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Battendo il suol, fean d'Imeneo<ref>Erano appunto le Verginelle della Sposa compagne, che sulla sera principalmente si mettevano a gridare ''Imeneo'', come abbiamo da ''Pindaro'' Od. III. πυθ.</ref> la casa |
Battendo il suol, fean d'Imeneo<ref>Erano appunto le Verginelle della Sposa compagne, che sulla sera principalmente si mettevano a gridare ''Imeneo'', come abbiamo da ''Pindaro'' Od. III. πυθ.</ref> la casa |
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Tutta sonar con l'uniforme canto, |
Tutta sonar con l'uniforme canto, |
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Poiché 'l giovane Atrida<ref>Menelao, fratel minore d'Agamennone, e amendue figliuoli d'Atreo.</ref> in letto accolse |
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Di Tindaro la figlia, Elena amata, |
Di Tindaro la figlia, Elena amata, |
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Seco tra' lacci d'Imeneo congiunta.</poem> |
Seco tra' lacci d'Imeneo congiunta.</poem> |
Versione delle 04:17, 7 ott 2010
Teocrito (315 a.C. – circa 250 a.C.), poeta greco.
Incipit di alcune opere
Il Rubator de' Favi
Il ladroncello amore
Mentre degli alveari
I favi saccheggiava
Punto restò il meschino
Da picciol Ape ria,
Che cruda, ed importuna
De le ritonde dita
A lui mordeo le cime.
L'Epitalamio d'Elena
Già presso a Menelao dal biondo crine
Dodici Verginelle un verde aventi
Giacinto in su le chiome, alto decoro
Del suol di Sparta, e in lor Città le prime,
Formaro avanti al nuovamente pinto
Talamo un coro; indi co' piè concordi
Battendo il suol, fean d'Imeneo[1] la casa
Tutta sonar con l'uniforme canto,
Poiché 'l giovane Atrida[2] in letto accolse
Di Tindaro la figlia, Elena amata,
Seco tra' lacci d'Imeneo congiunta.
La rócca
O dono di Minerva, o rócca amica
Delle candide lane, all'operosa
Femminea man dolcissima fatica,
Lesta vien meco alla città famosa
Di Nilèo, dove a Venere sul mare
Verdeggia un'ara fra le canne ascosa.
Per Epicharmo Siracusano inventore della Commedia
De la favella dorica
Argomentar potrai
Che questo è il simolacro d'Epicarmo
Di quel che ritroveronne la comedia
Or qui nel bronzo sculto,
Del vero, e vivo in vece,
O Bacco a te sacraro
Ne la vasta Città di Siracusa
I Cittadini sui
Com'era convenevole
Ad uom sì ragguardevole
Sopra Adone morto
Citerea, veduto Adone
Giacer morto a sé davante,
Col crin sozzo ed il sembiante
Tutto asperso di pallor,
Agli Amori diè comando
Di portare a sé il cinghiale[3],
E quegli, alti sopra l'ale,
Nella selva il rintracciâr.
Note
Bibliografia
- Teocrito, Il Rubator de' Favi e Per Epicharmo Siracusano inventore della Commedia, traduzione di Domenico Regolotti, in "Biografia degli uomini illustri della Sicilia ornata de' loro rispettivi ritratti", a cura di Giuseppe Emanuele Ortolani, Napoli, 1842.
- Teocrito, L'Epitalamio d'Elena, in "Il rapimento d'Elena" del poeta Coluto di Licopoli nella Tebaide, traduzione di Angelo Teodoro Villa, Milano, 1758.
- Teocrito, La rócca, traduzione di Giacomo Zanella, in "Versi di Giacomo Zanella", Firenze, G. Barbèra, 1868.
- Teocrito, Sopra Adone morto, in "Poesie greche, intere o in frammenti, tradotte ed annotate da Achille Giulio Danesi, preceduto dal poemetto L'Ellade", Tipografia Editrice Tempo, Palermo, 1886.