Arthur Schopenhauer: differenze tra le versioni

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* Anch'io son giunto alla fine, e ho la soddisfazione di vedere, al termine delle mie fatiche, che la mia opera comincia ad esercitare la sua azione, fiducioso altresì che questa, come afferma un antico detto, sia tanto più a lungo durevole quanto più tardi è cominciata.
* Anch'io son giunto alla fine, e ho la soddisfazione di vedere, al termine delle mie fatiche, che la mia opera comincia ad esercitare la sua azione, fiducioso altresì che questa, come afferma un antico detto, sia tanto più a lungo durevole quanto più tardi è cominciata.
* Che cosa rende filosofi? Il coraggio di non serbare alcuna domanda nel cuore.
* Che cosa rende filosofi? Il coraggio di non serbare alcuna domanda nel cuore.
* Che cosa si può pretendere da un mondo in cui quasi tutti vivono soltanto perché non hanno il coraggio di suicidarsi!
* Che cosa si può pretendere da un mondo in cui quasi tutti vivono soltanto perché non hanno il coraggio di [[Suicidio|suicidarsi]]!
* Che i vermi roderanno il mio corpo è un pensiero che posso sopportare; ma che i professori di filosofia rodano la mia filosofia, è un'idea che mi fa venire i brividi.
* Che i vermi roderanno il mio corpo è un pensiero che posso sopportare; ma che i professori di filosofia rodano la mia filosofia, è un'idea che mi fa venire i brividi.
* Che io dica sul serio si vede dal fatto che, se mai avessi aspirato al plauso dei miei contemporanei, avrei dovuto eliminare almeno una ventina di passi della mia opera che contrastano appieno con tutte le loro opinioni e che anzi, in parte, devono loro apparire scandalosi. Ma giudicherei un delitto il sacrificio d'una sola sillaba a quel plauso.
* Che io dica sul serio si vede dal fatto che, se mai avessi aspirato al plauso dei miei contemporanei, avrei dovuto eliminare almeno una ventina di passi della mia opera che contrastano appieno con tutte le loro opinioni e che anzi, in parte, devono loro apparire scandalosi. Ma giudicherei un delitto il sacrificio d'una sola sillaba a quel plauso.
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* Il più insignificante [[Presente|presente]] ha rispetto al più insignificante [[Passato|passato]] il vantaggio della realtà.
* Il più insignificante [[Presente|presente]] ha rispetto al più insignificante [[Passato|passato]] il vantaggio della realtà.
* Il principio dell'onore e del coraggio consiste propriamente nel considerare piccoli i mali più grandi, se sono causati dal destino, e invece grandi anche i più piccoli, se sono causati dagli uomini.
* Il principio dell'onore e del coraggio consiste propriamente nel considerare piccoli i mali più grandi, se sono causati dal destino, e invece grandi anche i più piccoli, se sono causati dagli uomini.
* Il suicida è uno che, anziché cessar di vivere, sopprime solo la manifestazione di questa volontà: egli non ha rinunciato alla volontà di vita, ma solo alla vita.
* Il [[Suicidio|suicida]] è uno che, anziché cessar di vivere, sopprime solo la manifestazione di questa volontà: egli non ha rinunciato alla volontà di vita, ma solo alla vita.
* Imitare le qualità e le caratteristiche altrui è molto più vergognoso del portare abiti altrui: perché è il giudizio della propria nullità espresso da se stessi.
* Imitare le qualità e le caratteristiche altrui è molto più vergognoso del portare abiti altrui: perché è il giudizio della propria nullità espresso da se stessi.
* Immaginiamo che qualcuno, per esperienza propria o perché glielo fanno notare gli altri, riconosca un grave difetto del proprio carattere e se ne rammarichi, proponendosi con fermezza e sincerità di migliorarsi e di liberarsene: ciò nonostante, alla prima occasione, quel difetto avrà di nuovo libero corso. Nuovo pentimento, nuovo proposito, nuova ricaduta.
* Immaginiamo che qualcuno, per esperienza propria o perché glielo fanno notare gli altri, riconosca un grave difetto del proprio carattere e se ne rammarichi, proponendosi con fermezza e sincerità di migliorarsi e di liberarsene: ciò nonostante, alla prima occasione, quel difetto avrà di nuovo libero corso. Nuovo pentimento, nuovo proposito, nuova ricaduta.

Versione delle 10:51, 4 set 2010

Arthur Schopenhauer

Arthur Schopenhauer (1788 – 1860), filosofo tedesco.

Citazioni di Arthur Schopenhauer

  • Chi è amico di tutti non è amico di nessuno. [1]
  • È certo che un uomo può fare ciò che vuole, ma non può volere ciò che vuole. (citato in Albert Einstein, Come io vedo il mondo)
  • Il più grande moralista dei tempi moderni è stato senza dubbio Jean Jacques Rousseau, il conoscitore profondo del cuore umano, che attingeva la sua saggezza non nei libri ma nella vita, e che destinava la sua dottrina non alla cattedra, ma all'umanità. (da Il Fondamento della Morale)
  • In fondo al cuore le donne pensano che compito dell'uomo è guadagnare soldi, e compito loro spenderli. (da Parerga e Paralipomena)
  • La cortesia è per la natura umana quello che è il calore per la cera. (da Parerga e Paralipomena)
  • La pietà per ogni essere vivente è la prima valida garanzia per il buon comportamento dell'uomo. (citato in Bruna D'Aguì, Creaturismo. Le fondamenta del creato, Nuova Stampa, Roma 2007, pp. 211-212)
  • La soddisfazione dell'istinto sessuale è in sé assolutamente riprovevole, in quanto è la più forte affermazione della vita. Ciò vale sia nel matrimonio che al di fuori di esso. Ma il secondo caso è doppiamente riprovevole, in quanto è al tempo stesso negazione dell'altrui volontà: alla ragazza infatti ne deriverà direttamente o indirettamente sventura; e l'uomo dunque soddisfa la sua voglia a spese della felicità di altri. (da Manoscritti, 1815)
  • Ma nulla si conosce interamente finché non vi si è girato tutt'attorno per arrivare al medesimo punto provenendo dalla parte opposta. (da Il primato della volontà, a cura di Giovanni Gurisatti, Adelphi, Milano, 2002, p. 94)
  • Nelle persone di capacità limitate la modestia è semplice onestà, ma in chi possiede un grande talento è ipocrisia. (da Parerga e paralipomena; citato in Elena Spagnol, Citazioni, Garzanti, 2003)
  • Operari sequitur esse, ergo unde esse inde operari. (da La libertà del volere umano, Laterza)
  • Prima di bruciare vivo Vanini, un pensatore acuto e profondo, gli strapparono la lingua, con la quale, dicevano, aveva bestemmiato Dio. Confesso che, quando leggo cose del genere, mi vien voglia di bestemmiare quel dio. (da Der handschriftliche Nachlass, hrsg. von A. Hübscher, 5 voll., Frankfurt am Main 1966-68, vol. 4, II, p. 23)
  • Quando uno comincia a parlare di Dio, io non so di cosa parli, infatti le religioni, tutte, sono prodotti artificiali. (da O si pensa o si crede)
  • Solo la luce che uno accende a se stesso, risplende in seguito anche per gli altri. (da Parerga e Paralipomena, volume I, Adelphi)
  • Vi è dunque, nel cuore di ogni uomo, una belva, che attende solo il momento propizio per scatenarsi e infuriare contro gli altri. (Parerga, II)

Senza fonte

  • Altri tempi dovrebbero sorgere invero, prima che la mia filosofia possa giungere a una cattedra: sarebbe davvero bella che questa mia filosofia, dalla quale non si può trarre guadagno, raggiungesse l'aria e la luce, e persino una universale considerazione!
  • Anche per i più longevi, la vita è troppo breve in relazione ai progetti fatti.
  • Anch'io son giunto alla fine, e ho la soddisfazione di vedere, al termine delle mie fatiche, che la mia opera comincia ad esercitare la sua azione, fiducioso altresì che questa, come afferma un antico detto, sia tanto più a lungo durevole quanto più tardi è cominciata.
  • Che cosa rende filosofi? Il coraggio di non serbare alcuna domanda nel cuore.
  • Che cosa si può pretendere da un mondo in cui quasi tutti vivono soltanto perché non hanno il coraggio di suicidarsi!
  • Che i vermi roderanno il mio corpo è un pensiero che posso sopportare; ma che i professori di filosofia rodano la mia filosofia, è un'idea che mi fa venire i brividi.
  • Che io dica sul serio si vede dal fatto che, se mai avessi aspirato al plauso dei miei contemporanei, avrei dovuto eliminare almeno una ventina di passi della mia opera che contrastano appieno con tutte le loro opinioni e che anzi, in parte, devono loro apparire scandalosi. Ma giudicherei un delitto il sacrificio d'una sola sillaba a quel plauso.
  • Chi è gaio ha sempre una ragione di esserlo, cioè appunto il fatto che lo è. Nulla può sostituire così pienamente qualunque altro bene come questa qualità, mentre essa stessa non è sostituibile. Poniamo che uno sia giovane, bello, onorato; si chiede, volendo giudicare la sua felicità, se sia anche sereno; se invece è sereno, è poi indifferente che sia giovane o vecchio, diritto o storto, povero o ricco: è felice!
  • Chi ha giuste intuizioni in mezzo a cervelli confusi si trova come uno che abbia un orologio che funziona in una città dove tutti i campanili hanno orologi che vanno male. Lui solo conosce l'ora esatta, ma a che gli giova? Tutti si regolano secondo gli orologi della città che indicano l'ora sbagliata, persino chi è al corrente che solo il suo orologio segna l'ora giusta.
  • Chi non ama la solitudine non ama neppure la libertà, perché si è liberi unicamente quando si è soli.
  • Ciò che nella vita reale mi ha sempre e ovunque ostacolato è stata la mia incapacità, fin negli anni della vecchiaia, di farmi un'idea autentica della meschinità e della bassezza degli uomini.
  • Con poco sapere, ma di buona qualità, si produce di più che con moltissimo sapere di cattiva qualità.
  • Considera ogni giornata come una vita a sé stante.
  • Dall'albero del silenzio pende il suo frutto, la pace.
  • Dei mali della vita ci si consola con la morte, e della morte con i mali della vita. Una gradevole situazione.
  • Genio e follia hanno qualcosa in comune: entrambi vivono in un mondo diverso da quello che esiste per gli altri.
  • Gli uomini hanno bisogno di qualche attività esterna, perché sono inattivi dentro.
  • I giorni felici li viviamo senza accorgercene, e solo quando arrivano quelli brutti tentiamo invano di richiamarli indietro.
  • I miei scritti recano così chiara l'insegna dell'onestà e della franchezza da essere, per questo solo, in stridente contrasto con quelli dei tre celebri sofisti del periodo postkantiano.
  • I pensieri degli spiriti originali non tollerano la mediazione di una mente comune. Trasportati entro l'angusto alloggio di crani stretti, schiacciati, massicci [...] essi – nati dietro spaziose, alte e ben curvate fronti sotto le quali splendono occhi luminosi – perdono ogni vita e vigore, non si riconoscono più.
  • I pensieri messi per iscritto non sono nulla di più che la traccia di un viandante nella sabbia: si vede bene che strada ha preso, ma per sapere che cosa ha visto durante il cammino bisogna far uso dei suoi occhi.
  • Il destino mescola le carte e noi giochiamo.
  • Il filosofo non deve mai dimenticare che la sua è un'arte e non una scienza.
  • Il grande dolore che ci provoca la morte di un buon conoscente ed amico deriva dalla consapevolezza che in ogni individuo v'è qualcosa che è solo suo, e che va perduto per sempre.
  • Il medico vede l'uomo in tutta la sua debolezza, l'avvocato in tutta la sua cattiveria, il parroco in tutta la sua stupidità.
  • Il perfetto uomo di mondo sarebbe colui che non fosse mai né dubbioso né precipitoso nel prendere le sue decisioni.
  • Il più insignificante presente ha rispetto al più insignificante passato il vantaggio della realtà.
  • Il principio dell'onore e del coraggio consiste propriamente nel considerare piccoli i mali più grandi, se sono causati dal destino, e invece grandi anche i più piccoli, se sono causati dagli uomini.
  • Il suicida è uno che, anziché cessar di vivere, sopprime solo la manifestazione di questa volontà: egli non ha rinunciato alla volontà di vita, ma solo alla vita.
  • Imitare le qualità e le caratteristiche altrui è molto più vergognoso del portare abiti altrui: perché è il giudizio della propria nullità espresso da se stessi.
  • Immaginiamo che qualcuno, per esperienza propria o perché glielo fanno notare gli altri, riconosca un grave difetto del proprio carattere e se ne rammarichi, proponendosi con fermezza e sincerità di migliorarsi e di liberarsene: ciò nonostante, alla prima occasione, quel difetto avrà di nuovo libero corso. Nuovo pentimento, nuovo proposito, nuova ricaduta.
  • In ogni arte la semplicità è essenziale.
  • In questo gli uomini sono proprio come i bambini: diventano maleducati se li si vizia; dunque non si deve essere con nessuno troppo accomodanti e affettuosi.
  • In tutti i popoli esistono i monopolizzatori e gli appaltatori del bisogno metafisico: i preti.
  • Io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto.
  • La conoscenza è fatta di una materia più dura di quella della fede sicché, quando si urtano, è la fede a spaccarsi.
  • La felicità è come l'elemosina gettata al mendico. Gli permette di vivere oggi per prolungare il suo dolore l'indomani.
  • La gloria la si deve acquistare, l'onore invece basta non perderlo.
  • La malvagità, si dice, la si sconta nell'altro mondo; ma la stupidità in questo.
  • La massa ha scarsissima capacità di giudizio e assai poca memoria.
  • La mia filosofia non è per nulla adatta a che si possa vivere di lei. Essa è priva dei requisiti primi, essenziali per una ben retribuita cattedra di filosofia.
  • La morte acquieta l'invidia completamente, la vecchiaia lo fa per metà.
  • La morte di Socrate e la crocifissione di Cristo fanno parte dei grandi tratti caratteristici dell'umanità.
  • La parola di un uomo è il più duraturo dei materiali.
  • La paura ci impedisce di vedere e di cogliere le occasioni di salvezza che ancora ci restano e che sono spesso a portata di mano. Ecco perché, per affrontare pericoli improvvisi, così come per combattere avversari o nemici, le doti più importanti sono il sangue freddo e la presenza di spirito. Il primo consiste nel silenzio della Volontà, affinché l'intelletto possa agire; la seconda nell'attività indisturbata di quest'ultimo, nonostante le pressioni che gli eventi esercitano sulla Volontà.
  • La religione cattolica è un'istruzione a elemosinare il cielo, visto che sarebbe troppo incomodo guadagnarselo. I preti sono gli intermediari di questa elemosina.
  • La salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente.
  • La socievolezza è l'atto per cui gli uomini si scaldano a vicenda lo spirito; esattamente come, quando fa molto freddo, si scaldano a vicenda il corpo stringendosi l'uno all'altro. Quanto più calore spirituale si possiede, tanto meno si ha bisogno di socievolezza: perciò essa tende ad aumentare quando lo spirito diminuisce.
  • La solitudine è fonte di felicità e di tranquillità dell'animo.
  • La speranza e la paura ci fanno vedere come verosimile e prossimo rispettivamente ciò che desideriamo e ciò che temiamo, ma entrambe ingrandiscono il loro oggetto.
  • La storia è la continuazione della zoologia.
  • La verità e l'originalità troverebbero più facilmente posto nel mondo, se coloro che non sono in grado di produrle non cospirassero di comune accordo per non farle venire alla luce.
  • La verità passa per tre gradini: viene ridicolizzata, viene contrastata, viene accettata come ovvia.
  • La vista di qualità preminenti di solito provoca la rabbia di chi non vale niente.
  • La vita corre e la vostra comprensione è tarda: perciò io non assaporo la mia gloria e perdo il mio premio.
  • La vita è come una stoffa ricamata della quale ciascuno nella propria metà dell'esistenza può osservare il diritto, nella seconda invece il rovescio: quest'ultimo non è così bello, ma più istruttivo, perché ci fa vedere l'intreccio dei fili.
  • La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.
  • L'amore e l'odio falsano completamente il nostro giudizio: nei nostri nemici non vediamo altro che difetti e in coloro che amiamo soltanto i pregi; dei secondi perfino i difetti ci sembrano amabili.
  • La vita è una cosa spiacevole, e io mi sono proposto di passare la mia vita a rifletterci sopra.
  • La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia.
  • L'amore è il grande agguato che la natura ha teso agli uomini per propagarne la specie.
  • L'amore è votato allo scacco.
  • Le cause non determinano il carattere della persona, ma soltanto il manifestarsi di questo carattere, cioè le azioni.
  • Le scene della nostra vita sono come rozzi mosaici. Guardate da vicino non producono nessun effetto, non ci si può vedere niente di bello finché non si guardano da lontano.
  • L'egoismo teoretico possiede la coerenza della pura follia; esso non abbisogna di confutazione (che è impossibile), ma di cure.
  • L'essenza della speranza consiste nel fatto che la Volontà obbliga il proprio servitore, l'intelletto, quando questo non può procurarle l'oggetto desiderato, a fornirgliene almeno l'immagine, ad assumere in generale il ruolo del consolatore e a calmare il suo padrone, così come la balia calma il bambino con favole aggiustate in modo che acquistino una qualche apparenza di verità.
  • L'intelligenza è invisibile per l'uomo che non ne possiede.
  • Mentre già da tempo la filosofia veniva generalmente strumentalizzata, ora per fini pubblici, ora per fini privati, io, senza lasciarmi turbare, per più di trent'anni son rimasto coerente al corso del mio pensiero, solo perché così dovevo, né potevo altrimenti.
  • Nel Corano troviamo la forma più squallida e più povera di teismo. Ammettiamo pure che molto sia andato perduto nella traduzione, ma, in quest'opera, io non sono riuscito a scoprire nemmeno un pensiero dotato di valore.
  • Nessuno si è mai sentito felice nel presente, a meno che non fosse ubriaco.
  • Non ai contemporanei, non ai miei compatrioti, ma all'umanità intera io consegno la mia opera ormai compiuta, persuaso che non sarà per essa senza valore: anche se questo valore, qual è solitamente il destino del bene d'ogni genere, verrà riconosciuto con ritardo.
  • Non posso certo sottrarmi in alcun modo ai difetti e alle debolezze inerenti per necessità alla mia natura come a ciascun'altra: ma non li accrescerò con indegni compromessi.
  • Non v'è dubbio che la vita non ci sia stata data perché ne godiamo, ma per vincerla – per superarla.
  • Nella fanciullezza la vita ci si presenta come uno scenario teatrale visto da lontano; nella vecchiaia come il medesimo scenario visto da molto vicino.
  • Non v'è nulla di più inconciliabile e crudele dell'invidia: eppure ci sforziamo senza posa soprattutto di suscitarla!
  • Non v'è rimedio per la nascita e la morte, salvo godersi l'intervallo.
  • O si pensa o si crede.
  • Ogni bambino che nasce è in qualche misura un genio, così come un genio resta in qualche modo un bambino.
  • Ogni separazione ci fa pregustare la morte; ogni riunione ci fa pregustare la risurrezione.
  • Ormai da gran tempo ho rinunciato al plauso dei miei contemporanei.
  • Per ogni libro degno di essere letto c'è una miriade di cartastraccia.
  • Perdonare e dimenticare vuol dire gettare dalla finestra una preziosa esperienza già fatta.
  • Perfino l'ingegno degli animali si aguzza considerevolmente con il bisogno, cosicché in casi difficili essi fanno cose che ci stupiscono; quasi tutti, per esempio, considerano più prudente non darsi alla fuga, se credono di non essere stati visti: ecco perché la lepre si acquatta nel solco del campo e lascia che il cacciatore la sfiori nel passare oltre; mentre gli insetti, quando non hanno via di scampo, fanno finta di essere morti; e così via.
  • Perfino quando l'educazione è più o meno di pari grado, la conversazione tra un grande spirito e una mente comune è come un viaggio che due uomini fanno assieme, l'uno in sella ad un focoso destriero e l'altro a piedi, un viaggio che sarà presto assai fastidioso per entrambi e che finirà per divenire impossibile.
  • Predicare la morale è facile, il difficile è fondarla.
  • Quando pensiamo con orrore alla morte, la consolazione più sicura ed efficace che ci è data è sapere che essa ha almeno questo di buono, che è la fine della vita.
  • Quanto più uno possiede in se stesso, di tanto meno egli necessita del mondo esterno. Ecco perché la superiorità dello spirito rende poco socievoli.
  • Quanto più in basso l'uomo si trova dal punto di vista intellettuale, tanto meno misteriosa è per lui l'esistenza: anzi, gli sembra ovvio che tutto quello che esiste, esista ed esista così com'è.
  • Quanto uno ha pensato di vero, o ha portato alla luce dalle tenebre, dovrà pure un giorno o l'altro venir colto da un qualsiasi spirito pensante e colpirlo, rallegrarlo e confortarlo; ed è proprio per costui che si parla, come per noi hanno parlato quelli che ci somigliano e che son diventati il nostro conforto nel deserto della vita.
  • Quei signori [i professori di filosofia] vogliono vivere, e precisamente vivere della filosofia: da questa traggono sostentamento con moglie e prole, e tutto – nonostante il «povera e nuda vai filosofia» del Petrarca – tutto essi hanno arrischiato su di lei.
  • Questa generazione non ha più corone da elargire: il suo plauso si è ormai prostituito né ha valore alcuno il suo biasimo.
  • Scuri in viso, lasciamo passare senza goderne infinite ore piacevoli e serene; ma quando poi arrivano quelle brutte, riguardiamo con vana nostalgia alle prime.
  • Se la nostra vita fosse senza fine e senza dolore, a nessuno forse verrebbe in mente di domandarsi perché il mondo esista e perché sia fatto proprio così, ma tutto ciò sarebbe ovvio.
  • Si ha ragione di cercare gli esseri umani o di evitarli, a seconda che si tema di più la noia o il dispiacere.
  • Si può essere saggio solo alla condizione di vivere in un mondo di stolti.
  • Si sappia che le menti scadenti sono la regola, le buone l'eccezione, le eminenti rarissime e il genio un miracolo.
  • Solo il cambiamento è eterno, perpetuo, immortale.
  • Templi e chiese, pagode e moschee, in tutti i paesi e in tutte le epoche, sono una testimonianza, nel loro splendore e nella loro grandezza, del bisogno metafisico dell'uomo che, potente e indistruttibile, segue a ruota il bisogno fisico.
  • Tutti gli uomini vogliono vivere, ma nessuno sa perché vive.
  • Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita.

Aforismi sulla saggezza del vivere

Incipit

Aristotele (Etica a Nicomaco, I, 8) ha diviso i beni della vita umana in tre classi: beni esteriori, dell'anima e del corpo. Non conservando che la divisione in tre io dico che ciò che distingue le sorti dei mortali può essere ridotto a tre condizioni fondamentali. Esse sono:
1.° Ciò che si è: dunque la personalità nel suo senso più lato. Per conseguenza qui si comprende la salute, la forza, la bellezza, il temperamento, il carattere morale, l'intelligenza ed il suo sviluppo.
2.° Ciò che si ha: dunque proprietà e ricchezza d'ogni natura.
3.° Ciò che si rappresenta: è noto che con questa espressione s'intende la maniera colla quale altri si figura un individuo, quindi ciò che questi è nell'altrui rappresentazione. Tutto ciò consiste dunque nell'opinione altrui a suo riguardo, e si divide in onore, grado e gloria.
[Arthur Schopenhauer, Aforismi sulla saggezza nella vita, traduzione di Oscar Chilesotti, Fratelli Dumolard, Milano, 1885.]

Citazioni

  • All'uomo intellettualmente dotato la solitudine offre due vantaggi: prima di tutto quello di essere con sé stesso e, in secondo luogo, quello di non essere con gli altri.
  • Anche l'uomo più sano e più sereno può risolversi per il suicidio, quando l'enormità dei dolori e della sventura che si avanza inevitabile sopraffà il terrore della morte.
  • Bisogna guardarsi bene dal concepire un'opinione molto favorevole delle persone di nuova conoscenza; altrimenti nella maggior parte dei casi si rimarrà delusi con proprio scorno o magari danno.
  • Chi si attende che nel mondo i diavoli vadano in giro con le corna e i buffoni con i campanelli, ne diventerà sempre preda e lo zimbello.
  • Chi vede tutto nero e teme sempre il peggio e prende le sue misure in questo senso, non si sarà sbagliato tanto spesso quanto colui che dà alle cose un colore e una previsione serena.
  • Chi vuole che il suo giudizio sia creduto lo pronunci freddamente e senza passione.
  • Ciò che rende socievoli gli uomini è la loro incapacità di sopportare la solitudine e, in questa, se stessi.
  • Ciò che uno può essere per l'altro ha limiti molto ristretti: alla fine ognuno rimane solo.
  • Come la carta moneta al posto dell'argento, così hanno corso nel mondo, al posto della vera stima e della vera amicizia, le dimostrazioni esteriori di esse e i gesti mimati con la massima naturalezza possibile.
  • Come si porta il peso del proprio corpo senza sentirlo, mentre invece si sente quello di ogni corpo estraneo che si voglia muovere, così non si notano i propri difetti, ma solo quelli degli altri.
  • Come su una nave si nota il proprio movimento dal ritirarsi e quindi impiccolirsi degli oggetti sulla riva, così ci si accorge del proprio invecchiare quando persone di sempre maggiore età ci sembrano giovani.
  • Cortesia è saggezza, scortesia quindi è stupidità: il crearsi nemici con questa senza bisogno e per capriccio, è pazzia, come quella di chi appicca il fuoco alla propria casa.
  • Dei beni ai quali non è mai venuto in mente a un uomo di aspirare, egli non sente la mancanza.
  • Di fronte agli sciocchi e agli imbecilli esiste un modo solo per rivelare la propria intelligenza: quello di non parlare con loro.
  • Discorsi o idee intelligenti si possono esporre soltanto a una società intelligente; nella comune invece riescono odiosi poiché per piacere a questa è assolutamente necessario essere superficiali e di cervello limitato.
  • Gli amici di casa si chiamano così giustamente perché sono più amici della casa che del padrone, paragonabili quindi, più ai gatti che ai cani.
  • Gli avvenimenti della nostra vita sono come le immagini del caleidoscopio nel quale ad ogni giro vediamo una cosa diversa, mentre in fondo abbiamo davanti agli occhi sempre la stessa.
  • Gli uomini mutano sentimenti e comportamento con la stessa rapidità con cui si modificano i loro interessi.
  • Gli uomini sono per lo più così soggettivi che in fondo nulla ha interesse per loro se non unicamente loro stessi.
  • I fatti e le nostre intenzioni sono paragonabili per lo più a due forze che tirano in due direzioni diverse e la loro diagonale è il corso della nostra vita.
  • I medesimi avvenimenti esteriori o le medesime condizioni toccano ognuno in modo diverso o, a parità di ambiente, ognuno vive tuttavia in un altro mondo.
  • I piccoli infortuni che ci tormentano a ogni ora si possono considerare destinati a tenerci in esercizio, affinché nella fortuna non si afflosci del tutto la forza di sopportare i guai grossi.
  • I pregi della posizione sociale, della nascita, sia pure regale, della ricchezza e simili stanno agli autentici pregi personali, il grande spirito o il grande cuore, come i re da palcoscenico stanno a quelli veri.
  • Il denaro è il bene assoluto perché non solo soddisfa un bisogno in concreto ma il bisogno in genere, in astratto.
  • Il destino può mutare, la nostra natura mai.
  • Il grado di socievolezza di ciascuno sta in rapporto inverso al suo valore intellettuale.
  • Il sesso femminile pretende e si aspetta tutto da quello maschile: tutto quello, cioè, che desidera e di cui ha bisogno; il sesso maschile, a quello femminile, chiede, prima di tutto e direttamente, una cosa sola.
  • In genere è consigliabile palesare la propria intelligenza con quello che si tace piuttosto che con quello che si dice. La prima alternativa è saggezza, la seconda è vanità.
  • La bellezza è una lettera aperta di raccomandazione che conquista subito i cuori.
  • La cortesia è un tacito accordo di ignorare reciprocamente la misera natura morale e intellettuale e di non rinfacciarsela a vicenda; di modo che con reciproco vantaggio essa viene a galla un po' meno facilmente.
  • La cosiddetta buona società riconosce il valore di pregi d'ogni specie, tranne quelli spirituali: anzi questi sono contrabbando.
  • La gloria, quanto più dovrà durare, tanto più tardi giungerà.
  • La lontananza e la lunga assenza vanno a scapito di ogni amicizia.
  • La lontananza rimpicciolisce gli oggetti all'occhio, li ingrandisce al pensiero.
  • La miseria e le preoccupazioni generano il dolore, la sicurezza, invece, e l'abbondanza la noia.
  • La nostra felicità dipende da quello che siamo, dalla nostra individualità, mentre per lo più prendiamo in considerazione soltanto il nostro destino, vale a dire ciò che abbiamo e ciò che rappresentiamo.
  • La più umile specie di superbia è l'orgoglio nazionale. In chi ne è affetto esso rivela infatti la mancanza di qualità individuali delle quali potrebbe andare orgoglioso; altrimenti non ricorrerebbe a ciò che condivide con tanti milioni di individui.
  • La qualità più utile alla nostra felicità è quella di bastare a noi stessi, di essere tutto a noi stessi in ogni cosa e di poter dire omnia mea mecum porto.
  • La ricchezza assomiglia all'acqua di mare: quanto più se ne beve, tanto più si ha sete.
  • La salute sta tanto al di sopra di tutti i beni esteriori che in verità un mendico sano è più felice di un re malato.
  • La solitudine è la sorte di tutti gli spiriti eminenti: talvolta essi ne sospireranno, ma la sceglieranno sempre come il minore di due mali.
  • La sorte più felice tocca a colui che passa la vita senza eccessivi dolori sia spirituali sia fisici, non già a colui che ha avuto in sorte le gioie più vive o i maggiori godimenti.
  • La vita negli anni della vecchiaia assomiglia al quinto atto di una tragedia: si sa che la fine tragica è vicina, ma non si sa ancora quale sarà.
  • La vita umana non può dirsi a rigore né lunga né breve, perché è in fondo la misura con cui valutiamo tutte le altre estensioni nel tempo.
  • L'affettare una qualità, il gloriarsene, è un confessare che non la si possiede.
  • L'errore nasce sempre dalla tendenza dell'uomo a dedurre la causa dalla conseguenza.
  • L'invidia è naturale all'uomo: tuttavia è un vizio e una disgrazia a un tempo.
  • Lo stolto corre dietro ai piaceri della vita e si trova ingannato. Il saggio evita i mali.
  • L'onore è la coscienza esterna e la coscienza l'onore interno.
  • L'ottusità dello spirito va sempre unita all'ottusità del sentimento e alla mancanza di sensibilità.
  • La via più sicura per evitare una grande infelicità è di ridurre possibilmente le proprie pretese in rapporto ai propri mezzi di qualunque specie.
  • Le decorazioni sono lettere di cambio emesse sulla pubblica opinione: il loro valore si basa sul credito di chi li emette.
  • Le persone comuni mirano soltanto a passare il tempo, chi ha un po' d'ingegno... a utilizzarlo.
  • Né amare né odiare: questa è la metà di ogni saggezza. Nulla dire e nulla credere è l'altra metà. Certo però si volgeranno volentieri le spalle a un mondo che rende necessarie norme come questa.
  • Nel mondo non si ha altra scelta che quella tra la solitudine e la volgarità.
  • Nella conversazione ci si astenga da osservazioni intese a correggere, per quanto a fin di bene: poiché offendere la gente è facile, migliorarla è difficile, se non impossibile.
  • Nella vita accade come nel gioco degli scacchi: noi abbozziamo un piano, ma esso è condizionato da ciò che si compiacerà di fare nel gioco degli scacchi l'avversario, nella vita il destino.
  • Nessun carattere è tale che possa essere abbandonato a se stesso, ma sempre ha bisogno di essere guidato con massime e concetti.
  • Nessuno può vedere al di là di sé. Con ciò voglio dire che ciascuno vede nell'altro solo quel tanto che è anche lui stesso.
  • Non c'è denaro impiegato più vantaggiosamente di quello che ci siamo lasciati togliere per via d'imbrogli: con esso infatti abbiamo immediata saggezza.
  • Non chi ha il volto ringhioso, ma chi lo ha intelligente, appare temibile e pericoloso: come è certo che il cervello dell'uomo è un'arma più terribile dell'artiglio di un leone.
  • Per non diventare molto infelici il mezzo più sicuro sta nel non pretendere di essere molto felici.
  • Per quanto l'amicizia, l'amore e il matrimonio uniscano gli uomini strettamente, in fondo ciascuno è interamente onesto soltanto con se stesso.
  • Per vivere nel mondo è necessario prendere con sé una grande provvista di previdenza e d'indulgenza: la prima ci preserva da danni e perdite, la seconda da liti e brighe.
  • Quando si vogliono valutare le condizioni di un uomo in quanto alla sua felicità, non bisogna chiedere che cosa lo diverta, ma che cosa lo rattristi.
  • Quando una disgrazia è accaduta e non si può più mutare, non ci si dovrebbe permettere neanche il pensiero che le cose potevano andare diversamente o addirittura essere evitate: esso infatti aumenta il dolore fino a renderlo intollerabile.
  • Quanto più ristretto è il nostro orizzonte, la nostra cerchia di attività e di contatti, tanto più siamo felici: quanto più è larga, tanto più spesso ci sentiamo tormentati o angosciati.
  • Quasi la metà di tutte le nostre angosce e le nostre ansie derivano dalla nostra preoccupazione per l'opinione altrui.
  • Quello che la gente comunemente chiama destino è costituito per lo più dalle proprie stupide gesta.
  • Se la qualità della società si potesse sostituire con la quantità, metterebbe conto vivere nel gran mondo: purtroppo invece cento imbecilli messi in un mucchio non danno ancora un uomo intelligente.
  • Tutto ciò che accade dalle cose più grandi a quelle più piccole accade necessariamente.
  • Una tipica differenza che assai spesso emerge nella vita quotidiana tra persone comuni e persone intelligenti è che le prime, nel riflettere e calcolare possibili pericoli, si limitano a informarsi e a considerare i casi del genere che già sono accaduti; le seconde invece ponderano ciò che eventualmente potrebbe accadere.

Il mondo come volontà e rappresentazione

Incipit

A. Vigliani

«Il mondo è una mia rappresentazione»: ecco una verità valida per ogni essere vivente e pensante, benché l'uomo soltanto possa averne coscienza astratta e riflessa. E quando l'uomo abbia di fatto tale coscienza, lo spirito filosofico è entrato in lui. Allora, egli sa con certezza di non conoscere né il sole né la terra, ma soltanto un occhio che vede un sole, e una mano che sente il contatto d'una terra; egli sa che il mondo circostante non esiste se non come rappresentazione, cioè sempre e soltanto in relazione con un altro essere, con il percipiente, con lui medesimo.
[Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, traduzione di A. Vigliani, Mursia, Milano, 1982.]

Paolo Savj-Lopez e Giuseppe De Lorenzo

«Il mondo è mia rappresentazione»: — questa è una verità che vale in rapporto a ciascun essere vivente e conoscente, sebbene l'uomo soltanto sia capace d'accoglierla nella riflessa, astratta coscienza: e s'egli veramente fa questo, con ciò è penetrata in lui la meditazione filosofica. Per lui diventa allora chiaro e ben certo, ch'egli non conosce né il sole né la terra, ma appena un occhio, il quale vede un sole, una mano, la quale sente una terra; che il mondo da cui è circondato non esiste se non come rappresentazione, vale a dire sempre e dappertutto in rapporto ad un altro, a colui che rappresenta, il quale è lui stesso.
[Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, traduzione di Paolo Savj-Lopez e Giuseppe De Lorenzo, Editori Laterza, Roma, Bari, 1991. ISBN 8842020796]

Citazioni

  • Davanti a un'opera d'arte bisogna comportarsi come di fronte a un principe, e mai prendere la parola per primi. Altrimenti, si rischia di sentire soltanto la propria voce.
  • Desiderare l'immortalità è desiderare la perpetuazione in eterno di un grande errore.
  • Fenomeno è rappresentazione e nulla più; e ogni rappresentazione, ogni oggetto di qualsiasi specie è fenomeno. Cosa in sé è soltanto la volontà che a tal titolo non è affatto fenomeno, anzi ne differisce toto genere… La volontà è la sostanza intima, il nocciolo di ogni cosa particolare e del tutto; è quella che appare nella forza naturale cieca, e quella che si manifesta nella condotta ragionata dell'uomo.
  • Il conflitto interno della volontà oggettivandosi in tutte queste idee si manifesta nella implacabile guerra di sterminio che si fanno a vicenda gli individui di quelle specie… Il teatro e l'oggetto di questa lotta è la materia, di cui gli avversari cercano di strapparsi a viva forza il possesso; è il tempo e lo spazio, la cui riunione nella forma di causalità costituisce propriamente la materia.
  • Il diritto che ha l'uomo di disporre della vita e delle forze degli animali ha il suo proprio fondamento sul fatto che a mano a mano che la coscienza si accresce in chiarezza, si accresce in proporzione anche il dolore [...] In base a tutto ciò si determina in pari tempo il grado in cui l'uomo può senza ingiustizia usufruire delle forze animali; questo limite viene troppo spesso infranto, specialmente riguardo alle bestie da soma e ai cani da caccia; quindi, a reprimer tale abuso, si sono istituite apposite società protettrici degli animali. A parer mio, il diritto dell'uomo non è neppure tale da autorizzare le vivisezioni in genere; tanto meno, se si tratti di animali superiori. (dall'edizione a cura di Giuseppe Riconda, Mursia, Milano 2000, p. 415)
  • Il dolore è in effetti il processo di purificazione che solo permette, nella maggior parte dei casi, di santificare l'uomo, di distoglierlo cioè dalla volontà di vita. Perciò nei libri di edificazione cristiana viene così spesso nominata la virtù salvatrice della croce e del dolore, e molto propriamente la croce, strumento di sofferenza e non di azione, è il simbolo della religione cristiana.
  • Il mondo è solo una mia rappresentazione.
  • Il nucleo e lo spirito più profondo del cristianesimo è identico a quello del bramanesimo e del buddismo: tutti insegnano la grave colpa della razza umana causata dalla sua semplice esistenza.
  • Il protestantesimo, eliminando l'ascesi e il suo punto centrale, cioè i meriti del celibato, ha di fatto rinunciato al nucleo più profondo del cristianesimo, e deve quindi venire considerato uno scarto di questo. Può essere una buona religione per pastori protestanti amanti della comodità, sposati e illuminati: ma non è cristianesimo.
  • Il suicidio, lungi dall'essere negazione della volontà [...] è un atto di forte affermazione della volontà stessa [...] ne deriva che la distruzione di un fenomeno isolato è azione in tutto vana e stolta.
  • L'unica origine dell'arte è la conoscenza delle idee; e il suo unico fine è la comunione di tale conoscenza.[2]
  • La causalità non può di per sé essere rappresentata in modo intuitivo: simile rappresentazione non è possibile che per una relazione causale determinata. D'altra parte, invece, ogni fenomeno dell'idea, poiché assume, come tale, la forma del principio di ragione, o del principium individuationis, deve manifestarsi nella materia e come qualità della materia.
  • La musica, intesa come espressione del mondo, è una lingua universale al massimo grado, e la sua universalità sta all'universalità dei concetti più o meno come i concetti stanno alle singole cose.[2]
  • Mentre per l'uomo comune il proprio patrimonio conoscitivo è la lanterna che illumina la strada, per l'uomo geniale è il sole che rivela il mondo.
  • Nella tragedia vediamo le creature più nobili rinunziare, dopo lunghi combattimenti e lunghe sofferenze, ai fini perseguiti con accanimento, sacrificare per sempre le gioie della vita, oppure sbarazzarsi liberamente con gioia del peso dell'esistenza medesima… bisogna tenere bene a mente, se si vuol comprendere l'insieme delle considerazioni presentate in quest'opera, che quest'opera suprema del supremo genio poetico ha il fine di mostrare il lato terribile della vita, i dolori senza nome, le angosce dell'umanità, il trionfo dei malvagi, il poter schernitore del caso, la disfatta irreparabile del giusto e dell'innocente; nel che si ha un indice significativo della natura del mondo e dell'esistenza.
  • Nel Nuovo Testamento si parla del mondo come di qualcosa di estraneo, che non si ama, dominato dal diavolo. Questo coincide con lo spirito ascetico della negazione del proprio Sé e del superamento del mondo, che insieme all'illimitato amore per il prossimo, addirittura per il nemico, è la caratteristica che il cristianesimo ha in comune con il bramanesimo e il buddismo, e ne dimostra l'affinità.
  • Nessun essere, eccetto l'uomo, si stupisce della propria esistenza; per tutti gli animali essa è una cosa che si intuisce per se stessa, nessuno vi fa caso. Nella pacatezza dello sguardo degli animali parla ancora la saggezza della natura; perché in essi la volontà e l'intelletto non si sono ancora distaccati abbastanza l'uno dall'altro per potersi, al loro reincontrarsi, stupirsi l'uno dell'altra. Cosí qui l'intero fenomeno aderisce ancora strettamente al tronco della natura, dal quale è germogliato, ed è partecipe dell'inconsapevole onniscienza della grande Madre. Solo dopo che l'intima essenza della natura (la volontà di vivere nella sua oggettivazione) s'è elevata attraverso i due regni degli esseri incoscienti e poi, dopo essere passata, vigorosa ed esultante, attraverso la serie lunga e vasta degli animali, è giunta infine, con la comparsa della ragione, cioè nell'uomo, per la prima volta alla riflessione: allora essa si stupisce delle sue proprie opere e si chiede che cosa essa sia. La sua meraviglia, però, è tanto più seria, in quanto essa si trova qui per la prima volta coscientemente di fronte alla morte, e, accanto alla caducità di ogni esistenza, le si rivela anche, con maggiore o minore consapevolezza, la vanità di ogni aspirazione. Con questa riflessione e con questo stupore nasce allora, unicamente nell'uomo, il bisogno di una metafisica: egli è dunque un animal metaphysicum. (citato in Umberto Antonio Padovani, Andrea Mario Moschetti, Grande antologia filosofica, Marzorati, Milano, 1971)
  • Presso di me, come presso Spinoza, il mondo esiste per interna forza e da se stesso. (citato in Emilia Giancotti, Baruch Spinoza 1632-1677, Editori riuniti, Roma 1985)
  • Se percepiamo più facilmente l'idea nell'opera d'arte che nella contemplazione diretta della natura e della realtà, ciò si deve al fatto che l'artista, il quale non si fissa che nell'idea e non volge più l'occhio alla realtà, riproduce anche nell'opera d'arte l'idea pura, distaccata dalla realtà e libera da tutte le contingenze che potrebbero turbarla.
  • Sempre più chiaramente obbiettivandosi di grado in grado, la volontà agisce tuttavia ancor del tutto incosciente, come oscura forza impulsiva. (§ 27)
  • Tutta la conoscenza, originariamente e secondo la sua essenza, è al servizio della volontà. Il punto di partenza della conoscenza non è altro se non volontà oggettiva.[2]
  • Un eterno divenire, una corsa senza fine, ecco la caratteristica con cui si manifesta l'essenza della volontà. Di tal natura sono infine gli sforzi e i desideri umani, che ci fanno brillare innanzi la loro realizzazione come fosse il fine ultimo della volontà; ma non appena soddisfatti, cambiano fisionomia; dimenticati, o relegati tra le anticaglie, vengono sempre, lo si confessi o no, messi da parte come illusioni svanite.
  • Il riso nasce ogni volta da nient'altro che dall'incongruenza improvvisamente scorta fra un concetto e gli oggetti reali che per mezzo di esso erano stati pensati in una qualunque relazione, ed esso stesso è appunto solo l'espressione di questa incongruenza. Essa si produce spesso per il fatto che due o più oggetti reali vengono pensati per mezzo di un solo concetto e l'identità di quest'ultimo viene trasferita a quelli; ma poi una totale diversità di essi nel resto rende evidente che il concetto conveniva loro solo in un aspetto unilaterale. Altrettanto spesso è tuttavia un unico oggetto reale, quello la cui incongruenza con il concetto, sotto il quale esso era stato da una parte a ragione sussunto, diventa improvvisamente avvertibile. Quanto più giusta poi è da una parte la sussunzione di tali realtà sotto il concetto, e quanto più grande e stridente è d'altra parte la loro inadeguatezza rispetto ad esso, tanto più forte è l'effetto del ridicolo che scaturisce da questo contrasto. Ogni ridere nasce dunque a motivo di una sussunzione paradossale e pertanto inaspettata; è indifferente che si esprima a parole o a fatti. È questa in breve la vera spiegazione del ridicolo.
  • È davvero incredibile come insignificante e priva di senso, vista dal di fuori, e come opaca e irriflessiva, sentita dal di dentro, trascorra la vita di quasi tutta l'umanità. È un languido aspirare e soffrire, un sognante traballare attraverso le quattro età della vita fino alla morte, con accompagnamento d'una fila di pensieri triviali. (§ 58)
  • Gli uomini somigliano a orologi che vengono caricati e camminano, senza sapere il perché; ed ogni volta che un uomo viene generato e partorito, è l'orologio della vita umana di nuovo caricato, per ripetere ancora una volta, fase per fase, battuta per battuta, con variazioni insignificanti, la stessa musica già infinite volte suonata. (§ 58)
  • Ciascun individuo, ciascun volto umano e ciascuna vita non è che un breve sogno dell'infinito spirituale naturale, della permanente volontà di vivere; non è che una nuova immagine fuggitiva, che la volontà traccia per gioco sul foglio infinito dello spazio e del tempo, lasciandola durare un attimo appena percettibile di fronte all'immensità di quelli, e poi cancellandola, per dar luogo ad altre. (§ 58)
  • La vita d'ogni singolo, se la si guarda nel suo complesso, rilevandone solo i tratti significanti, è sempre invero una tragedia; ma, esaminata nei particolari, ha il carattere della commedia. Imperocchè l'agitazione e il tormento della giornata, l'incessante ironia dell'attimo, il volere e il temere della settimana, gli accidenti sgradevoli d'ogni ora, per virtù del caso ognora intento a brutti tiri, sono vere scene da commedia. Ma i desideri sempre inappagati, il vano aspirare, le speranze calpestate senza pietà dal destino, i funesti errori di tutta la vita, con accrescimento di dolore e con morte alla fine, costituiscono ognora una tragedia. Così, quasi il destino avesse voluto aggiungere lo scherno al travaglio della nostra esistenza, deve la vita nostra contenere tutti i mali della tragedia, mentre noi riusciamo neppure a conservar la gravità di personaggi tragici, e siamo invece inevitabilmente, nei molti casi particolari della vita, goffi tipi da commedia. (§ 58)

L'arte di conoscere se stessi

Incipit

Volere il meno possibile e conoscere il più possibile è la massima che ha guidato la mia vita. La Volontà è infatti l'elemento assolutamente infimo e spregevole in noi: bisogna nasconderlo come si nascondono i genitali, benché siano entrambi le radici del nostro essere. La mia vita è eroica, e non si può valutare con un metro da filisteo o con il cubino del bottegaio, né con una misura proporzionata alla gente comune, che non vive altra esistenza se non quella individuale, limitata a un breve lasso di tempo. Per questo non devo turbarmi se penso a quanto mi manchi ciò che fa parte della regolare vita dell'individuo: ufficio, casa, vita sociale, moglie e prole. L'esistenza degli esseri comuni si risolve in questo. La mia vita invece è una vita intellettuale, il cui imperturbato procedere e l'indisturbata operosità devono dare frutto nei pochi anni della piena forza mentale e del suo libero impiego per arricchire secoli dell'umanità. La mia vita personale è soltanto la base di questa vita intellettuale, la conditio sine qua non – un elemento del tutto subordinato, quindi.

Citazioni

  • L'uomo sposato porta sulle spalle tutto il peso della vita, quello non sposato solo la metà: chi si dedica alle muse deve far parte dell'ultima classe. Perciò si troverà che quasi tutti i veri filosofi sono rimasti scapoli, come Descartes, Leibniz, Malebrance, Spinoza, e Kant. (p. 73)
  • Da' al mondo gli inchini dovuti. (p. 104)

[Arthur Schopenhauer, L'arte di conoscere se stessi, a cura e con un saggio di Franco Volpi, Adelphi, Milano 2005]

L'arte di farsi rispettare

Incipit

L'onore è un sentimento che, sorgendo dal profondo e con frequenza quotidiana, è a tutti ben noto e assai familiare. Ma alle persone in qualche misura inclini e portate al pensiero astratto potrebbe essere gradito fissarlo e riconsiderarlo una buona volta in concetti chiari nello specchio neutro della riflessione.
[Arthur Schopenhauer, L'arte di farsi rispettare ovvero trattato sull'onore, a cura e con un saggio di Franco Volpi, Adelphi, Milano, 1998]

L'arte di insultare

  • Alla fine tutti quanti siamo e restiamo soli.
  • È forse impossibile trovare una donna veramente sincera, che non finga. Ma per la stessa ragione le donne scoprono facilmente la finzione altrui, e non è consigliabile tentare di ricorrervi nei loro riguardi.
  • Gli amici si dicono sinceri, ma in realtà sinceri sono i nemici.
Gli amici si dicono sinceri, i nemici lo sono: per cui bisognerebbe utilizzare il loro biasimo per la conoscenza di se stessi, come una medicina amara.
  • La giovinezza senza la bellezza ha pur sempre del fascino; la bellezza senza la giovinezza non ne ha alcuno.
  • Le altre parti del mondo hanno le scimmie; l'Europa ha i francesi. La cosa si compensa.
Se le altre parti del mondo hanno le scimmie, l'Europa ha i francesi. (da Il mondo come volontà e rappresentazione)
  • Leggere significa pensare con la testa altrui invece che con la propria.
  • Non v'è rosa senza spine, ma vi sono parecchie spine senza rose!
  • Quando studiavo a Gottingen il professor Blumenbach ci parlò molto seriamente, nel corso di fisiologia, degli orrori delle vivisezioni e ci fece notare come esse fossero una cosa crudele e orribile. ... Invece oggi ogni medicastro si crede autorizzato a effettuare nella sua stanza delle torture gli atti più crudeli nei confronti delle bestie [...] Nessuno è autorizzato a effettuare vivisezioni.
  • Template:NdR Sciupatore di carta, di tempo e di cervelli.
  • Se un dio ha fatto questo mondo, non vorrei essere quel dio: la miseria del mondo mi spezzerebbe il cuore.
  • Si ha pietà di un peccatore, di un malfattore, ma non di un innocente e fedele animale che spesso procura il pane al suo padrone e non riceve che misero foraggio. «Aver pietà»! Non già pietà, ma giustizia si deve all'animale!
  • Si possono conoscere i filosofi solo attraverso le loro opere, e in nessun modo con esposizioni di seconda mano.
  • Una grande quantità di cattivi scrittori vive unicamente della stoltezza del pubblico, che non vuole leggere se non ciò che è stato stampato il giorno stesso: sono i giornalisti. Il nome coglie nel segno! Si dovrebbe dire: "operaio pagato alla giornata".
  • Ogni miserabile babbeo, che non abbia al mondo nulla di cui poter essere orgoglioso, si appiglia all'ultima risorsa per esserlo, cioè alla nazione cui appartiene: in tal modo egli si rinfranca ed è ora pieno di gratitudine e pronto a difendere con le unghie e con i denti tutti i difetti e tutte le stoltezze caratteristiche di quella nazione.

L'arte di ottenere ragione

Incipit

La dialettica eristica è l'arte di disputare, e precisamente l'arte di disputare in modo da ottenere ragione, dunque per fas et nefas [con mezzi leciti ed illeciti]. Si può infatti avere ragione objective, nella cosa stessa, e tuttavia avere torto agli occhi dei presenti e talvolta perfino ai propri. Ciò accade quando l'avversario confuta la mia prova, e questo vale come se avesse confutato anche l'affermazione, della quale però si possono dare altre prove; nel qual caso, naturalmente, per l'avversario la situazione si presenta rovesciata: egli ottiene ragione pur avendo oggettivamente torto. Dunque, la verità oggettiva di una proposizione e la validità della medesima nell'approvazione dei contendenti e degli uditori sono due cose diverse (a quest'ultima è rivolta la dialettica).
Da che cosa deriva tutto questo? Dalla naturale cattiveria del genere umano. Se questa non ci fosse, se nel nostro fondo fossimo leali, in ogni discussione cercheremmo solo di portare alla luce la verità, senza affatto preoccuparci se questa risulta conforme all'opinione presentata in precedenza da noi o a quella dell'altro [...].

Citazioni

  • Gli antichi adoperano logica e dialettica per lo più come sinonimi, e altrettanto fanno i moderni. (nota alla p. 1, p. 75)
  • Il mio punto di vista, dunque, è che la dialettica va separata dalla logica più nettamente di quanto abbia fatto Aristotele, lasciando la verità oggettiva, nella misura in cui essa è formale, alla logica e limitando la dialettica all'ottenere ragione: e, in secondo luogo, che sofistica ed eristica non vanno separate dalla dialettica così come fa Aristotele: poiché questa differenza riposa sulla verità materiale oggettiva, sulla quale non possiamo venire in chiaro con certezza preventivamente [...]. È facile a dirsi che nel contendere non bisogna avere di mira altro se non il portare alla luce la verità: il fatto è che non si sa ancora dove essa sia: si viene fuorviati agli argomenti dell'avversario e anche dai propri. (nota alla p. 19, p. 78)
  • Per formulare la dialettica in modo limpido bisogna considerarla, senza badare alla verità oggettiva (che è oggetto della logica), semplicemente come l'arte di ottenere ragione, la qual cosa sarà certo tanto più facile se si ha oggettivamente ragione. [...] Dunque la dialettica non deve avventurarsi nella verità: alla stessa stregua del maestro di scherma, che non considera chi abbia effettivamente ragione nella contesa che ha dato origine al duello: colpire e parare, questo è quello che conta. (pp. 23 sg.)
  • Quando ci si accorge che l'avversario è superiore e si finirà per avere torto, si diventi offensivi, oltraggiosi, grossolani, cioè si passi dall'oggetto della contesa (dato che lì si ha partita persa) al contendente e si attacchi in qualche modo la sua persona. (p. 64)

[Arthur Schopenhauer, L'arte di ottenere ragione, a cura e con un saggio di Franco Volpi, Adelphi, Milano 2006.]

L'arte di trattare le donne

Incipit

Il termine «femmina» (Weib) è caduto in discredito, quantunque sia del tutto innocente; designa il sesso (mulier). «Donna» (Frau) è invece la femmina sposata (uxor); chiamare donna una ragazza è una stonatura.

Citazioni

  • Le donne sono sexus sequior, il secondo sesso, che da ogni punto di vista è inferiore al sesso maschile; perciò bisogna aver riguardi per la debolezza della donna, ma è oltremodo ridicolo attestare venerazione alle donne: essa ci abbassa ai loro stessi occhi. (p. 33)
  • Il sesso femminile, di statura bassa, di spalle strette, di fianchi larghi e di gambe corte, può essere chiamato il bel sesso soltanto dall'intelletto maschile obnubilato dall'istinto sessuale: in altre parole, tutta la bellezza femminile risiede in quell'istinto. (p. 33)
  • La bellezza dei ragazzi sta a quella delle ragazze come la pittura a olio sta a quella a pastello. (p. 40)
  • Il coito è soprattutto affare dell'uomo, la gravidanza, invece, solo della donna. (p. 42)
  • Come la seppia, la donna si avviluppa nella dissimulazione e nuota a suo agio nella menzogna. (p. 45)
  • Tutte le donne, con rare eccezioni, sono inclini allo sperpero. Perciò ogni patrimonio, a parte i rari casi in cui l'abbiano acquistato esse stesse, dovrebbe essere messo al sicuro dalla loro stoltezza. (p. 46)
  • La barba, essendo quasi una maschera, dovrebbe essere proibita dalla polizia. Inoltre, come distintivo del sesso in mezzo al viso, è oscena e per questo piace alle donne. (p. 65)
  • La mia metafisica dell'amore sessuale è una perla. (p. 61)
  • Il matrimonio è una trappola che la natura ci tende. (p. 69)
  • Matrimonio = guerra e necessità; vita da single = pace e prosperità. (p. 70)
  • Sposarsi significa fare il possibile per venirsi a nausea l'uno all'altro. (p. 71)
  • Le leggi matrimoniali europee assumono la donna come equivalente all'uomo: partono, dunque, da un presupposto sbagliato. (p. 71)
  • Tra ciò che uno ha non ho annoverato la moglie e i figli, poiché da questi è meglio dire che si è posseduti. (p. 75)
  • Quando le leggi concessero alle donne gli stessi diritti degli uomini, avrebbero anche dovuto munirle di un'intelligenza maschile. (p. 82)
  • Alle donne come ai preti non va fatta nessuna concessione. (p. 82)
  • Le donne hanno sempre bisogno di un tutore; perciò in nessun caso dovrebbero ottenere la tutela dei figli. (p. 83)
  • Le teste più dotate dell'intero sesso femminile non sono mai riuscite a creare un'unica opera effettivamente grande, genuina e originale nelle belle arti e, in generale, non sono mai state capaci di produrre una qualche opera di valore duraturo ... Singole e parziali eccezioni non cambiano nulla. (p. 88)
  • Più guardo gli uomini, meno mi piacciono. Se soltanto potessi dire la stessa cosa delle donne, tutto sarebbe a posto. (p. 102)
  • Poiché non esistono due individui perfettamente uguali, ci sarà una sola determinata donna che corrisponderà nel modo più perfetto a un determinato uomo. La vera passione d'amore è tanto rara quanto il caso che quei due si incontrino.

[Arthur Schopenhauer, L'arte di trattare le donne, a cura e con un saggio di Franco Volpi, Adelphi, Milano 2005]

Parerga e Frammenti postumi

  • Chi ama la verità odia gli dèi, così al singolare come al plurale.
  • Dal momento che l'ultima ratio theologorum, cioè il rogo, non è più di moda, sarebbe un poltrone colui che usasse ancora tanti riguardi con la menzogna e l'impostura.
  • Dio è nella moderna filosofia ciò che furono gli ultimi re franchi sotto i majores domus, un vuoto nome che si conserva per fare più tranquillamente all'ombra di esso il proprio comodo.
  • Dio è per i prìncipi lo spauracchio con cui essi mandano a letto i bambini grandi quando non c'è più altro che serva; quindi essi l'hanno in gran conto. [...] Di più, dopo che cadde in disuso l'ultima ratio theologorum, quel mezzo di governo perdette molto della sua efficacia. Imperocché tu ben sai che le religioni sono come le lucciole: per risplendere esse hanno bisogno dell'oscurità. Un certo grado di ignoranza generale è la condizione di tutte le religioni, è il solo elemento nel quale esse possono vivere.
  • È fuori di dubbio che le dottrine della fede – basate sull'autorità, sul miracolo e sulla rivelazione – sono un ripiego unicamente adatto all'infanzia dell'umanità.
  • Gli animali sono, assai più di noi, soddisfatti per il semplice fatto di esistere; le piante lo sono interamente; gli uomini lo sono secondo il grado della loro stupidità. [...] Questa dedizione totale al presente, propria degli animali, è la precipua causa del piacere che ci danno gli animali domestici.
  • In nessuna cosa si deve tanto distinguere fra il nocciolo e il guscio quanto nel cristianesimo. Appunto perché io desidero il nocciolo, ne spezzo talvolta il guscio.
  • Io so bene che mi sentirò ripetere che la mia filosofia è disperata; ma solo perché io parlo secondo verità, e gli uomini vogliono sentire invece le lodi di Dio che ha ordinato il tutto secondo il meglio. Ma allora andate in chiesa e lasciate i filosofi in pace.
  • «La morte venne nel mondo per il peccato», dice il cristianesimo. Ma la morte è puramente l'espressione cruda, stridente e portata al suo eccesso, di ciò che il mondo è nell'essenza sua. Onde è più conforme al vero dire: il mondo è per il peccato.
  • L'antichità si presenta a noi rivestita di tanta innocenza unicamente per il fatto che essa non conobbe il cristianesimo.
  • La religione può dunque venir paragonata ad uno che prende per mano un cieco e lo guida dove questi non può vedere, nel qual caso l'essenziale è che il cieco raggiunga la propria meta, e non ch'egli veda ogni cosa.[...] Questo è infatti l'aspetto più brillante della religione. Se essa è una frode, non si può negare che non sia una pia fraus. E in tal caso i sacerdoti sono uno strano quid medium tra i ciurmatori e i moralisti.
  • L'intolleranza è unicamente essenziale al monoteismo: un dio unico è, per la sua natura, un dio geloso, che non soffre l'esistenza di alcun altro dio.
  • L'uomo è in fondo un animale selvaggio e feroce. Noi lo conosciamo solo in quello stato di ammansamento e di domesticità che è detto civiltà: perciò ci spaventano le rare esplosioni della sua vera natura. Ma fate che vengano tolte le catene dell'ordine legale, e nell'anarchia l'uomo si mostrerà quale esso è.
  • Le religioni sanno di rivolgersi non già alla convinzione con delle ragioni, bensì alla fede con delle rivelazioni. L'età più propizia per queste ultime è la fanciullezza; per conseguenza esse hanno soprattutto cura di impadronirsi di questa tenera età. Con questo mezzo, ancor più che con minacce o con narrazioni di prodigi, si riesce a radicare profondamente le dottrine della fede.
  • Le guerre di religione, i massacri religiosi, le crociate, l'inquisizione con gli altri tribunali per gli eretici, lo sterminio della popolazione originaria dell'America e la sostituzione di essa con schiavi africani – furono frutti del cristianesimo, e nulla di analogo o di equivalente ci è offerto dagli antichi.
  • Nei secoli passati la religione era una foresta dietro la quale potevano tenersi e nascondersi gli eserciti. Ora, dopo tanti tagli, è appena più una macchia dietro cui possono talvolta appiattarsi dei furfanti. Bisogna quindi guardarsi da quelli che la tirano in ballo ad ogni occasione, e risponder loro col proverbio sopra citato: «Detràs de la cruz està el Diablo»
  • Per un periodo di 1800 anni la religione ha posto la museruola alla ragione. Il compito dei professori di filosofia è quello di camuffare da filosofia tutta la mitologia ebraica.
  • Quale insidiosa ed astuta insinuazione nella parola «ateismo»! Come se il teismo fosse la cosa più naturale del mondo.
  • Quando il mondo sarà divenuto tanto onesto da non impartire alcuna istruzione religiosa ai fanciulli prima dei quindici anni, si potrà sperarne qualcosa.
  • Se Dio ha fatto questo mondo, io non vorrei essere Dio; l'estrema miseria del mondo mi dilanierebbe il cuore.
  • Tu puoi costantemente osservare che la fede e la scienza si mantengono come i due piattelli di una bilancia: quanto più l'uno s'innalza, tanto più l'altro si abbassa.
  • Verrà il tempo in cui la dottrina di un Dio-creatore sarà in metafisica riguardata come ora in astronomia quella degli epicicli.

Citazioni su Arthur Schopenhauer

Bertrand Russell

  • Il sistema di Schopenhauer è un adattamento di quello di Kant [...] Schopenhauer conservò la cosa-in-sé, ma la identificò con la volontà.
  • Il vangelo schopenhaueriano della rinuncia non è molto coerente né molto sincero.
  • E neppure è sincera la sua dottrina, se ci è lecito giudicare dalla vita di Schopenhauer. Abitualmente pranzava bene, ad un buon ristorante; ebbe molti amori triviali, sensuali, ma non appassionati; era eccezionalmente litigioso ed avaro fuori dal comune. Una volta lo annoiava una cucitrice di una certa età che stava chiacchierando con una amica fuori della porta del suo appartamento. Egli la gettò giù dalle scale, causandole lesioni permanenti. Ella ottenne una sentenza che lo costringeva a pagarle una certa somma (15 talleri) ogni trimestre finché viveva. Quando alfine ella morì, dopo 20 anni, Schopenhauer annotò nel suo libro dei conti: «Obit anus, abit onus (La vecchia muore, il debito cessa)». È difficile trovare nella sua vita prove di una qualunque virtù, tranne l'amore per gli animali, che spinse fino al punto di opporsi alla vivisezione nell'interesse della scienza. Sotto tutti gli altri aspetti era un completo egoista. È difficile credere che un uomo profondamente convinto della virtù dell'ascetismo e della rassegnazione non abbia mai fatto nessun tentativo d'applicare nella pratica le sue convinzioni.

Note

  1. Template:Rif
  2. a b c Citato in Vincenzo Cicero, Introduzione a «La nascita dell'estetica moderna da Kant a Schopenhauer», Colonna Edizioni, Milano 2002; traduzione di Vincenzo Cicero.

Bibliografia

  • Arthur Schopenhauer, Aforismi sulla saggezza del vivere, traduzione di Ervino Pocar, Longanesi, Milano, 1980.
  • Arthur Schopenhauer, Aforismi sulla saggezza del vivere, traduzione di Maria Teresa Giannelli, Mondadori, Milano, 1994.
  • Arthur Schopenhauer, Aforismi sulla saggezza nella vita, traduzione di Oscar Chilesotti, Fratelli Dumolard, Milano, 1885.
  • Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, traduzione di Paolo Savj-Lopez e Giuseppe De Lorenzo, Editori Laterza, Roma, Bari, 1991. ISBN 8842020796
  • Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, traduzione di A. Vigliani, Mursia, Milano, 1982.
  • Arthur Schopenhauer, Il primato della volontà, a cura di Giovanni Gurisatti, Adelphi.
  • Arthur Schopenhauer, L'arte di farsi rispettare, traduzione di Franco Volpi, Adelphi.
  • Arthur Schopenhauer, L'arte di insultare, traduzione di Franco Volpi, Adelphi, 1999.
  • Arthur Schopenhauer, Parerga e Frammenti postumi, traduzione di Piero Martinetti, Mursia, Milano, 1981.

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