Edgar Allan Poe: differenze tra le versioni

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*I veri, i soli veri pensatori, gli uomini di ardente immaginazione! (da ''Mellonta tauta'')
*I veri, i soli veri pensatori, gli uomini di ardente immaginazione! (da ''Mellonta tauta'')
*L'[[ignoranza]] è una benedizione, ma perché la benedizione sia completa l'[[ignoranza]] deve essere così profonda da non sospettare neppure se stessa. (da ''Un capitolo d'idee'')
*L'[[ignoranza]] è una benedizione, ma perché la benedizione sia completa l'[[ignoranza]] deve essere così profonda da non sospettare neppure se stessa. (da ''Un capitolo d'idee'')
*Le più alte facoltà della riflessione sono utilizzate più intensamente e con maggior profitto dal modesto gioco della [[dama]] che da tutta l'elaborata futilità degli [[scacchi]] (da ''I delitti della Rue Morgue'')
*Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la [[follia]] sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una [[malattia]] della [[mente]], da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale. (da ''Eleonora'', 1842)
*Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la [[follia]] sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una [[malattia]] della [[mente]], da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale. (da ''Eleonora'', 1842)
:Gli uomini mi hanno definito pazzo, sebbene non risulti ancora chiaro se la pazzia sia, o no, il grado più alto dell'intelletto, e se molto di quanto dàgloria e tutto ciò che rende profondi non nasca da una malattia della mente, da ''stati'' di esaltazione dello spirito, a spese dell'intelletto in genere. {{NDR|E.A. Poe, ''Eleonora'', trad. di Franco Della Pergola, De Agostini, 1985}}
:Gli uomini mi hanno definito pazzo, sebbene non risulti ancora chiaro se la pazzia sia, o no, il grado più alto dell'intelletto, e se molto di quanto dàgloria e tutto ciò che rende profondi non nasca da una malattia della mente, da ''stati'' di esaltazione dello spirito, a spese dell'intelletto in genere. {{NDR|E.A. Poe, ''Eleonora'', trad. di Franco Della Pergola, De Agostini, 1985}}

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Edgar Allan Poe

Edgar Allan Poe (1809 – 1849), scrittore statunitense.

Citazioni

  • Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte. (da Eleonora)
Coloro che sognano ad occhi aperti conoscono molte cose che sfuggono a quanti sognano solo dormendo. [E.A. Poe, Eleonora, trad. di Franco Della Pergola, De Agostini, 1985]
  • Come regola generale, nessuno scrittore dovrebbe far figurare il suo ritratto nelle sue opere. Quando i lettori hanno gettato un'occhiata alla fisionomia dell'autore, di rado riescono a mantenersi seri. (da Marginalia)
  • È veramente da mettere in dubbio che l'intelligenza umana possa creare un cifrario che poi l'ingegno non riesca a decifrare con l'applicazione necessaria. (da Lo scarabeo d'oro)
  • Essere sepolti vivi è senza dubbio, il più terribile tra gli orrori estremi che siano mai toccati in sorte ai semplici mortali. Che sia avvenuto spesso, spessissimo, nessun essere pensante vorrà negarlo. I limiti che dividono la Vita dalla Morte sono, nella migliore delle ipotesi, vaghi e confusi. Chi può dire dove finisca l'una e cominci l'altra ? (da La sepoltura prematura)
  • I veri, i soli veri pensatori, gli uomini di ardente immaginazione! (da Mellonta tauta)
  • L'ignoranza è una benedizione, ma perché la benedizione sia completa l'ignoranza deve essere così profonda da non sospettare neppure se stessa. (da Un capitolo d'idee)
  • Le più alte facoltà della riflessione sono utilizzate più intensamente e con maggior profitto dal modesto gioco della dama che da tutta l'elaborata futilità degli scacchi (da I delitti della Rue Morgue)
  • Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale. (da Eleonora, 1842)
Gli uomini mi hanno definito pazzo, sebbene non risulti ancora chiaro se la pazzia sia, o no, il grado più alto dell'intelletto, e se molto di quanto dàgloria e tutto ciò che rende profondi non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione dello spirito, a spese dell'intelletto in genere. [E.A. Poe, Eleonora, trad. di Franco Della Pergola, De Agostini, 1985]
  • Non c'è in natura una passione più diabolicamente impaziente di quella di colui che, tremando sull'orlo di un precipizio, medita di gettarvisi. (da Il genio della perversione)
  • Non credete a nulla di quanto sentito dire e non credete che alla metà di ciò che vedete. (da Il sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma)
  • Non è veramente coraggioso colui che teme di sembrare od essere, quando gli conviene, un vile. (da Marginalia)
  • Oggi sono in catene e sono qui. Domani sarò senza ceppi... ma dove? (da Il genio della perversione)
  • Tutto ciò che vediamo o sembriamo non è altro che un sogno in un sogno. (da A Dream within a Dream)

Attribuite

  • Se guarderai a lungo nell'abisso, anche l'abisso vorrà guardare in te.
È in realtà una frase di Friedrich Nietzsche, da Al di là del bene e del male.

Senza fonte

  • Dichiarare la propria viltà può essere un atto di coraggio.
  • Empi il bicchier ch'è vuoto, vuota il bicchier ch'è pieno, non lo lasciar mai vuoto, non lo lasciar mai pieno.
  • La viola, la violetta, il vino.
  • Quando un pazzo sembra perfettamente ragionevole è gran tempo, credetemi, di mettergli la camicia di forza.
  • Terrore e suspense si addicono alla brevità del racconto.
  • Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato.

Il racconto di Arthur Gordon Pym

[Garzanti, traduzione di Roberto Cagliero]

Incipit dell'introduzione

Tornato negli Stati Uniti alcuni mesi or sono, dopo un'incredibile serie di avventure nei mari del Sud e altrove, di cui viene fornito un resoconto nelle pagine che seguono, feci per caso la conoscenza di alcuni gentiluomini di Richmond, in Virginia, i quali mostrarono grande interesse per tutto ciò che riguardava le regioni da me visitate e insistettero per convincermi, quasi si trattasse di un passo doveroso, a rendere pubblico il mio racconto. Vi erano tuttavia vari motivi per rifiutare, e tra questi alcuni assolutamente privati, che riguardavano me soltanto, e altri che non lo erano affatto. Poiché non avevo quasi mai tenuto un diario durante la mia assenza, a frenarmi contribuiva anche il timore di non riuscire a scrivere, affidandomi semplicemente alla memoria, un resoconto così dettagliato e compatto da possedere l'apparenza di quella verità di cui comunque sarebbe stato l'espressione; escluse, naturalmente, certe esagerazioni naturali e inevitabili, alle quali chiunque indulge quando si tratta di descrivere eventi che hanno il potere di eccitare l'immaginazione.

Incipit del romanzo

Mi chiamo Arthur Gordon Pym. Mio padre era un rispettabile commerciante in articoli marittimi a Nantucket, dove io sono nato. Il mio nonno materno faceva l'avvocato e vantava una buona clientela. Era fortunato in tutto e aveva investito con notevole successo nei titoli di quella che un tempo si chiamava la Edgarton New Bank. Grazie a questo e ad altri mezzi era riuscito a metter da parte una discreta somma di denaro. Credo che fosse affezionato a me più che a chiunque altro al mondo, e alla sua morte speravo di ereditare gran parte dei suoi beni. A sei anni mi spedì alla scuola del vecchio signor Ricketts, un eccentrico gentiluomo che aveva un braccio solo – certamente chiunque sia stato a New Bedford lo conoscerà bene. Frequentai quella scuola fino all'età di sedici anni e poi mi trasferii all'accademia del signor E. Ronald, sulla collina. Lì divenni intimo amico del figlio del signor Barnard, un capitano che d'abitudine solcava i mari alle dipendenze della Lloyd e Vredenburgh – anche il signor Barnard è conosciuto a New Bedford e conta, di questo sono sicuro, molti parenti a Edgarton. Suo figlio, di nome Augustus, aveva quasi due anni più di me. Insieme al padre aveva partecipato a una spedizione sulla baleniera John Donaldson, e mi raccontava sempre delle sue avventure nel Pacifico meridionale.

Explicit di Gordon Pym

Fu allora che la nostra imbarcazione si precipitò nella morsa della caterrata dove si era spalancato un abisso per riceverci. Ma ecco sorgere sul nostro cammino una figura umana dal volto velato, di proporzioni assai più grandi che ogni altro abitatore della terra. E il colore della sua pelle era il bianco perfetto della neve.

L'uomo della folla

Incipit

Mariarosa Mancuso

Di un certo libro tedesco è stato detto giustamente che er lässt sich nicht lesse: non si lascia leggere. Ci sono segreti che non si lasciano svelare. Gli uomini muoiono di notte nei loro letti, stringendo le mani di confessori simili a spettri, guardandoli negli occhi e implorando pietà; muoiono con la disperazione nel cuore, con la gola attanagliata dalle convulsioni, per l'orrore dei misteri che non si lasciano rivelare. A volte, ahimè, la coscienza degli uomini si carica di un fardello tanto orribile che riusciamo a liberarcene solo nella tomba. Così l'essenza del crimine rimane avvolta nel mistero.

Giorgio Manganelli

Di un certo libro tedesco, ben si è detto che er läßt sich nicht lesen, non acconsente a lasciarsi leggere. Vi sono segreti che non tollerano di lasciarsi dire. Uomini muoiono sui loro giacigli notturni, torcendo le mani di confessori spettrali e, fissandoli angosciosamente negli occhi, muoiono con la disperazione nel cuore, la gola strozzata, giacché si dànno misteri d'orrore che non tollerano di esser rivelati. Accade che la coscienza d'un uomo prenda su di sé un fardello di infamia tale che non possa deporsi che nella tomba. E dunque la criminosa essenza resta sigillata.
[E.A. Poe, L'uomo della folla, trad. di Giorgio Manganelli, Einaudi, 1983]

Citazioni

  • Il semplice fatto di respirare era motivo di gioia, e perfino ciò che solitamente è fonte di dolore mi procurava piacere. (p. 19)

Explicit

Mariarosa Mancuso

Il più infame cuore del mondo è un libro ancora più volgare dell'Hortolus animae, e forse il fatto che er lässt sich nicht lesse, che non si lasci leggere, è una delle maggiori grazie che Dio ha voluto farci.
[Edgar Allan Poe, Racconti, a cura di Mariarosa Mancuso, Universale Economica Feltrinelli, Milano, 1998]

Giorgio Manganelli

Il più tristo cuore che ci sia al mondo è un libro più voluminoso dell'Hortulus Animae, ed è forse grazia non piccola di Dio che er läßt sich nicht lesen.
[E.A. Poe, L'uomo della folla, trad. di Giorgio Manganelli, Einaudi, 1983]

Incipit di alcune opere

Berenice

Renato Ferrari

La miseria è molteplice. L'infelicità sulla terra è multiforme. Spingendosi di là dall'ampio orizzonte come l'arcobaleno, le sue tinte sono altrettanto varie quanto le tinte di quest'arco, altrettanto distinte e nondimeno altrettanto intimamente fuse. Spingendosi di là dall'ampio orizzonte come l'arcobaleno! Come può essere che dalla bellezza ho tratto un tipo di bruttezza? Da un patto di pace una similitudine del dolore? Ma come nell'etica il male è conseguenza del bene, così, nella realtà, dalla gioia è nato il dolore. O il ricordo della passata beatitudine costruisce l'angoscia di oggi, oppure gli affanni che sono hanno la loro origine nelle estasi che avrebbero potuto essere.
[E.A. Poe, Berenice, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Giorgio Manganelli

Molteplice è l'infelicità — la sventura terrestre è multiforme. Sovrastando come l'arcobaleno la vastità dell'orizzonte, i suoi colori sono meno vari dei colori dell'iride: altrettanto nitidi, anche, e tuttavia intimamente mescolati. Sovrastando l'orizzonte come l'arcobaleno! Come mai da tanta bellezza ho potuto trarre il tipo del difforme? Dal patto di pace una similitudine di dolore? Ma come, nella morale, il male è conseguenza del bene, così dalla gioia nasce il dolore. O la memoria del tempo felice è l'angoscia di oggi, o le ambasce dell'adesso nascono dalla visione di ciò che sarebbe potuto essere.
[E.A. Poe, Berenice, trad. di Giorgio Manganelli, Einaudi, 1983]

Bon-Bon

Renato Ferrari

Credo che nessuno di coloro che, durante il regno di..., avesse frequentato il piccolo café nel cul-de-sac Le Febre a Rouen, si sarebbe preso la libertà di mettere in dubbio che Pierre Bon-Bon fosse un restaurateur di doti non comuni. E reputo ancor più innegabile che Pierre Bon-Bon fosse allo stesso modo esperto della filosofia di quel periodo. I suoi pâtés à la fois erano fuor d'ogni dubbio immacolati; ma quale penna saprebbe render giustizia ai suoi saggi sur l'Esprit? Se le sue omelettes — se i suoi fricandeaux erano inestimabili, quale littérateur di quei giorni non avrebbe dato il doppio per una «Idée de Bon-Bon» di quel che avrebbe dato per tutte le sciocche «Idées» di tutti gli altri savants messi insieme?
[E.A. Poe, Bon-Bon, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Giorgio Manganelli

Che Pierre Bon-Bon fosse un restaurateur di non comuni qualità, nessuno di coloro che, durante il regno di..., frequentavano quel suo minuscolo café nel Cul-de-sac Le Febvre a Rouen, si permetterà di metterlo in dubbio. Che Pierre Bon-Bon fosse, in egual misura, esperto della contemporanea filosofia è, credo, anche più specificamente innegabile. I suoi pâtés à la fois erano assolutamente senza macchia; ma qual penna può rendere giustizia ai suoi saggi sur la Nature, i pensamenti sur l'Ame, le annotazioni sur l'Esprit? Se le sue omelettes, se i suoi fricandeaux erano impareggiabili, quale littérateur di quel giorno non avrebbe dato per una Idée de Bon-Bon due volte tanto che per tutto il pattume delle idées di tutti gli altri savants?
[E.A. Poe, Bon-Bon, trad. di Giorgio Manganelli, Einaudi, 1983]

Eleonora

Discendo da una stirpe nota per il vigore della fantasia e l'ardore della passione. Gli uomini mi hanno definito pazzo, sebbene non risulti ancora chiaro se la pazzia sia, o no, il grado più alto dell'intelletto, e se molto di quanto dàgloria e tutto ciò che rende profondi non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione dello spirito, a spese dell'intelletto in genere. Coloro che sognano ad occhi aperti conoscono molte cose che sfuggono a quanti sognano solo dormendo.
[E.A. Poe, Eleonora, trad. di Franco Della Pergola, De Agostini, 1985]

Gli occhiali

Renato Ferrari

Molti anni fa, era di moda mettere in ridicolo l'idea dell'«amore a prima vista»; ma coloro che pensano, non meno di coloro che sentono profondamente, ne hanno sempre sostenuto l'esistenza. A dire il vero le moderne scoperte, in quel che può essere definito magnetismo etico o magneto estetica, fanno apparire probabile che i più naturali e perciò i più veri ed i più intensi affetti umani sono quelli che sorgono nel cuore quasi per opera di simpatia elettrica, in una parola che i legami psichici più vivi e durevoli sono quelli scaturiti da uno sguardo.
[E.A. Poe, Gli occhiali, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Giorgio Manganelli

Molti anni or sono era di moda farsi beffe dell'«amore a prima vista»; ma coloro che meditano, non meno di coloro che profondamente sentono, ne hanno sempre sostenuto l'esistenza. Le recenti scoperte poi, in quel che può definirsi magnetismo spirituale, o sensibilità magneto-estetica, rendono probabile che il più naturale e, di conseguenza, il più sincero e intenso degli affetti umani sia quello appunto che spunta nel cuore quasi per simpatia elettrica; in breve, è probabile che i più duraturi e splendenti vincoli della psiche siano quelli saldati e ribaditi da uno sguardo.
[E.A. Poe, Gli occhiali, trad. di Giorgio Manganelli, Einaudi, 1983]

Hop-Frog

Non conobbi mai nessuno tanto pronto allo scherzo quanto il re. Sembrava vivesse solo per le burle. Raccontargli una storia scherzosa e raccontarla bene, era la via più sicura per conquistarne i favori. Perciò accadde che i suoi sette ministri fossero tutti persone eminenti per i loro talenti di burloni. Erano anche tutti dello stesso stampo del re, essendo alti, corpulenti e adiposi, oltre che inimitabili burloni. Non sono mai stato assolutamente in grado di stabilire se la gente ingrassi in virtù delle celie o se nel grasso stesso vi sia qualcosa che predisponga allo scherzo; ma certo è che un mattacchione magro è una rara avis in terris.
[E.A. Poe, Hop-Frog, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

I delitti della Rue Morgue

Daniela Palladini

Le facoltà mentali che si definiscono analitiche non sono in se stesse molto facilmente analizzabili. Le possiamo apprezzare soltanto dai loro risultati. Quello che ne sappiamo è che per chi le possegga al massimo sono una delle più vive fonti di piacere. Come l'uomo forte gode della sua forza fisica e si compiace durante gli esercizi che mettono in azione i muscoli, così l'analitico coglie il suo momento di gloria in questa attività mentale la cui funzione è risolvere.
[E.A. Poe, Racconti del mistero. Le inchieste di Monsieur Dupin, trad. di Daniela Palladini, Newton, 1991]

Giorgio Manganelli

Le facoltà mentali descritte come analitiche sono a loro volta difficilmente analizzabili. Ne constatiamo l'efficacia, non altro. Sappiamo che per coloro che ne sono dotati, purché in forma estremamente acuta, sono fonte del più alacre godimento. Come l'uomo gagliardo gode della propria prestanza fisica e si diletta di quelle imprese che impegnano i suoi muscoli, allo stesso modo l'analista si compiace di quella attività mentale che risolve.
[E.A. Poe, Gli omicidi della Rue Morgue, trad. di Giorgio Manganelli, Einaudi, 1983]

Il barile d'Amontillado

Avevo sopportato come meglio avevo potuto i mille affronti di Fortunato, ma quando egli osò passare agli insulti giurai vendetta. Voi, che conoscete così bene la natura della mia anima, non penserete, tuttavia, ch'io pronunciassi qualche minaccia. Mi sarei vendicato alla fine; questo era un punto definitivamente stabilito, ma la stessa determinatezza con cui era stato risolto precludeva l'idea del rischio. Non solo io dovevo punire, ma punire rimanendo impunito.
[E.A. Poe, Il barile d'Amontillado, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Il crollo della Casa Usher

Renato Ferrari

Per tutta una giornata uggiosa, buia e sorda del declinare dell'anno, in cui le nubi pendevano opprimenti e basse nei cieli, avevo attraversato da solo, a cavallo, un tratto di regione singolarmente desolato; e alla fine, come le ombre della sera si avvicinavano, mi trovai in vista della malinconica Casa Usher. Non so come fu, ma, alla prima occhiata che gettai sull'edificio, un senso di insopportabile tristezza pervase il mio animo.
[E.A. Poe, Il crollo della Casa Usher, traduzione di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Daniela Palladini

In una giornata triste, buia e troppo silenziosa, con un cielo di nuvole basse e pesanti, dopo aver cavalcato da solo per un tratto di campagna particolarmente desolato, verso sera, mentre le ombre si facevano sempre più lunghe, mi trovai di fronte alla malinconica casa Usher.
Non so perché, bastò uno sguardo di sfuggita alla vecchia dimora, per darmi un senso di insopportabile depressione.
[E.A. Poe, La caduta della Casa Usher, traduzione di Daniela Palladini, in "Storie dell'orrore", a cura di Gianni Pilo, Newton & Compton, 1999. ISBN 8882892492]

Elisabetta Svaluto

Per tutto il giorno, un giorno monotono, cupo e silenzioso d'autunno, di quelli in cui le nubi gravano basse e opprimenti nel cielo, avevo attraversato da solo, a cavallo, un tratto di campagna straordinariamente lugubre, fino a che, mi ritrovai, mentre calavano le ombre della sera, in vista della malinconica Casa Usher. Non saprei dire perché, ma non appena intravidi l'edificio, un senso di insoffribile tristezza pervase il mio spirito.
[E.A. Poe, La rovina della Casa Usher, traduzione di Elisabetta Svaluto, in "Il colore del male. I capolavori dei maestri dell'horror", a cura di David G. Hartwell, Armenia Editore, 1989. ISBN 8834404068]

Il cuore rivelatore

Carla Apollonio e Sergio Frenguelli

È la verità! Sono nervoso, sono stato e sono molto, molto, terribilmente nervoso; ma perché volete dire che sono un pazzo? Il male ha affinato i miei sensi, non distrutti, non annientati. Più di chiunque altro avevo avuto acuto il senso dell'udito. Ho ascoltato tutte le voci del cielo e della terra. Molte ne ho intese dall'inferno. Per questo sono pazzo? Uditemi! e osservate con che precisione, con che calma io posso narrarvi tutta la storia.
Non è possibile dirvi come in principio l'idea entrò nel mio cervello; ma una volta concepita, essa mi possedé giorno e notte. Non v'era né scopo né passione. Io amavo il vecchio, non mi aveva mai colpito. Non mi aveva mai insultato. Non desideravo affatto il suo oro.
[Bietti, traduzione di Carla Apollonio e Sergio Frenguelli]

Renato Ferrari

È vero! ero sempre stato nervoso, molto, molto, spaventosamente nervoso, e lo sono ancora; ma perché volete dire ch'io sono pazzo? La malattia aveva soltanto acuito i miei sensi, non distrutti, non ottenebrati. Più acuto di tutti era il senso dell'udito. Udivo tutte le cose in cielo e in terra. Udivo molte cose nell'inferno. E allora, sono matto per questo? Ascoltate! E osservate con quanta lucidità, con quanta calma io posso narrarvi l'intera storia.
È impossibile dire come l'idea mi sia entrata per la prima volta nel cervello; ma, una volta concepita, non mi diede più tregua né giorno né notte. Non avevo alcuno scopo. Non v'era collera in me. Volevo bene al vecchio. Non mi aveva mai fatto alcun torto. Non mi aveva mai ingiuriato. Non desideravo il suo oro.
[E.A. Poe, Il cuore rivelatore, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Il diavolo nella torre

Renato Ferrari

Ognuno sa vagamente, che il posto più bello del mondo è — o, ahimè, era — il borgo olandese di Vondervotteomittiss. Tuttavia, siccome si trova a una certa distanza da qualunque strada maestra, essendo in certo qual modo situato fuori mano, vi sono forse pochissimi tra i miei lettori che l'abbiano mai visitato. A beneficio di coloro che non abbiano potuto farlo, giudico opportuno di doverne dare alcuni particolari. E questo è, in verità, tanto più necessario in quanto con la speranza di raccogliere un po' di simpatia del pubblico a favore degli abitanti, mi propongo qui di narrare la storia di calamitosi eventi che sono recentemente accaduti entro i suoi confini.
[E.A. Poe, Il diavolo nella torre, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Giorgio Manganelli

Tutti sanno, genericamente, che a questo mondo luogo più bello non v'è — o, ahimè, non v'era — del borgo olandese di Vondervotteimittiss, come a dire Cheorè. Tuttavia, poiché giace a qualche distanza da qualsivoglia strada di gran traffico, in sito alquanto forastico, forse ben pochi dei miei lettori si sono recati a visitarlo. A beneficio di coloro che, per l'appunto, mai vi sono stati, è opportuno che ne dia una qualche descrizione. E ciò è tanto più necessario, in quanto, sperando di cattivarmi la pubblica simpatia in pro' degli abitanti, mi propongo di narrare la storia dei recenti calamitosi accadimenti verificatisi.
[E.A. Poe, Il Diavolo sul campanile, trad. di Giorgio Manganelli, Einaudi, 1983]

Il gatto nero

Renato Ferrari

Per il racconto più fantastico e nello stesso tempo più semplice che mi accingo a scrivere, non m'aspetto né pretendo d'essere creduto. Pazzo sarei davvero se mi aspettassi ciò, in un caso in cui i miei stessi sensi respingono la loro propria testimonianza. Eppure pazzo non sono, e certissimamente non sto sognando. Ma domani morrò, e oggi vorrei alleggerire la mia anima. Il mio scopo immediato è quello di porre innanzi al mondo, in modo piano, succinto e senza commenti, una serie di semplici eventi domestici.
[E.A. Poe, Il gatto nero, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Giorgio Manganelli

Alla storia che mi accingo a mettere per iscritto — storia non meno dissennata che affatto domestica — non prevedo né pretendo si presti fede. Sarei pazzo ad attendermi il contrario, in un caso in cui i miei stessi sensi smentiscono la propria testimonianza. E tuttavia, pazzo io non sono — né, certamente, sto sognando. Ma io muoio domani, ed oggi voglio sgravarmi l'anima. Ora mi propongo di porre davanti al mondo, in modo semplice, nudo, senza commenti, una serie di accadimenti domestici.
[E.A. Poe, Il gatto nero, trad. di Giorgio Manganelli, Einaudi, 1983]

Il pozzo e il pendolo

Ero spossato, mortalmente spossato per quella lunga agonia; e quando alla fine mi slegarono e mi permisero di sedere, sentii che i miei sensi mi abbandonavano. La sentenza, la paventata sentenza di morte, era stato l'ultimo distinto accento che m'era giunto alle orecchie. Dopo di che, il suono delle voci inquisitorie sembrò immergersi nel brusio confuso di un sogno. Quel suono portava al mio spirito l'idea di rotazione, forse perché l'associavo nella mia fantasia col frullìo di una ruota di mulino.
[E.A. Poe, Il pozzo e il pendolo, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Il seppellimento prematuro

Vi sono certi temi eccezionalmente interessanti ma che nel complesso sono troppo orribili da servire agli scopi di una novellistica convenzionale. Da questi il semplice narratore deve rifuggire, se non vuole offendere o disgustare. Essi vengono trattati appropriatamente solo quando sono santificati e sorretti dalla severità e dalla maestà del vero. Noi vibriamo, per esempio, della più intensa e «piacevole pena», alle descrizioni dei Passaggio della Beresina, del Terremoto di Lisbona, della Peste di Londra, del Massacro di San Bartolomeo, oppure della morte per soffocamento dei centoventitré prigionieri nel Black Hole di Calcutta.
[E.A. Poe, Il seppellimento prematuro, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Il sistema del Dottor Catrame e del Professor Piuma

Nell'autunno del 18..., durante un viaggio attraverso le estreme province meridionali della Francia, giunsi a pochi chilometri da una Casa di Cura, o manicomio privato, di cui avevo sentito molto parlare a Parigi da medici miei amici. Poiché non avevo mai visitato un luogo del genere, pensai che l'occasione fosse troppo bella per lasciarmela sfuggire, e così proposi al mio compagno di viaggio (un signore conosciuto casualmente pochi giorni prima), di deviare per un'oretta, o poco più, dalla nostra strada e di visitare l'istituto. Ma egli si rifiutò.
[E.A. Poe, Il sistema del Dottor Catrame e del Professor Piuma, trad. di Maria Serena Battaglia, De Agostini, 1985]

L'appuntamento mortale

Uomo misterioso e nato sotto cattiva stella! Abbagliato dallo splendore della tua stessa immaginazione e caduto nelle fiamme della tua stessa giovinezza! Io ti rivedo nella mia fantasia! Ancora una volta la tua forma si è levata dinanzi a me! Oh, non come sei, nella fredda valle e nell'ombra, ma come dovresti essere, intento a sperperare una vita di magnifica meditazione in quella città di vaghe visioni, nella tua Venezia, ch'è un Elisio del mare caro alle stelle, e i cui palazzi palladiani dalle loro ampie finestre guardano giù con profondo e amaro significato ai segreti delle sue acque silenti.
[E.A. Poe, L'appuntamento mortale, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

La beffa del pallone

Notizia Straordinaria per Espresso, via Norfolk! L'Atlantico Attraversato in Tre giorni! Splendido Trionfo della Macchina Volante di Monck Mason! — L'Arrivo all'Isola di Sullivan, presso Charleston, S.C., di Mason, Robert Holland, Henson, Harrison Ainsworth e altri quattro, sul Pallone Pilotabile Victoria, dopo un viaggio di settantacinque ore da Continente a Continente! Tutti i Particolari sul Viaggio!
[E.A. Poe, La beffa del pallone, trad. di Giorgio Manganelli, Einaudi, 1983]

La cassa oblunga

Alcuni anni fa, fissai un posto da Charleston, nella Carolina del Sud, per la città di New York, sulla bella nave postale Independence, al comando del capitano Hard. Dovevamo partire il quindici del mese (giugno), tempo permettendo: e, il quattordici, salii a bordo per sistemare alcune cose nella mia cabina.
[E.A. Poe, La cassa oblunga, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

La lettera trafugata

A Parigi, una sera ventosa del 18... — da poco era scesa l'oscurità — gustavo la duplice delizia della meditazione e di una pipa di schiuma in compagnia dell'amico C. Auguste Dupin, tra i libri del suo studiolo, au troisième, n. 33, Rue Dunôt, Faubourg St-Germain. Per un'ora almeno eravamo rimasti in silenzio perfetto; intenti, agli occhi di un frettoloso osservatore, ad una rigorosa e esclusiva disamina dei tortuosi riccioli di fumo che invadevano l'atmosfera della stanza.
[E.A. Poe, La lettera trafugata, trad. di Giorgio Manganelli, Einaudi, 1983]

La maschera della Morte Rossa

La «Morte Rossa» aveva a lungo infierito sul paese. Mai pestilenza era stata più fatale e più orribile. Il sangue era il suo avatara e il suo sigillo: il rossore e l'orrore del sangue. Erano acuti dolori e improvvisi capogiri, e poi un abbondante sudore sanguigno fino alla dissoluzione. Le macchie scarlatte sul corpo e specialmente sul volto della persona colpita erano il bando di peste che escludeva la vittima da ogni aiuto e da ogni pietà da parte dei suoi simili. E l'attacco, il progredire e la fine del male erano gli episodi di mezz'ora in tutto.
[E.A. Poe, La maschera della Morte Rossa, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

La verità sul caso del signor Valdemar

Naturalmente non pretenderò di giudicare eccezionale il fatto che lo straordinario caso del signor Valdemar abbia suscitato tante discussioni. Sarebbe un miracolo se ciò non fosse avvenuto, date le circostanze. Per il desiderio delle parti interessate di tenere la vicenda nascosta al pubblico, almeno per il momento e fino a quando avessimo avuto altre occasioni di ricerca, proprio per effetto dei nostri sforzi effettuati in questo senso, si fece strada fra la gente una storia alterata o esagerata dei fatti, che diede origine a molte e spiacevoli opinioni sbagliate e, logicamente, a molto scetticismo.
[E.A. Poe, La verità sul caso del signor Valdemar, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Ligeia

Io non posso, per l'anima mia, ricordare come, quando e persino dove avessi precisamente conosciuto per la prima volta Lady Ligeia. Sono trascorsi tanti anni da allora e la mia memoria è indebolita dalle molte sofferenze. O, forse, non posso ora richiamare alla mente questi fatti perché, in realtà, il carattere della mia amata, il suo raro sapere, il suo genere di bellezza singolare e, tuttavia, placido, l'eloquenza palpitante ed affascinante del suo linguaggio armonioso e sommesso avevano trovato la via del mio cuore con una progressione così costante e furtiva, da rimanere inosservati e sconosciuti.
[E.A. Poe, Ligeia, trad. di Franco Della Pergola, De Agostini, 1985]

Lo scarabeo d'oro

Molti anni or sono, mi legai d'amicizia con un tal William Legrand. Era di antica prosapia ugonotta; un tempo era stato ricco; ma una sequela di sventure l'aveva ridotto all'indigenza. Per sfuggire all'umiliazione di codesta decadenza, lasciata New Orleans, città dei suoi progenitori, aveva preso dimora sull'Isola di Sullivan, non lontano da Charleston, Carolina del Sud.
[E.A. Poe, Lo scarabeo d'oro, trad. di Giorgio Manganelli, Einaudi, 1983]

Metzengerstein

Franco Della Pergola

L'orrore e la fatalità hanno teso agguati in tutti i tempi. Perché dunque dare una data alla storia che devo raccontare? Basti dire che, al tempo di cui parlo, esisteva, all'interno dell'Ungheria, una credenza, radicata sebbene segreta, nelle dottrine della metempsicosi. Delle dottrine stesse, cioè della loro falsità o della loro probabilità, io non dico nulla. Affermo, tuttavia, che gran parte della nostra incredulità (come dice la Bruyère di tutte le nostre infelicità) «vient de ne pouvoir être seuls».
[E.A. Poe, Metzengerstein, traduzione di Franco Della Pergola, De Agostini, 1985]

Daniela Palladini

Orrore e fatalità hanno traversato il mondo in ogni tempo. Allora perché dare una data alla storia che devo narrare? Sarà sufficiente dire che, nel periodo di cui parlo, esisteva, all'interno dell'Ungheria, una fede convinta, anche se tenuta segreta, nelle dottrine della metempsicosi. Delle dottrine in sé – cioè, di quanto possano essere false o attendibili – non dico nulla. Affermo, comunque, che molta della nostra incredulità (come dice La Bruyère, di tutta la nostra infelicità) «vient de ne pouvoir être seuls»[1].
[E.A. Poe, Metzengerstein, traduzione di Daniela Palladini, in "Storie di fantasmi", a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton & Compton, 1995]

Morella

Consideravo la mia amica Morella con un sentimento di affetto profondo ma, nello stesso tempo, fra i più singolari. La conobbi, per caso, molti anni fa e la mia anima, fin dal primo incontro si era accesa di una fiamma che non avevo mai conosciuto prima di allora; eppure, il fuoco non era quello di Eros, ed il mio spirito era amareggiato e tormentato dalla crescente convinzione che non avrei mai potuto definire il suo significato insolito, né regolare la sua vaga intensità- Ci incontrammo, tuttavia, ed il destino ci unì l'una all'altro sull'altare; e non parlai mai di passione né pensai all'amore. Lei era, però, schiva della compagnia degli altri e, legandosi esclusivamente a me, mi rese felice. Meravigliarsi è una felicità; sognare è anche una felicità.
[E.A. Poe, Morella, trad. di Franco Della Pergola, De Agostini, 1985]

Ombra

Voi che leggete siete ancora tra i viventi; ma io che scrivo sarò già da un pezzo nella regione delle ombre. Perché in verità strane cose accadranno, arcane cose saranno rivelate, e molti secoli trascorreranno prima che queste memorie siano viste dagli uomini. E, quando le avranno viste, alcuni non vi crederanno, altri ne dubiteranno, ma vi sarà pur qualcuno che troverà di che meditare sui caratteri ch'io incido qui con uno stilo di ferro.
[E.A. Poe, Ombra, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Perdita di fiato

La più evidente mala sorte deve alla fine arrendersi all'instancabile coraggio della filosofia, come la più ostinata città si arrende all'incessante e vigile assedio di un nemico. Salmanasar, come troviamo nelle sacre scritture, stette tre anni davanti a Samaria; eppure essa cadde. Sardanapalo — si veda Diodoro — resistette sette anni a Ninive; ma invano. Troia finì sullo spirare del secondo lustro; e Azoth, come dichiara Aristeo sul proprio onore di gentiluomo, aprì alfine le sue porte a Psammetico dopo avergliele tenute chiuse per la quinta parte di un secolo...
[E.A. Poe, Perdita di fiato, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Quattro chiacchiere con una mummia

Il symposium della sera prima era stato un po' troppo per me. Avevo un tremendo mal di testa e mi sentivo completamente stordito. Così, invece di passar la serata fuori, come mi ero proposto, pensai che la cosa migliore era quella di mangiare un boccone e andarmene subito a letto.
[E.A. Poe, Quattro chiacchiere con una mummia, traduzione di Nicoletta Rosati Bizzotto, in "Storie di mummie", a cura di Gianni Pilo, Newton & Compton, 1998]

Re Peste

Verso la mezzanotte, in una notte del mese di ottobre, durante il cavalleresco regno del terzo Edoardo, due marinai appartenenti alla ciurma del Free and Easy, una goletta mercantile che faceva la spola tra Sluys e il Tamigi, e che allora si trovava all'àncora in quel fiume, furono assai stupiti di trovarsi seduti nella mescita di una birreria della parrocchia di Sant'Andrea, a Londra, birreria che portava per insegna il ritratto di un «Allegro Marinaio».
[E.A. Poe, Re Peste, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Rivelazione magnetica

Quale che sia il dubbio che possa ancora avviluppare la ragione fondamentale del mesmerismo, i suoi fatti inquietanti sono ora quasi universalmente ammessi.
Coloro che dubitano di questi fatti inquietanti, sono i meri dubitatori di professione, una classe inutile e screditata.
[E.A. Poe, Rivelazione magnetica, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

William Wilson

Permettete che, per ora, io chiami me stesso William Wilson. La bella pagina che in questo momento mi sta dinanzi non deve essere insudiciata dal mio vero nome. Questo è stato già fin troppo oggetto di sprezzo, di orrore, di vituperio per la mia stirpe. I venti indignati non hanno forse fatto conoscere la sua imparagonabile infamia alle più remote regioni del globo? O, reietto fra tutti i reietti più dissoluti! non sei forse morto per sempre per la terra?
[E.A. Poe, William Wilson, trad. di Renato Ferrari, De Agostini, 1985]

Citazioni su Edgar Allan Poe

  • Edgar Allan Poe può giustamente essere chiamato il padre della "fantascienza". Fu lui che a dare veramente inizio al romance, a intessere brillantemente nella e attorno alla storia un filo scientifico. (Hugo Gernsback)
  • Nel 1841 Poe aveva cominciato a leggere un romanzo di Dickens, che conteneva tra l'altro la narrazione di un crimine misterioso: alle prime pagine, aveva subito capito l'enigma; riflettendo sul metodo da lui seguito, aveva scoperto contemporaneamente le regole dell'inchiesta poliziesca e quelle della narrazione poliziesca. (Oreste del Buono)
  • Quel che soprattutto attira l'attenzione di Poe sono le situazioni in cui la mente trova a combattere contro se stessa. (Mariarosa Mancuso)
  • Si potrebbe affermare senza tema di smentita che l'aggettivo che s'incontra più di frequente nei racconti di Poe sia wild. Wild, selvaggio, bizzarro, strano, fantastico, grottesco, pazzo; in quanti e quali diversi significati non viene da lui adoperata questa parola, quanti e quali sfumature dello straordinario non riesce a farla contenere. A voler stabilire una regola che dagli attributi che adoperano più spesso gli scrittori si possa dedurre il loro carattere, nel caso di Poe si rasenterebbe da vicino il vero. (Delfino Cinelli)
  • Troppo si è detto delle caratteristiche esteriori delle opere di Poe; è notorio che, oltre a essere il padre e maestro della numerosa e prospera prosapia dei Conan Doyle e degli Arsenio Lupin, – benché come giusto, non ne abbia mietuto in vita né gli allori, né i favolosi guadagni che sono andati ai tanti nipoti – è a lui che si debbono il racconto analitico, il racconto misterioso, il racconto fantastico, il racconto scientifico. (Delfino Cinelli)

Note

  1. Mercier sostiene con serietà le dottrine della metempsicosi in Van deux mille quatre cents quarante, e J. D'Israeli afferma che «non esiste un sistema più semplice e poco ripugnante all'intelletto». Il colonnello Ethan Allen, «il ragazzo della Montagna Verde», sembra fosse un serio sostenitore della metempsicosi (N.d.A.).

Bibliografia

  • Edgar Allan Poe, Quattro chiacchiere con una mummia, traduzione di Nicoletta Rosati Bizzotto, in "Storie di mummie", a cura di Gianni Pilo, Newton & Compton, 1998.
  • Edgar Allan Poe, Racconti, traduzioni di Maria Serena Battaglia, Franco Della Pergola, Renato Ferrari, De Agostini, 1985.
  • Edgar Allan Poe, Racconti, traduzione di Giorgio Manganelli, Einaudi, 1983.
  • Edgar Allan Poe, Racconti Straordinari – Genesi di un poema – Racconti grotteschi e seri, traduzioni di Franco Della Pergola, Anna Maria Battaglia e Renato Ferrari, Edizioni per Il Club del Libro, Milano, 1958.
  • Edgar Allan Poe, Racconti del mistero. Le inchieste di Monsieur Dupin, trad. di Daniela Palladini, Newton, 1991. ISBN 8879831194

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