Abraham Yehoshua: differenze tra le versioni

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Versione delle 11:28, 20 feb 2011

Abraham Jehoshua

Abraham "Boolie" Yehoshua (1936 – vivente), scrittore israeliano.

Citazioni di Abraham Yehoshua

  • Ah, voi Gentili! Non romanzate troppo sull'ebraismo! Avete preso questo ebreo che andava oltre i confini con l'intelletto, ne avete fatto un simbolo! Ma noi abbiamo pagato un prezzo altissimo a questo. E allora dateci la soddisfazione di vivere dentro questi confini territoriali! (citato da Francesco Battistini, Corriere della sera, 26 novembre 2008, pag. 42)
  • Da ragazzo si era innamorato tante volte, ma tutti quei suoi amori erano sempre stati segreti e confusi, in fondo si obbligava semplicemente ad innamorarsi per non restare un figlio unico troppo esposto all'opprimente amore della madre. (da Cinque stagioni, Einaudi, Torino, traduzione di Gaio Scaloni, p. 210)
  • E Linka ha continuato a ridere attraverso le foreste della Germania e tra i caseggiati rossicci di Monaco di Baviera — dove, verso sera, il treno ci ha rigurgitati perché potessimo sgranchirci le gambe in attesa che finissero di fare il pieno di carbone, e purificassero l'aria viziata dai nostri vapori. Così abbiamo camminato tutti insieme per le vie e le piazze di quella città che non ha eguale, e Linka pareva che non toccasse più terra coi piedi ma volasse [...]. (da Il signor Mani, traduzione di Gaio Sciloni, Einaudi, Torino, 1994. ISBN 8806174248)
  • È affascinante la rapidità, la leggerezza con cui s'è abbandonato il concetto di frontiera, e quindi d'identità e di responsabilità. La letteratura ha partecipato a questa rottura: smettendo l'impegno, qualsiasi tensione morale. Per paura d'essere antiquata. (citato da Francesco Battistini, Corriere della sera, 26 novembre 2008, p. 42)
  • Il nostro cosmopolitismo, sì, ha dato frutti sul piano della conoscenza, dell'intelletto. Ma il prezzo esistenziale è stato terribile. (citato da Francesco Battistini, Corriere della sera, 26 novembre 2008, p. 42)
  • La frontiera è responsabile della politica, morale, economia. La tv, la letteratura, l'arte, l'economia, i realty che confondono vita e finzione, tutto oggi è globale, senza confini. (citato da Francesco Battistini, Corriere della sera, 26 novembre 2008, p. 42)

Incipit di alcune opere

Cinque stagioni

La moglie di Molcho morí alle quattro del mattino, e con tutto se stesso Molcho si sforzò di individuare il momento preciso di quella morte cosí da inciderlo dentro di sé, perché lui voleva ricordare. Per settimane, perfino per mesi, dopo, quando ripensava a lei, gli pareva di essere davvero riuscito a fondere il momento del suo trapasso (se lo si poteva chiamar cosí: trapasso? Molcho era incerto) in una realtà chiara, piena di vitalità, non solo pensiero e sentimento, ma anche luci e voci, come il colore purpureo della stufetta, o quello verde e fosforescente delle cifre dell'orologio elettronico, o il fascio di luce gialla che fluiva dalla porta del bagno e creava grandi ombre nel corridoio, e forse anche la luce del cielo, una luce rosea o eburnea emanata dalla fitta tenebra.

[Abraham Yehoshua – Cinque stagioni – Einaudi, Torino, traduzione di Gaio Scaloni]

Il responsabile delle risorse umane

Nonostante il responsabile delle risorse umane non si fosse cercato questa missione, adesso, nella luce soffusa e radiosa del mattino, ne capiva il significato sorprendente. E quando, accanto al falò ormai moribondo, gli era stata tradotta – e aveva compreso – la richiesta incredibile della vecchia in abito da moncaca, aveva provato un fremito di gioia e la Gerusalemme tormentata e ferita da cui era partito una settimana prima gli era riapparsa in tutto il suo splendore: quello dei giorni dell'infanzia.

[Abraham Yehoshua – Il responsabile delle risorse umane – Einaudi, Torino, traduzione di Alessandra Shomroni]

Il signor Mani

– Ma anche se è vero che sono sparita, mamma, sono sparita solo per poco, che ragione avevi di preoccuparti tanto...
– Ma io sí che ho telefonato, mamma. Ho telefonato eccome, mercoledí sera, da Gerusalemme...
– Certo, mercoledí ero ancora a Gerusalemme, anche ieri...
– Anche ieri, mamma, sí, e anche oggi, ma avevo lasciato un messaggio...
– Com'è che non l'hai avuto?
– Oh, Dio santo, mamma, non dirmi che il mio messaggio è andato perso un'altra volta!
– Che ne so... a chi mi ha risposto al telefono...
– Uno dei ragazzi tedeschi venuti a lavorare qui...

[Abraham Yehoshua – Il signor Mani – Einaudi, Torino, traduzione di Gaio Scaloni]

La sposa liberata

Se avesse previsto che anche quella sera, sulla collina dei matrimoni del villaggio, avvolto dal profumo dell'antico fico che stava accanto al tavolo come uno degli ospiti, sarebbe stato preso dall'angoscia per il fallimento e l'occasione perduta, forse si sarebbe mostrato più pronto e deciso a sfuggire a Samaher. La petulante e ambiziosa studentessa del master, infatti, non contenta di un invito scritto e a voce, ha provveduto a organizzare un minibus speciale. Poi ha insistito con il nuovo capo del dipartimento perché tutti i docenti partecipassero alle sue nozze: non solo come gesto di omaggio verso di lei, ma verso tutti gli studenti arabi senza i quali, sosteneva sfacciatamente, il dipartimento di Lingua e letteratura araba non avrebbe goduto di alcuno status particolare all'interno dell'università.

[Abraham Yehoshua – La sposa liberata – Einaudi, Torino, traduzione di Alessandra Shomroni]

L'amante

... e noi nell'ultima guerra abbiamo perso un amante. Avevamo un amante, e da quando è cominciata la guerra non lo si trova più, è sparito. Lui e la vecchia "Morris" di sua nonna. Da allora sono passati già più di sei mesi, e di lui non abbiamo saputo più nulla. Noi diciamo sempre: questo è un paese piccolo, una specie di grande famiglia, se uno ci si mette può scoprire legami persino tra le persone più lontane – e invece, come se si fosse spalancato un abisso, una perona è scomparsa senza lasciare traccia, e tutte le ricerche sono state inutili. Se fossi sicuro che è rimasto ucciso, rinuncerei. Che diritto abbiamo noi di ostinarci per un amante ucciso, quando c'è gente che ha perso tutto quello che aveva di più caro – figli, padri e mariti?

[Abraham Yehoshua – L'amante – Einaudi, Torino, traduzione di Arno Baehr]

Ritorno dall'India

Ora la ferita era pronta per la sutura. L'anestesista si tolse impaziente la mascherina, e come se non gli bastasse più il grande respiratore con le sue cifre lampeggianti in continua mutazione, si alzò, prese con delicatezza la mano inerte per sentire il polso e poi sorrise con simpatia verso la donna nuda e dormiente, e mi strizzò l'occhio. Io feci finta di nulla: stavo fissando il professor Hishin per cercare di capire se aveva intenzione di ricucire da solo o avrebbe lasciato finire uno di noi. Tremai pensando che mi mettessero da parte ancora una volta per affidare il lavoro al mio rivale, l'altro medico che si stava specializzando.

[Abraham Yehoshua – Ritorno dall'India – Einaudi, Torino, traduzione di Alesandro Guetta e Elena Loewenthal]

Un divorzio tardivo

Il nonno ho pensato è arrivato per davvero fuori piove non è un sogno me lo ricordo bene mi hanno svegliato per davvero perché me l'avevano promesso di svegliarmi subito quando arrivava dall'aeroplano anche se io dormivo per questo avevo ubbidito ad andare a dormire e non aspettarlo alzato. Dapprincipio sì ho sentito discutevano lì al buio perché papà non voleva accendere la luce ma la mamma ha detto gliel'ho promesso e papà ha detto e allora? Avrà abbastanza tempo per vederlo ma la mamma si è impuntata solo per un momento papà vieni a vederlo sono già tre giorni che ti aspetta non la smette un istante di chiedere di te. Che poi non era vero per nulla.

[Abraham Yehoshua – Un divorzio tardivo – Einaudi, Torino, traduzione di Gaio Sciloni]

Viaggio alla fine del millennio

Nel secondo quarto della notte Ben-Atar, svegliato da una carezza, immagina in cuor suo che anche nel sonno la Prima Moglie non dimentichi di ringraziarlo del piacere donatole. Nell'oscurità che dolcemente lo avvolge accosta alla bocca la mano che lo accarezza per imprimervi ancora un bacio. Ma la ruvidezza della pelle e il calore irradiato verso le sue labbra lo rendono immediatamente consapevole dell'errore e con disgusto respinge la mano dello schiavo nero che, percependo la repulsione del padrone, scompare. E cosí com'è, nudo e pieno di sonno, Ben-Atar è di nuovo colto dall'apprensione per il viaggio.

[Abraham Yehoshua – Viaggio alla fine del millennio – Einaudi, Torino, traduzione di Alessandra Shomroni]

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