Giuseppe La Farina: differenze tra le versioni

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'''Giuseppe La Farina''' (Messina, 20 luglio 1815 – Torino, 5 settembre 1863), un patriota e scrittore italiano.

'''Giuseppe La Farina''' (Messina, 20 luglio 1815 – Torino, 5 settembre 1863), [[patriota]] e [[scrittore]] [[Italia|italiano]].


==Da ''Storia d'Italia narrata al popolo italiano, (568-1815)''==
==Da ''Storia d'Italia narrata al popolo italiano, (568-1815)''==

Versione delle 18:28, 19 dic 2010

Giuseppe La Farina

Giuseppe La Farina (Messina, 20 luglio 1815 – Torino, 5 settembre 1863), patriota e scrittore italiano.

Da Storia d'Italia narrata al popolo italiano, (568-1815)

  • Il re Pietro, risaputa in Randazzo la partenza dell'esercito francese, andò a Milazzo, costrinse quel presidio ad arrendersi, e di là mosse verso Messina. Era con lui Macalda di Scaletta, seconda moglie di Alaimo di Lentini. Ell'era vedova di un conte Guglielmo d'Amico, esule al tempo degli Svevi : avea vagato per diversi paesi in veste di frate minore : poi soggiornò in Napoli ed in Messina con non buona riputazione di onestà; riebbe da Carlo i beni che l'erano stati confiscati, e si rimaritò con Alaimo. Nel vespro stando in Catania, tradì i Francesi, che a lei eransi affidati, tolse loro le robe e li consegnò al popolo; ed ella governò quella città in nome del marito occupato nella guerra di Messina. Macalda si presentò a re Pietro in Randazzo: andava coperta di piastre e di maglie di ferro, portava in mano una grossa mazza di argento; ed avvegnachè toccasse già i quarantanni , nondimeno, come scrisse il D'Esclot « ella era molto bella e gentile, e valente del cuore e del corpo, larga nel donare, e, quando ne era luogo e tempo, valea nell'arme al pari di un cavaliero[1]». Il re l'accolse con molta cortesia, la ricondusse egli stesso all'albergo, ma i desiderj della donna o non intese, o dissimulò. Giunti a Santa Lucia, sulla via da Milazzo a Messina, Macalda viene al re, dice non aver trovato ove passar la notte, gli chiede voglia albergarla. Il re le cede le sue stanze e si ritira in altro luogo. Lo siegue Macalda; ed allora il re chiama i suoi cavalieri, s'intrattiene in discorsi senza costrutto, come suole chi annoiasi o voglia prender tempo, e da ultimo si addormenta; offesa che risentì profondamente Macalda, la quale più tardi, per vendicarsene, rovinò sè ed il marito, come a suo luogo sarà discorso[2] (Vol VI: 1250-1314, p. 274)
  1. Cronaca Catalana, c. 96
  2. l D'Esclot, che in tutto il racconto si mostra favorevole a Macalda, dice : Quando la donna vide il re, ne rimase innamorata come di colui ch'era valente e piacevole signore, non già per cattiva intenzione ». Ma Bartolommeo di Neocastro concittadino di Macalda la descrive come una Messalina.

[Giuseppe la Farina, Storia d'Italia narrata al popolo italiano, (568-1815)]

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