John Locke: differenze tra le versioni

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'''John Locke''' (1632 – 1704), filosofo britannico.
'''John Locke''' (1632 – 1704), filosofo britannico.


*Le leggi non vegliano sulla verità delle opinioni ma sulla sicurezza e l'integrità di ciascuno e dello Stato. (da ''Lettera sulla tolleranza'', 1689)
*Le leggi non vegliano sulla verità delle opinioni ma sulla sicurezza e l'integrità di ciascuno e dello Stato. (da ''Lettera sulla tolleranza'', 1689)

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*John Locke, ''Saggio sull'intelletto umano'', traduzione di C. Pellizzi, Laterza, Bari, 1972.
*John Locke, ''Saggio sull'intelletto umano'', traduzione di C. Pellizzi, Laterza, Bari, 1972.


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Versione delle 19:14, 4 apr 2010

John Locke

John Locke (1632 – 1704), filosofo britannico.

  • Le leggi non vegliano sulla verità delle opinioni ma sulla sicurezza e l'integrità di ciascuno e dello Stato. (da Lettera sulla tolleranza, 1689)

Senza fonte

  • Dove non c'è legge, non c'è libertà.
  • Il governo non ha altro fine che proteggere la proprietà.
  • L'unica difesa contro il mondo è conoscerlo bene.
  • La logica è l'anatomia del pensiero.
  • Le nuove opinioni sono sempre sospette e vengono di solito contrastate per l'unica ragione che non sono ancora diventate comuni.
  • Nessuna conoscenza umana può prescindere dall'esperienza.
  • Ogni uomo è soggetto a sbagliare, e la maggior parte, per via della passione o dell'interesse, vi è spinta.
  • Se il castigo non rende docile la volontà, esso indurisce il criminale.
  • Si ha una fantasticheria quando le idee vagano per la mente senza riflessione alcuna o senza considerazione dell'intelletto.
  • Tutti gli uomini sono soggetti all'errore: e molti uomini ne sono, in molti aspetti, esposti alla tentazione per passione o per interesse.
  • Una cosa è mostrare ad uomo che è in errore, è un'altra renderlo padrone della verità.

Saggio sull'intelletto umano

  • Poiché, essendo la stessa consapevolezza quella che fa sì che un uomo sia se stesso a se stesso, l'identità personale dipende da quella, e da essa soltanto [...] Infatti, finché un essere intelligente può ripetere l'idea di qualunque azione passata con la stessa consapevolezza di essa che ne ebbe al principio, e con la stessa consapevolezza che ha qualunque azione presente, fino a quel momento esso è il medesimo io personale. Esso è infatti se stesso a sé stesso, ora, per la coscienza che ha dei suoi pensieri ed azioni presenti, e così sarà lo stesso lo fintanto che la stessa consapevolezza possa estendersi ad azioni passate o a venire; e, per trascorrere di tempo e mutar di sostanza, non diverrebbe mai due persone, più che non lo diventi un uomo per il fatto di portare oggi abiti diversi da quelli che portava ieri, avendo fatto tra ieri e oggi un sonno, breve o lungo che sia: poiché la stessa consapevolezza unisce nella stessa persona quelle azioni tra loro lontane, quali che siano le sostanze che hanno contribuito alla loro produzione. (pp. 338-9)
  • In questa identità personale ha fondamento tutto il diritto e la giustizia del premio e della punizione. (p. 346)
  • Se bene intendo, persona è il nome di questo io. Dovunque un uomo trovi ciò che egli chiama sé stesso, là, io penso, un altro può dire che si trova la stessa persona. È un termine forense, inteso ad attribuire le azioni e il loro merito; e perciò appartiene solo agli agenti intelligenti, suscettibili di una legge, e di felicità e infelicità. (p. 353)
  • Inoltre, noi abbiamo conoscenza della nostra esistenza per intuizione; dell'esistenza di Dio per dimostrazione, e delle altre cose per sensazione. (Realtà delle proposizioni esistenziali, Libro IV)

Bibliografia

  • John Locke, Saggio sull'intelletto umano, traduzione di C. Pellizzi, Laterza, Bari, 1972.

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