Lautréamont: differenze tra le versioni
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*Non è dato a tutti accostarsi agli estremi, sia in un senso che in un altro. |
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*Se siete infelici non bisogna dirlo al lettore. Tenetevelo per voi. |
*Se siete infelici non bisogna dirlo al lettore. Tenetevelo per voi. |
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*Tutta l'acqua del mare non basterebbe a lavare una macchia di sangue intellettuale. |
*Tutta l'[[acqua]] del mare non basterebbe a lavare una macchia di sangue intellettuale. |
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==''Poésies II''== |
==''Poésies II''== |
Versione delle 15:46, 15 nov 2010
Lautréamont, pseudonimo di Isidore Lucien Ducasse (1846 – 1870), poeta francese.
I Canti di Maldoror
Incipit
Voglia il cielo che il lettore, imbaldanzito e diventato momentaneamente feroce come ciò che sta leggendo, trovi, senza disorientarsi, la sua via dirupata e selvatica attraverso gli acquitrini desolati di queste pagine oscure e venefiche; infatti, a meno a meno che non ponga nella lettura una logica rigorosa e una tensione dello spirito pari almeno alla sua diffidenza, le micidiali esalazioni di questo libro gl'imbeveranno l'anima, come l'acqua lo zucchero. Non è bene che tutti leggano le pagine che seguono; solo pochi potranno assaporare questo frutto amaro senza rischio. (1989)
Citazioni
- Stabilirò in poche righe che Maldoror fu buono nei primi anni in cui visse felice; ecco fatto. S'accorse poi d'essere nato malvagio: straordinaria fatalità! (1989)
- Come i cani, io sento il bisogno dell'infinito… Non posso, non posso soddisfare questo bisogno. Sono figlio dell'uomo e della donna, a quanto m'hanno detto. Mi stupisce… credevo d'esser di più! Del resto, che m'importa donde vengo? (1989)
- Non trovando ciò che cercavo, alzai le palpebre stravolte più in alto, ancora più in alto, finché scorsi un trono, formato d'escrementi umani e d'oro, su cui troneggiava con orgoglio idiota, col corpo ricoperto d'un sudario fatto di sudice lenzuola d'ospedale, colui che da sé si denomina il Creatore! (1989)
- I pidocchi sono incapaci di compiere tutto il male che la loro immaginazione medita. Se incontrate un pidocchio sulla vostra strada, tirate avanti, e non leccategli le papille della lingua. Vi succederebbe qualche incidente. È già capitato. Non importa, sono già contento della quantità di male che ti fa, o razza umana; vorrei solo che te ne facesse di più. (1989)
- I miei anni non sono molti, eppure sento già che la bontà non è che un'accozzaglia di sillabe sonore; non l'ho trovata in nessun luogo. (1989)
- Quando il piede scivola su una rana, si prova un senso di schifo; ma quando si sfiora appena il capo umano con la mano, la pelle delle dita si screpola come le scaglie d'un blocco di mica spezzato a martellate; e, come il cuore di uno squalo che, morto da un'ora, palpita ancora sul ponte con tenace vitalità, così le nostre viscere sono sconvolte da cima a fondo, per lungo tempo dopo quel contatto. (1989)
- Se esisto non sono un altro. Io non ammetto in me questa equivoca pluralità. (1989)
- Mi occorrono esseri che mi somiglino, sulla cui fronte la nobiltà umana sia segnata a caratteri più netti e incancellabili! (1989)
- Scendendo dal grande al piccolo, ogni uomo vive come un selvaggio nella sua tana, e ne esce di rado per visitare il suo simile, del pari accosciato in un'altra tana. La grande famiglia universale degli uomini è un'utopia degna della logica più mediocre. (1989)
- Ahimè! Che sono dunque il bene e il male! Non forse la stessa cosa, attraverso la quale attestiamo con rabbia la nostra impotenza, e la brama di raggiungere l'infinito attraverso anche i mezzi più insensati? Oppure son due cose differenti? (1989)
- Si scrutano l'un l'altro, mentre l'angelo sale verso le altezze serene del bene, e lui, Maldoror, scende invece verso gli abissi vertiginosi del male... Che sguardo! Tutto ciò che l'umanità ha pensato da sessanta secoli, e ciò che ancora penserà nei secoli successivi, potrebbe agevolmente esservi contenuto, tante furono le cose che si dissero in quel supremo addio! Ma si trattava, è evidente, di pensieri più elevati di quelli che scaturiscono dall'intelligenza umana; innanzitutto a causa dei due personaggi, e poi della circostanza. Quello sguardo li unì in un'amicizia eterna. (1989)
- [...] bello come la retrattilità degli artigli degli uccelli rapaci; o ancora, come l'incertezza dei movimenti muscolari nelle pieghe delle parti molli della regione cervicale posteriore; [...] e soprattutto, come l'incontro fortuito su un tavolo di dissezione di una macchina da cucire e di un ombrello! (1989)
- Cercavo un'anima che mi somigliasse e non riuscivo a trovarla. Frugavo ogni angolo della terra; la mia perseveranza era inutile. Eppure non potevo rimanere solo. Occorreva qualcuno che approvasse il mio carattere; occorreva qualcuno che avesse le mie stesse idee. (1989)
- Vecchio oceano, dalle onde di cristallo, tu somigli proporzionalmente a quei segni azzurrognoli che si vedono sul dorso martoriato dei mozzi; tu sei un livido immenso, applicato sul corpo della terra: mi piace questo paragone. Così, al tuo primo apparire, un soffio lungo di tristezza che si potrebbe credere il mormorio della tua brezza soave, passa, lasciando tracce incancellabili sull'anima profondamente sconvolta, e tu richiami alla memoria dei tuoi amanti, senza che se ne rendano sempre conto, i rudi inizi dell'uomo, quando fa la conoscenza del dolore che non lo lascerà più. (1995)
- Fino a quando conserverai il culto tarlato di questo dio insensibile alle tue preghiere e alle offerte generose che gli tributi in olocausto espiatorio? Vedi, quell'orribile manitù non è riconoscente per le grandi coppe di sangue e di cervella che tu spandi sui suoi altari, devotamente decorati di ghirlande di fiori. Non è riconoscente... perché i terremoti e le tempeste continuano a infierire fin dall'inizio di tutte le cose. Eppure, spettacolo degno di nota, più si mostra indifferente e più tu lo ammiri. Si vede che diffidi dei suoi attributi, che nasconde; e il tuo ragionamento si fonda su questa considerazione, che soltanto una divinità di una potenza estrema può mostrare tanto disprezzo verso i fedeli che obbediscono alla sua religione. (1995)
- "A cosa pensavi, fanciullo?" "Pensavo al cielo." "Non c'è bisogno che tu pensi al cielo; è già abbastanza pensare alla terra. Sei stanco di vivere, tu che sei appena nato?" "No, ma tutti preferiscono il cielo alla terra." "Beh, io no. Poiché, dato che il cielo è stato fatto da Dio, come la terra, stai certo che vi troverai gli stessi mali di quaggiù." (1995)
Citazioni su I Canti di Maldoror
- Quest'opera è apocalisse definitiva: tutto ciò che, nel corso dei secoli, si penserà e s'intraprenderà di più audace è qui formulato in anticipo, nella sua magica legge. (André Breton)
- Non ci spingeremo oltre nell'esame di questo libro. Bisogna leggerlo per sentire l'ispirazione possente che lo anima, la cupa disperazione diffusa in queste lugubri pagine. (Alfred Sircos)
- Si sente, man mano che si procede nella lettura del volume, che la coscienza svanisce, svanisce. (Remy de Gourmont)
- È tutto il problema del bene e del male che ha preso per argomento dei suoi Canti, considerato non come una discussione teoretica ma come un veleno che gli bruciava il sangue e che gli metteva la carne a vivo. (Léon Pierre-Quint)
- La mistificazione non è qui una frode: è una trappola per afferrare l'impossibile; è un tentativo di cattura attraverso l'assurdo; è infine una presa di contatto col mistero, nella quale il mistificatore stesso spera segretamente che il mistero, a sua volta, s'impadronisca di lui. (Edmond Jaloux)
- Leggere Maldoror è acconsentire a una lucidità furiosa, il cui movimento avvolgente, che ci persegue senza tregua col suo abbraccio, non si lascia riconoscere che alla fine e come il compimento d'un senso assoluto, indifferente a tutti i sensi momentanei attraverso i quali tuttavia il lettore deve passare per raggiungere la quiete d'una suprema totale significazione. (Maurice Blanchot)
- Questa rabbia impotente, questi sogni di distruzione e questa sete d'infinito che non fanno che sostituirsi alla rivolta romantica, la superano, in Lautréamont, e finalmente l'annullano, tanto le forme in cui s'incarnano appaiono sin dall'inizio inaudite sprigionano l'impressione d'un nuovo ordine di grandezza letteraria. (Pierre-Olivier Walzer)
- I Maldoror non descrivono degli stati d'animo, ma sono i sentimenti nella loro essenza pura ed eterna. (Giancarlo Petrella)
Poésies I
Incipit
I gemiti poetici di questo secolo altro non sono che sofismi.
I primi princìpi debbono restare fuori discussione.
Accetto Euripide e Sofocle; ma non accetto Eschilo.
Non date prova di mancanza delle convenienze più elementari e di cattivo gusto verso il creatore.
Respingete l'incredulità: mi farete piacere.
Non esistono due specie di poesie; ce n'è una solo.
Citazioni
- I migliori autori di romanzi e di drammi snaturerebbero, a lungo andare, la famosa idea del bene, se il corpo insegnante, conservatore del giusto, non mantenessero le generazioni giovani e vecchie nella via dell'onestà e del lavoro.
- Non è dato a tutti accostarsi agli estremi, sia in un senso che in un altro.
- Se siete infelici non bisogna dirlo al lettore. Tenetevelo per voi.
- Tutta l'acqua del mare non basterebbe a lavare una macchia di sangue intellettuale.
Poésies II
Incipit
Il genio garantisce la facoltà del cuore.
L'uomo non è meno immorale dell'anima.
I grandi pensieri vengono dalla ragione!
La fratellanza non è un mito.
I bambini che nascono non conoscono nulla della vita, nemmeno la grandezza.
Nella sventura gli amici aumentano.
Lasciate ogni disperanza voi c'entrate.
Citazioni
- Io non accetto il male. L'uomo è perfetto. L'anima non cade. Il progresso esiste. Il bene è irriducibile. Gli antecristi, gli angeli accusatori, le pene eterne, le religioni sono prodotte dal dubbio.
- Se si canta il bene, il male è eliminato da quest'atto congruo.
- L'amore non è la felicità.
- Esiste una logica per la poesia. Non è la medesima per la filosofia. I filosofi sono da meno dei poeti. I poeti hanno il diritto di considerarsi superiori ai filosofi.
- L'uomo non è meno immortale dell'anima.
- Non c'è niente d'incomprensibile.
- Il principio dei culti è l'orgoglio.
- Non conosco ostacoli che superino le forze dello spirito umano, tranne la verità.
- Il dubbio è un omaggio reso alla speranza.
Citazioni su Lautréamont
- Da quando esistono gli uomini, e questi leggono Lautréamont, tutto è stato detto e pochi sono giunti a trarne beneficio. Siccome le nostre conoscenze sono in sé banali, possono solo avvantaggiare gli spiriti che non lo sono. (Raoul Vaneigem)
- L'ispirazione poetica, in Lautréamont, si offre come il prodotto della rottura tra il buon senso e l'immaginazione, rottura consumata per lo più a favore di quest'ultima e ottenuta grazie a un'accelerazione volontaria, vertiginosa dell'elocuzione. (André Breton)
- Ci si può dimandare se, nella mente di innumerevoli lettori, Rimbaud e Lautréamont non costituiscano in qualche modo autori di riferimento in rapporto ai quali si misura tutto il resto della poesia francese. (Robert Faurisson)
- Il miracolo è che un uomo tanto giovane sia sempre così pienamente cosciente dei suoi procedimenti, e che tanta lucidità si allei in lui a tanto delirio. (Pierre-Olivier Walzer)
Bibliografia
- Lautréamont, I Canti di Maldoror, poesie, lettere, a cura di Ivos Margoni, Einaudi, Torino, 1989.
- Lautréamont, Canti di Maldoror. Poesie-lettere, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 1995.
- Blanchot, Maurice Lautréamont e Sade, Bari, Dedalo, 1974.
- Calasso, Roberto, La letteratura e gli dei, 2001, Adelphi Edizioni, Milano, (cap. 4 Elucubrazioni di un serial killer).
- Olivier, Jean-Michel Lautréamont, le texte du vampire, Lausanne, L'Ȃge d'Homme, 1981.
Altri progetti
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