Wilbur Smith: differenze tra le versioni

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===''I fuochi dell'ira''===
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Tara Courteney non vestiva di bianco dal giorno delle nozze. Il suo colore preferito era il verde, che meglio si adattava ai folti capelli castani.<br>
Tara Courteney non vestiva di bianco dal giorno delle nozze. Il suo colore preferito era il verde, che meglio si adattava ai folti capelli castani.<br>
Tuttavia l'abito bianco tornava a farla sentire una sposa, oggi, tremula e un impaurita, ma con un senso di gioia e dedizione profondo. Colletto alto e polsini erano impreziositi da pizzi, i capelli erano stati spazzolati fino a emettere bagliori rosso rubino nella chiarità solare del Capo. Le guance erano accese dall'eccitazione: benché avesse partorito quattro figli, aveva la vita sottile di una vergine.
Tuttavia l'abito bianco tornava a farla sentire una sposa, oggi, tremula e un po' impaurita, ma con un senso di gioia e dedizione profondo. Colletto alto e polsini erano impreziositi da pizzi, i capelli erano stati spazzolati fino a emettere bagliori rosso rubino nella chiarità solare del Capo. Le guance erano accese dall'eccitazione: benché avesse partorito quattro figli, aveva la vita sottile di una vergine.


===''Il destino del cacciatore''===
===''Il destino del cacciatore''===

Versione delle 21:49, 7 ago 2010

Wilbur Smith autografa una copia di The Quest

Wilbur Addison Smith (1933 – vivente), scrittore zambiano.

Citazioni di Wilbur Smith

  • Quando entrano in concorrenza per lo spazio vitale, gli animali perdono sempre. (da L'ultima preda)
  • Non scrivere mai per piacere al pubblico, ma per piacere a te. (da Il dio del fiume)
  • Essendo un esperto, Shasa sapeva che il denaro non era né buono né cattivo, ma semplicemente amorale. Sapeva che il denaro non ha coscienza, ma contiene il massimo esponenziale di bene e di male che ci sia. Era l'uomo che lo possedeva ad operare la scelta, e quella scelta si chiamava potere. (da I fuochi dell'ira)
  • Alcune viti crescono nel terreno sbagliato, altre si ammalano prima della vendemmia e altre ancora sono rovinate da un cattivo viticoltore. Non tutta l'uva fa il vino buono. (da La voce del tuono)
  • L'amore è la moneta più preziosa che hai a disposizione, usala nel mercato in cui sei sicuro di non essere ingannato. (da Uccelli da preda)
  • La passione di un uomo è come un incendio che scoppia nell'erba alta e arida: divampa ardente e furioso, ma viene domato ben presto. Una donna è come il calderone di un mago, che deve sobbollire a lungo sui carboni prima di poter sprigionare il suo incantesimo. Sii rapido in tutto, tranne che nell'amore. (da Ucceli da Preda)
  • Ci sono gli eroi e ci sono anche i mostri, ma siamo quasi tutti comuni mortali, coinvolti in avvenimenti troppo feroci per noi. Forse alla fine di tutte queste lotte non erediteremo che le ceneri di una terra già bella (Shasa Courteney in I Fuochi Dell'Ira)
  • Per Dio, adesso capisco perché non vai a puttane. Sei una di loro. (Ralph Ballantyne in Gli Angeli Piangono)
  • In queste cose non mi sbaglio mai, amore mio. Farebbe di tutto per non disprezzarmi, così come ora fa di tutto per non odiarmi, ma non potrebbe farne a meno. Lui è Sean Courteney, intrappolato tra le ganasce d'acciaio del proprio onore. (in Gli Eredi dell'Eden)

Incipit di alcune opere

Alle fonti del Nilo

Due figure solitarie scendevano dalle alte montagne. Indossavano pellicce logore per il viaggio ed elmi di cuoio con i paraorecchi legati sotto il mento per proteggersi dal freddo. Avevano la barba incolta, e il volto segnato dalla fatica. Trasportavano sulle spalle tutti i loro sparuti averi. C'era voluto un viaggio difficile e scoraggiante per raggiungere quel luogo. Anche se stava davanti, Meren non aveva idea di dove si trovassero, e neppure era certo del perché si fossero spinti così lontano. Solo il vecchio che lo seguiva a poca distanza lo sapeva, e non aveva ancora deciso di spiegarglielo.

Ci rivedremo all'inferno

Flynn Patrick O'Flynn cacciava elefanti di frodo. Lo faceva di professione e ammetteva modestamente di essere il migliore sulla costa orientale dell'Africa.
Rachid El Keb esportava pietre preziose, donne per gli harem e per i magnati arabi e indiani, e avorio di contrabbando. Ma lo ammetteva solo con i clienti fidati; per tutti gli altri era un armatore ricco e rispettabile.

Figli del Nilo

Come un serpente che distende sinuoso le sue spire, una fila di carri da combattimento correva lungo la pista tortuosa, scendendo verso il fondovalle. Il ragazzo, aggrappato alla sponda anteriore del carro di testa, alzò gli occhi sulle pareti di roccia che sembravano serrarsi su di loro in una morsa. La pietra scabra era crivellata di fori d'accesso alle tombe antiche, fitte come le celle di un'arnia. Quei pozzi di tenebre lo fissavano come gli occhi implacabili di una legione di jinn. Il principe Nefer Memnone rabbrividì e, con un furtivo segno di scongiuro della mano sinistra, distolse lo sguardo.

I fuochi dell'ira

Tara Courteney non vestiva di bianco dal giorno delle nozze. Il suo colore preferito era il verde, che meglio si adattava ai folti capelli castani.
Tuttavia l'abito bianco tornava a farla sentire una sposa, oggi, tremula e un po' impaurita, ma con un senso di gioia e dedizione profondo. Colletto alto e polsini erano impreziositi da pizzi, i capelli erano stati spazzolati fino a emettere bagliori rosso rubino nella chiarità solare del Capo. Le guance erano accese dall'eccitazione: benché avesse partorito quattro figli, aveva la vita sottile di una vergine.

Il destino del cacciatore

Il 9 agosto 1906 ricorreva il quarto anniversario dell'incoronazione di Edoardo VII, sovrano del Regno Unito e dei Dominion britannici, e imperatore d'India. Per pura concidenza era anche il diciannovesimo compleanno di uno dei fedeli sudditi di Sua Maestà, il sottotenente Leon Couteney della compagnia C, terzo battaglione, primo reggimento dei King's African Rifles, più comunemente noti come KAR. Leon stava trascorrendo il compleanno a caccia di ribelli nandi lungo la scarpata della Rift Valley, nel cuore di quel gioiello dell'impero che era l'Africa orientale britannica.

Il dio del fiume

Il fiume si snodava lento nel deserto, luminoso come una colata di metallo fuso appena sgorgato dalla fonderia. Il cielo era velato dalla foschia e il sole batteva con la violenza del maglio d'un ramaio. Nel miraggio, le colline spoglie che fiancheggiavano il Nilo parevano tremare sotto i colpi.

Il settimo papiro

L'imbrunire avanzava dal deserto e ombrava di violaceo le dune. Attutiva tutti i suoni come un fitto manto di velluto, e la sera era tranquilla e silenziosa.
Dal punto in cui si trovavano, sulla cresta della duna, potevano scorgere l'oasi e il complesso di piccoli villaggi che la circondavano. Le costruzioni erano bianche, con i tetti piatti, e le palme da dattero svettavano sugli edifici, a eccezione della moschea islamica e della chiesa copta. I due bastioni della fede si fronteggiavano sulle sponde opposte del lago.

La voce del tuono

Quattro anni di viaggio nella foresta, lontano da ogni strada, avevano ridotto i carri a malpartito. Molti raggi e timoni erano stati rifatti con legno dei bushveld; i teloni di copertura avevano tante toppe che la stoffa originale era appena visibile; decimati dai predatori e dalle malattie, i tiri erano ridotti da diciotto a dieci buoi per carro. Tuttavia quella piccola ed esausta carovana trasportava le zanne di cinquecento elefanti: dieci tonnellate d'avorio, il frutto della carabina di Sean Courteney; avorio che, appena arrivato a Pretoria, egli avrebbe convertito in circa quindicimila sterline d'oro.

Monsone

I tre ragazzi, risalendo la forra, sbucarono alle spalle della cappella, così da non farsi scorgere né dalla casa padronale né dalle scuderie. Come sempre li guidava Tom, il maggiore d'età, ma il fratello più piccolo gli stava alle costole e, non appena Tom fu giunto alla prima svolta del ruscello, in un punto che dominava il villaggio, il bambino riprese a protestare.

Orizzonte

Fermi sulla battigia, i tre guardavano la luna, che stendeva sulle acque scure un sentiero di riflessi baluginanti e iridescenti.
«Mancano appena due giorni al plenilunio...» disse Jim Courteney in tono sicuro. «E gli steenbras rossi saranno famelici come leoni», aggiunse, riferendosi ai grandi pesci di profondità che appartenevano alla famiglia dei dentici. Spumeggiando, un'onda risalì la spiaggia fino a lambire le sue caviglie.

Uccelli da preda

La brusca inclinazione dell'albero costrinse il ragazzo ad aggrapparsi al bordo della coffa dov'era accovacciato, sessanta piedi sopra il ponte, mentre la nave virava di bordo e prendeva l'abbrivio col vento in poppa. Era una caravella e si chiamava Lady Edwina, dal nome della madre del ragazzo: una donna che lui ricordava a stento.

Citazioni su Wilbur Smith

  • Uno scrittore che si chiama Smith non diventerà mai famoso. (Un editore; citato in Enzo Biagi, Giro del mondo, Rizzoli)

Bibliografia

  • Wilbur Smith, Alle fonti del Nilo, traduzione di Giampiero Hirzer, TEA, 2007. ISBN 9788830420960
  • Wilbur Smith, Ci rivedremo all'inferno, traduzione di Tullia Roghi, TEA, 2000. ISBN 8878183660
  • Wilbur Smith, Figli del Nilo, traduzione di Lidia Perria, Longanesi, 2001. ISBN 8830416614
  • Wilbur Smith, I fuochi dell'ira, traduzione di Carlo Brera, TEA, 1988. ISBN 8878191396
  • Wilbur Smith, Il destino del cacciatore, traduzione di Giampiero Hirzer, Longanesi, 2009. ISBN 97888304250
  • Wilbur Smith, Il dio del fiume, traduzione di Roberta Rambelli, TEA, 2008. ISBN 9788878188754
  • Wilbur Smith, Il settimo papiro, traduzione di Roberta Rambelli, TEA, 1995. ISBN 8878186775
  • Wilbur Smith, L'ultima preda, traduzione di Carlo Brera, TEA, 1992.
  • Wilbur Smith, La voce del tuono, traduzione di Paola Campioli, TEA, 1990.
  • Wilbur Smith, Monsone, traduzione di Lidia Perria, TEA, 2001. ISBN 8878188905
  • Wilbur Smith, Orizzonte, traduzione di Lidia Perria, TEA, 2003. ISBN 8830419508
  • Wilbur Smith, Uccelli da preda, traduzione di L Perria, Longanesi, 1997. ISBN 8878185817

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