Valerio Evangelisti: differenze tra le versioni

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===''Il mistero dell'inquisitore Eymerich''===
===''Il mistero dell'inquisitore Eymerich''===
Sì udì uno scricchiolio. Nel muro si aprì un minuscolo sportello, e una suora nana, delle dimensioni di uno gnomo, ne balzò fuori ghignando silenziosamente. Sfrecciò di corsa lungo tutta la cella, poi si immerse nella parete antistante, dove si era aperto un uscio che prima non c'era. Reich, attonito, si alzò dalla branda e camminò in quella direzione. Il battente dell'uscio si richiuse con un colpo secco, e nello stesso tempo divenne traslucido. Reich vide nitidamente la sagoma di un guerriero giapponese che faceva ''harakiri'', mentre una donna dalla lunga veste e con l'acconciatura tenuta ferma da spilloni portava angosciata le mani al petto.
Sì udì uno scricchiolio. Nel muro si aprì un minuscolo sportello, e una suora nana, delle dimensioni di uno gnomo, ne balzò fuori ghignando silenziosamente. Sfrecciò di corsa lungo tutta la cella, poi si immerse nella parete antistante, dove si era aperto un uscio che prima non c'era. Reich, attonito, si alzò dalla branda e camminò in quella direzione. Il battente dell'uscio si richiuse con un colpo secco, e nello stesso tempo divenne traslucido. Reich vide nitidamente la sagoma di un guerriero giapponese che faceva ''harakiri'', mentre una donna dalla lunga veste e con l'acconciatura tenuta ferma da spilloni portava angosciata le mani al petto.

===''La luce di Orione''===
Parvero esplosioni. Invece erano solo i giganti che, scaturiti dalla notte, come ogni notte, cercavano di abbattere a pugni le quattro enormi colonne erette dagli americani.<br>
Phil Rodriguez corse tra i corridoi in salita della piramide centrale, illuminati solo da quadranti e minuscoli punti luce. Si imbatté nel sergente Whitney Harris, curva su uno dei tanti schermi, e intenta a trascrivere dati. Le ordinò, secco: «Vieni con me».

===''Le catene di Eymerich''===
Homer Loomis osservò oltre la vetrata il corpo massiccio del gesuita disteso sul lettino, trattenuto da cinghie strette al collo, ai polsi, alla vita e alle caviglie. Senza gli occhiali scuri e con la barbetta spettinata il prete sembrava avere perduto ogni energia. Fissava con sguardo spento la dottoressa che, seduta al suo fianco, parlava incessantemente.


===''Mater Terribilis''===
===''Mater Terribilis''===
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Ermete Trimegisto, ''Corpus Hermeticum'', XI, trad. B. M. Tordini Portogalli.<br><br>
Ermete Trimegisto, ''Corpus Hermeticum'', XI, trad. B. M. Tordini Portogalli.<br><br>
Il professor Tripler uscì dal Robert Lee More Building, sede del Dipartimento di Astrofisica dell'Università del Texas, con fare molto circospetto. Scrutò i vialetti del campus, soffermandosi sulle siepi e sui gruppetti di studenti, poi si incamminò con passo rapido, guardandosi attorno di continuo.
Il professor Tripler uscì dal Robert Lee More Building, sede del Dipartimento di Astrofisica dell'Università del Texas, con fare molto circospetto. Scrutò i vialetti del campus, soffermandosi sulle siepi e sui gruppetti di studenti, poi si incamminò con passo rapido, guardandosi attorno di continuo.

===''Picatrix, la scala per l'inferno''===
Non era frequente che Eymerich fosse costretto a contemplare la nudità di una donna, ma di tanto in tanto capitava. Qualche volta aveva provato segni certi di eccitazione, che aveva represso allontanandosi quasi di corsa dalla sala dei supplizi e trascorrendo ore in preghiera sul pavimento gelido della propria cella. In quel caso, però, non c'erano motivi per invidiare l'autoevirazione di Origene e maledire il proprio pene. La giovane legata alle corde che pendevano dal soffitto era magra, con i seni appena accennati e le costole sporgenti. Il ciuffo del pube era un insignificante triangolo nero tra gambe quasi scheletriche, agitate da un tremito convulso. Doveva patire il freddo di quella cantina umida, rischiarata a malapena dalle torce.


==Note==
==Note==
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*Valerio Evangelisti, ''Il mistero dell'inquisitore Eymerich'', Mondadori, 2001.
*Valerio Evangelisti, ''Il mistero dell'inquisitore Eymerich'', Mondadori, 2001.
*Valerio Evangelisti, ''La controinsurrezione'' in ''Controinsurrezioni'', Mondadori, 2008. ISBN 9788804575238
*Valerio Evangelisti, ''La controinsurrezione'' in ''Controinsurrezioni'', Mondadori, 2008. ISBN 9788804575238
*Valerio Evangelisti, ''La luce di Orione'', Mondadori, 2007. ISBN 9788804572992
*Valerio Evangelisti, ''Le catene di Eymerich'', Mondadori, 2006. ISBN 978880455158X
*Valerio Evangelisti, ''Mater Terribilis'', Mondadori, 2002. ISBN 880450465X
*Valerio Evangelisti, ''Mater Terribilis'', Mondadori, 2002. ISBN 880450465X
*Valerio Evangelisti, ''Metallo urlante'', Einaudi, 1998. ISBN 8806167138
*Valerio Evangelisti, ''Metallo urlante'', Einaudi, 1998. ISBN 8806167138
*Valerio Evangelisti, ''Nicholas Eymerich, inquisitore'', Mondadori, 1994.
*Valerio Evangelisti, ''Nicholas Eymerich, inquisitore'', Mondadori, 1994.
*Valerio Evangelisti, ''Picatrix, la scala per l'inferno'', Mondadori, 2006. ISBN 8804558741
*Valerio Evangelisti, ''Tortuga'', Strade Blu, Mondadori, 2008. ISBN 9788804583387
*Valerio Evangelisti, ''Tortuga'', Strade Blu, Mondadori, 2008. ISBN 9788804583387
*Valerio Evangelisti, ''Veracruz'', Strade Blu, Mondadori, 2009. ISBN 978-88-04-59480-2
*Valerio Evangelisti, ''Veracruz'', Strade Blu, Mondadori, 2009. ISBN 978-88-04-59480-2
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===Opere===
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Versione delle 22:48, 27 ago 2010

Valerio Evangelisti (1952 – vivente), scrittore italiano.

La controinsurrezione

  • Antonio ha una caratteristica – unica nel campo letteraria nazionale – di derivazione leopardiana, però facile da accostare alla visione parallela di scrittori del genere fantastico che la critica trascura. Di continuo, la narrazione nelle sue pagine si fa cosmica, totalizzante. [...] La prosa di Antonio Moresco è l'antitesi del minimalismo. (pp. 9-10)
  • [Antonio Moresco] Provenienti da esperienze molto affini nell'ambito della sinistra antagonista e antiistituzionale italiana, io e Antonio conserviamo di quell'esperienza uno sguardo molto critico sul "sistema". Non in una luce politica, o peggio ancora ideologica. Meno che mai partitica. Piuttosto, se occorre una definizione, direi "etica". Chi è per la guerra, comunque si collochi, sta su un versante diverso dal nostro e ci ripugna. Chi pratica la discriminazione razziale ci è nemico. Chi invoca l'egoismo economico suscita in noi disprezzo, senza problema di compagini elettorali. Chi auspica soluzioni autoritarie ai problemi del vivere civile non ha con noi alcun contatto. (p. 10)
  • Il Risorgimento è divenuto tanto "ufficiale" da non esistere nemmeno, se non in un'iconografia tanto onnipresente quanto neutra, fatta di statue e di cimeli. Cose di pietra e di metallo, insomma. Inesorabilmente fredde come soprammobili cui non si fa più caso, tanto sono abituali. (p. 11)
  • Chi guarda, oggi, effigi di uomini baffuti e barbuti che, in pose plastiche, puntano la baionetta o, se di rango, fissano da cavallo un destino lontano? Questi simulacri ci circondano quotidianamente, eppure non li vediamo nemmeno. Il Risorgimento ha subito la stessa sorte. È onnipresente, eppure non esiste. Non ci dà né stimoli né riflessioni. (p. 13)
  • Solo la narrativa può restituire, in parte, il sapore di ciò che accadde. Gli odori, i colori: una verità che lo storico, vincolato a criteri quantitativi e a valutazioni asettiche, non può permettersi. (p. 13)
  • Solo gli scrittori potrebbero rianimare il Risorgimento, e farlo uscire dal sacello, simile alla ghiacciaia di un frigorifero, in cui è rinchiuso. Conservato bene, però freddo freddo. (p. 15)

Tortuga

Incipit

Rogério de Campos pensò che la sua ora fosse venuta. Il ponte del Rey de Reyes somigliava al pavimento di un mattatoio. Il sangue scorreva a rivoli o si espandeva a macchie, tra gli alberi abbattuti, i fasci di vele e gli intrichi di sartiame reciso. Alcuni moribondi e mutilati si lamentavano ancora, oppure gridavano invocando Gesù o la Madonna. I pirati si aggiravano tra i corpi, tagliando con freddezza la gola ai superstiti, e gettando i cadaveri in mare, anche quandosi trattava di loro compagni senza speranze di guarigione. Spazzavano via i piedi di cervo, i chiodi a quattro punte lanciati al momento dell'assalto. L'odore di sangue era così penetrante da superare quello della salsedine, e stordiva.

Explicit

La Jolie Rouge [1] sventolò sull'albero maestro, nera e terrificante. Spinto dalla velatura gonfia di vento, incitato dalla cadenza rapida delle percussioni, il Neptune, inclinato e cigolante, corse ondeggiando verso un nemico ancora lontano.

Veracruz

Incipit

Il 17 marzo 1683 Hubert Macary scrutava il mare, in attesa dei vascelli in arrivo. Solo lui e l'amico Francise Levert sapevano che al largo di Roatán stava per apparire la flotta più imponente che i Fratelli della Costa avessero mai allestito. Ben diciassette velieri, inclusi vari brigantini da una trentina di cannoni ciascuno.
Appoggiato con il gomito a una torretta di guardia, la gamba sinistra su un cannone arrugginito, Hubert pregustava lo spettacolo. Per assaporarlo si metteva nei panni degli spagnoli di qualche città costiera, quando al largo apparivano i pirati.

Citazioni

  • Il mare non è solo acqua. Ha un suo spirito, e detta regole. Chi le viola deve tenersi pronto a una punizione crudele. (Macary: cap. 9, p. 65)
  • Uccidere, rubare e combattere sono piaceri in sé. Non richiedono giustificazioni, salvo quelle inventate dai preti, dai re e dai filosofi, di volta in volta. Più quelle escogitate a posteriori dagli storici. (De Lussan: cap. 13, p. 89)
  • Vede, Estrada. La vostra ritorsione iniziale era infelice. "La stessa accusa potrebbe essere rivolta a voi" avete detto. Io sono notoriamente un reitto, un assassino, un bandito, un amorale. Il quesito vero è perché voi facciate le stesse cose che faccio io. Perché quella che chiamate "la nave di Cristo" galleggi in un mare di sangue, da che la Chiesa esiste. (De Grammont a padre Estrada: cap. 25, p. 169)

Explicit

Michel de Grammont indicò i vascelli della Confraternita della Cosa. Al centro della baia, rosseggiante per il sole pomeridiano, si preparavano alla partenza. Legni complicati da guidare, foreste di vele e pennoni, scafi fragili e forti al tempo stesso.
«Si è condannati a morire, ma si muore con dignità. Scommetto che è stato così anche per Gabriela. Ora smettete di rimuginare. Tra meno di mezz'ora vi voglio in cima ai pennoni del Le Hardi, a sciogliere le vele. Il moderato e prudente De Cussy non ci avrà mai. Siamo nati per combattere e combatteremo, si vinca o si perda. L'importante è non crepare nel proprio letto.»

Incipit di alcune opere

Cherudek

È ormai da secoli, forse da millenni, che mi trovo imprigionato tra queste pareti di bronzo. Ormai non ne avverto neppure più il freddo. Credo che il mio corpo si sia disfatto, divenendo indistinguibile dai metri di terriccio, sassi e mattoni che ricoprono me e la mia prigione. In teoria non esisto più, e da un bel pezzo.

Il castello di Eymerich

Per l'"obituario", il registro dei decessi del convento di San Domenico a Gerona, padre Dalmau Moner era morto il 24 settembre 1341. In realtà otto anni dopo era ancora in vita, anche se nessuno, fuori di quelle mura, doveva saperlo. Solo i frati più anziani ne erano al corrente, ma avevano tutti giurato di mantenere il segreto. Altrettanto avevano fatto il provinciale dei domenicani e persino l'inquisitore generale per la provincia catalana, Bernat de Puigcercós.

Il corpo e il sangue di Eymerich

Contaminazione

Il Falco Notturno si accostò alla porta dell'Antro Interno e tracciò un cerchio con l'unghia del pollice. Si aprì subito uno spioncino e apparve un occhio torvo.
— Chi sei? — chiese il Klexter con voce acuta.
Invece di rispondere, il Falco Notturno fece un breve sibilo con le labbra.
— Parola d'ordine? — chiese il Klexter.
— Supremazia.
— Potete entrare.

Il mistero dell'inquisitore Eymerich

Sì udì uno scricchiolio. Nel muro si aprì un minuscolo sportello, e una suora nana, delle dimensioni di uno gnomo, ne balzò fuori ghignando silenziosamente. Sfrecciò di corsa lungo tutta la cella, poi si immerse nella parete antistante, dove si era aperto un uscio che prima non c'era. Reich, attonito, si alzò dalla branda e camminò in quella direzione. Il battente dell'uscio si richiuse con un colpo secco, e nello stesso tempo divenne traslucido. Reich vide nitidamente la sagoma di un guerriero giapponese che faceva harakiri, mentre una donna dalla lunga veste e con l'acconciatura tenuta ferma da spilloni portava angosciata le mani al petto.

La luce di Orione

Parvero esplosioni. Invece erano solo i giganti che, scaturiti dalla notte, come ogni notte, cercavano di abbattere a pugni le quattro enormi colonne erette dagli americani.
Phil Rodriguez corse tra i corridoi in salita della piramide centrale, illuminati solo da quadranti e minuscoli punti luce. Si imbatté nel sergente Whitney Harris, curva su uno dei tanti schermi, e intenta a trascrivere dati. Le ordinò, secco: «Vieni con me».

Le catene di Eymerich

Homer Loomis osservò oltre la vetrata il corpo massiccio del gesuita disteso sul lettino, trattenuto da cinghie strette al collo, ai polsi, alla vita e alle caviglie. Senza gli occhiali scuri e con la barbetta spettinata il prete sembrava avere perduto ogni energia. Fissava con sguardo spento la dottoressa che, seduta al suo fianco, parlava incessantemente.

Mater Terribilis

Lo stormo di demoni che ora planava sul deserto mauritano, nero sullo sfondo rosso del cielo, era dotato di becco. Ognuna di quelle creature gigantesche di tanto in tanto lo spalancava ed emetteva un grido strozzato, così spaventoso che individui umani non addestrati sarebbero impazziti al solo udirlo. Ma negli eserciti che arrancavano tra le dune gli umani erano pochissimi: qualche brigata appena, per ognuna delle parti in lotta, e composte da corpi in cui il metallo ormai prevaleva sulla carne, fino a distorcerne la sensibilità. Le divisioni che contavano erano formate da Mosaici, dalla parte dell'Euroforce, e da Poliploidi, dalla parte della RACHE. Mostri, dunque, costruiti nel primo caso con pezzi di cadavere, e nel secondo con esseri viventi dagli organi interni fatti proliferare in numero abnorme. Solo soldati di quel tipo, già morti oppure totalmente dementi, erano davvero idonei a sopportare la vista delle creature allucinanti che si dilaniavano nel cielo.

Metallo urlante

La prima orda di guerrieri uscí urlando dal tempio di pietra che chiudeva l'accesso alla caverna di Kitum. Il frastuono fu tale che Clarisse Lévy dovette coprirsi le orecchie, per quanto glielo permettevano le dita d'oro che avevano preso il posto di quelle rose dal virus. Il binocolo le cadde sul petto, ma non c'era alcun bisogno di ingrandire la visione per coglierne tutto l'orrore. I giganti neri e luccicanti scaturiti dalle grotte avevano ben poco di umano, e i rari tratti di pelle scura che conservavano si confondevano con l'acciaio brunito bioattivo da cui erano avvolti.

Nicolas Eymerich, inquisitore

Veloce come il pensiero — 1

Cerca di comprendere che non vi è nulla che possa circoscrivere l'incorporeo, nulla che sia più veloce e più potente, mentre al contrario è l'incorporeo che, fra tutti gli esseri, è il non circoscritto, il più veloce, il più potente. Cerca di comprendere in questo modo, ricavando l'esperienza di ciò da te stesso. Ordina alla tua anima di recarsi in India, ed essa sarà la più rapida del tuo ordine; comandale di passare nell'Oceano e di nuovo essa sarà là velocemente, non come se avesse viaggiato da un luogo all'altro, ma come se fosse già là. Ordinale di volare su nel cielo ed essa non avrà bisogno di ali: niente può opporle ostacoli, né la fiamma del sole, né l'etere, né la rivoluzione del cielo, né i corpi degli altri astri, ma, solcando tutti gli spazi, essa volerà fino all'ultimo dei corpi celesti. Se tu volessi ancora irrompere fuori dello stesso universo e contemplare ciò che vi è al di là (se vi è qualcosa), anche questo ti sarebbe possibile.
Ermete Trimegisto, Corpus Hermeticum, XI, trad. B. M. Tordini Portogalli.

Il professor Tripler uscì dal Robert Lee More Building, sede del Dipartimento di Astrofisica dell'Università del Texas, con fare molto circospetto. Scrutò i vialetti del campus, soffermandosi sulle siepi e sui gruppetti di studenti, poi si incamminò con passo rapido, guardandosi attorno di continuo.

Picatrix, la scala per l'inferno

Non era frequente che Eymerich fosse costretto a contemplare la nudità di una donna, ma di tanto in tanto capitava. Qualche volta aveva provato segni certi di eccitazione, che aveva represso allontanandosi quasi di corsa dalla sala dei supplizi e trascorrendo ore in preghiera sul pavimento gelido della propria cella. In quel caso, però, non c'erano motivi per invidiare l'autoevirazione di Origene e maledire il proprio pene. La giovane legata alle corde che pendevano dal soffitto era magra, con i seni appena accennati e le costole sporgenti. Il ciuffo del pube era un insignificante triangolo nero tra gambe quasi scheletriche, agitate da un tremito convulso. Doveva patire il freddo di quella cantina umida, rischiarata a malapena dalle torce.

Note

  1. O anche Jolly Roger: la bandiera dei pirati, con il teschio e le tibie.

Bibliografia

  • Valerio Evangelisti, Cherudek, Mondadori, 1997. ISBN 8804433388
  • Valerio Evangelisti, Il castello di Eymerich, Mondadori, 2004. ISBN 880452927X.
  • Valerio Evangelisti, Il corpo e il sangue di Eymerich, Mondadori, 1996. ISSN 11205288
  • Valerio Evangelisti, Il mistero dell'inquisitore Eymerich, Mondadori, 2001.
  • Valerio Evangelisti, La controinsurrezione in Controinsurrezioni, Mondadori, 2008. ISBN 9788804575238
  • Valerio Evangelisti, La luce di Orione, Mondadori, 2007. ISBN 9788804572992
  • Valerio Evangelisti, Le catene di Eymerich, Mondadori, 2006. ISBN 978880455158X
  • Valerio Evangelisti, Mater Terribilis, Mondadori, 2002. ISBN 880450465X
  • Valerio Evangelisti, Metallo urlante, Einaudi, 1998. ISBN 8806167138
  • Valerio Evangelisti, Nicholas Eymerich, inquisitore, Mondadori, 1994.
  • Valerio Evangelisti, Picatrix, la scala per l'inferno, Mondadori, 2006. ISBN 8804558741
  • Valerio Evangelisti, Tortuga, Strade Blu, Mondadori, 2008. ISBN 9788804583387
  • Valerio Evangelisti, Veracruz, Strade Blu, Mondadori, 2009. ISBN 978-88-04-59480-2

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