Guido Cavalcanti: differenze tra le versioni

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'''Guido Cavalcanti''' (1255 circa – 1300), poeta italiano.
'''Guido Cavalcanti''' (1255 circa – 1300), poeta italiano.
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==Citazioni==
*''In un boschetto trovai pastorella | come la stella bella, al mio parere || Capelli avea biondetti e ricciutelli | e gli occhi pien d'amor, cera rosata; | con sua verghetta pasturava agnelli, | e, scalza, di rugiada era bagnata; | cantava come fosse innamorata, | era adornata di tutto piacere''. (da ''La pastorella''; citato in ''Versi e Metri italiani'')
*''In un boschetto trovai pastorella | come la stella bella, al mio parere || Capelli avea biondetti e ricciutelli | e gli occhi pien d'amor, cera rosata; | con sua verghetta pasturava agnelli, | e, scalza, di rugiada era bagnata; | cantava come fosse innamorata, | era adornata di tutto piacere''. (da ''La pastorella''; citato in ''Versi e Metri italiani'')

*''Perch'i' no' spero di tornar giammai, | Ballatetta, in [[Toscana]], | Va' tu leggera e piana, | Dritt'a la donna mia, | Che per sua cortesia | Tifarà molto onore''. (da ''La ballata dell'esilio''; citato in ''La dolce stagione'')
*''Perch'i' no' spero di tornar giammai, | Ballatetta, in [[Toscana]], | Va' tu leggera e piana, | Dritt'a la donna mia, | Che per sua cortesia | Tifarà molto onore''. (da ''La ballata dell'esilio''; citato in ''La dolce stagione'')

*''Tu voce sbigottita e deboletta, | Ch'esci piangendo de lo cor dolente, | Coll'anima e con questa ballatetta | Va ragionando de la strutta mente''. (da ''La ballata dell'esilio''; citato in ''La dolce stagione'')
*''Tu voce sbigottita e deboletta, | Ch'esci piangendo de lo cor dolente, | Coll'anima e con questa ballatetta | Va ragionando de la strutta mente''. (da ''La ballata dell'esilio''; citato in ''La dolce stagione'')

==Citazioni su ''La ballata dell'esilio''==
*Senza dolersi mai della vita che l'abbandona, fa solamente sentire la consunzione di tutte le forze vitali; e non altra sollecitudine se non se che l'anima venga pietosamente raccolta dalla sua donna. Quei tanti ritornelli di parole e di idee ripetute danno qui non so che grazia mista al patetico, che si sente ma non si descrive. Evvi anche lo artificio del chiaroscuro nei versi brevi che scorrono rapidi, dopo di essere stati preceduti dall'armonia lenta e grave degli endecasillabi. ([[Ugo Foscolo]])


*''Fresca rosa novella, | piacente primavera, | per prata e per rivera | gaiamente cantando, | vostro fin presio mando – a la verdura.'' (da ''Fresca rosa novella'')
*''Fresca rosa novella, | piacente primavera, | per prata e per rivera | gaiamente cantando, | vostro fin presio mando – a la verdura.'' (da ''Fresca rosa novella'')
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*''Li mie' foll' occhi, che prima guardaro | vostra figura piena di valore, | fuor quei che di voi, donna, m'acusaro | nel fero loco ove ten corte Amore,'' (da ''Li mie' foll' occhi, che prima guardaro'')
*''Li mie' foll' occhi, che prima guardaro | vostra figura piena di valore, | fuor quei che di voi, donna, m'acusaro | nel fero loco ove ten corte Amore,'' (da ''Li mie' foll' occhi, che prima guardaro'')

==Citazioni su ''La ballata dell'esilio''==
*Senza dolersi mai della vita che l'abbandona, fa solamente sentire la consunzione di tutte le forze vitali; e non altra sollecitudine se non se che l'anima venga pietosamente raccolta dalla sua donna. Quei tanti ritornelli di parole e di idee ripetute danno qui non so che grazia mista al patetico, che si sente ma non si descrive. Evvi anche lo artificio del chiaroscuro nei versi brevi che scorrono rapidi, dopo di essere stati preceduti dall'armonia lenta e grave degli endecasillabi. ([[Ugo Foscolo]])



==Bibliografia==
==Bibliografia==

Versione delle 09:57, 23 feb 2011

File:Guido Cavalcanti.jpg
Guido Cavalcanti (a sinistra)

Guido Cavalcanti (1255 circa – 1300), poeta italiano.

Citazioni

  • In un boschetto trovai pastorella | come la stella bella, al mio parere || Capelli avea biondetti e ricciutelli | e gli occhi pien d'amor, cera rosata; | con sua verghetta pasturava agnelli, | e, scalza, di rugiada era bagnata; | cantava come fosse innamorata, | era adornata di tutto piacere. (da La pastorella; citato in Versi e Metri italiani)
  • Perch'i' no' spero di tornar giammai, | Ballatetta, in Toscana, | Va' tu leggera e piana, | Dritt'a la donna mia, | Che per sua cortesia | Tifarà molto onore. (da La ballata dell'esilio; citato in La dolce stagione)
  • Tu voce sbigottita e deboletta, | Ch'esci piangendo de lo cor dolente, | Coll'anima e con questa ballatetta | Va ragionando de la strutta mente. (da La ballata dell'esilio; citato in La dolce stagione)
  • Fresca rosa novella, | piacente primavera, | per prata e per rivera | gaiamente cantando, | vostro fin presio mando – a la verdura. (da Fresca rosa novella)
  • Avete 'n vo' li fior' e la verdura | e ciò che luce od è bello a vedere; | risplende più che sol vostra figura: | chi vo' non vede, ma' non po' valere. (da Avete 'n vo' li fior' e la verdura)
  • Biltà di donna e di saccente core | e cavalieri armati che sien genti; | cantar d'augilli e ragionar d'amore; | adorni legni 'n mar forte correnti; (da Biltà di donna e di saccente core)
  • Chi è questa che vèn, ch'ogn'om la mira, | che fa tremar di chiaritate l'âre | e mena seco Amor, sì che parlare | null'omo pote, ma ciascun sospira? (da Chi è questa che vèn, ch'ogn'om la mira)
  • Li mie' foll' occhi, che prima guardaro | vostra figura piena di valore, | fuor quei che di voi, donna, m'acusaro | nel fero loco ove ten corte Amore, (da Li mie' foll' occhi, che prima guardaro)

Citazioni su La ballata dell'esilio

  • Senza dolersi mai della vita che l'abbandona, fa solamente sentire la consunzione di tutte le forze vitali; e non altra sollecitudine se non se che l'anima venga pietosamente raccolta dalla sua donna. Quei tanti ritornelli di parole e di idee ripetute danno qui non so che grazia mista al patetico, che si sente ma non si descrive. Evvi anche lo artificio del chiaroscuro nei versi brevi che scorrono rapidi, dopo di essere stati preceduti dall'armonia lenta e grave degli endecasillabi. (Ugo Foscolo)


Bibliografia

  • Guido Cavalcanti, Rime, tratto da "Poeti del Duecento", vol. II, a cura di Gianfranco Contini, Milano, Napoli, 1960.
  • Francesco Flamini, Versi e Metri italiani, Raffaello Giusti Editore, Livorno 1919.
  • Luigi Russo, La dolce stagione, Officine Grafiche Principato, Milano 1940.

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