Karlheinz Deschner: differenze tra le versioni

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*Specialmente i cattolici hanno inventato tutto un ''bric-à-brac'' di «prove dell'esistenza di Dio», tutte del medesimo convincente calibro: gli stessi stratagemmi, le stesse ecclesiastiche capriole, atti di stupro filosofico, talvolta sospetti perfino ai signori della chiesa. (da ''Perché sono un agnostico'', p. 33)
*Specialmente i cattolici hanno inventato tutto un ''bric-à-brac'' di «prove dell'esistenza di Dio», tutte del medesimo convincente calibro: gli stessi stratagemmi, le stesse ecclesiastiche capriole, atti di stupro filosofico, talvolta sospetti perfino ai signori della chiesa. (da ''Perché sono un agnostico'', p. 33)
*L'[[agnosticismo|agnostico]] è scettico, solitario, un ''outsider''. Ha un orientamento meno dogmatico che concreto, la sua visione del mondo è meno una confessione di fede che – come già per [[Thomas Henry Huxley|Thomas Huxley]] – un metodo critico, un punto di vista sperimentale. L'agnostico tende a porre delle riserve, tende al provvisorio. Non ama i fiancheggiatori e i seguaci, le «grandi convinzioni», i forti nella fede e le teste vuote di ogni genere. Non fonda partiti e sette, non organizza missioni e non paga funzionari. Il mondo per lui non è così univoco come per gli ortodossi di ogni provenienza e provincia. È più incline a mettere in dubbio che a dire di sì, più all'obiezione e spesso anche alla ripulsione che a un qualsivoglia consenso, più alla demolizione degli idoli che all'antropolatria, e la realtà, tutto intorno al globo, gli fornisce conferme. (da ''Perché sono un agnostico'', p. 35)
*L'[[agnosticismo|agnostico]] è scettico, solitario, un ''outsider''. Ha un orientamento meno dogmatico che concreto, la sua visione del mondo è meno una confessione di fede che – come già per [[Thomas Henry Huxley|Thomas Huxley]] – un metodo critico, un punto di vista sperimentale. L'agnostico tende a porre delle riserve, tende al provvisorio. Non ama i fiancheggiatori e i seguaci, le «grandi convinzioni», i forti nella fede e le teste vuote di ogni genere. Non fonda partiti e sette, non organizza missioni e non paga funzionari. Il mondo per lui non è così univoco come per gli ortodossi di ogni provenienza e provincia. È più incline a mettere in dubbio che a dire di sì, più all'obiezione e spesso anche alla ripulsione che a un qualsivoglia consenso, più alla demolizione degli idoli che all'antropolatria, e la realtà, tutto intorno al globo, gli fornisce conferme. (da ''Perché sono un agnostico'', p. 35)
*Tuttavia: se [[Dio|egli]] creò il mondo, non era sufficiente a se stesso? Se cercava compagnia, perché non una migliore? Non era onnipotente? E perché cacciò via dal paradiso? Perché il peccato originale, il libero arbitrio, che conduce tanta gente all'inferno? Non è benigno? E perché nessun libero arbitrio per la stragrande maggioranza degli esseri viventi? Perché l'eliminazione tramite il diluvio universale? Perché si pentì, riparò, agì proprio come un uomo irritato, iroso, confuso? Perché la redenzione attraverso il figlio? Perché non prima? O se sì, perché un'altra redenzione speciale dopo? E per quale motivo tutto questo credere, questo credere in lui? La sua potenza diviene più grande, più piccola, come quella di un uomo politico, se aumenta o diminuisce il numero dei suoi seguaci? Un tale «spirito sommo» ha bisogno della nostra venerazione? Non è felice altrimenti? Diviene più felice così? (da ''Perché sono un agnostico'', p. 43)
*Chi [[credere|crede]] non vuole pensare, ma spostare montagne, diventare beato, avere molto: Dio, immortalità, felicità eterna. Forse è per questo che non vuole pensare? Forse non ne è affatto capace? In ogni caso non deve. Spesso non ne ha bisogno, perché altri se ne incaricano per lui. (da ''Perché sono un agnostico'', p. 48)


==Bibliografia==
==Bibliografia==

Versione delle 10:01, 7 apr 2011

Karlheinz Deschner

Karlheinz Deschner (1924), storico e scrittore tedesco.

Sopra di noi... niente

  • L'anima è «invisibile». Nessuno l'ha mai vista, nessuno ha dimostrato che essa possa essere priva di corpo, per tutta l'eternità e con la coscienza della propria identità – sempre ammesso che essa esista. (da Perché sono un agnostico, p. 23)
  • Il motivo fondamentale della fede nell'immortalità è il nostro impulso di conservazione. Le obiezioni a questo proposito sono alquanto inutili. L'uomo non vuole soccombere per sempre. (da Perché sono un agnostico, p. 26)
  • Giordano Bruno, bruciato pubblicamente dal clero il 17 febbraio 1600, dopo sette tetri anni di carcere, vedeva la natura stessa come origine della creazione, non considerava niente come privo di vita, tutto come animato, non credeva ad alcun reale annientamento, bensì alla trasformazione. (da Perché sono un agnostico, p. 28)
  • Specialmente i cattolici hanno inventato tutto un bric-à-brac di «prove dell'esistenza di Dio», tutte del medesimo convincente calibro: gli stessi stratagemmi, le stesse ecclesiastiche capriole, atti di stupro filosofico, talvolta sospetti perfino ai signori della chiesa. (da Perché sono un agnostico, p. 33)
  • L'agnostico è scettico, solitario, un outsider. Ha un orientamento meno dogmatico che concreto, la sua visione del mondo è meno una confessione di fede che – come già per Thomas Huxley – un metodo critico, un punto di vista sperimentale. L'agnostico tende a porre delle riserve, tende al provvisorio. Non ama i fiancheggiatori e i seguaci, le «grandi convinzioni», i forti nella fede e le teste vuote di ogni genere. Non fonda partiti e sette, non organizza missioni e non paga funzionari. Il mondo per lui non è così univoco come per gli ortodossi di ogni provenienza e provincia. È più incline a mettere in dubbio che a dire di sì, più all'obiezione e spesso anche alla ripulsione che a un qualsivoglia consenso, più alla demolizione degli idoli che all'antropolatria, e la realtà, tutto intorno al globo, gli fornisce conferme. (da Perché sono un agnostico, p. 35)
  • Tuttavia: se egli creò il mondo, non era sufficiente a se stesso? Se cercava compagnia, perché non una migliore? Non era onnipotente? E perché cacciò via dal paradiso? Perché il peccato originale, il libero arbitrio, che conduce tanta gente all'inferno? Non è benigno? E perché nessun libero arbitrio per la stragrande maggioranza degli esseri viventi? Perché l'eliminazione tramite il diluvio universale? Perché si pentì, riparò, agì proprio come un uomo irritato, iroso, confuso? Perché la redenzione attraverso il figlio? Perché non prima? O se sì, perché un'altra redenzione speciale dopo? E per quale motivo tutto questo credere, questo credere in lui? La sua potenza diviene più grande, più piccola, come quella di un uomo politico, se aumenta o diminuisce il numero dei suoi seguaci? Un tale «spirito sommo» ha bisogno della nostra venerazione? Non è felice altrimenti? Diviene più felice così? (da Perché sono un agnostico, p. 43)
  • Chi crede non vuole pensare, ma spostare montagne, diventare beato, avere molto: Dio, immortalità, felicità eterna. Forse è per questo che non vuole pensare? Forse non ne è affatto capace? In ogni caso non deve. Spesso non ne ha bisogno, perché altri se ne incaricano per lui. (da Perché sono un agnostico, p. 48)

Bibliografia

  • Karlheinz Deschner, Sopra di noi... niente. Per un cielo senza dèi e un mondo senza preti, traduzione di Gianni Bertocchini, Ariele, 2008.

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