Karen Blixen: differenze tra le versioni
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Versione delle 01:06, 13 mar 2011
Karen Blixen, pseudonimo di Karen Christence Dinesen (1885 – 1962), scrittrice e pittrice danese.
- Che cos'è l'uomo, quando ci pensi, se non una macchina complicata e ingegnosa per trasformare, con sapienza infinita, il rosso vino di Shiraz in orina? (da Sette storie gotiche)
- I giorni furono difficili, ma le notti furono dolci. (citato in Vanni Beltrami, Breviario per nomadi, Voland)
Senza fonte
- Bisogna scrivere una storia semplice con la massima semplicità possibile. Nella semplicità di una storia ci sono già abbastanza complessità, ferocia e disperazione.
- L'uomo e la donna sono due scrigni chiusi a chiave, dei quali uno contiene la chiave dell'altro.
- Per essere felici ci vuole coraggio.
- Tutti i dolori sono sopportabili se li si fa entrare in una storia, o se si può raccontare una storia su di essi.
La mia Africa
Incipit
In Africa avevo una fattoria ai piedi degli altipiani del Ngong. A centocinquanta chilometri più a nord su quegli altipiani passava l'equatore; eravamo a milleottocento metri sul livello del mare. Di giorno si sentiva di essere in alto, vicino al sole, ma i mattini, come la sera, erano limpidi e calmi, e di notte faceva freddo.
[Karen Blixen, La mia Africa, traduzione di Lucia Drudi Demby, Feltrinelli]
Citazioni
- Amare la donna e la femminilità è proprio del maschio, come amare l'uomo e la virilità è proprio della donna; allo stesso modo la gente del nord è attratta dai paesi e dalle razze del sud. (p. 20)
- Arrivati per la prima volta a Roma e a Firenze, gli antichi pittori, filosofi e poeti tedeschi e scandinavi si inginocchiarono per adorare il sud. (p. 20)
- L'amore della guerra è una passione come un'altra, si amano i soldati come si amano le belle ragazze: fino alla pazzia. (p. 21)
- Sempre mi è parso
nobile l'indigeno
e insulso l'immigrato. (p. 24)
[Karen Blixen, La mia Africa (Out of Africa), traduzione di Lucia Drudi Demby, Garzanti, 1966.]
Capricci del destino
Incipit di Il pranzo di Babette
In Norvegia c'è un fiordo – un braccio di mare lungo e chiuso tra alte montagne – che si chiama Berlevaag Fjord. Ai piedi di quelle montagne il paese di Berlevaag sembra un paese in miniatura, composto da casine di grigio, di giallo, di rosa e di tanti altri colori.
Settantacinque anni fa, in una delle casine gialle, vivevano due anziane signore. A quell'epoca altre signore portavano il busto, e le due sorelle avrebbero potuto portarlo con altrettanta grazia, perché erano alte e flessuose. Ma non avevano mai posseduto un oggetto di moda, e per tutta la vita si erano vestite dimessamente, di grigio o di nero. Erano state battezzate col nome di Martina e Filippa, in onore di Lutero e del suo amico Filippo Melantone.
[Karen Blixen, Il pranzo di Babette, traduzione di Paola Ojetti, I Racconti di Repubblica, n. 23.]
Il pescatore di perle
- Rialzandosi, ella disse, gravemente: «Spererò sempre che tu venga. Perché senza speranza non si può danzare.»
- «Chiunque sia nemico degli angeli è nemico di Dio, e chiunque sia nemico di Dio non ha più speranza. Io non ho speranza, e senza speranza non si può volare. Ecco perché non ho pace.»
- Le perle sono come le favole dei poeti: un malanno trasformato in bellezza, e allo stesso tempo trasparente e opaco, segreti dal profondo portati alla luce per piacere alle giovani donne, che vi riconoscono i più profondi segreti racchiusi nel proprio cuore.
- La luna in cielo era piena, le lunghe onde grigie venivano avanti una alla volta, e tutto quanto era attorno a me sembrava deciso a serbare un segreto.
- Come può raggiungere l'equilibrio una creatura la quale non voglia rinunciare all'idea della speranza e del rischio?
L'anello
- Aveva smesso da poco tempo di giocare con le bambole; ora che si acconciava i capelli da sola, soprintendeva personalmente a far stirare la propria biancheria e a sistemare i fiori nei vasi, viveva un'esperienza incantevole e amatissima: far tutto con gravità e sollecitudine, e sapere sempre che è un gioco.
- Allora fu come se vedesse sé stessa con gli occhi dell'animale selvaggio rifugiato nel proprio nascondiglio buio: la silenziosa figura bianca che si avvicinava poteva significare la morte.
- «Con quest'anello» - lasciato cadere da una parte e allontanato con un calcio dall'altra - «con quest'anello io m'unisco a te in matrimonio». Con quell'anello perduto lei s'era unita in matrimonio a qualcosa. A che cosa? Alla miseria, alla persecuzione, alla solitudine assoluta. Ai dolori e all'iniquità della terra. «E ciò che Dio ha unito l'uomo non può dividere.»
Bibliografia
- Karen Blixen, La mia Africa, traduzione di Lucia Drudi Demby, Feltrinelli, 1989.
- Karen Blixen, Capricci del destino (Anecdotes of destiny), trad. dall'inglese di Paola Ojetti, Feltrinelli, Milano, 1984.
Altri progetti
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- Commons contiene immagini o altri file su Karen Blixen
Opere
- La mia Africa (1937)
- Il pranzo di Babette (1958)