Alceo: differenze tra le versioni
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===''Mai non si deve a doglia l'animo''=== |
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<poem>Mai non si deve a doglia l'animo |
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Lasciare in preda, |
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Dà il duolo; se il vino si reca, |
Dà il duolo; se il vino si reca, |
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È l'ebbrezza il rimedio migliore<ref>Questa strofa è sul metro dei pretesi alcaici italiani oggi in voga.</ref>.</poem> |
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Quanto non vuoi pur devi udire.</poem> |
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<poem>Uom, |
<poem>Uom, né donna fuggire |
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Mai non puote il desire.</poem> |
Mai non puote il desire.</poem> |
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Versione delle 00:26, 21 set 2010
Alceo (in greco Ἀλκαῖος, Alkâios; ... – ...), poeta greco.
Incipit di alcune opere
Giove piove, e gran tempesta
Giove piove, e gran tempesta
È nel ciel, crescono i fiumi:
La stagion vinci molesta;
Entro il foco si consumi
Molto legno e dolcemente
Vin si beva largamente[1].
Bagni il vin l'uno e l'altro polmone
Bagni il vin l'uno e l'altro polmone,
Beviam; l'astro va in alto avanzando:
Tutto ha sete per l'arsa stagione.
Inebbriär dobbiamci oltre misura
Inebbriär dobbiamci oltre misura,
Chè Mirsilo tiranno è in sepoltura.
Albero non piantar pria della vite
Albero non piantar pria della vite[2].
Mai non si deve a doglia l'animo
Mai non si deve a doglia l'animo
Lasciare in preda, perché niun utile
Dà il duolo; se il vino si reca,
È l'ebbrezza il rimedio migliore[3].
Non v'ha bisogno di propugnacoli
Non v'ha bisogno di propugnacoli:
Gli uomini sono schermo alla patria,
Quando s'accinge ella a pugnar.
La grande casa è risplendente tutta
La grande casa è risplendente tutta
Di bronzo, e tutti ell'ha di Marte i fregi,
Elmi lucenti ed ondeggianti in alto
Cimieri equini, de' guerrieri a' capi
Decoro, e insiem schiniere rilucenti
Di rame, che nascondono nel muro
I chiodi, ond'esse pendono.
Quando vien la primavera
Quando vien la primavera
Con la pompa sua fiorita,
Il piacere a sé m'invita;
Dolce vin mescete a me.
È specchio il vino agli uomini
È specchio il vino agli uomini.
Vino, o fanciullo caro, e verità.
Salve, e bevi
Salve, e bevi,
E con noi bevi.
Saffo, ch'hai di vïola
Saffo, ch'hai di vïola
Chiome e dolce sul viso,
Come miele, il sorriso
Siccome augei, che vedono
iccome augei, che vedono
Comparire repente
A loro innanzi l'aquila,
Tal mi feci io temente[4].
Di venti lotta sorger veggiamo
Di venti lotta sorger veggiamo;
Qua e là s'aggira turbine d'onde,
E con la nera nave balziamo
Sbattuti in mezzo d'acque profonde
Se quel che vuoi ti piace dire
Se quel che vuoi ti piace dire,
Quanto non vuoi pur devi udire.
Uom, né donna fuggire
Uom, né donna fuggire
Mai non puote il desire.
Ella è inver bella sorte
Ella è inver bella sorte
Aver per Are[5] morte.
Insopportabil mal per eccellenza
Insopportabil mal per eccellenza
Povertà vince altrui con l'impotenza.
Note
- ↑ Orazio imitò Alceo nell'ode: ...Vides ut alta stet nive candidum, ed in altre.
- ↑ Orazio: Nullam, Vare, sacra vite prius severis arborem.
- ↑ Questa strofa è sul metro dei pretesi alcaici italiani oggi in voga.
- ↑ Alceo, come Orazio, fuggì una volta o si ritrasse dal combattimento. Qui, probabiliter, dice il Bergk, il poeta parla di sé.
- ↑ Marte.
Bibliografia
- Alceo, Frammenti vari, in "Poesie greche, intere o in frammenti, tradotte ed annotate da Achille Giulio Danesi, preceduto dal poemetto L'Ellade", Tipografia Editrice Tempo, Palermo, 1886.
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