Mario Canciani: differenze tra le versioni

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*Il fiume pensa al mare che lo aspetta. Il mare attende il fiume che viene. Questo Oceano, che ha il cuore vulnerabile alla tenerezza, è [[Dio]]. In Lui troviamo la tenera armonia di noi stessi, perché sgorga da Lui la legge gravitazionale degli esseri. (p. 117)
*Il fiume pensa al mare che lo aspetta. Il mare attende il fiume che viene. Questo Oceano, che ha il cuore vulnerabile alla tenerezza, è [[Dio]]. In Lui troviamo la tenera armonia di noi stessi, perché sgorga da Lui la legge gravitazionale degli esseri. (p. 117)
*[[Dio]] ci cerca infinitamente di più di quanto noi lo cerchiamo. «Mio Dio,» scriveva [[John Henry Newman|Newman]] «credo che tu mi ami più di quanto io ami me stesso.»<br>Noi attendiamo Dio sulle strade della morale, della colpa, della paura. Lui viene sulle vie del perdono e della bontà. Dio non è il Grande Vendicatore, il Giustiziere, il cacciatore dei colpevoli. Il teologo [[Hans Urs von Balthasar |von Balthazar]] affermava: «L'inferno esiste, ma è vuoto». Dio non può volere una Auschwitz eterna.<br>Per sapere cosa significava per [[Gesù]] «amare», bisognerebbe interrogare coloro che Egli ha incontrato […] lo stesso [[Pietro apostolo|Simon Pietro]] che aveva tradito Gesù, e che Egli pone, nonostante ciò, a capo della Sua Chiesa. (pp. 117-118)
*[[Dio]] ci cerca infinitamente di più di quanto noi lo cerchiamo. «Mio Dio,» scriveva [[John Henry Newman|Newman]] «credo che tu mi ami più di quanto io ami me stesso.»<br>Noi attendiamo Dio sulle strade della morale, della colpa, della paura. Lui viene sulle vie del perdono e della bontà. Dio non è il Grande Vendicatore, il Giustiziere, il cacciatore dei colpevoli. Il teologo [[Hans Urs von Balthasar |von Balthazar]] affermava: «L'inferno esiste, ma è vuoto». Dio non può volere una Auschwitz eterna.<br>Per sapere cosa significava per [[Gesù]] «amare», bisognerebbe interrogare coloro che Egli ha incontrato […] lo stesso [[Pietro apostolo|Simon Pietro]] che aveva tradito Gesù, e che Egli pone, nonostante ciò, a capo della Sua Chiesa. (pp. 117-118)
*Dopo ogni crisi, la [[vita]] riserva sempre nuove sorprese. Sono convinto che il meglio, nonostante tutto, ci stia sempre davanti. A qualsiasi età. (p. 122)
*È [[Maturità|maturo]] solo chi si ritiene immaturo, perché solo chi si ritiene immaturo cerca di colmare le sue lacune. E poi, la [[verità]] è troppo grande per essere posseduta integralmente da qualcuno... (p. 122)
*Anche nelle giornate più buie, c'è qualche piccola gioia che il [[Dio|Signore]] semina sul nostro sentiero, per incoraggiarci a camminare verso di Lui. Se fossimo attenti, scorgeremmo dovunque le sue tracce, le pagliuzze d'oro della sua tenerezza infinita. (p. 127)
*[[San Francesco d'Assisi|San Francesco]] chiamava gli [[animali]] «i nostri fratelli più piccoli». Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perché con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch'essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. Perché non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant'Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati, dicendo: «Fatevi furbi...». Per questo il 4 ottobre 1987, in prima assoluta, ho celebrato in chiesa una paraliturgia, presenti animali e padroni, soprattutto bambini. C'era di tutto: cani, gatti, una papera, dei pesciolini, una tartaruga... Un vero ''Cantico delle creature''!<br>La stampa diede grande rilievo all'avvenimento e furono in molti a scrivermi per approvare il mio gesto. Ricordo una lettera che diceva:<br> «Io so di non credere in Dio, ma quello che lei fa mi avvicina a Lui, se esiste...»<br>Da quel 4 ottobre, vecchi pensionati e anziane signore, che prima si privavano di fare una preghiera per non lasciare la loro bestiola, possono entrare liberamente in chiesa. (pp. 132-133)
*[[San Francesco d'Assisi|San Francesco]] chiamava gli [[animali]] «i nostri fratelli più piccoli». Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perché con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch'essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. Perché non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant'Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati, dicendo: «Fatevi furbi...». Per questo il 4 ottobre 1987, in prima assoluta, ho celebrato in chiesa una paraliturgia, presenti animali e padroni, soprattutto bambini. C'era di tutto: cani, gatti, una papera, dei pesciolini, una tartaruga... Un vero ''Cantico delle creature''!<br>La stampa diede grande rilievo all'avvenimento e furono in molti a scrivermi per approvare il mio gesto. Ricordo una lettera che diceva:<br> «Io so di non credere in Dio, ma quello che lei fa mi avvicina a Lui, se esiste...»<br>Da quel 4 ottobre, vecchi pensionati e anziane signore, che prima si privavano di fare una preghiera per non lasciare la loro bestiola, possono entrare liberamente in chiesa. (pp. 132-133)
*Ho ancora negli occhi la visione di una quarantina di Terranova, i famosi cani che salvano in mare la gente in pericolo, venuti da tutta Europa per una manifestazione. Sono cani enormi: pesano dagli ottanta ai cento chili... Nella Basilica […] ho letto questa preghiera da me composta per l'occasione:
*Ho ancora negli occhi la visione di una quarantina di Terranova, i famosi cani che salvano in mare la gente in pericolo, venuti da tutta Europa per una manifestazione. Sono cani enormi: pesano dagli ottanta ai cento chili... Nella Basilica […] ho letto questa preghiera da me composta per l'occasione:

Versione delle 13:55, 14 gen 2010

Mario Canciani (1928 – 2007), presbitero italiano.

Vita da prete

  • Una volta mostrarono a Lombroso una foto di detenuti e gli chiesero chi fosse quello che mostrava più nettamente i caratteri del criminale. Lombroso mise il dito su una testa che stava al centro della foto, dietro agli altri. Era il cappellano. Lombroso si giustificò poi affermando che non tutti realizzano le proprie inclinazioni... «Astra inclinant, non necessitant.» (p. 38)
  • Il fiume pensa al mare che lo aspetta. Il mare attende il fiume che viene. Questo Oceano, che ha il cuore vulnerabile alla tenerezza, è Dio. In Lui troviamo la tenera armonia di noi stessi, perché sgorga da Lui la legge gravitazionale degli esseri. (p. 117)
  • Dio ci cerca infinitamente di più di quanto noi lo cerchiamo. «Mio Dio,» scriveva Newman «credo che tu mi ami più di quanto io ami me stesso.»
    Noi attendiamo Dio sulle strade della morale, della colpa, della paura. Lui viene sulle vie del perdono e della bontà. Dio non è il Grande Vendicatore, il Giustiziere, il cacciatore dei colpevoli. Il teologo von Balthazar affermava: «L'inferno esiste, ma è vuoto». Dio non può volere una Auschwitz eterna.
    Per sapere cosa significava per Gesù «amare», bisognerebbe interrogare coloro che Egli ha incontrato […] lo stesso Simon Pietro che aveva tradito Gesù, e che Egli pone, nonostante ciò, a capo della Sua Chiesa. (pp. 117-118)
  • Dopo ogni crisi, la vita riserva sempre nuove sorprese. Sono convinto che il meglio, nonostante tutto, ci stia sempre davanti. A qualsiasi età. (p. 122)
  • È maturo solo chi si ritiene immaturo, perché solo chi si ritiene immaturo cerca di colmare le sue lacune. E poi, la verità è troppo grande per essere posseduta integralmente da qualcuno... (p. 122)
  • Anche nelle giornate più buie, c'è qualche piccola gioia che il Signore semina sul nostro sentiero, per incoraggiarci a camminare verso di Lui. Se fossimo attenti, scorgeremmo dovunque le sue tracce, le pagliuzze d'oro della sua tenerezza infinita. (p. 127)
  • San Francesco chiamava gli animali «i nostri fratelli più piccoli». Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perché con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch'essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. Perché non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant'Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati, dicendo: «Fatevi furbi...». Per questo il 4 ottobre 1987, in prima assoluta, ho celebrato in chiesa una paraliturgia, presenti animali e padroni, soprattutto bambini. C'era di tutto: cani, gatti, una papera, dei pesciolini, una tartaruga... Un vero Cantico delle creature!
    La stampa diede grande rilievo all'avvenimento e furono in molti a scrivermi per approvare il mio gesto. Ricordo una lettera che diceva:
    «Io so di non credere in Dio, ma quello che lei fa mi avvicina a Lui, se esiste...»
    Da quel 4 ottobre, vecchi pensionati e anziane signore, che prima si privavano di fare una preghiera per non lasciare la loro bestiola, possono entrare liberamente in chiesa. (pp. 132-133)
  • Ho ancora negli occhi la visione di una quarantina di Terranova, i famosi cani che salvano in mare la gente in pericolo, venuti da tutta Europa per una manifestazione. Sono cani enormi: pesano dagli ottanta ai cento chili... Nella Basilica […] ho letto questa preghiera da me composta per l'occasione:
Signore, le mille voci della Creazione cantano a Te in cielo, sulla terra e nelle acque.
Tu sei il Buon Pastore che conduce ogni vita verso i prati verdeggianti dei cieli; il Padre buono che pensa agli uccelli che non seminano né mietono; che dà il Suo Spirito a tutto ciò che vive e non soltanto all'uomo.
Benedici i nostri fratelli più piccoli che ci hai donato come compagni di vita e quelli che in libertà vivono nei deserti, nei mari, nelle foreste.
Aiuta noi, che siamo solo una parte del creato, a passare dalla visione antropocentrica del rapporto uomo-natura a quella biocentrica, che considera l'uomo quale componente della biosfera. Aiutaci, perciò, alla contemplazione della Tua Armonia divina, a essere buoni verso tutti gli animali e a bandire ogni crudeltà nei loro confronti. Fa' che possiamo guardarli e onorarli come se al presente uscissero dalle Tue mani.
Verrà il giorno in cui, attorniati dall'eco delle innumerevoli voci delle Tue creature, ritroveremo nei cieli e terra nuovi nel Mistero di Cristo, assieme a tutto ciò che abbiamo amato in vita: il sibilo del vento, il canto melodioso tra folti rami, la pastura calma dei cavalli, la generosità dei Terranova, il candore degli agnelli esultanti sulle colline.
Canteremo allora per sempre la Tua inenarrabile Gloria, Signore che non ami la morte, ma la vita. Amen (pp. 133-134)
  • Non potevo certamente immaginare, quel 20 marzo 1988, di sollevare un gran polverone per essermi soffermato, nell'omelia, su un tema a me caro: l'amore per gli animali. [...]
    Quella domenica avevo fatto entrare in chiesa tre agnellini vivi. Però, rassicurai i bambini presenti: quegli agnelli sarebbero stati risparmiati dall'ecatombe di Pasqua. Un'ecatombe tanto più crudele perché la morte viene procurata per dissanguamento [..]
    «Volesse il cielo che qualcuno dei presenti ne faccia a meno nel giorno di Pasqua» dissi.
    Questa frase scatenò la stampa e le tv anche estere. […] Perfino due cardinali scesero in campo per difendere la tradizione, dimenticando che San Francesco diede, in un giorno d'inverno, il suo mantello in cambio di due agnelli che venivano portati al mercato. [...]
    Non mi sono pentito di qanto dissi quella domenica. [...]
    Al Teatro Parioli, durante una trasmissione del «Maurizio Costanzo Show», il buon Maurizio – era il Venerdì Santo – permise che, in un ambiente così laico, leggessi questa preghiera:
Signore,
sono un piccolo agnello, nato da un sogno della Tua creazione. A noi agnelli, per breve tempo ci è dato di brucare sulle colline l'erba madida di rugiada e scaldata dai primi raggi del sole.
C'è chi crede di poter festeggiare la Tua Pasqua vittoriosa con la nostra morte, una morte lunga, crudele.
Assieme ad altri agnelli resterò appeso, da vivo, perché la mia carne sia più bianca, in attesa che l'ultima goccia di sangue esca dalle mie vene tra immense sofferenze.
Con la sensibilità allo spasimo e gli occhi lacrimanti, guarderò a Te, che hai voluto essere chiamato Agnello di Dio.
Per questa Tua partecipazione al mio dolore, fa' che possa almeno vivere assieme ai miei amici, in quel soggiorno felice che è il Tuo paradiso, per specchiarmi per sempre nella limpidezza del Tuo amore eterno. Amen (pp. 167-169)
  • Nell'amore per gli animali ho illustri predecessori. San Filippo Neri è stato per nove anni parroco della mia chiesa. Aveva un cane di nome «Capriccio». Giocava con lui, come si legge negli atti del Processo di canonizzazione, per riaversi dalle emozioni che provava durante la celebrazione della messa. Quando si trasferì alla Chiesa Nuova, portava sotto la mantella, per ripararla dal freddo, la sua gattina.
    Come racconta padre Bruckberger, l'arcivescovo di Cracovia, non ancora papa, rischiò di perdere l'aereo che l'avrebbe portato a Roma per il conclave, perché s'era messo a cercare il gatto che un'anziana signora aveva smarrito. Giovanni Paolo II ama gli animali. Dicono che abbia fatto venire a Roma il gatto ch'egli aveva a Cracovia. (p.172)
  • Capisco il dolore di chi vede morire una bestiola che ha cara. Anche a me morì un giorno una gattina. Si chiamava Carolina. Sono sicuro che c'è un posto anche per lei nel mistero di Cristo in paradiso. (p. 173)

[Mario Canciani, Vita da prete, Mondadori, Milano 1991]

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