanza artista..La religiosità, la "vita in Dio", considerata da questo punto di vista, apparirebbe allora l'ultimo e più sottile parto della paura della verità, l'adorazione, l'ebbrezza dell'artista di fronte alla più coerente delle sue falsificazioni, la volontà di capovolgere la verità,un volere la non-verità ad ogni costo (Frammento dall'aforisma n. 59).
  • È terribile morire di sete nel mare. Dovete proprio mettere tanto sale nelle vostre verità, così che non possa più spegnere la sete?
  • Gli dei amano motteggiare: sembra che neanche nelle azioni sacre sappiano trattenersi dal ridere.
  • «Ho fatto questo» dice la mia memoria. «Non posso aver fatto questo» dice il mio orgoglio e resta irremovibile. Alla fine, è la memoria a cedere.
  • I poeti sono privi di pudore verso le loro esperienze interiori: le sfruttano.
  • Il cristianesimo dette da bere il veleno a Eros. Questi non ne morì, ma ben degenerò, in vizio.
  • Il basso ventre è la ragione per la quale l'uomo non può credersi tanto facilmente un dio.
  • Il desiderio di vincere una passione non è alla fin fine che il desiderio di un'altra passione.
  • In tempo di pace il guerriero si scaglia contro se stesso.
  • L'amore per uno solo è una barbarie, perché si esercita a spese di tutti gli altri. Anche l'amore per Dio.
  • La confidenza del superiore irrita, perché non può essere ricambiata.
  • La donna impara a odiare nella stessa misura in cui disimpara ad affascinare.
  • La pazzia è nei singoli qualcosa di raro, ma nei gruppi, nei partiti, nei popoli e nei tempi è la regola.
  • La verità è una delle tante seduzioni letterarie.
  • La vita non è cento volte troppo corta per annoiarsi?
  • La volontà di superare una passione è alla fine soltanto la volontà di cominciare un'altra o più altre passioni.
  • Le grandi epoche della nostra vita sono quelle in cui troviamo il coraggio di ribattezzare quel che abbiamo di male come quel che abbiamo di meglio (116).
  • Le nostre idee più elevate devono – e non possono non – suonare come stoltezze, e in certi casi come delitti, quando, in maniera indebita, giungono all'orecchio di coloro che non sono fatti e predestinati per esse.
  • Le stesse passioni hanno nell'uomo e nella donna tempi diversi. Perciò l'uomo e la donna non cessano di fraintendersi (85).
  • «Male, male! Ma come, non sta egli tornando indietro?» –Sì! Ma voi lo capite male, se ve ne lamentate. Torna indietro, come chiunque voglia spiccare un gran salto.
  • Nessuno mente quanto colui che s'indigna.
  • Non c'è niente da fare: ogni maestro ha un solo allievo, e questo gli diventa infedele perché è destinato anche lui a diventare maestro.
  • Non ci sono affatto fenomeni morali; c'è solo un'interpretazione morale dei fenomeni.
  • Non il loro amore degli uomini, ma l'impotenza del loro amore degli uomini impedisce ai cristiani di oggi di bruciarci.
  • Non la forza, ma la costanza di un alto sentimento fa l'uomo superiore.
  • Ogni spirito profondo ha bisogno di una maschera: e più ancora, intorno a ogni spirito profondo cresce continuamente una maschera, grazie alla costantemente falsa, cioè superficiale interpretazione di ogni parola, di ogni passo, di ogni segno di vita che egli dà.
  • Quando siamo costretti a ravvederci su qualcuno, mettiamo a suo carico anche il disturbo che con ciò ci procura.
  • Quanto più astratta è la verità che vuoi insegnare, tanto più devi sedurre ad essa anche i sensi.
  • Si è osservata male la vita se non si è vista anche la mano, che, dolcemente, uccide.
  • Tutto ciò che è profondo ama la maschera, e le cose più profonde nutrono addirittura odio per quel che è immagine e somiglianza. Non è l'opposto il solo giusto travestimento in cui può incedere il pudore di un dio?
  • Un filosofo è un uomo che costantemente vive, vede, sente, intuisce, spera, sogna cose straordinarie; che viene colpito dai suoi propri pensieri come se venissero dall'esterno, da sopra e da sotto, come dalla sua specie di avvenimenti e di fulmini; che forse è lui stesso un temporale gravido di nuovi fulmini; un uomo fatale, intorno al quale sempre rimbomba e rumoreggia e si spalancano abissi e aleggia un'aria sinistra. Un filosofo: ahimè, un essere che spesso fugge da se stesso, ha paura di se stesso – ma che è troppo curioso per non "tornare a se stesso" ogni volta. Ma i veri filosofi sono coloro che comandano e legiferano: essi affermano "così deve essere!", essi determinano in primo luogo il "dove" e l'"a che scopo" degli uomini e così facendo dispongono del lavoro preparatorio di tutti gli operai della filosofia, di tutti i soggiogatori del passato – essi protendono verso l'avvenire la loro mano creatrice e tutto quanto è ed è stato diventa per essi mezzo, strumento, martello. Il loro "conoscere" è creare, il loro creare è una legislazione, la loro volontà di verità è volontà di potenza. – Esistono oggi tali filosofi? Sono già esistiti tali filosofi? Non devono forse esistere tali filosofi?
  • Un popolo è il giro che la natura fa per arrivare a sei, sette uomini grandi. – Sì, e poi scansarli.
  • Vivere con immensa e superba imperturbabilità; sempre al di là. (aforisma 284)
  • Voi utilitaristi, anche voi amate ogni utile solo come veicolo delle vostre inclinazioni, – anche voi in verità trovate insopportabile il rumore delle sue ruote?

L'Anticristo. Maledizione del Cristianesimo

  • A me si confà unicamente il giorno seguente al domani. C'è chi è nato postumo. (Prefazione)
  • Che cos'è cattivo? – Tutto ciò che ha origine dalla debolezza. [...] I deboli e i malriusciti devono perire: questo è il principio del nostro amore per gli uomini. E a tale scopo si deve anche essere loro d'aiuto. (2)
  • Già la parola «cristianesimo» è un equivoco – in fondo è esistito un solo cristiano, e questi morì sulla croce. (39)
  • Contro la noia gli stessi dèi lottano invano. (48)
  • [...] Dio creò la donna. E in realtà a questo punto ebbe fine la noia – ma ebbero fine anche altre cose! La donna fu il secondo errore di Dio. (48)
  • Definisco il cristianesimo l'unica grande maledizione, l'unica grande e più intima depravazione, l'unico grande istinto della vendetta, per il quale nessun mezzo è abbastanza velenoso, furtivo, sotterraneo, meschino – lo definisco l'unica immortale macchia d'infamia dell'umanità. (62)
  • Prima proposizione. – Viziosa è ogni specie di contronatura. La varietà di uomo più viziosa è il prete: lui insegna la contronatura. Contro il prete non si hanno ragioni, si ha il carcere. (Legge contro il Cristianesimo)
  • Quarta proposizione. – La predica della castità è un pubblico incitamento alla contronatura. Ogni disprezzo della vita sessuale, ogni insozzamento della medesima mediante il concetto di «impuro» è il vero e proprio peccato contro lo spirito santo della vita. (Legge contro il Cristianesimo)
  • Sesta proposizione. – La storia «sacra» sia chiamata con il nome che merita: storia maledetta; le parole «Dio», «salvatore», «redentore», «santo» siano usate come insulti, come marchi d'infamia. (Legge contro il Cristianesimo)

Ecce Homo

Incipit

I
Poiché prevedo che tra breve dovrò presentarmi all'umanità per metterla di fronte alla più grave esigenza che mai le sia stata posta, mi sembra indispensabile dire chi io sono. In fondo potrebbe essere già noto: perché non ho mancato di «dare prove» della mia esistenza. Ma la sproporzione fra la grandezza del mio compito e la piccolezza dei miei contemporanei si è dimostrata nel fatto che questi non mi ascoltano, e neppure mi vedono. Vivo a mio proprio credito, o forse è un pregiudizio, che io viva?... MI basta solamente parlare con certe «persone còlte», che vengono d'estate in Engadina, per convincermi che non vivo... In queste circostanze io ho un dovere. contro cui si rivoltano, in fondo, le mie abitudini, e ancor più la fierezza dei miei istinti, e cioè quello di dire: Ascoltatemi perché non sono questo e questo. E soprattutto non scambiatemi per altro!

Citazioni

  • Il mio tempo non è ancora venuto; alcuni nascono postumi.
  • L'ateismo, per me, non è un risultato, e tanto meno un avvenimento – come tale non lo conosco: io lo intendo per istinto. Sono troppo curioso, troppo problematico, troppo tracotante, perché possa piacermi una risposta grossolana. Dio è una risposta grossolana, un'indelicatezza verso noi pensatori – in fondo è solo un grossolano divieto che ci vien fatto: non dovete pensare!
  • Mi dava noia oltre misura questo luogo, il più indecoroso della terra, per il poeta dello Zarathustra e che non avevo scelto liberamente: volevo andare all'Aquila, l'antitesi di Roma, simile al luogo che fonderò un giorno, un ricordo di un ateo e di un anticlericale comme il faut, di uno degli esseri a me più affini, il grande imperatore degli Hohenstaufen Federico II.
  • Un giorno sarà legato al mio nome il ricordo di qualcosa di enorme – una crisi, quale mai si era vista sulla terra, la più profonda collisione della coscienza, una decisione evocata contro tutto ciò che finora è stato creduto, preteso, consacrato. Io non sono un uomo, sono dinamite.

Explicit

4
Supremo astro dell'essere!
Tavola di eterne figure!
Tu vieni a me? -
Ciò che nessuno ha scorto,
la tua muta bellezza -
come? non fugge davanti ai miei sguardi? -

Stemma della necessità!
Tavola di eterne figure!
- ma tu già lo sai:
ciò che tutti odiano,
ciò che solo io amo,
che tu sei eterno!
che tu sei necessario!
Il mio amore si accende
in eterno solo della necessità.

Stemma della necessità!
Supremo astro dell'essere!
- mai raggiunto da desiderio,
mai macchiato da no,
eterno sì dell'essere.
sono il tuo sì in eterno:
perché io ti amo, o eternità! - -

Biglietti della follia

[I biglietti della follia sono una serie di lettere che Nietzsche scrisse a conoscenti e amici nel 1889, dove si nota l'improvviso cedimento psichico che investì Nietzsche in quel periodo.]

  • Tra un paio d'anni governerò io il mondo; perché ho deposto il vecchio Dio. (dalla lettera a Carl Fuchs del 14 gennaio)
  • Il mondo è trasfigurato, perché Iddio è sulla terra. Non vede come tutti i cieli esultano? Ho appena preso possesso del mio regno, getterò il papa in prigione e farò fucilare Guglielmo, Bismarck e Stoecker. (dalla lettera a Meta von Salis del 3 gennaio 1889)
  • Quel che è spiacevole e nuoce alla mia modestia è che io, in fondo, sia ogni nome nella storia; anche per i figli che ho messi al mondo le cose stanno in modo tale, che rifletto con una qualche diffidenza se tutti quelli che vengono nel "regno di Dio" vengano anche da Dio. Per due volte, questo autunno, mi sono trovato, vestito il meno possibile, al mio funerale, dapprima come conte Robilant (– no, questi è mio figlio, in quanto io sono Carlo Alberto, la mia natura sotto) ma Antonelli ero proprio io. Caro signor professore, lei dovrebbe vedere questo edificio; dato che sono assolutamente inesperto nelle cose che creo, a lei qualsiasi critica; io sono grato, senza poter promettere di trarre vantaggio. Noi artisti siamo incorreggibili. – Oggi mi sono vista un'operetta –genial-moresca – e anche constatato con piacere, in questa occasione, che adesso Mosca come pure Roma sono cose grandiose. Vede, anche per il paesaggio cono mi si nega del talento. – Rifletta, facciamo una bella chiacchierata, Torino non è lontana, per ora non ci sono impegni professionali molto seri, sarebbe possibile procurare un bicchiere di valtellinese.
    Prescritto il negligé. Con cordiale affetto,
    Suo Nietzsche
    (dalla lettera a Jacob Burckhardt del novembre 1888)
  • Cantami un nuovo inno: il mondo è trasfigurato e tutti i cieli esultano. Il Crocifisso.[1] (dalla lettera a Peter Gast del 4 gennaio 1889)
  • Vado dappertutto nel mio vestito da studente, qua e là batto sulla spalla a qualcuno e dico: siamo contenti? son dio, ho fatto questa caricatura…
    Domani viene il mio figlio Umberto con la graziosa Margherita, che qui, però, riceverò ugualmente in maniche di camicia.
    Il resto per la signora Cosima… Arianna… Di quando in quando si fanno incantesimi…
    Ho fatto mettere in catene Caifa; l'anno scorso sono stato crocefisso in maniera molto penosa dai medici tedeschi. Aboliti Guglielmo, Bismarck e tutti gli antisemiti.
    Di questa lettera lei può fare qualsiasi uso che non mi diminuisca nella considerazione dei basileesi. (da una lettera a Jacob Burckhardt del 5 gennaio 1889)
  • Caro signor professore,
    alla fine sarei stato molto più volentieri professore basileese che Dio; ma non ho osato spingere così lontano il mio egoismo privato, da tralasciare, per causa sua, la creazione del mondo. Lei vede, bisogna fare sacrifici, come e dove si viva. – Tuttavia, mi sono riservata una piccola camera da studente che si trova di fronte al Palazzo Carignano (– nel quale sono nato come Vittorio Emanuele) e oltre a ciò permette di sentire, dal proprio tavolo di lavoro, la magnifica musica nella Galleria Subalpina. Pago 25 franche con servizio, preparo il mio tè e faccio tutte le spese da solo, soffro di stivali rotti e ringrazio ogni momento il cielo per il vecchio mondo, per il quale gli uomini non sono stati abbastanza semplici e silenziosi. – Poiché sono condannato a intrattenere la prossima eternità con cattive spiritosaggini, ho qui un'attività scrittoria, che invero non lascia nulla a desiderare, molto carina e nient'affatto faticosa. La posta è a cinque passi, imbuco io stesso le lettere per trasmettere il grande fogliettonista "der grende monde". Naturalmente, sono in stretti rapporti con il Figaro, e affinché lei abbia un'idea di quanto io possa essere innocuo, ascolti le mie prime due cattive spiritosaggini:
    Non prenda troppo sul serio il caso Prado. Io sono Prado, sono anche il padre di Prado, oso dire che sono anche Lesseps…. Vorrei dare ai miei parigini, che amo, una nuova idea – quella del criminale dabbene.
    Seconda spiritosaggine. Saluto gli immortali. Daudet appartiene ai quarante.
    Astu[2]
    (da una lettera a Jacob Burckhardt del 5 gennaio 1889)
  • Come ricordo del misero che non la mania di grandezza ha condotto alla malattia, bensì la malattia alla follia. (da una lettera a Olga Monod[3])
  • Alla principessa Arianna, mia amata. Che io sia un uomo, è un pregiudizio. Ma io ho già vissuto spesso fra gli uomini e conosco tutto ciò che gli uomini possono provare, dalle cose più basse fino a quelle più alte. Sono stato Buddha tra gli indiani e Dioniso in Grecia, – Alessandro e Cesare sono mie incarnazioni, come pure Lord Bacon, il poeta di Shakespeare. Da ultimo, ancora, sono stato Voltaire e Napoleone, forse anche Richard Wagner... Ma questa volta vengo come Dioniso il vittorioso, che farà della terra una giornata di festa... Non avrei molto tempo...
    I cieli si rallegrano che io sia qui... Sono stato anche appeso alla croce... (da una lettera a Cosima Wagner[4])

Citazioni su Friedrich Nietzsche

  • La critica di Freud, come quella di Feuerbach e di Nietzsche, ha ignorato completamente la dottrina cristiana della Trinità e, a proposito dello stesso Gesù Cristo, si basa su uno stadio della ricerca oggi nettamente superato che gli permetteva di liquidare con due parole la questione della sua storicità. (Raniero Cantalamessa)
  • La grandezza e la vitalità di un pensatore si misurano dalla vastità e dalla profondità della traccia ch'egli lascia nel tempo. Nietzsche ancora oggi è un pensatore presente e discusso, con intensa passione e spirito discorde, nella cultura del nostro tempo. (Remo Cantoni)
  • La teoria del superuomo di Nietzsche fu saccheggiata dai nazisti e presentata come pensiero precorritore delle teoriche hitleriane mentre veniva da un filosofo il quale aveva potuto scrivere che quasi tutti i processi di trasformazione violenta si rivelavano «una patetica e sanguinosa baracconata». (Alberto Tagliati)
  • Nietzsche non negava l'arte di Wagner quando dichiarava che «I maestri cantori» erano un attentato alla civiltà, e non si poneva il problema perché riconosceva che tra l'ammirazione estetica e il consenso etico non c'è necessario rapporto di causa a effetto. (Leo Valiani)
  • Se non vi fossero gli onesti, ma predicanti l'amoralità come Nietzsche, il mondo sarebbe d'una insopportabile virtù o ipocrisia. (Corrado Alvaro)

Note

  1. Peter Gast non riconobbe in questo biglietto la follia nell'amico, tanto che così gli rispose: «Grandi cose devono accadere in Lei in questo momento! Il Suo entusiasmo, la Sua salute [...] debbono scuotere anche i più infermi; Lei è una sanità contagiosa; l'epidemia che Lei un tempo ha augurato alla salute, l'epidemia della Sua salute non può più farsi attendere» (citato in Janz, Vita di Nietzsche, vol. III, tr., Laterza, 1983, p. 13). Secondo Janz questo mancato riconoscimento della follia di Nietzsche fa sì che «Occorrerà tener presente questa scarsa facoltà di giudizio in occasione delle successive importanti decisioni» (ivi, p. 13). In realtà affermazioni del genere costellano le opere di Nietzsche, da Zarathustra a La gaia scienza, alla Genealogia della morale, ecc. Dunque Gast, che conosce profondamente l'amico, non trova così strana e folle una tale affermazione.
  2. Così si firma Nietzsche. Che cosa significa "Astu"? Secondo il Bernoulli, a cui rimandano tutti i commentatori, Astu starebbe per Aster, l'eroe che s'incontra nella satira di Daudet, apparsa nel 1888 col titolo L'Immortel e diretta contro l'Accademia di Francia. Si tratterrebbe insomma di un lapsus patologico di Nietzsche, in preda ai sogni provocati dal cloralio. Tuttavia, sembra poco probabile che Nietzsche, dopo aver scritto giusto il nome di Daudet, storpi poi Aster in Astu. E se fosse un nome inventato da lui? Un amico torinese appassionato cultore di Nietzsche, Italo Dongiovanni, ha perfino pensato che Astu volesse dire "astuto".
  3. Olga Monod era figlia di Malwida vov Meysenbug.
  4. Cosima Wagner era la moglie di Wagner e figlia di Franz Liszt.

Bibliografia

  • Friedrich Nietzsche, Ecce homo. Come si diventa ciò che si è, a cura di Roberto Calasso, Adelphi, Milano 2008.
  • Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male, traduzione di Sossio Giametta, Fabbri, Milano, 1996.
  • Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra (Also sprach Zarathustra Ein Buch für Alleund Keinen, traduzione di Michele Costa, Grande Universale Mursia, Milano 1963.
  • Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, traduzione di Anna Maria Carpi, Newton Compton, 1996.
  • Friedrich Nietzsche, La gaia scienza, versione di Ferruccio Masini, a cura di Gianni Vattimo, Einaudi, 1979.
  • Friedrich Nietzsche, La volontà di potenza, frammenti postumi ordinati da Peter Gast e Elisabeth Forster-Nietzsche, nuova edizione italiana a cura di Maurizio Ferraris e Pietro Kobau, Bompiani, Milano, 2001.
  • Giulio Confalonieri, La storia della musica, Edizioni Accademia, Milano, 1975.
  • Friedrich Nietzsche, Opere, traduzione di Giorgio Colli e Mazzino Montinari, Adelphi, Milano, 1972.
  • Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano, traduzione di Sossio Giametta e Mazzino Montinari, Adelphi, 1965.
  • Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano, traduzione di Mirella Ulivieri, Newton & Compton, 1988.
  • Jean Cocteau, Il mio primo viaggio (Mon premier Voyage – tour du monde en 80 jours), traduzione di Olga Koudacheff, Istituto Geografico De Agostini, 1964.
  • Michel de Montaigne, Saggi, a cura di Fausta Garavini, Adelphi, Milano, 1996.
  • Friedrich Nietzsche, Verità e menzogna (e altri scritti giovanili), traduzione di Sergio Givoni, edizione a cura di Ferruccio Masini, Newton Compton Editori, 1988.
  • Friedrich Nietzsche, L'Anticristo. Maledizione del Cristianesimo, versione di Ferruccio Masini, Adelphi, Milano, 1970 e 1977.

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