Anacleto Verrecchia: differenze tra le versioni
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Versione delle 18:21, 4 set 2010
Anacleto Verrecchia (1926 - vivente), filosofo italiano.
Rapsodia viennese
Incipit
Amo Vienna, dove ho trascorso una parte della mia vita. Ancora di più amo i suoi dintorni, dove si possono fare lunghe passeggiate, meditare, studiare la natura, andare a caccia di idee e riflettere sul trambusto della vita mortale.
Citazioni
- Anche la ninfea entra in fregola. Affiora dall'acqua, si agghinda e aspetta di essere fecondata.
- A proposito di Cristo in croce: e se egli, anziché i peccati dell'uomo, avesse espiato quelli di suo padre? Creare un mondo come questo, comunque lo si consideri, non sembra davvero un atto di bontà.
- Aveva i galloni nel cervello e non sulla berretta.
- Bancarotta sentimentale: aveva investito in una squinzia il capitale dei suoi affetti.
- Chi ha perso il filo può dirsi fortunato se trova la fune.
- Ciò che simboleggia meglio la vanità di tutte le cose, fama letteraria compresa, è il fiore di zucca: dura appena lo spazio di un giorno, poi appassisce e muore.
- Come l'amore va cercato fuori del matrimonio, così la cultura va cercata fuori delle sue istituzioni.
- Con la sua onnipotenza Dio ha deciso non solo di non esistere, ma anche di non essere mai esistito.
- Conoscere se stessi significa non riconoscersi.
- Generalmente la donna nordica porta il sesso dove glielo ha messo la natura, mentre la donna latina lo porta nell'ostensorio.
- Gli ambasciatori e i diplomatici in genere sanno orientarsi benissimo nei corridoi del loro ministero, dove non sbagliano mai porta, ma si sentono spersi sui sentieri del Parnaso. Tuttavia pretendono di fare anche i sacerdoti delle Muse. Probabilmente scambiano la feluce per l'elmo di Minerva.
- Gli uomini, dice Marco Aurelio, o li migliori o li sopporti. Ma la prima cosa è impossibile e la seconda difficile.
- Ha fatto cilecca con la Musa.
- Ho visto un capriolo nel bosco e la sua dolcezza mi ha riconciliato con il mondo.
- I gabbiani ridono e i corvi cantano il Miserere.
- Il bracconiere caccia meglio del cacciatore patentato, anche nei boschi delle Muse.
- Il cielo è un quadro ingannevole dipinto sul soffitto dell'inferno.
- Il ciuffetto d'erba che affiora tra gli interstizi di un muro a secco e l'uomo che arranca sullo scosceso sentiero della vita sono spinti dalla stessa forza metafisica.
- Il congiuntivo è l'indicativo dello scettico.
- Il Danubio scorre in silenzio. Sono i ruscelli o i rigagnoli che fanno rumore. Così sono anche gli uomini: il saggio tace, l'ometto imbecille si agita e strepita.
- Il figlio ritrova per caso la madre che lo ha abbandonato da piccolo per essere libera di divertirsi nei locali notturni e le dice: "Ritorna negli abissi della notte, perché né il mio occhio sopporta la tua vista, né la terra sopporta il peso del tuo piede".
- Il fuoco dell'amore cristiano è perfino capace di accendere roghi.
- Il povero Schubert visse sempre come uno straccione, ma quelli che suonano la sua musica sono azzimati come adulteri o bazzicabarbieri.
- I morti a quelli che passano dinanzi al cimitero: "Dove correte, sciagurati, se la meta è qui?".
- In mezzo ai libri era come un eunuco in un harem: non ne sfogliava nessuno.
- La falsità del prete si rivela soprattutto nella voce impostata.
- La moglie è scappata con il cuoco e lui ha commentato: "Sono stato fortunato perché non m'ha fatto avvelenare".
- L'amore è un allucinogeno che può farci vedere una musa in una manza e un'aquila in una gallina.
- L'amore, la più tirannica e violenta delle passioni umane, viene simboleggiato da un angioletto con l'aria coglioncella e con una freccina in mano. Che errore! Dovrebbe essere invece simboleggiato dalla scala Mercalli, perché l'amore, nei gradi più alti della sua intensità, fa più danni e lascia dietro di sè più macerie di una scossa tellurica. Per fortuna non dura a lungo, altrimenti rimarremmo tutti sepolti sotto quella passione. [...] Se l'uomo avesse un'altra passione di intensità pari a quella dell'istinto sessuale non gli rimarrebbe addosso neanche un'oncia di carne.
- L'amore sessuale è il mezzo più sicuro per rompere irreparabilmente l'amicizia tra un uomo e una donna.
- L'artiglieria dei preti: le campane. Uno dei più grossi calibri di tale artiglieria, se non addirittura il più grosso, è la campana del duomo di Santo Stefano qui a Vienna. La chiamano Pummerin e pesa 22 tonnellate. Fu fatta con il bronzo dei cannoni presi ai turchi. La stretta parentela tra cannoni e campane è dunque provata.
- La testa dell'imperatore Franz Joseph, con tutti quei fiocchi e pennacchi, somigliava a quella di un cavallo da giostra o di una cipolla fiorita.
- Le Muse non amano partorire nei ricchi palazzi e tengono i loro figli a stecchetto, forse per timore che ingrassino e che l'ispirazione si tramuti in flatulenze.
- Le opere orchestrali di Anton Webern sono di solito molto brevi. Una dura appena 19 secondi. Sia ringraziato il cielo!
- L'ottimismo è la cataratta dello spirito.
- Lui la chiamava "giocattolo della mia tenerezza" e lei lo avvelenava con la saliva dei suoi baci.
- Non era maturato con l'età e si comportava come un cagnone che cerchi di accucciarsi nel cestino del gatto.
- Osservo la pianta sradicata che il Danubio trascina verso il mar Nero. Ma con noi è forse diverso? Anche noi veniamo trascinati verso un mar nero dalla corrente della vita.
- Parafulmine per la paracazzera.
- Pensare è difficile, però si può benissimo parlare e scrivere senza pensare.
- Per una mente filosofica l'uccellino che pigola nel nido perché ha fame è più eloquente dei libri di un Hegel o di un Heidegger.
- Progressisti, reazionari, conservatori: ma la vita è forse un tiro alla fune? Il filosofo ride di queste cose.
- Quando sento parlare di cultura m'irrigidisco. Ho sempre il sospetto che quelli che si riempiono la bocca di cultura siano dei ciarlatani.
- Rimpiangeremo anche gli inferni perduti.
- Sono andato a caccia di pensieri lungo il Danubio. Per carniere avevo il taccuino. La tortora, con il suo verso trisillabo, scandiva il silenzio del bosco. Era forse una driade?
- Stufo di sentirsi invocare, Dio sbottò: "E lasciatemi una buona volta in pace!".
- Togliere le catene agli schiavi è facile, ma liberarli è difficile.
- Trebbiare le biblioteche per vedere quanto grano e quanto loglio contengono.
- Un camoscio allo stato libero in Austria vive molto più al sicuro di un camoscio protetto in un parco nazionale italiano.
- Uno scettro caduto nel fango viene raccolto come frusta.
- Uno storico italiano che ha compulsato alcuni documenti negli archivi imperiali di Vienna mi racconta qualche cosa di esilarante. Nel 1849, durante l'incontro tra Vittorio Emanuele II e Radetzky, questi avrebbe detto: "Maestà, ritiri lo Statuto e aggiustiamola così". E Vittorio Emanuele gli avrebbe risposto in piemontese: "Ch'as preocopa nen, marescial, che con un causs an tal cul i pense mi a cui quatr avocat" (non si preoccupi, maresciallo, che con un calcio in culo ci penso io a quei quattro avvocati). L'incontro avvenne dopo la disfatta di Novara e l'abdicazione di Carlo Alberto in favore del figlio.
Bibliografia
- Anacleto Verrecchia, Rapsodia viennese, Donzelli, Roma, 2003.
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