Carlo Goldoni: differenze tra le versioni

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E chi è lasso dai tepidi umori,
E chi è lasso dai tepidi umori,
Di ristoro bisogno averà.</poem>
Di ristoro bisogno averà.</poem>

===''I due gemelli veneziani''===
<center>Camera di Rosaura.<br>ROSAURA ''e'' COLOMBINA, ''tutte due alla tavoletta, che si assettano il capo''.</center>
''''Ros.''' Signora Colombina garbata, mi pare che l’obbligo suo sarebbe, prima di mettersi in tante bellezze, di venire ad assettare il capo alla sua padrona.<br>
'''Col.''' Signora, l’obbligo mio l’ho fatto: vi sono stata dietro due ore ad arricciarvi, frisarvi e stuccarvi: ma se poi non vi contentate mai, e vi cacciate per dispetto le dita ne’ capelli, io non vi so più che fare.


===''Il bugiardo''===
===''Il bugiardo''===
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'''Beat.''' Qual novità? I nèi non li ho mai portati?<br>
'''Beat.''' Qual novità? I nèi non li ho mai portati?<br>
'''Cor.''' Sì signora, li avete portati quando viveva il padrone, ma dacché siete vedova, quest'è la prima volta.
'''Cor.''' Sì signora, li avete portati quando viveva il padrone, ma dacché siete vedova, quest'è la prima volta.

===''Il festino'' (Commedia di carattere)===
<center>Camera in casa del Conte<br>''Il'' CONTE ''e'' BALESTRA.</center>
<poem>'''Bal.''' Creda, signor padrone, la cosa è naturale,
Mancano i sonatori sul fin del carnovale.
Non se ne trova uno di buona o trista razza;
Sono impegnati in feste sino gli orbi di piazza.</poem>

===''Il festino'' (Dramma giocoso)===
<center>Camera in casa del Conte.<br>''Il Conte'' BELFIORE ''e'' BALESTRA</center>
<poem>'''Con.''' Tant'è, tant'è, Balestra,
Per terminar l'orchestra
Vuò quei tre suonatori ad ogni costo.
Benché siano impegnati,
Li voglio a casa mia; non vi è riparo.</poem>


===''L'adulatore''===
===''L'adulatore''===
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'''Alb.''' Caro amigo, se me volè ben, lasseme studiar; sta causa la me preme infinitamente.<br>
'''Alb.''' Caro amigo, se me volè ben, lasseme studiar; sta causa la me preme infinitamente.<br>
'''Lel.''' Sono otto giorni che non si fa altro che parlare di questa causa. Un uomo del vostro sapere e del vostro spirito dovrebbe a quest’ora esserne pienamente in possesso.
'''Lel.''' Sono otto giorni che non si fa altro che parlare di questa causa. Un uomo del vostro sapere e del vostro spirito dovrebbe a quest’ora esserne pienamente in possesso.

===''L'erede fortunata''===
<center>Camera in casa di Pancrazio, con varie sedie.<br>PANCRAZIO, OTTAVIO, DOTTORE, FLORINDO ''ed un'' NOTARO, ''tutti a sedere, e'' TRASTULLO ''in piedi'.</center>
'''Panc.''' Signor Dottore, adesso si leggerà il testamento del quondam signor Petronio vostro fratello, e se voi sarete l’erede, o se voi sarete il tutore di Rosaura sua figlia, son pronto a darvi tutto, fino a un picciolo. Egli è morto in casa mia, ma è morto in casa di un galantuomo. Siamo stati compagni di negozio, e ci siamo amati come due fratelli. Gli sono stato fedele in vita, gli sarò fedele anche dopo morte; e mi scoppia il cuore nel pensare che il cielo mi ha tolta la cosa più cara che aveva in questo mondo. Signor notaro, apra il testamento e lo legga.


===''La bancarotta''===
===''La bancarotta''===
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'''Pagg.''' Volentieri, ora ve le do. (''le va a prendere da un tavolino'')<br>
'''Pagg.''' Volentieri, ora ve le do. (''le va a prendere da un tavolino'')<br>
'''Col.''' Non vi è cosa che mi dia maggior fastidio, quanto il far le scuffie. Poche volte riescono bene. La mia padrona è facile da contentare; non è tanto delicata, ma se va in conversazione, subito principiano a dire: Oh, donna Eularia, quella scuffia non è alla moda. Oh, quelle ale sono troppo grandi! La parte diritta vien più avanti della sinistra. Il nastro non è messo bene; chi ve l’ha fatta? La cameriera? Oh, che ignorante! Non la terrei, se mi pagasse. Ed io non istarei con quelle sofistiche, se mi facessero d’oro.
'''Col.''' Non vi è cosa che mi dia maggior fastidio, quanto il far le scuffie. Poche volte riescono bene. La mia padrona è facile da contentare; non è tanto delicata, ma se va in conversazione, subito principiano a dire: Oh, donna Eularia, quella scuffia non è alla moda. Oh, quelle ale sono troppo grandi! La parte diritta vien più avanti della sinistra. Il nastro non è messo bene; chi ve l’ha fatta? La cameriera? Oh, che ignorante! Non la terrei, se mi pagasse. Ed io non istarei con quelle sofistiche, se mi facessero d’oro.

===''La diavolessa''===
<center>Camera nobile di locanda.<br>DORINA ''e'' GIANNINO, ''poi'' FALCO</center>
<poem>'''Dor.''' Ho risolto, voglio andar.
Non mi state a tormentar.
'''Giann.''' Ah, Dorina, per pietà,
Mi volete lasciar qua?
'''Dor.''' Vostro danno: voglio andar.
'''Giann.''' Mi volete abbandonar?</poem>

===''La donna bizzarra''===
<center>MARTORINO ''ed il'' CAPITANO.</center>
<poem>'''Mar.''' Oh signor capitano, venuto è di buon'ora!
'''Cap.''' La padrona è levata?
'''Mar.''' Non ha chiamato ancora.
'''Cap.''' Ier sera è andata a letto tardi più dell'usato?
'''Mar.''' Anzi vi andò prestissimo. Non ha nemmen cenato.</poem>

===''La donna di garbo''===
<center>ROSAURA ''e'' BRIGHELLA</center>
'''Ros.''' Sì, Brighella, voglio appagarvi. La bontà che avete avuta per me, la vostra fedeltà e il debito ch'io vi professo, m'obbligano a darvi questa soddisfazione. Sono pronta a svelarvi l'esser mio, e per qual cagione mi sia dalla mia patria involata.<br>
'''Brigh.''' Veramente son stà un omo troppo facile a introdurve per serva qua in casa dei mii padroni, senza prima saver chi fussi. M'ha piasso la vostra idea e ho volesto crederve, tanto più che ve sè impegnada de dirme tutto. Ve prego mo no ingannarme, e più tosto che dirme qualche filastrocca, seguitè a taser, che me contento.

===''La donna di governo'' (Commedia)===
<center>Camera<br>VALENTINA ''e'' BALDISSERA.</center>
<poem>'''Val.''' Zitto, parlate piano.
'''Bal.''' Dorme ancora il padrone?
'''Val.''' Ei dorme, e fin che dorme, facciam conversazione;
Ma parliam sotto voce, che se qualcun ci sente,
Quando il vecchio è svegliato, gliel dice immantinente.
È ver ch’egli mi crede, è ver che, qual io soglio,
Posso dargli ad intendere quelle bugie ch’io voglio,
Ma avendo la famiglia acerrima nemica,
Voglio schivar, s’io posso, di far questa fatica.</poem>

===''La donna di governo'' (Dramma Giocoso)===
<center>Cantina con varie botti; tavola in mezzo con vivande.<br>CORALLINA, LINDORA ''e'' RIDOLFO, MOSCHINO ''e'' TIRITOFFOLO, ''sopra una panca''.<br>Tutti seduti a tavola, che mangiano, bevono e cantano.</center>
<poem>'''Tutti''' Bel piacer ch'è l'allegria!
Bel piacere in compagnia
Star a bere ed a mangiar!
'''Cor.''' Finché dorme il mio padrone,
Voglio far conversazione,
E con voi mi vo' spassar.</poem>

===''La donna di maneggio''===
<center>Camera di donna Giulia, con tavolino e sedie.<br>''Donna'' GIULIA ''e'' FABRIZIO, ''ambi seduti al tavolino''.</center>
'''Fabr.''' Questa è la lettera che va al marchese di Cappio.<br>
'''Giu.''' Sentiamo. Illustrissimo Signore, Signor mio colendissimo. Perché non ci avete messo il Padrone?<br>
'''Fabr.''' Perdoni; mi pare che scrivendo una dama ad un cavaliere che non è più di lei, non le convenga usare questo titolo di umiliazione.

===''La donna di testa debole''===
<center>Camera di ritiro di donna Violante, con un tavolino carico di libri e fogli e calamaio ecc.<br>DONNA VIOLANTE ''sedendo al tavolino e leggendo, ed'' ARGENTINA</center>
'''Arg.''' Signora padrona.<br>
'''Vio.''' Lasciami studiare.<br>
'''Arg.''' Vorrei dirvi una cosa.<br>
'''Vio.''' Aspetta. Lasciami terminare questa facciata.

===''La donna forte''===
<center>Camera in casa di don Fernando.<br>''Don'' FERNANDO ''e'' PROSDOCIMO.</center>
<poem>'''Fer.''' Questa volta, Prosdocimo, convien che adoperiate
Quel valor, quel coraggio, che posseder vantate.
Di fedeltà non parlo: l'arcano ch'io vi svelo,
So che custodirete con gelosia, con zelo;
Altrimenti facendo, l'avrete a far con me;
Ma vi conosco in questo, e da temer non c'è.
Chiedovi adunque aiuto nel caso in cui mi trovo;
Or d'un uom, qual voi siete, l'abilitade io provo.</poem>

===''La donna sola''===
<center>Camera di donna Berenice<br>DONNA BERENICE ''sola, poi'' FILIPPINO.</center>
<poem>'''Ber.''' Son pur lieta e contenta. Mi par d'esser rinata,
Or che son dalla villa in Milan ritornata.
Dicono che in campagna si gode libertà?
V'è soggezione in villa molto più che in città.
Qui almen tratto chi voglio, rinchiusa nel mio tetto;
Deggio trattare in villa chi viene, a mio dispetto.
A conversar con donne mi viene il mal di core,
In villa non si vedono che donne a tutte l'ore.
Almen qui sono sola, se alcun viene a trovarmi,
Senza che vi sien donne che vengano a seccarmi.</poem>

===''La donna stravagante''===
<center>Camera di don Riccardo con tavolino, sedie e lumi.<br>DON RICCARDO ''sedendo al tavolino, e'' CECCHINO.</center>
<poem>'''Ric.''' Ehi!
'''Cec.''' Signore.
'''Ric.''' Dal cielo sparita è ancor l'aurora?
'''Cec.''' No, mio signore, il sole non è ben sorto ancora.</poem>

===''La donna volubile''===
<center>Camera di Rosaura.<br>ROSAURA, ''vestita pomposamente, a sedere ad un tavolino collo specchio in mano''.</center>
'''Ros.''' Questa scuffia mi sta malissimo; non si confà niente all’aria del mio viso; mi fa parer brutta. Se viene il signor Florindo, e mi vede con questa scuffia, non mi conosce più. Oh, non mi servo mai più di questa scuffiara! Gran disgrazia è la mia! Ho cambiato più di trenta scuffiare; tutte per un poco mi servono bene, e poi cambiano la mano e mi servono male. Questa scuffia non la voglio assolutamente. Ehi, donne, dove siete? Dove siete, donne?

===''La donna vendicativa''===
<center>Camera in casa di Ottavio.<br>CORALLINA ''e'' FLORINDO</center>
'''Cor.''' Trattenetevi qui, che or ora parleremo con comodo.<br>
'''Flor.''' Dove andate così presto?<br>
'''Cor.''' Vado a portare la cioccolata al padrone.<br>
'''Flor.''' Voi gliela portate? Non ha servidori?<br>
'''Cor.''' Ha piacere che queste cose le faccia io. Niuno lo serve bene come la sua Corallina: io questo vecchio lo secondo e lo coltivo, perché da lui posso sperare del bene.

===''La famiglia dell'antiquario''===
<center>''Camera del Conte Anselmo, con vari tavolini, statue, busti e altre cose antiche''</center>
''Il Conte Anselmo ad un tavolino, seduto sopra una poltrona, esaminando alcune medaglie, con uno scrigno sul tavolino medesimo; poi Brighella''.

'''Anselmo''' Gran bella medaglia! questo è un ''Pescennio'' originale. Quattro zecchini? L'ho avuto per un pezzo di pane.<br>
'''Brighella''' Lustrissimo (''con vari fogli in mano'').<br>
'''Anselmo''' Guarda, Brighella, se hai veduto mai una medaglia più bella di questa.<br>
'''Brighella''' Bellissima. De medaggie no me ne intendo troppo, ma la sarà bella.

===''La favola de' tre gobbi''===
<center>Camera con due porte.<br>''Madama'' VEZZOSA ''con un Servitore''.</center>
<poem>Sì, lo so, non replicar;
Tutti muoiono per me.
Poverini! Sai perché?
Perch'io sono la Vezzosa,
Tutta grazia e spiritosa.
Che! tu ridi? Ignorantaccio!
Chiedi a tutta la città
Se dich'io la verità.</poem>


===''Le avventure della villeggiatura''===
===''Le avventure della villeggiatura''===
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'''Ors.''' Xélo bon da vegnire de sottovènto?<br>
'''Ors.''' Xélo bon da vegnire de sottovènto?<br>
'''Pas.''' Si bèn, si bèn. Si i vien i nostri òmeni, i gh'ha el vento in pòppe.
'''Pas.''' Si bèn, si bèn. Si i vien i nostri òmeni, i gh'ha el vento in pòppe.

===''Le donne curiose''===
<center>Camera con porte chiuse.<br>OTTAVIO ''leggendo un libro'', FLORINDO ''e'' LEANDRO ''giuocando a dama''. LELIO ''a sedere''.</center>
'''Lel.''' Amici, come va la partita?<br>
'''Flor.''' In questo punto sono arrivato a dama.<br>
'''Lean.''' Ed io non tarderò ad arrivarvi.<br>
'''Lel.''' La vostra è una partita di picca.<br>
'''Flor'''. Sì; noi giochiamo veramente di picca. Si disputa l'onore, non l'interesse.

===''Le donne di buon umore''===
<center>Camera di Costanza.<br>COSTANZA ''alla tavoletta, e'' MARIUCCIA ''cameriera che sta assettandole il capo''.</center>
'''Cost.''' Eppure ancora non istò bene. (''guardandosi nello specchio alla tavoletta'')<br>
'''Mar.''' Che dice mai, signora padrona? Sta tanto bene, che pare una principessa.<br>
'''Cost.''' Non vedi che da questa parte i capelli sono meglio arricciati che da quest'altra?<br>
'''Mar.''' Io non ci conosco questa gran differenza.

===''Le donne di casa soa''===
<center>''Camera della signor'Angiola''.<br>''Angiola e Betta''.</center>
<poem>'''Betta''': Sior Anzola! Patrona.
'''Angiola''': Patrona, siora Betta.
'''Betta''': Cossa se fa?
'''Angiola''': Da vecchia.
'''Betta''': Cara quella vecchietta!
Son passada de qua; ve vegno a saludar.</poem>

===''Le donne gelose''===
<center>Camera de siora Giulia.<br>''Siora'' GIULIA ''che laora de merli. Siora'' TONINA ''in zendà. Siora'' ORSETTA ''che fila della bavella, e siora'' CHIARETTA ''che fa bottoni''.</center>
'''Ton.''' Cara siora Giulia, la compatissa se son vegnua a darghe incomodo.<br>
'''Giu.''' Oh siora Tonina, cossa disela! La m’ha fatto una finezza a vegnirme a trovar. Gh’aveva tanta voggia de véderla.<br>
'''Ton.''' De diana! No la se degna mai de vegnirme a trovar.<br>
'''Giu.''' Oh cara siora! se la savesse. No gh’ho el fià che sia mio. Sempre fazzo, sempre tambasco<ref>''Opero''.</ref>, o intorno de mi, o intorno de mio mario; sempre ghe xe da far, no me fermo mai. No è vero, putte? Adesso ho tiolto suso el ballon<ref>''Cuscino sul quale lavorano le donne''.</ref> per divertimento. Oh cara siora Tonina! Cento volte ho dito de vegnir da ela, e no ho mai podesto. No è vero, putte?

===''Le donne vendicate''===
<center>Sala con tavola apparecchiata e lumi.<br>CASIMIRO, ROCCAFORTE, VOLPINO ''e'' FLAMINIO ''con quattro Donne, mangiando e bevendo''.</center>
<poem>'''Tutti''' Viva, viva l'allegria,
E la nostra compagnia;
E mangiando non s'invecchia;
E beviamone una secchia;
Quand'è buono, non fa male
Né la pinta, né il boccale.
Dunque beviamo,
Dunque cantiamo:
Viva chi mangia e chi beve giocondo;
Il più bel mondo - di questo non v'è.</poem>

===''Le femmine puntigliose''===
<center>''Appartamento nella locanda, in cui sono alloggiati don Florindo e donna Rosaura''.<br>DONNA ROSAURA e DON FLORINDO.</center>
'''Don Florindo''' - Signora consorte carissima, credo che ce ne possiamo tornare al nostro paese, e se aveste aderito a quello che io diceva, non saremmo nemmeno venuti a Palermo.<br>
'''Donna Rosaura''' - Che avrebbero mai detto di noi le donne del nostro rango, se dentro il primo anno del nostro matrimonio non fossimo venuti a far qualche sfarzo nella città capitale?


===''Un curioso accidente''===
===''Un curioso accidente''===
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==Bibliografia==
==Bibliografia==
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Amor contadino]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Amor fa l'uomo cieco]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Amore in caricatura]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Arcifanfano re dei matti]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Aristide]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Bertoldo Bertoldino e Cacasenno]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Buovo D'Antona]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Chi la fa l'aspetta o sia I chiassetti del Carneval]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm De gustibus non est disputandum]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Amor contadino]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.

*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Amor fa l'uomo cieco]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Amore in caricatura]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Arcifanfano re dei matti]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
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*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Chi la fa l'aspetta o sia I chiassetti del Carneval]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm De gustibus non est disputandum]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''Gl'innamorati'', Newton Compton, Roma 1994.
*Carlo Goldoni, ''Gl'innamorati'', Newton Compton, Roma 1994.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Gli amanti timidi]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Gli amanti timidi]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Gli amori di Zelinda e Lindoro]'', in "Commedie scelte", Volume Terzo, 4a edizione, Edoardo Sonzogno Editore, Milano, 1890.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Gli amori di Zelinda e Lindoro]'', in "Commedie scelte", Volume Terzo, 4a edizione, Edoardo Sonzogno Editore, Milano, 1890.

*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm I bagni di Abano]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm I bagni di Abano]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm I due gemelli veneziani]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il bugiardo]'', in "Commedie scelte", Volume Terzo, 4a edizione, Edoardo Sonzogno Editore, Milano, 1890.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il bugiardo]'', in "Commedie scelte", Volume Terzo, 4a edizione, Edoardo Sonzogno Editore, Milano, 1890.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il buon compatriotto]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il buon compatriotto]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il burbero benefico: commedia in tre atti]'', a cura di Avancinio Avancini, editore Vallardi, Milano, 1935.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il burbero benefico: commedia in tre atti]'', a cura di Avancinio Avancini, editore Vallardi, Milano, 1935.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il Campiello]'', in "Opere", Ugo Mursia editore, 1969.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il Campiello]'', in "Opere", Ugo Mursia editore, 1969.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il cavaliere di buon gusto]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il cavaliere di buon gusto]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il cavaliere di spirito ovvero La donna di testa debole]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il cavaliere di spirito ovvero La donna di testa debole]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il cavaliere e la dama]'', in "Commedie", a cura di Giuseppe Petronio, Rizzoli Editore, Milano, 1958.
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*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il cavaliere giocondo]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il cavaliere giocondo]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il conte Caramella]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il conte Chicchera]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il contrattempo]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il festino (Commedia di carattere)]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il festino (Dramma giocoso)]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.

*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il conte Caramella]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il conte Chicchera]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'adulatore]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'Amante Cabala]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'amante di sé medesimo]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'amante militare]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'amore artigiano]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'amore paterno, o sia La serva riconoscente]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Il contrattempo]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'adulatore]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'Amante Cabala]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'amante di sé medesimo]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'amante militare]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'amore artigiano]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'amore paterno, o sia La serva riconoscente]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'apatista o sia L'indifferente]'', in "I capolavori", a cura di Giovanni Antonucci, Newton Compton Editori, 1992.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'apatista o sia L'indifferente]'', in "I capolavori", a cura di Giovanni Antonucci, Newton Compton Editori, 1992.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'Arcadia in Brenta]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'Arcadia in Brenta]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'avaro]'', in "Commedie scelte", Volume Terzo, 4a edizione, Edoardo Sonzogno Editore, Milano, 1890.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'avaro]'', in "Commedie scelte", Volume Terzo, 4a edizione, Edoardo Sonzogno Editore, Milano, 1890.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'avventuriere onorato]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'avventuriere onorato]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'avvocato veneziano]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'erede fortunata]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.

*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm L'avvocato veneziano]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La bancarotta, o sia Il mercante fallito]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La bancarotta, o sia Il mercante fallito]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La birba]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La bottega da caffè]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La birba]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La bottega da caffè]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La bottega del Caffè]'', Rizzoli, BUR, 1984 (si rifà all'edizione Pasquali, Venezia 1761). ISBN 881712477X
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La bottega del Caffè]'', Rizzoli, BUR, 1984 (si rifà all'edizione Pasquali, Venezia 1761). ISBN 881712477X
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La buona famiglia]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La buona famiglia]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La buona figliuola]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La buona figliuola maritata]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La buona madre]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La buona moglie]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La burla retrocessa nel contraccambio]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La calamita de' cuori]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La cameriera brillante]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La Cantarina]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La buona figliuola]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La buona figliuola maritata]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La buona madre]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La buona moglie]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La burla retrocessa nel contraccambio]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La calamita de' cuori]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La cameriera brillante]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La Cantarina]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La casa nova]'', in "Opere", a cura di Gianfranco Folena, Editore Mursia, Milano, 1969.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La casa nova]'', in "Opere", a cura di Gianfranco Folena, Editore Mursia, Milano, 1969.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La cascina]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La castalda]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La contessina]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La conversazione]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La dama prudente]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La diavolessa]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La donna bizzarra]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La donna di garbo]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La donna di governo (Commedia, di cinque Atti in Versi Martelliani)]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La donna di governo (Dramma Giocoso per Musica)]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La donna di maneggio]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La donna di testa debole o sia La vedova infatuata]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La donna forte]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La donna sola]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La donna stravagante]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La donna vendicativa]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La donna volubile]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La cascina]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La castalda]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La famiglia dell'antiquario ossia La suocera e la nuora]'', Signorelli editore, Milano, 1963.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La contessina]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La favola de' tre gobbi]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La conversazione]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm La dama prudente]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''La locandiera'', a cura di Gerolamo Bottoni, Carlo Signorelli Editore, Milano 1934.
*Carlo Goldoni, ''La locandiera'', a cura di Gerolamo Bottoni, Carlo Signorelli Editore, Milano 1934.

*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Le avventure della villeggiatura]'', in "I capolavori", a cura di Giovanni Antonucci, Newton Compton Editori, 1992.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Le avventure della villeggiatura]'', in "I capolavori", a cura di Giovanni Antonucci, Newton Compton Editori, 1992.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Le Baruffe Chiozzotte]'', Edizioni scolastiche Mondadori, 1954.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Le Baruffe Chiozzotte]'', Edizioni scolastiche Mondadori, 1954.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Le donne curiose]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Le donne di buon umore]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Le donne di casa soa]'', in "I capolavori", a cura di Giovanni Antonucci, Newton Compton Editori, 1992.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Le donne gelose]'', ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Le donne vendicate]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Le femmine puntigliose]'', in "Commedie", a cura di Giuseppe Petronio, Rizzoli Editore, Milano, 1958.

*Carlo Goldoni, ''Memorie'', Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Paola Ranzini, Milano 1993.
*Carlo Goldoni, ''Memorie'', Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Paola Ranzini, Milano 1993.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Un curioso accidente]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
*Carlo Goldoni, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/g/goldoni/index.htm Un curioso accidente]'', in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.

Versione delle 21:45, 10 mag 2010

Carlo Goldoni

Carlo Goldoni (1707 – 1793), drammaturgo, scrittore e librettista italiano.

Citazioni di Carlo Goldoni

  • Come l'appetito rende saporite le vivande! (da Le memorie, a cura di Rosolino Guastalla, La Nuova Italia, 1933; attribuita anche a Paolo Mantegazza)
  • Ero avvocato; ero stato presentato al tribunale: si trattava ora di trovare i clienti. Tutti i giorni andavo al palazzo per vedere arringare i maestri in quell'arte e, intanto, mi guardavo bene attorno, sperando che il mio aspetto potesse risultare gradevole a qualche difensore il quale decidesse così di affidarmi una causa in appello. Infatti un avvocato novello non può brillare e farsi onore nei tribunali di prima istanza; solo nelle corti superiori si può fare sfoggio della propria scienza, della propria eloquenza, della propria voce e della propria abilità: quattro mezzi tutti ugualmente necessari affinché un avvocato, a Venezia, sia di primo rango. (dalle Memorie, Libro I, capitolo XXIV)
  • [...] finalmente arrivammo a Udine, che è la capitale del Friuli veneziano. [...] vi è nel castello di Udine una sala pel parlamento, nella quale gli stati si radunano, singolar privilegio che non esiste in nessun'altra provincia d'Italia... La città è bellissima, le chiese assai riccamente decorate... Vi è il pubblico passaggio nel mezzo della città, gradevoli sobborghi e dintorni deliziosi. (dalle Memorie, cap. XV, 1787)
  • Il mondo è un bel libro, ma poco serve a chi non lo sa leggere. (da La Pamela)
  • Il mondo è un bellissimo libro, che tutti potrebbero leggere anche a piccole dosi.  Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie. citazione necessaria
  • Io non sapea quasi cosa mi fare nel terzo (atto), venutomi in mente che sogliono codeste lusinghiere donne, quando vedono nei loro lacci gli amanti, aspramente trattarli, ho voluto dare un esempio di questa barbara crudeltà, di questo ingiurioso disprezzo con cui si burlano dei miserabili, che hanno vinti per mettere in orrore la schiavitù, che si procurano gli sciagurati e rendere odioso il carattere delle incantatrici sirene. La scena dello stirare, allora quando la Locandiera si burla del cavaliere, che languisce, non muove gli animi a sdegno contro colei che, dopo averlo innamorato, l'insulta? Oh bello specchio agli occhi della gioventù! Dio volesse, che io medesimo cotale specchio avessi avuto per tempo, che non avrei veduto ridere del mio pianto qualche barbara locandiera. (citato in Gerolamo Bottoni, prefazione a La locandiera)
  • La gola è un vizio che non finisce mai, ed è quel vizio che cresce sempre quanto più l'uomo invecchia. (da La bottega del caffè)
  • Le astuzie delle donne, in genere, si moltiplicano e si perfezionano coi loro anni.  Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie. citazione necessaria
  • Le bugìe sono per natura così feconde, che una ne suole partorir cento. (da Il bugiardo)
  • Oh bella! Ghe n'è tanti che cerca un padron, e mi ghe n'ho trovà do. Come diavol oia da far? Tutti do no li posso servir. No? E perché no? (da Il servitore di due Padroni)
  • Tutti cercan di fare quello che fanno gli altri. Una volta correva l'acquavite, adesso è in voga il caffè. (da La bottega del caffè)

La locandiera

Incipit

Sala di locanda
Il marchese: Fra voi e me, vi è qualche differenza.
Il conte: Sulla locanda tanto vale il vostro denaro quanto vale il mio.
Il marchese: Ma se a me la locandiera usa a me delle distinzioni, mi si convengono più che a voi.
Il conte: Per quale ragione?
Il marchese: Io sono il Marchese di Forlipopoli.
Il conte: Ed io sono il Conte d'Albafiorita.
Il marchese: Sì Conte. Contea comprata.
Il conte: Io ho comprato la Contea, quando voi avete venduto il Marchesato.
Il marchese: Oh basta: son chi sono, e mi si deve portar rispetto.
Il conte: Chi ve lo perde il rispetto? Voi siete quello, che con troppa libertà parlando...
Il marchese: Io sono in questa locanda, perché amo la locandiera. Tutti lo sanno, e tutti devono rispettare una giovane, che piace a me.
Il conte: Oh questa è bella! Voi mi vorreste impedire ch'io amassi Mirandolina? Perché credete ch'io sia in Firenze? Perché credete ch'io sia in questa locanda?
Il marchese: Oh bene. Voi non farete niente.
Il conte: Io no, e voi sì.
Il marchese: Io sì, e voi no. Io son chi sono. Mirandolina ha bisogno della mia protezione.
Il conte: Mirandolina ha bisogno di denari e non di protezione.
Il marchese: Denari?... non ne mancano.

Citazioni

  • Mirandolina: Grazie, signori miei, grazie. Ho tanto spirito, che basta per dire ad un forestiero ch'io non lo voglio; e circa all'utile, la mia, la mia locanda non ha mai camere in ozio. (p. 18)
  • Il marchese: (Maledetto Conte! Con questi suoi denari mi ammazza.)
    Mirandolina: In verità il signor Conte s'incomoda troppo.
    Il marchese: Costoro hanno quattro soldi, e gli spendono per vanità, per albagia. Io gli conosco, so il viver del mondo.
    Mirandolina: Eh il viver del mondo lo so ancor io.
    Il marchese: Pensano, che le donne della vostra sorta si vincono con i regali.
    Mirandolina: I regali non fanno male allo stomaco. (p. 19)
  • Tutto il mio piacere consiste in vedermi servita, vagheggiata, adorata. Questa è la mia debolezza, e questa è la debolezza di quasi tutte le donne.

Citazioni sull'opera

  • Dal pensiero all'azione non v'è in Mirandolina, soluzione di continuità. Pensare vuol dire fare; e sarà timida e vergognosa, suadente e rispettosa, franca ed ingenua, disinvolta e spiritosa; e poi e poi... il resto verrà. (Gerolamo Bottoni)
  • [...] gli uomini non hanno imparato nulla dalle disgraziate vicende del cav. Ripafratta – nemmeno il Goldoni – né nulla mai impareranno. (Gerolamo Bottoni)
  • Il caro e grande Goldoni aveva torto (ebbe ragione il Goethe a dire che Mirandolina sposa il suo Fabrizio per farsene un servo); e doppio torto, per avere insistito ad affermare "che fra tutte le commedie composte fino al 1760 era questa la più morale, la più utile, la più istruttiva", poiché, riflettendo sul carattere e sugli avvenimenti del cavaliere, si sarebbe trovato "un esempio vivissimo della presunzione avvilita, ed una scuola che insegna a fuggir i pericoli per non soccombere alle cadute". (Gerolamo Bottoni)
  • [...] la freddezza inalterabile, il crudele piacere della vendetta finiscono per muovere il nostro sdegno; tanto che per avere un marito servo, l'insulso scioglimento ci soddisfa poco o punto. (Johann Wolfgang von Goethe)

Gl'innamorati

Incipit

Eugenia e Flaminia
Eugenia: Che cosa avete, signora sorella, che mi guardate così di mal occhio?
Flaminia: Eugenia mia, compatitemi; mi fate tanto venir la bile, che oramai non vi posso più guardar con amore.
Eugenia: Bella davvero! che cosa vi ho fatto, che non mi potete vedere?
Flaminia: Non posso soffrire quella maniera aspra, litigiosa, indiscreta, con cui solete trattare il signor Fulgenzio. Egli è innamorato di voi perdutamente; si vede, si conosce che spasima, che vi adora, e voi non cercate che d'inquietarlo, e corrispondergli con mala grazia.
Eugenia: In verità mi fareste ridere. Avete tanta compassione per il signor Fulgenzio?

Citazioni

  • Se conoscete che la persona che amate meriti l'amor vostro, disponete l'animo a sofferir qualche cosa. (p. 46)
  • Dalle donne qualche cosa convien soffrire; quando si sa specialmente che una donna vuol bene, non serve il sofisticare, non convien pesar le parole colla bilancia dell'oro, e guardare i moscherini col microscopio per ingrandirli. (p. 47)
  • La sincerità non vi è oro che la paghi. (p. 57)

Citazioni sull'opera

  • Gl'innamorati non vivono del rapporto dei due protagonisti con l'ambiente e i personaggi che li circondano, come accade alle altre opere goldoniane. Tutta l'azione si svolge all'interno di loro stessi, del loro modo di amarsi e insieme di ferirsi, di lasciarsi e di perdersi. Mai prima di questa commedia, neppure in un capolavoro assoluto come La locandiera, Goldoni aveva indagato con tanta acutezza sulla passione amorosa, senza per questo rinunciare minimamente agli aspetti comici o umoristici che scaturiscono anche dagli amori più travagliati e più inquietanti. (Giovanni Antonucci)

Incipit di alcune opere

Amor contadino

Vasta campagna arativa, sparsa di vari fasci di grano mietuto. In lontano colline deliziose, ingombrate d'alberi e vigneti, con caduta d'acque, che formano un vago rivo, sopra il quale si vedono degli alberghi villerecci.
TIMONE, GHITTA, LENA, CIAPPO, FIGNOLO, tutti distesi al suolo dormendo, appoggiati ai fasci di grano. Villani e Villanelle sparsi per le colline.

Tim. Oh dolcissimo ristoro (svegliandosi)
Delle membra affaticate!
S'è dormito, ed al lavoro
Tempo è ormai di ritornar.
Su, svegliatevi.
Su, rialzatevi.
Ritornate a faticar.

Amor fa l'uomo cieco

Città.
LIVIETTA in abito di Cittadina e MINGONE

Liv. Vi sto ben?
Vi comparisco?
Eh, che ti par? (al Servidore)
Benché nata contadina,
Non sto ben da cittadina?
Non è ver?
Oh, lo credo; non giurar.

Amore in caricatura

Giardino pensile.
Madama di CRACCHÈ, Monsieur de la COTEROTI, il Marchese CARPOFERO, il Cavaliere TRITOGANO, il Conte POLICASTRO

Mons. Vi presento, madam di Cracchè,
Quest'anemolo colto da me,
E con esso vi dono il mio cor.
Ah che viva, che viva l'amor!

Arcifanfano re dei matti

Campagna deliziosa con collina amena in prospetto, adornata di vari alberetti; e da un lato veduta della Città, con porta che introduce nella medema.
ARCIFANFANO sotto un trono capriccioso. Due Pazzi, suoi ministri, al tavolino scrivendo; ed altri Pazzi serventi.
Tutti gli altri sei Pazzi, uomini e donne, stanno sedendo, sparsi per la collina sotto gli alberetti; e due Pazzi stanno a' piedi della collina, ascoltando quello che loro dicono.
Li sei Pazzi cantano come segue:

a due Vogliamo l'Arcifanfano
Signor della città.
Veniam per esser sudditi
Noi pur di sua Maestà.

Aristide

Cortile reale con fontana.
ARISTIDE e CARINO che dorme.

Aris. Sei amor, sei timor, tu che mi guidi
Nell'empia reggia a riveder la sposa?
Mille della sua fede
Prove mi dié. Ma prigioniera oppressa,
Temo che la sua fé non sia la stessa.
Scoprasi dunque... Ma che miro! Al suolo
Prosteso il servo mio riposa in pace?

Bertoldo Bertoldino e Cacasenno

Camera nel Palazzo del Re.
Il RE, la REGINA, AURELIA, ERMINIO. Paggi e Servi Reali.

Coro Amor discenda
Lieto e sereno;
Fecondo renda
D'Aurelia il seno,
E doni pace
D'entrambi al cor.

Buovo D'Antona

Luogo campestre, con collina praticabile in prospetto. Da una parte un violino, e dall'altra un rastello che introduce in giardino.
MENICHINA colla rocca filando, CECCHINA facendo le calze.

Men. Quest'aure amate,
Quest'onde chiare
Mi riescon grate,
Mi son sì care,
Che mi consolano
Nel seno il cor.

Chi la fa l'aspetta

Camera in casa di Bortolo. Un tavolino picciolo da lavorare in mezzo la scena. Varie sedie sparse qua e là.
CECILIA e LISSANDRO

Cec. (Guardando degli orecchini ed altre cose da donna, di pietre false)
Liss. (Tira fuori di quando in quando degli astucchi e delle scatole con dentro simili mercanzie) La varda quelle buccole se le puol esser meggio ligae.
Cec. Le me par troppo grande.
Liss. Se usa. La varda queste.

De gustibus non est disputandum

Appartamenti.
ERMINIA e CELINDO, sedendo vicini l'uno all'altro in fondo della scena. ROSALBA e il CONTE RAMERINO, ad un tavolino, giocando fra di loro alle carte. Il CAV. DI ROCCAFORTE, ad un altro tavolino, scrivendo. DON PACCHIONE, sedendo da un altro lato, bevendo la cioccolata. Li sei Personaggi suddetti, ciascheduno stando al loro posto, cantano li seguenti versi, mostrando averli ciascuno in un foglio a parte. Poi la baronessa ARTIMISIA

Il mondo è bel, perch'è di vari umori.
Vari sono degli uomini i capricci:
A chi piacciono l'armi, a chi gli amori,
A chi piaccion le torte, a chi i pasticci.
De' gusti disputar cosa è fallace;
Non è bel quel ch'e bel, ma quel che piace.

Gli amanti timidi

ARLECCHINO solo.
Ripulisce un abito disteso sopra un tavolino ch'è ben innanzi, e facendo le sue incombenze, parla come segue:

Arl. Dise el proverbio: o servi come servo, o fuggi come cervo: no voggio ch'el me patron s'abbia da lamentar de mi. Ghe piase la pulizia, e amo anca mi la nettìsia. E po el xe cussì bon, ch'el merita de esser servio de cuor. Qualche volta el par un pochetto fantastico; ma un omo che xe innamorà, el gh'ha delle ore bone e delle ore cattive. (porta l'abito sull'altro tavolino, e prende il cappello per ispazzarlo) So mi, che brutta bestia che xe l'amor.

Gli amori di Zelinda e Lindoro

Camera con un grande armadio nel fondo, due porte laterali aperte che poi si chiudono; ed un tavolino da una parte, ad uso di segretario, col bisogno da scrivere, e sedie.
Fabrizio solo.

Ah! Ci scommetterei la testa che Zelinda e Lindoro si amano segretamente. Li vedo troppo attaccati, e credo, se mal non ho inteso, si abbiano dato l'appuntamento di trovarsi qui insieme. Ecco la ragione, per cui costei mi disprezza, che altrimenti, se Lindoro è segretario, io son mastro di casa, e tutti due serviamo onorevolmente lo stesso padrone, ed ella, quantunque dia ad intendere di esser nata signora, è obbligata, come me, a nutrirsi di pane altrui, ed a servire da cameriera... Ma... Eccoli a questa volta. Vo' chiudermi in quest'armadio, e scoprire, se posso, i segreti loro. Se ne vengo in chiaro, se si amano veramente, non son Fabrizio, se non mi vendico. (si chiude nell'armadio)

I bagni di Abano

Cortile corrispondente ai Bagni, tanto degli Uomini che delle Donne.
ROSINA alla porta del bagno delle Donne, MARUBBIO alla porta del bagno degli Uomini, VIOLANTE, LISETTA, poi RICCARDO, PIROTTO da' loro respettivi bagni.

Rosina, Marubbio
Fuori, fuori dal bagno, signori,
Ché la zuppa dal cuoco si fa.
E chi è lasso dai tepidi umori,
Di ristoro bisogno averà.

I due gemelli veneziani

Camera di Rosaura.
ROSAURA e COLOMBINA, tutte due alla tavoletta, che si assettano il capo.

'Ros. Signora Colombina garbata, mi pare che l’obbligo suo sarebbe, prima di mettersi in tante bellezze, di venire ad assettare il capo alla sua padrona.
Col. Signora, l’obbligo mio l’ho fatto: vi sono stata dietro due ore ad arricciarvi, frisarvi e stuccarvi: ma se poi non vi contentate mai, e vi cacciate per dispetto le dita ne’ capelli, io non vi so più che fare.

Il bugiardo

Notte con luna.

Strada con veduta del canale. Da una parte la casa del Dottore, con un terrazzino. Dall'altra, locanda con l'insegna dell'Aquila.
Nell'alzar della tenda vedesi una peota illuminata, disposta per una serenata con dentro i suonatori, ed una donna che canta. I suonatori suonano una sinfonia.

Florindo e Brighella in terra, da un lato della scena.
Rosaura e Beatrice vengono sul terrazzino.

Flor. Osserva, osserva, Brighella; ecco la mia cara Rosaura sul terrazzino con sua sorella Beatrice; sono venute a godere la serenata. Ora è tempo ch'io faccia cantare la canzonetta da me composta, per ispiegare con essa a Rosaura l'affetto mio.

Il burbero benefico

Martuccia, Angelica, e Valerio.

Angelica: Valerio, lasciatemi, ve ne prego. Io temo per me, temo per voi. Ah, se noi fossimo sorpresi!
Valerio: Mia cara Angelica!...
Martuccia: Partite, signore.
Valerio: (a Martuccia) Di grazia, un momento. S'io potessi assicurarmi...
Martuccia: Di che?
Valerio: Del suo amore, della sua costanza...

Il buon compatriotto

Campagna col canale della Brenta ed il Burchiello di Padova, alle porte del Moranzan.
TRACCAGNINO e ROSINA.

Ros. Vegnì qua, sior Traccagnin. Fina ch'el burchiello passa le porte del Moranzan, vegnì qua che gh'ho voggia de parlar un pochetto con vu.
Tracc. (Mostra piacere e volontà di parlare con lei)
Ros. Per quel che m'avè ditto in burchiello, sè bergamasco.
Tracc. (Accorda)
Ros. Sappiè, sior Traccagnin, che son bergamasca anca mi.
Tracc. (Si maraviglia, perch'ella ha detto in burchiello di essere milanese)

Il Campiello

ZORZETTO con una cesta in terra con dentro piatti, e scodelle, col sacchetto in mano per il gioco detto la Venturina, poi tutte le donne, ad una per volta, dal luogo che sarà accennato.

Zorzetto Pute, chi mette al lotto?
Xè qua la Venturina.
Son vegnù de mattina.
Semo d'inverno fora de stagion;
Ma za de carneval tutto par bon.
Via, no ve fè pregar.
Pute, chi zoga al lotto?
Chi vien a comandar?

Il cavaliere di buon gusto

Camera del conte Ottavio.
Il conte OTTAVIO in veste da camera e parrucca, sedendo ad un tavolino, leggendo un libro.

Ott. Convien poi dire, che in questo secolo piucché mai fioriscono gl’ingegni peregrini in Italia. Questo libro è sì bene scritto, ch’io lo reputo testo di lingua[1], e in oggi certamente pochi Italiani scrivono in questo stile. Questo sogno è un capo d’opera, e il dialogo fra il calamaio e la lucerna è una cosa molto graziosa. Ma il sole principia a riscaldare la terra. Or ora verranno visite; non voglio lasciarmi trovare in quest’abito di confidenza. Chi vuole esiger rispetto, deve anche in casa propria prendersi qualche piccola soggezione. Chi è di là?

Il cavaliere di spirito ovvero La donna di testa debole

DON CLAUDIO e GANDOLFO.

Gan. Son quattro giorni in punto che la padrona è qui;
E ch'ella andò lontano è questo il primo dì.
Cla. Dunque non la diverte dalla passione austera
La florida campagna in dolce primavera?

Il cavaliere e la dama

Camera in casa di donna Eleonora.
DONNA ELEONORA ricamando ad un piccolo telaio e COLOMBINA colla rocca sedendo, che dorme.

Donna Eleonora - Questo tulipano non risalta come vorrei. Bisogna dargli un'ombra un poco più caricata. Vi vogliono due o tre passate di seta scura. Colombina, dammi quel gomitolo di seta bleu. Colombina, dico, Colombina?
Colombina - Signora, illustrissima, eccomi. (svegliandosi)
Donna Eleonora - Tu non faresti altro che dormire.
Colombina - Chi non dorme di notte, bisogna che dorma di giorno. Sino alla mezzanotte si lavora, e all'alba si salta in piedi e si torna a questo bellissimo divertimento della rocca. Signora padrona, anch'io son fatta di carne, e non dico altro.

Il cavaliere giocondo

Camera in casa del Cavaliere.
Il CAVALIER GIOCONDO in veste da camera e berretta, al tavolino, scrivendo. FABIO, maestro di casa.

Fab. Signor, non ho danaro. Se voi me ne darete,
Provvederò al bisogno.
Cav. Eccone qui. Tacete. (gli dà una borsa.)
Fab. Si spende assai, signore, e badano a venire
Ancor de' forestieri.

Il conte Caramella

Cortile chiuso con porta in prospetto per dove entrano i vendemmiatori.
CECCO, capo de’ Contadini vendemmiatori, DORINA e GHITTA con cestelli d’uva vendemmiata.

Coro Bel godere il dolce frutto
Delle rustiche fatiche;
Bel veder le piaggie apriche
D’uve sparse rosseggiar.

Il conte Chicchera

Camera in casa di Madama.
LUCREZIA, IPPOLITO,MADAMA LINDORA, Don FABRIZIO e CAVALLINA

Lucr. Serva, Madama.
Mad. Serva, signori.
Ipp. Scusi di grazia. (a Madama)
Mad. Sono favori.
Fabr. Chiedo perdono. (a Madama)
Mad. Serva gli sono.

Il contrattempo

Camera di Beatrice con tavoletta.
BEATRICE alla tavoletta, CORALLINA che la serve.

Beat. Guarda un poco, Corallina, che ti pare di questi nèi? Li ho io distribuiti bene?
Cor. La distribuzione è bella e buona, ma la novità mi fa un poco di specie.
Beat. Qual novità? I nèi non li ho mai portati?
Cor. Sì signora, li avete portati quando viveva il padrone, ma dacché siete vedova, quest'è la prima volta.

Il festino (Commedia di carattere)

Camera in casa del Conte
Il CONTE e BALESTRA.

Bal. Creda, signor padrone, la cosa è naturale,
Mancano i sonatori sul fin del carnovale.
Non se ne trova uno di buona o trista razza;
Sono impegnati in feste sino gli orbi di piazza.

Il festino (Dramma giocoso)

Camera in casa del Conte.
Il Conte BELFIORE e BALESTRA

Con. Tant'è, tant'è, Balestra,
Per terminar l'orchestra
Vuò quei tre suonatori ad ogni costo.
Benché siano impegnati,
Li voglio a casa mia; non vi è riparo.

L'adulatore

DON SANCIO a sedere, DON SIGISMONDO in piedi.

Sig. Eccellenza, ho formato il dispaccio per la Corte. Comanda di sentirlo?
Sanc. È lungo questo dispaccio?
Sig. Mi sono ristretto più che ho potuto. Ecco qui, due facciate di lettera.
Sanc. Per ora ho poca volontà di sentirlo.
Sig. Compatisco infinitamente Vostra Eccellenza: un cavaliere nato fra le ricchezze, allevato fra gli agi, pieno di magnifiche idee, soffre mal volentieri gl’incomodi. (Tutto ciò vuol dire ch’egli è poltrone). (da sé)
Sanc. Scrivete al Segretario di Stato, che mi duole il capo; e con un complimento disimpegnatemi dallo scrivere di proprio pugno.

L'Amante Cabala

LILLA e FILIBERTO

Lilla Resti, resti, e non s’incomodi.
Filib. Vuò venir; questo è il mio debito.
Lilla Nol permetto, in verità.
Filib. Se comanda, io resto qua.

L'amante di sé medesimo

Camera in casa di don Mauro
Il CONTE DELL'ISOLA ed il signor ALBERTO.

Con. Un'ora star con voi solo, amico, mi preme.
Berrem, se non vi spiace, la cioccolata insieme.
Alb. Sior sì, la cioccolata, per bona che la sia,
Par che la riessa meggio bevuda in compagnia.
Che vuol dir, a proposito, sior Conte mio patron?
No la la beve al solito ancuo in conversazion?
Con. Mi sento stamattina lo stomaco indigesto.
Gli altri la bevon tardi; noi la berrem più presto.

L'amante militare

Camera in casa di Pantalone.
ROSAURA e don ALONSO, ambi a sedere.

Ros. Caro don Alonso, vi supplico a ritirarvi.
Alon. Perché, adorata Rosaura, mi allontanate da voi?
Ros. Perché temo d’essere da mio padre sorpresa.
Alon. Il signor Pantalone è un uomo saggio e ben nato. Sa ch’io sono un uffiziale d’onore, né può rimproverarvi perché io stia in vostra conversazione.

L'amore artigiano

Piazzetta con varie case e botteghe ancora chiuse.
Vedesi appena l'alba, e a poco a poco si va rischiarando. ROSINA apre la finestra e si fa vedere; poi ANGIOLINA fa lo stesso nell'abitazione sua dirimpetto a quella della ROSINA; poi GIANNINO viene di strada, suonando il chitarrino e cantando.

Ros. (Apre la finestra e si fa vedere)
Bella cosa gli è il vedere
Spuntar l'alba in sul mattino:
Ma se passa il mio Giannino,
Fugge l'alba e spunta il sol.

L'amore paterno

ARLECCHINO in abito da campagna, e SCAPINO

Scap. Oh oh, signor Arlecchino, ben tornato dalla campagna.
Arl. Com'èla, Scapin? Cossa vol dir? Mi te credeva ancora in Italia. Per che rason et tornà a Parigi?
Scap. Oh bella! il signor Stefanello non mi ha mandato a Venezia per accompagnare a Parigi il signor Pantalone di lui fratello?
Arl. E ben? Stefanello è morto. Pantalon non ha più da venir a Parigi, e ti ti averessi fatto meio a restar in Italia. (Costù no lo posso soffrir; so che una volta l'aveva delle pretension sora Camilla).

L'apatista

Il Cavaliere e don Paolino.

Paolino: Cavalier, perdonate, se pria non son venuto
D'affetto e d'amicizia a rendervi un tributo.
Cavaliere: Sempre caro mi siete. De' cari amici miei,
Per tempo o lontananza, scordarmi io non saprei.
Se vengono a vedermi, ne ho piacer, ne ho diletto;
Serbo lor, se non vengono, il medesimo affetto;
Stessero i mesi e gli anni a favorirmi ancora,
Quando mi favoriscono son grato a chi mi onora.

L'Arcadia in Brenta

Camera terrena in casa di messer Fabrizio.
FABRIZIO che dorme sopra una poltrona, in veste da camera, e FORESTO

For. Oh questa sì ch'è bella!
Il padrone di casa
A tutti i Forastieri dà ricetto,
E gli convien dormir fuori del letto.
Con questa bell'Arcadia
Ei si va rovinando, ed io che sono
Da questo sciocco economo creato,
Or che manca il denar, son imbrogliato.

L'avaro

Don Ambrogio solo.

Oh quanto vale al mondo un poco di buona regola! Ecco qui, in un anno, dopo la morte di mio figliuolo, ho avanzato due mila scudi. Sa il cielo, quanto mi è dispiaciuto il perdere l'unico figlio ch'io aveva al mondo, ma s'ei viveva un paio d'anni ancora, l'entrate non bastavano, e si sarebbono intaccati i capitali. È grande l'amor di padre, ma il danaro è pure la bella cosa! Spendo ancora più del dovere, per cagione della nuora ch'io tengo in casa. Vorrei liberarmene, ma quando penso che ho da restituire la dote, mi vengono le vertigini. Sono fra l'incudine ed il martello. Se sta meco, mi mangia le ossa; se se ne va, mi porta via il cuore. Se trovar si potesse... Ecco qui quest'altro tàccolo, che mi tocca soffrire in casa. Un altro regalo di mio figliuolo; ma ora dovrebbe andarsene.

L'avventuriere onorato

Camera di donna Aurora.
Donna AURORA e BERTO.

Aur. Viene a me questo viglietto?
Ber. Sì signora, a lei.
Aur. Non vi è la soprascritta. Hanno detto che tu lo dessi a me?
Ber. A lei propriamente.
Aur. Bene, io l’aprirò. Ritirati.
Ber. Mi ritiro.

L'avvocato veneziano

Camera dell’avvocato in casa di Lelio, con tavolino, scritture, calamaio ed una tabacchiera sul tavolino medesimo.
ALBERTO in veste da camera e parrucca, che sta al tavolino scrivendo, e guardando libri e scritture; poi LELIO

Alb. Me par impossibile che el mio avversario voggia incontrar sto ponto[2]. La rason xe evidente, la disputa è chiara, e l’articolo xe dalla legge deciso.
Lel. Signor Alberto, che fate voi con tanto studiare? Prendete un poco di respiro; divertitevi un poco. Non vedete che il sol tramonta? Sono quattr’ore che siete al tavolino.
Alb. Caro amigo, se me volè ben, lasseme studiar; sta causa la me preme infinitamente.
Lel. Sono otto giorni che non si fa altro che parlare di questa causa. Un uomo del vostro sapere e del vostro spirito dovrebbe a quest’ora esserne pienamente in possesso.

L'erede fortunata

Camera in casa di Pancrazio, con varie sedie.
PANCRAZIO, OTTAVIO, DOTTORE, FLORINDO ed un NOTARO, tutti a sedere, e TRASTULLO in piedi'.

Panc. Signor Dottore, adesso si leggerà il testamento del quondam signor Petronio vostro fratello, e se voi sarete l’erede, o se voi sarete il tutore di Rosaura sua figlia, son pronto a darvi tutto, fino a un picciolo. Egli è morto in casa mia, ma è morto in casa di un galantuomo. Siamo stati compagni di negozio, e ci siamo amati come due fratelli. Gli sono stato fedele in vita, gli sarò fedele anche dopo morte; e mi scoppia il cuore nel pensare che il cielo mi ha tolta la cosa più cara che aveva in questo mondo. Signor notaro, apra il testamento e lo legga.

La bancarotta

Strada con varie case.
SILVIO e BRIGHELLA

Brigh. Lustrissimo, se la me permette, gh'ho da dar una polizza.
Silv. Date qui. Conto dell'Illustrissimo Signor Conte Silvio Aretusi. D.D. A chi devo dar io?
Brigh. La leza in fondi, e la troverà el nome del creditor.
Silv. A Pantalone de' Bisognosi, all'insegna della Tarantola. Che pretende da me costui?
Brigh. El desidera che la ghe paga quel conto de roba, che vussustrissima ha avudo dalla so bottega.
Silv. Lo pagherò quando vorrò.

La birba

ORAZIO di casa, cacciato da quattro che poi affiggono su la porta un cartello, e partono.

Oraz. Piano, piano, signori,
Abbiate compassione
D'un pover galantuomo.
In camiscia restar sopra la strada
Degg'io con questo freddo?
Cotanta crudeltade in voi non credo.

La Bottega da caffè

NARCISO e Garzoni.

Narc. Ànemo, spiritosi,
Disinvolti, graziosi,
Ché per spazzar la nostra mercanzia
Sora tutto ghe vuol galantaria.

La bottega del Caffè

Ridolfo, Trappola e altri garzoni
Ridolfo Animo, figliuoli, portatevi bene; siate lesti e pronti a servire gli avventori, con civiltà, con proprietà: perché tante volte dipende il credito di una bottega dalla buona maniera di quei che servono.
Trappola Caro signor padrone, per dirvi la verità, questo levarsi di buon ora, non è niente fatto per la mia complessione.
Ridolfo Eppure bisogna levarsi presto. Bisogna servir tutti. A buon'ora vengono quelli che hanno da far viaggio, i lavoranti, i barcaruoli, i marinai, tutta gente che si alza di buon mattino.

La buona famiglia

La signora COSTANZA, la signora ISABELLA, LISETTA; tutte tre lavorano.

Isab. Come è bello questo lino, signora madre.
Cost. Vuol venire una bellissima tela.
Isab. Mi par mill'anni che si dia a tessere.
Cost. Sollecitatevi a dipanare.

La buona figliuola

Giardino delizioso, adorno di vari fiori, con veduta del Palazzo del Marchese.
CECCHINA sola.

Che piacer, che bel diletto
È il vedere, in sul mattino,
Colla rosa il gelsomino
In bellezza gareggiar!
E potere all'erbe, ai fiori,
Dir son io coi freschi umori,
Che vi vengo ad inaffiar.

La buona figliuola maritata

Camera.
MARIANNA, il CAVALIERE e MENGOTTO

Cav. Della bella Marchesina
Son cognato e ammirator.
Meng. Della cara padroncina
Son vassallo e servitor.
Mar. Obbligata al Cavaliere; (al Cavaliere)
Aggradisco il buon amor. (a Mengotto)

La buona madre

Camera in casa della signora Barbara.
BARBARA stirando delle camiscie ed altre cose bianche sottili, e GIACOMINA che lavora; poi MARGARITA

Barb. Margarita. (chiamando)
Marg. Siora. (di dentro)
Barb. Vardè, se quel altro fero xe caldo, portèmelo.
Marg. Siora sì, deboto[3]. (di dentro)
Barb. De diana[4]! co sto fredo i feri se giazza subito.
Giac. Mi gh'ho le man inganfie[5] che me scampa l'ago dai déi.

La buona moglie

Camera in casa di Bettina.
BETTINA a sedere, che fa le calze e sta cullando un bambino, poi MOMOLA.

Bett. (Cullando canta) Sto putelo no vol dormir. No so cossa mai che el gh’abia. No gh’ho mai un’ora de ben. Uh, quanto che stava megio da maridar! Almanco dormiva i mi soni, laorava co ghe n’aveva vogia, e andava a spasso co voleva. Me recordo che el me lo diseva el sior Pantalon, mio missier: Betina, magnerè el pan pentio. Oh! lo magno, lo magno. No credeva mai che Pasqualin me avesse da far sta cativa vita. Malignaze le cative pratiche! No gh’è caso: sto putelo no vol dormir. Momola. (chiama) Adesso vita mia, sangue mio, te farò far la papa, sa, caro. Momola. Momola. Anca sì che sta frasconazza xe sul balcon! Momola.

La burla retrocessa nel contraccambio

Camera.
GOTTARDO e PLACIDA

Gott. E bene. Cosa c'è? Cos'avete? Dopo sei giorni di matrimonio, cominciate di già a farmi il grugno?
Plac. Veramente in questi primi giorni voi mi date gran ragione di star allegra!
Gott. E di me vi potete voi lamentare?
Plac. Bella cosa! maritati senza fare un poco di nozze, senza dare un pranzo né ai nostri amici, né ai nostri parenti!

La calamita de' cuori

Tempio dedicato ad Amore col simulacro di Cupido ed ara accesa.
ARMIDORO, GIACINTO, PIGNONE e SARACCA

Bell'idolo d'Amore,
Che m'impiagasti il core,
Dinanzi a te vengh'io
A chiederti pietà.
La bella e saporita
De' cuori calamita
Ti chiede la mia fede,
La mia sincerità.

La cameriera brillante

FLAMINIA e CLARICE.

Clar. Questa è una vita da diventar etiche in poco tempo.
Fla. Io per me ci sto volentierissima in villa.
Clar. Ed io non mi ci posso vedere.
Fla. In quanto a voi, state mal volentieri per tutto. A Venezia non vedevate l'ora di venir in campagna; ora che ci siete, vorreste andarvene dopo tre giorni.

La Cantarina

Madama GELTRUDA e LORINO

Mad. Ve l'ho detto, e il torno a dir:
Gelosia non vuò soffrir.
Lor. Ve l'ho detto, e lo dirò,
Che resistere non so.
Mad. Sarò vostra.
Lor. Tutto, o niente.
Mad. Un trattare indifferente
Tollerare non si può?
Lor. Non si può: madama no.

La casa nova

Camera d'udienza nella casa nova.
SGUALDO Tappezziere, Pittori, Fabbri, Falegnami che lavorano intorno alla camera, poi LUCIETTA

Sgu. Fenimo sta camera za che ghe semo. Questa ha da esser la camera da recever; e el paron el vol che la sia all'ordene avanti sera. Intanto, che i fenisse de far la massarìa[6], el vol sta camera destrigada[7]. Da bravo, sior Onofrio fenì de dar i chiari scuri a quei sfrisi. Vu, mistro Prospero, mettè quei caenazzetti[8] a quela porta; e vu, mistro Lauro, insoazè[9] quella erta, e destrighèmose, se se pol. (i lavoratori eseguiscono)

La cascina

Campagna parte in collina, parte in pianura, con animali bovini che vanno qua e là pasturando.
La LENA e la CECCA, sedendo sopra alcuni sassi al piano, colle loro rocche filando.
PIPPO e BERTO in collina, tagliando il fieno.
La LENA e la CECCA, cantando insieme.

Io non conosco amore,
E pur lo provo al cor.
Ditemi voi, pastore,
Che cosa sia l’amor.

La castalda

CORALLINA ed ARLECCHINO seduto ad una tavola, che mangia e beve.

Cor. Animo, animo, mangiate e bevete, che buon pro vi faccia.
Arl. Oh che onorata gastalda! Oh, quanto che ve son obligà! Cussì sti bocconcini la mattina per el fresco i me tocca el cuor.
Cor. Mangiate, che ve lo do volentieri. (Già il padrone non sa niente, ed io mi voglio far degli amici, per tutto quello che potesse nascere). (da sé)
Arl. Alla vostra salute. (beve)

La contessina

Camera di Pancrazio.
PANCRAZIO e LINDORO

Pancr. Vieni fra le mie braccia, amato figlio.
Ma no, degno non sei
Della mia tenerezza. All'amor mio
Non corrispondi, no. Sei giorni sono
Che in Venezia sei giunto, ed oggi solo
A me veder ti lasci? Ah figlio amato,
Quanto piansi per te! Sei un ingrato.

La conversazione

Camera di conversazione, con sedie.
MADAMA LINDORA, Donna BERENICE, Don FILIBERTO, Don FABIO, SANDRINO, GIACINTO e LUCREZIA, tutti a sedere bevendo la cioccolata.

Tutti
Che bevanda delicata!
Che diletto che mi dà!
Viva pur la cioccolata,
Che dà gusto e sanità.

La dama prudente

Camera di donna Eularia.
COLOMBINA che sta facendo una scuffia, ed il PAGGIO.

Col. Paggio, fatemi un piacere, datemi quelle spille.
Pagg. Volentieri, ora ve le do. (le va a prendere da un tavolino)
Col. Non vi è cosa che mi dia maggior fastidio, quanto il far le scuffie. Poche volte riescono bene. La mia padrona è facile da contentare; non è tanto delicata, ma se va in conversazione, subito principiano a dire: Oh, donna Eularia, quella scuffia non è alla moda. Oh, quelle ale sono troppo grandi! La parte diritta vien più avanti della sinistra. Il nastro non è messo bene; chi ve l’ha fatta? La cameriera? Oh, che ignorante! Non la terrei, se mi pagasse. Ed io non istarei con quelle sofistiche, se mi facessero d’oro.

La diavolessa

Camera nobile di locanda.
DORINA e GIANNINO, poi FALCO

Dor. Ho risolto, voglio andar.
Non mi state a tormentar.
Giann. Ah, Dorina, per pietà,
Mi volete lasciar qua?
Dor. Vostro danno: voglio andar.
Giann. Mi volete abbandonar?

La donna bizzarra

MARTORINO ed il CAPITANO.

Mar. Oh signor capitano, venuto è di buon'ora!
Cap. La padrona è levata?
Mar. Non ha chiamato ancora.
Cap. Ier sera è andata a letto tardi più dell'usato?
Mar. Anzi vi andò prestissimo. Non ha nemmen cenato.

La donna di garbo

ROSAURA e BRIGHELLA

Ros. Sì, Brighella, voglio appagarvi. La bontà che avete avuta per me, la vostra fedeltà e il debito ch'io vi professo, m'obbligano a darvi questa soddisfazione. Sono pronta a svelarvi l'esser mio, e per qual cagione mi sia dalla mia patria involata.
Brigh. Veramente son stà un omo troppo facile a introdurve per serva qua in casa dei mii padroni, senza prima saver chi fussi. M'ha piasso la vostra idea e ho volesto crederve, tanto più che ve sè impegnada de dirme tutto. Ve prego mo no ingannarme, e più tosto che dirme qualche filastrocca, seguitè a taser, che me contento.

La donna di governo (Commedia)

Camera
VALENTINA e BALDISSERA.

Val. Zitto, parlate piano.
Bal. Dorme ancora il padrone?
Val. Ei dorme, e fin che dorme, facciam conversazione;
Ma parliam sotto voce, che se qualcun ci sente,
Quando il vecchio è svegliato, gliel dice immantinente.
È ver ch’egli mi crede, è ver che, qual io soglio,
Posso dargli ad intendere quelle bugie ch’io voglio,
Ma avendo la famiglia acerrima nemica,
Voglio schivar, s’io posso, di far questa fatica.

La donna di governo (Dramma Giocoso)

Cantina con varie botti; tavola in mezzo con vivande.
CORALLINA, LINDORA e RIDOLFO, MOSCHINO e TIRITOFFOLO, sopra una panca.
Tutti seduti a tavola, che mangiano, bevono e cantano.

Tutti Bel piacer ch'è l'allegria!
Bel piacere in compagnia
Star a bere ed a mangiar!
Cor. Finché dorme il mio padrone,
Voglio far conversazione,
E con voi mi vo' spassar.

La donna di maneggio

Camera di donna Giulia, con tavolino e sedie.
Donna GIULIA e FABRIZIO, ambi seduti al tavolino.

Fabr. Questa è la lettera che va al marchese di Cappio.
Giu. Sentiamo. Illustrissimo Signore, Signor mio colendissimo. Perché non ci avete messo il Padrone?
Fabr. Perdoni; mi pare che scrivendo una dama ad un cavaliere che non è più di lei, non le convenga usare questo titolo di umiliazione.

La donna di testa debole

Camera di ritiro di donna Violante, con un tavolino carico di libri e fogli e calamaio ecc.
DONNA VIOLANTE sedendo al tavolino e leggendo, ed ARGENTINA

Arg. Signora padrona.
Vio. Lasciami studiare.
Arg. Vorrei dirvi una cosa.
Vio. Aspetta. Lasciami terminare questa facciata.

La donna forte

Camera in casa di don Fernando.
Don FERNANDO e PROSDOCIMO.

Fer. Questa volta, Prosdocimo, convien che adoperiate
Quel valor, quel coraggio, che posseder vantate.
Di fedeltà non parlo: l'arcano ch'io vi svelo,
So che custodirete con gelosia, con zelo;
Altrimenti facendo, l'avrete a far con me;
Ma vi conosco in questo, e da temer non c'è.
Chiedovi adunque aiuto nel caso in cui mi trovo;
Or d'un uom, qual voi siete, l'abilitade io provo.

La donna sola

Camera di donna Berenice
DONNA BERENICE sola, poi FILIPPINO.

Ber. Son pur lieta e contenta. Mi par d'esser rinata,
Or che son dalla villa in Milan ritornata.
Dicono che in campagna si gode libertà?
V'è soggezione in villa molto più che in città.
Qui almen tratto chi voglio, rinchiusa nel mio tetto;
Deggio trattare in villa chi viene, a mio dispetto.
A conversar con donne mi viene il mal di core,
In villa non si vedono che donne a tutte l'ore.
Almen qui sono sola, se alcun viene a trovarmi,
Senza che vi sien donne che vengano a seccarmi.

La donna stravagante

Camera di don Riccardo con tavolino, sedie e lumi.
DON RICCARDO sedendo al tavolino, e CECCHINO.

Ric. Ehi!
Cec. Signore.
Ric. Dal cielo sparita è ancor l'aurora?
Cec. No, mio signore, il sole non è ben sorto ancora.

La donna volubile

Camera di Rosaura.
ROSAURA, vestita pomposamente, a sedere ad un tavolino collo specchio in mano.

Ros. Questa scuffia mi sta malissimo; non si confà niente all’aria del mio viso; mi fa parer brutta. Se viene il signor Florindo, e mi vede con questa scuffia, non mi conosce più. Oh, non mi servo mai più di questa scuffiara! Gran disgrazia è la mia! Ho cambiato più di trenta scuffiare; tutte per un poco mi servono bene, e poi cambiano la mano e mi servono male. Questa scuffia non la voglio assolutamente. Ehi, donne, dove siete? Dove siete, donne?

La donna vendicativa

Camera in casa di Ottavio.
CORALLINA e FLORINDO

Cor. Trattenetevi qui, che or ora parleremo con comodo.
Flor. Dove andate così presto?
Cor. Vado a portare la cioccolata al padrone.
Flor. Voi gliela portate? Non ha servidori?
Cor. Ha piacere che queste cose le faccia io. Niuno lo serve bene come la sua Corallina: io questo vecchio lo secondo e lo coltivo, perché da lui posso sperare del bene.

La famiglia dell'antiquario

Camera del Conte Anselmo, con vari tavolini, statue, busti e altre cose antiche

Il Conte Anselmo ad un tavolino, seduto sopra una poltrona, esaminando alcune medaglie, con uno scrigno sul tavolino medesimo; poi Brighella.

Anselmo Gran bella medaglia! questo è un Pescennio originale. Quattro zecchini? L'ho avuto per un pezzo di pane.
Brighella Lustrissimo (con vari fogli in mano).
Anselmo Guarda, Brighella, se hai veduto mai una medaglia più bella di questa.
Brighella Bellissima. De medaggie no me ne intendo troppo, ma la sarà bella.

La favola de' tre gobbi

Camera con due porte.
Madama VEZZOSA con un Servitore.

Sì, lo so, non replicar;
Tutti muoiono per me.
Poverini! Sai perché?
Perch'io sono la Vezzosa,
Tutta grazia e spiritosa.
Che! tu ridi? Ignorantaccio!
Chiedi a tutta la città
Se dich'io la verità.

Le avventure della villeggiatura

Sala terrena in casa di Filippo, con tavolini da gioco, sedie, canapè ecc. Gran porta aperta nel fondo, per dove si passa nel giardino. Brigida, Paolino, Tita, Beltrame.

Brigida: Venite, venite, che tutti dormono.
Paolino: Anche da noi non è molto che si son coricati.
Tita: E le mie padrone non c'è dubbio che si sveglino per tre ore almeno.
Beltrame: Se vegliano tutta la notte, bisogna che dormano il giorno.

Le Baruffe Chiozzotte

Strada con varie casupole.
PASQUA e LUCIETTA da una parte. LIBERA, ORSETTA e CHECCA dall'altra. Tutte a sedere sopra seggiole di paglia, lavorando merletti su i loro cuscini posti ne' loro scagnetti.

Luc. Creature, còssa diséu de sto tempo?
Ors. Che órdene xélo?
Luc. Mo no so, varé. Oe, cugnà, che órdene xélo?
Pas. (a Ors.) No ti senti, che boccon de sirocco?
Ors. Xélo bon da vegnire de sottovènto?
Pas. Si bèn, si bèn. Si i vien i nostri òmeni, i gh'ha el vento in pòppe.

Le donne curiose

Camera con porte chiuse.
OTTAVIO leggendo un libro, FLORINDO e LEANDRO giuocando a dama. LELIO a sedere.

Lel. Amici, come va la partita?
Flor. In questo punto sono arrivato a dama.
Lean. Ed io non tarderò ad arrivarvi.
Lel. La vostra è una partita di picca.
Flor. Sì; noi giochiamo veramente di picca. Si disputa l'onore, non l'interesse.

Le donne di buon umore

Camera di Costanza.
COSTANZA alla tavoletta, e MARIUCCIA cameriera che sta assettandole il capo.

Cost. Eppure ancora non istò bene. (guardandosi nello specchio alla tavoletta)
Mar. Che dice mai, signora padrona? Sta tanto bene, che pare una principessa.
Cost. Non vedi che da questa parte i capelli sono meglio arricciati che da quest'altra?
Mar. Io non ci conosco questa gran differenza.

Le donne di casa soa

Camera della signor'Angiola.
Angiola e Betta.

Betta: Sior Anzola! Patrona.
Angiola: Patrona, siora Betta.
Betta: Cossa se fa?
Angiola: Da vecchia.
Betta: Cara quella vecchietta!
Son passada de qua; ve vegno a saludar.

Le donne gelose

Camera de siora Giulia.
Siora GIULIA che laora de merli. Siora TONINA in zendà. Siora ORSETTA che fila della bavella, e siora CHIARETTA che fa bottoni.

Ton. Cara siora Giulia, la compatissa se son vegnua a darghe incomodo.
Giu. Oh siora Tonina, cossa disela! La m’ha fatto una finezza a vegnirme a trovar. Gh’aveva tanta voggia de véderla.
Ton. De diana! No la se degna mai de vegnirme a trovar.
Giu. Oh cara siora! se la savesse. No gh’ho el fià che sia mio. Sempre fazzo, sempre tambasco[10], o intorno de mi, o intorno de mio mario; sempre ghe xe da far, no me fermo mai. No è vero, putte? Adesso ho tiolto suso el ballon[11] per divertimento. Oh cara siora Tonina! Cento volte ho dito de vegnir da ela, e no ho mai podesto. No è vero, putte?

Le donne vendicate

Sala con tavola apparecchiata e lumi.
CASIMIRO, ROCCAFORTE, VOLPINO e FLAMINIO con quattro Donne, mangiando e bevendo.

Tutti Viva, viva l'allegria,
E la nostra compagnia;
E mangiando non s'invecchia;
E beviamone una secchia;
Quand'è buono, non fa male
Né la pinta, né il boccale.
Dunque beviamo,
Dunque cantiamo:
Viva chi mangia e chi beve giocondo;
Il più bel mondo - di questo non v'è.

Le femmine puntigliose

Appartamento nella locanda, in cui sono alloggiati don Florindo e donna Rosaura.
DONNA ROSAURA e DON FLORINDO.

Don Florindo - Signora consorte carissima, credo che ce ne possiamo tornare al nostro paese, e se aveste aderito a quello che io diceva, non saremmo nemmeno venuti a Palermo.
Donna Rosaura - Che avrebbero mai detto di noi le donne del nostro rango, se dentro il primo anno del nostro matrimonio non fossimo venuti a far qualche sfarzo nella città capitale?

Un curioso accidente

Camera in casa di Mr. Filiberto.
GUASCOGNA allestendo il baule del suo padrone, poi MARIANNA

Marian. Si può dare il buon giorno a monsieur Guascogna.
Guasc. Sì, amabile Marianna, da voi mi è caro il buon giorno, ma mi sarebbe più cara la buona notte.
Marian. Mi spiace, a quel ch'io vedo, che vi dovrò dare il buon viaggio.
Guasc. Ah! cara la mia gioia, a una dolorosa partenza non può che succedere un viaggio disgraziatissimo.

Una delle ultime sere di Carnovale

Camera e lumi sul tavolino

ZAMARIA, BALDISSERA, COSMO e MARTIN

Zamaria Putti, vegnì qua. Stassera ve dago festa. Semo in ti ultimi zorni de carneval. Dago da cena ai mi amici; dopo cena se balerà quatro menueti; vualtri darè una man, se bisogna, e po magnerè, goderè, ve devertirè.
Baldissera Sior sì, sior patron; grazie al so bon amor.
Martin Semo qua a servirla, e goderemo anca nu le so grazie.

Citazioni su Carlo Goldoni

  • A te, porgente su l'argenteo Sile | Le braccia a l'avo da l'opima cuna, | Ne la festante ilarità senile | Parve la vita accorrere con una || Marïonetta in mano. Al sol d'aprile | Te fuggente la logica importuna | Presago accolse il comico navile | Veleggiando la tacita laguna. (Giosuè Carducci)

Note

  1. Le opere del Conte Gasparo Gozzi.
  2. Ponto è lo stesso che articolo.
  3. Or ora.
  4. Come se dicesse: per bacco.
  5. Intirizzite dal freddo.
  6. Lo sgombero, o sia il trasporto de' mobili da una casa all'altra.
  7. Sbarazzata.
  8. Piccoli chiavistelli.
  9. Mettere la cornice.
  10. Opero.
  11. Cuscino sul quale lavorano le donne.

Bibliografia

  • Carlo Goldoni, Gl'innamorati, Newton Compton, Roma 1994.
  • Carlo Goldoni, Gli amanti timidi, in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
  • Carlo Goldoni, Gli amori di Zelinda e Lindoro, in "Commedie scelte", Volume Terzo, 4a edizione, Edoardo Sonzogno Editore, Milano, 1890.
  • Carlo Goldoni, Memorie, Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Paola Ranzini, Milano 1993.
  • Carlo Goldoni, Un curioso accidente, in "Tutte le opere", a cura di Giuseppe Ortolani, I Classici Mondadori, 1955.
  • Carlo Goldoni, Una delle ultime sere di Carnovale, in "Opere", Mursia editore, 1969.

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