Brancaleone alle crociate: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Pantaleo parla tra sè in ascesi, alternando la voce da possente a normale, fissando i presenti senza però effettivamente vederli e senza accorgersi che Pattume si fa sempre più vicino a lui}}</br> '''Pantaleo''': ''Chi voi sete, fili?'' Semo viandanti, Pater. ''Entrate, fili!'' Gratias, Pater. ''Prego, fili!'' Lo perché tu parli e te rispondi da lo solo, Pater? ''Sono alla solitudo abituato e tal a ragionar da me a me stesso, fili.'' [...] ''Ed in cotale solitudo venetti a scienza che la vita è una serpa di desgrazie con qualche sciagura!''</br> {{NDR|Pattume si getta ridendo sull'eremita che, spaventato, esce dallo stato di ascesi}}</br> '''Pantaleo''': Ouh, chi esse?!</br> '''Pattume''': Romito, posso io ti dicere lo motivo per lo cui io sie qui? O lo dichi tu?</br> '''Pantaleo''': Dichilo tu, dichilo tu, figlio. Perocchè si tu es veniuto meco per discutere lo sesso degli agnoli pigliati codesto mio tomo...</br> {{NDR|Pantaleo si alza e prendendo un grosso libro ne fa cadere diversi altri sulla schiena di Pattume, che giosce per il dolore provato}}</br> '''Pantaleo''': ... ove lo tutto es ampliamente lucubrato. Se d'invece sete veniuti per sapere se la sustanzia dello Figliol di Dio sia "homo ius sia" od "homo usia", ovverosia se avvi o no la iota differentia...</br> {{NDR|Pantaleo si rialza ed estraendo un altro libro fa crollare un'intera pila di manoscritti}}</br> ... deccovi questo altro tomo, ove per argumento...</br> {{NDR|Pantaleo scambia gli atti di Brancaleone come atteggiamento di sufficienza ed altezzosità, quando in realtà egli sta tentando di fermare la perdita di sangue dal naso. L'eremita è in collera}}</br> '''Pantaleo''': Ma io veggo tra di voi un sussiegoso! Cavaliere! Donde te ne vene tanta spocchia, che te ne stai alto lo mento, spregioso l'aspetto! Sai tu che superbia es peccato capitale? ''Ti sia di giovamento questo mio tomo sullo ponderoso tema!''</br> '''Brancaleone''': Gratias Pater, non est superbia la mea, sibbene sanguine dallo naso!</br> '''Pantaleo''': Ah! Me ne cale assai!
*{{NDR|Pantaleo parla tra sè in ascesi, alternando la voce da possente a normale, fissando i presenti senza però effettivamente vederli e senza accorgersi che Pattume si fa sempre più vicino a lui}}</br> '''Pantaleo''': ''Chi voi sete, fili?'' Semo viandanti, Pater. ''Entrate, fili!'' Gratias, Pater. ''Prego, fili!'' Lo perché tu parli e te rispondi da lo solo, Pater? ''Sono alla solitudo abituato e tal a ragionar da me a me stesso, fili.'' [...] ''Ed in cotale solitudo venetti a scienza che la vita è una serpa di desgrazie con qualche sciagura!''</br> {{NDR|Pattume si getta ridendo sull'eremita che, spaventato, esce dallo stato di ascesi}}</br> '''Pantaleo''': Ouh, chi esse?!</br> '''Pattume''': Romito, posso io ti dicere lo motivo per lo cui io sie qui? O lo dichi tu?</br> '''Pantaleo''': Dichilo tu, dichilo tu, figlio. Perocchè si tu es veniuto meco per discutere lo sesso degli agnoli pigliati codesto mio tomo...</br> {{NDR|Pantaleo si alza e prendendo un grosso libro ne fa cadere diversi altri sulla schiena di Pattume, che giosce per il dolore provato}}</br> '''Pantaleo''': ... ove lo tutto es ampliamente lucubrato. Se d'invece sete veniuti per sapere se la sustanzia dello Figliol di Dio sia "homo ius sia" od "homo usia", ovverosia se avvi o no la iota differentia...</br> {{NDR|Pantaleo si rialza ed estraendo un altro libro fa crollare un'intera pila di manoscritti}}</br> ... deccovi questo altro tomo, ove per argumento...</br> {{NDR|Pantaleo scambia gli atti di Brancaleone come atteggiamento di sufficienza ed altezzosità, quando in realtà egli sta tentando di fermare la perdita di sangue dal naso. L'eremita è in collera}}</br> '''Pantaleo''': Ma io veggo tra di voi un sussiegoso! Cavaliere! Donde te ne vene tanta spocchia, che te ne stai alto lo mento, spregioso l'aspetto! Sai tu che superbia es peccato capitale? ''Ti sia di giovamento questo mio tomo sullo ponderoso tema!''</br> '''Brancaleone''': Gratias Pater, non est superbia la mea, sibbene sanguine dallo naso!</br> '''Pantaleo''': Ah! Me ne cale assai!


*{{NDR|Pattume ricomincia a gettarsi sull'anacoreta gridandogli nell'orecchio; l'eremita tenta invano di scrollarselo di dosso}}</br> '''Pattume''': Pater!</br> '''Pantaleo''': {{NDR|spaventato}} Stai ita! </br> '''Pattume''': Pater, Pater! Io son qui veniuto per mi confessare lo meo grande peccato perocchè tu solo fortificato dalli digiuni e dalle esotiche speculazioni ne potrai reggere botta tanto mai è esso orripilante! Paateeeer!!</br> '''Pantaleo''': Figlio, non mi pizziccare comsì! Face caldo! Lassame l'orecchio!</br> '''Pattume''': Romito dammi la recchia ché vi versi dentro la mia piramidale nequizia!</br> {{NDR|Finalmete Pantaleo allontana da sè il pover uomo}}</br> '''Pattume''': Te ne fo preghiera, Pater. Ti impetro.</br> {{NDR|Pattume con uno scatto d'ira getta un pugno sulla catasta di libri e si alza in piedi}}</br> Ossia te ne fo dovere! Romito, fatti umìle, di fronte allo umano peccato, ed in virtù de li poteri tui, ascolta, ed absolve, se puoi. Te lo impongo!</br> {{NDR|L'eremita rimane un attimo interdetto}}</br> '''Pantaleo''': È giusto. È giusto. ''Veni, filio!''</br> {{NDR|Pantaleo accoglie sotto la sua coperta Pattume che dall'interno di quel confessionale siffatto si sente bisbigliare nel descrivere il peccato all'anacoreta. Verso la fine del racconto le espressioni di Pantaleo passano dalla sufficienza all'incredulità, al disgusto, al puro terrore}}</br> '''Pantaleo''': ''EH?! NO!''</br> '''Pattume''': E sìì!</br> '''Pantaleo''': ''NOO!''</br> '''Pattume''': Sììì!</br> '''Pantaleo''': ''NOOO!!''</br> '''Pattume''': Sìììì!!</br> '''Pantaleo''': ''NOOOOOOO!!!''</br> {{NDR|All'urlo di Pantaleo un terremoto scuote la caverna e un'enorme faglia si apre nel terreno: tutti scappano, mentre Pattume, ridendo, e Pantaleo, ancora ululante, finiscono inghiottiti nelle profondità della terra}}
*{{NDR|Pattume ricomincia a gettarsi sull'anacoreta gridandogli nell'orecchio; l'eremita tenta invano di scrollarselo di dosso}}</br> '''Pattume''': Pater!</br> '''Pantaleo''': {{NDR|spaventato}} Stai ita! </br> '''Pattume''': Pater, Pater! Io son qui veniuto per mi confessare lo meo grande peccato perocchè tu solo fortificato dalli digiuni e dalle esotiche speculazioni ne potrai reggere botta tanto mai è esso orripilante! Paateeeer!!</br> '''Pantaleo''': Figlio, non mi pizziccare comsì! Face caldo! Lassame l'orecchio!</br> '''Pattume''': Romito dammi la recchia ché vi versi dentro la mia piramidale nequizia!</br> {{NDR|Finalmente Pantaleo allontana da sè il pover uomo}}</br> '''Pattume''': Te ne fo preghiera, Pater. Ti impetro.</br> {{NDR|Pattume con uno scatto d'ira getta un pugno sulla catasta di libri e si alza in piedi}}</br> Ossia te ne fo dovere! Romito, fatti umìle, di fronte allo umano peccato, ed in virtù de li poteri tui, ascolta, ed absolve, se puoi. Te lo impongo!</br> {{NDR|L'eremita rimane un attimo interdetto}}</br> '''Pantaleo''': È giusto. È giusto. ''Veni, filio!''</br> {{NDR|Pantaleo accoglie sotto la sua coperta Pattume che dall'interno di quel confessionale siffatto si sente bisbigliare nel descrivere il peccato all'anacoreta. Verso la fine del racconto le espressioni di Pantaleo passano dalla sufficienza all'incredulità, al disgusto, al puro terrore}}</br> '''Pantaleo''': ''EH?! NO!''</br> '''Pattume''': E sìì!</br> '''Pantaleo''': ''NOO!''</br> '''Pattume''': Sììì!</br> '''Pantaleo''': ''NOOO!!''</br> '''Pattume''': Sìììì!!</br> '''Pantaleo''': ''NOOOOOOO!!!''</br> {{NDR|All'urlo di Pantaleo un terremoto scuote la caverna e un'enorme faglia si apre nel terreno: tutti scappano, mentre Pattume, ridendo, e Pantaleo, ancora ululante, finiscono inghiottiti nelle profondità della terra}}


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Versione delle 08:16, 31 ago 2010

Brancaleone alle Crociate

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Titolo originale

Brancaleone alle Crociate

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1970
Genere Commedia
Regia Mario Monicelli
Soggetto Age, Scarpelli, Mario Monicelli
Sceneggiatura Age, Scarpelli, Mario Monicelli
Produttore Mario Cecchi Gori
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Note

Brancaleone alle Crociate, film italiano del 1970 con Vittorio Gassman, regia di Mario Monicelli.

Frasi

  • E voaltri, voaltri ignominiosi, come osaste restar vivi tra cotanti morti? Chi vi dette tanto infame coraggio? (Brancaleone)
  • E facetelo zittire questo pupo, ché qui non si chiude oculo! (Cieco)
  • Et ora pendoliamo fianco a fianco come morte foglie, e lo vento benevolo a tratti un po' ci ravvicina. (Impiccata)
  • Né voglio vedere lacrime, né indugi, né mi dicere volemo restare con te, volemo combattere, volemo questo e volemo quello... (Brancaleone) [mentre tutti i compagni fuggono senza badargli]
  • Fatevi sotto, fatevi sotto ché non temo anco se arrovesciato! (Brancaleone) [mentre combattte appeso per il piede]
  • Lo vostro papa dice: pappate, pappate senza tema, ché forse li doni saranno più graditi allo santo cui furono destinati se essi serviranno a satollare otto cristiani affamati. (Gregorio)
  • E qual mai potrìa esse lo meo iudicio, che da qua suso ommeni terragni tutti uguarmente brutti io vi contemplo? (Santo Colombino)
  • Sono impuro. Eh eh! Bordellatore insaziabile, beffeggiatore, crapulone, lesto di lengua e di spada, facile al gozzoviglio... fuggo la verità e inseguo il vizio. (Brancaleone)
  • Un sol grido un solo idioma: scapoma! (Panigotto da Vinegia)
  • Re Boemondo, scusa se parlo a te da paro a paro, ma lo sdegno meo si esprime rispondendo per le rime. Lo tuo seme è vivo e sano grazie a sette sgorbi e un nano. Ed in premio? Una contea? No! Nemmanco per l'idea! Ardi un foco, per ci dare uno lauto desinare? No! Nè pranzi nè castella, tu ci abbruci la donzella! Oh nessuno certo è più magnifico d'un re! (Brancaleone)

Dialoghi

Citazioni in ordine temporale.

  • [Brancaleone ed i suoi incontrano un uomo intento a punirsi, spingendo un pesante ceppo legato ad un ramo e ricevendolo poi in caduta in pieno petto.]
    Brancaleone: O tu che a codesto modo di te fai strazio, dinci chi tu sie e lo perché ti lanci.
    Pattume: Per mi punire.
    Brancaleone: E quali furono le peccata tua per ti punire con cotal furore?
    Pattume: Uno. Uno solo. Ma lo più orrendo et abominevole che voi possiate mai immaginare! Pensatelo... L'avete voi pensato?
    Brancaleone: Beh, sì.
    Pattume: Bene, eheheh. Issi tutti, petto allo meo, potriano essere opere di bene.
    Rozzone: Alle facce! Hai tu strippato lo fradejo tuo come Caino?
    [Pattume nega ridendo a tutte le domande]
    Panigotto: Hai tu sputassato nell'acqua santiera?
    Cieco: O puramente che ti sei accuccato con tua madre istessa?
    [Quest'ultima domanda scandalizza tutti i presenti, ma Pattume continua a negare e a ridere. All'improvviso diventa serissimo]
    Pattume: Taluno, cui sofflai nell'orecchio lo peccato meo, perse lo senno, se ne fuggì ululando e ancor si fugge! Et pertanto l'Inferno che m'attende non have strazi bastevoli per me, et però [perciò] rincaro da me stesso la dose in attesa della morte che ben sì venga!
    [Brancaleone scatta terrorizzato al sentire il nome della Morte]
    Brancaleone: Shhh shh shhhhh, non facemo nomi! [Battendo in testa a Pattume la lancia]
    Pattume: Ancora, che bello male, grazie!
  • [Pattume sta trasportando quello che sembra un piccolo cespuglio]
    Rozzone: Pastura per la mia crapa [capra]?
    Pattume: No, urtica per lo mio giaciglio!
  • [I nostri giungono all'eremo dell'anacoreta Pantaleo; per raggiungere il sant'uomo attraversano un corridoio buio e alquanto stretto]
    Brancaleone: Ouh, ove ne siamo?
    Pattume: Di quine.
    Cieco: Addove mi menate? Io non veggo cosa!
    Cippa: Nemmanco io!
    Panigotto: Attenti al fanteo!
    [Il bambino si mette a piangere]
    Tiburzia: Chi me francica le puppe?! Tiè! [Mollando uno schiaffo]
    Thorz: Ahi mein Gott!
    Rozzone: Abbate [abbassate] le capocce!
    [Si avverte un duro colpo]
    Brancaleone: Cribbius, lo naso meo! Ahi lo dolore! Pattume, dove ci menasti, l'anima de li tuoi miliori?!
    Pantaleo: Chi iene [viene]? [Con voce profonda e possente]
    Rozzone: Uuh, l'Uomo Nero!
    Panigotto: Oh vero, sè o Minotauro: bestia cavernosa, categoria cornuta, se nutrisce de poenta e omeni.
    Pattume: Lo che vi dite? Cotesto è lo vocìo dello santo meo romito Pantaleo!
  • [Pantaleo parla tra sè in ascesi, alternando la voce da possente a normale, fissando i presenti senza però effettivamente vederli e senza accorgersi che Pattume si fa sempre più vicino a lui]
    Pantaleo: Chi voi sete, fili? Semo viandanti, Pater. Entrate, fili! Gratias, Pater. Prego, fili! Lo perché tu parli e te rispondi da lo solo, Pater? Sono alla solitudo abituato e tal a ragionar da me a me stesso, fili. [...] Ed in cotale solitudo venetti a scienza che la vita è una serpa di desgrazie con qualche sciagura!
    [Pattume si getta ridendo sull'eremita che, spaventato, esce dallo stato di ascesi]
    Pantaleo: Ouh, chi esse?!
    Pattume: Romito, posso io ti dicere lo motivo per lo cui io sie qui? O lo dichi tu?
    Pantaleo: Dichilo tu, dichilo tu, figlio. Perocchè si tu es veniuto meco per discutere lo sesso degli agnoli pigliati codesto mio tomo...
    [Pantaleo si alza e prendendo un grosso libro ne fa cadere diversi altri sulla schiena di Pattume, che giosce per il dolore provato]
    Pantaleo: ... ove lo tutto es ampliamente lucubrato. Se d'invece sete veniuti per sapere se la sustanzia dello Figliol di Dio sia "homo ius sia" od "homo usia", ovverosia se avvi o no la iota differentia...
    [Pantaleo si rialza ed estraendo un altro libro fa crollare un'intera pila di manoscritti]
    ... deccovi questo altro tomo, ove per argumento...
    [Pantaleo scambia gli atti di Brancaleone come atteggiamento di sufficienza ed altezzosità, quando in realtà egli sta tentando di fermare la perdita di sangue dal naso. L'eremita è in collera]
    Pantaleo: Ma io veggo tra di voi un sussiegoso! Cavaliere! Donde te ne vene tanta spocchia, che te ne stai alto lo mento, spregioso l'aspetto! Sai tu che superbia es peccato capitale? Ti sia di giovamento questo mio tomo sullo ponderoso tema!
    Brancaleone: Gratias Pater, non est superbia la mea, sibbene sanguine dallo naso!
    Pantaleo: Ah! Me ne cale assai!
  • [Pattume ricomincia a gettarsi sull'anacoreta gridandogli nell'orecchio; l'eremita tenta invano di scrollarselo di dosso]
    Pattume: Pater!
    Pantaleo: [spaventato] Stai ita!
    Pattume: Pater, Pater! Io son qui veniuto per mi confessare lo meo grande peccato perocchè tu solo fortificato dalli digiuni e dalle esotiche speculazioni ne potrai reggere botta tanto mai è esso orripilante! Paateeeer!!
    Pantaleo: Figlio, non mi pizziccare comsì! Face caldo! Lassame l'orecchio!
    Pattume: Romito dammi la recchia ché vi versi dentro la mia piramidale nequizia!
    [Finalmente Pantaleo allontana da sè il pover uomo]
    Pattume: Te ne fo preghiera, Pater. Ti impetro.
    [Pattume con uno scatto d'ira getta un pugno sulla catasta di libri e si alza in piedi]
    Ossia te ne fo dovere! Romito, fatti umìle, di fronte allo umano peccato, ed in virtù de li poteri tui, ascolta, ed absolve, se puoi. Te lo impongo!
    [L'eremita rimane un attimo interdetto]
    Pantaleo: È giusto. È giusto. Veni, filio!
    [Pantaleo accoglie sotto la sua coperta Pattume che dall'interno di quel confessionale siffatto si sente bisbigliare nel descrivere il peccato all'anacoreta. Verso la fine del racconto le espressioni di Pantaleo passano dalla sufficienza all'incredulità, al disgusto, al puro terrore]
    Pantaleo: EH?! NO!
    Pattume: E sìì!
    Pantaleo: NOO!
    Pattume: Sììì!
    Pantaleo: NOOO!!
    Pattume: Sìììì!!
    Pantaleo: NOOOOOOO!!!
    [All'urlo di Pantaleo un terremoto scuote la caverna e un'enorme faglia si apre nel terreno: tutti scappano, mentre Pattume, ridendo, e Pantaleo, ancora ululante, finiscono inghiottiti nelle profondità della terra]

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