Michael Moorcock: differenze tra le versioni

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===''Il veliero dei ghiacci''===
===''Il veliero dei ghiacci''===
Quando Konrad Arflane si trovò senza una nave da comandare, lasciò la città-crepaccio di Brershill e si avventurò con gli sci attraverso l'immenso pianoro di ghiaccio, con l'intenzione di decidere se doveva vivere o morire.<br/>Per avere la certezza di non abbandonarsi al minimo compromesso, prese con sé una scorta di viveri ed un equipaggiamento estremamente ridotti, calcolando che, se non avesse preso una decisione entro otto giorni, sarebbe morto in ogni caso, di fame e di congelamento.<br/>Secondo la sua convinzione, aveva tutte le ragioni per comportarsi come si stava comportando. Benché avesse soltanto trentacinque anni e fosse uno dei migliori comandanti di tutto il pianoro, aveva ben poche possibilità di ottenere un altro comando, a Brershill, e rifiutava di prendere in considerazione l'eventualità di prestare servizio come primo o secondo ufficiale agli ordini di un altro comandante, anche se fosse stato possibile ottenere quel posto. Soltanto quindici anni prima, Brershill aveva una flotta di più di cinquanta navi. Adesso ne aveva soltanto ventitre. Benché non fosse un uomo incline a pensieri e ad atteggiamenti morbosi, Arflane aveva deciso che esisteva una sola alternativa all'eventualità di accettare un comando per conto di una città straniera: morire.
Quando Konrad Arflane si trovò senza una nave da comandare, lasciò la città-crepaccio di Brershill e si avventurò con gli sci attraverso l'immenso pianoro di ghiaccio, con l'intenzione di decidere se doveva vivere o morire.<br/>Per avere la certezza di non abbandonarsi al minimo compromesso, prese con sé una scorta di viveri ed un equipaggiamento estremamente ridotti, calcolando che, se non avesse preso una decisione entro otto giorni, sarebbe morto in ogni caso, di fame e di congelamento.<br/>Secondo la sua convinzione, aveva tutte le ragioni per comportarsi come si stava comportando. Benché avesse soltanto trentacinque anni e fosse uno dei migliori comandanti di tutto il pianoro, aveva ben poche possibilità di ottenere un altro comando, a Brershill, e rifiutava di prendere in considerazione l'eventualità di prestare servizio come primo o secondo ufficiale agli ordini di un altro comandante, anche se fosse stato possibile ottenere quel posto. Soltanto quindici anni prima, Brershill aveva una flotta di più di cinquanta navi. Adesso ne aveva soltanto ventitré. Benché non fosse un uomo incline a pensieri e ad atteggiamenti morbosi, Arflane aveva deciso che esisteva una sola alternativa all'eventualità di accettare un comando per conto di una città straniera: morire.


==Bibliografia==
==Bibliografia==

Versione delle 00:01, 11 apr 2011

Michael John Moorcock

Michael John Moorcock (1939 – vivente), scrittore britannico.

Jerry Cornelius: Programma finale

Incipit

  • In Cambogia, un paese situato tra il Vietnam e la Thailandia sulla cartina, fra lo n e zero sulla carta dei fusi orari, si trova la magica città di Angkor, dove un tempo visse la grande stirpe dei Khmer. Un esploratore francese la rinvenne nella giungla nel XIX secolo. In seguito venne riportata alla luce da alcuni archeologi francesi. La gente semplice che vi abita, discendenti dai Khmer, ha due teorie riguardo la città – che sia stata costruita da una razza di giganti e che la città stessa si sia formata da sé durante la creazione del mondo. Riferendosi ad Angkor sul Times della domenica (10/1/65) Maurice Wiggin scrisse: «I cittadini di Angkor hanno avuto il futuro che desideravano? Non proprio. Eppure sembrarono in grado di adattarsi, convertendosi zelantemente dall'Induismo al Buddismo, costruendo edifici che durassero ('Le rovine più stupefacenti del mondo'). Ma i grandi re Khmer sono ormai polvere.»

[Michael Moorcock, Jerry Cornelius: Programma finale, Collezione Immaginario, Fanucci, 2006, ISBN 88-347-1210-2]

  • In Cambogia, un paese che sulla carta geografica sta tra il Vietnam e la Thailandia, fra lo n e lo zero nel quadro dei tempi, c'è la magica città di Angkor, dove viveva, una volta, la potente razza Khmer.
    Nel milleottocento un esploratore francese riscoprì, sepolta nella giungla, la città di Angkor, che fu successivamente riportata alla luce da alcuni archeologi francesi.
    Gli abitanti, discendenti dai Khmers, avevano due teorie sull'origine della città: una, che fosse stata costruita dai giganti e l'altra, che la città fosse sorta dal nulla, al tempo della creazione del mondo.
    Sull'argomento, Maurice Wiggin, nell'edizione del Sunday Times del primo ottobre millenovecentosessantacinque, scriveva: "Riuscirono i cittadini di Angkor a realizzare il futuro progettato? A stento, perché se sembrarono adattarsi, volgendosi di prammatica dall'Induismo al Buddismo, lo fecero solo per sopravvivere. (Di loro non restano che le più impressionanti rovine del mondo). E i grandi re dei Khmers non sono che polvere."

[Michael Moorcock, Programma finale, traduzione di Adriana Lusvarghi e Daniela Dall'Aglio, Bigalassia - Fantascienza, Casa Editrice La Tribuna, Piacenza, 1970.]

Citazioni

  • Jerry Cornelius era un giovane con i capelli lunghi, sottili e neri che gli scendevano fin sotto le spalle. Indossava una giacca lunga a doppio petto nera e un paio di pantaloni grigio scuro. Portava una cravatta di lana nera e una camicia bianca con il colletto alto. Era magro, e aveva gli occhi grandi e scuri e le dita delle mani lunghe e sottili. L'altro uomo era un indiano, grassoccio e con l'aria da gufo – con un perenne sorriso stampato sul volto, qualsiasi cosa dicesse – in maniche di camicia e pantaloni di cotone (Fanucci, p. 9)
  • La fanciullezza è il periodo più felice della vita eccetto quando sei fanciullo (Fanucci, p. 11)

Incipit di alcune opere

Elric di Melniboné

Questa è la storia di Elric prima che venisse chiamato Uccisore di Donne, prima dello sfacelo finale di Melniboné. Questa è la storia della sua rivalità con il cugino Yyrkoon e del suo amore per la cugina Cymoril, prima che la rivalità e l'amore facessero sì che Imrryr, la Città Sognante, precipitasse tra le fiamme, violentata dai devastatori venuti dai Regni Giovani. Questa è la storia delle due spade nere Tempestosa e Luttuosa, e della loro scoperta e della parte che ebbero nel destino di Elric e di Melniboné: un destino foriero di un destino più grande, quello del mondo stesso. Questa è la storia di quando Elric era re, comandante dei draghi, delle flotte e di tutto il popolo di quella razza semiumana che aveva dominato il mondo per diecimila anni.
È una storia tragica, questa storia di Melniboné, l'Isola del Drago. Questa è una storia di emozioni mostruose e di ambizioni eccelse. Questa è una storia di stregonerie e di tradimenti e di ideali onorevoli, di sofferenze e di piaceri spaventosi, di amore amaro e di dolce odio. Questa è la storia di Elric di Melniboné. Gran parte di questa storia, lo stesso Elric l'avrebbe ricordata soltanto nei suoi incubi.

Gli dei perduti

Il palazzo di re Onald, dove non molto tempo prima tanti uomini erano morti e altri avevano atteso la propria fine, era stato ricostruito, ridipinto, ricoperto di nuovo di fiori; i suoi bastioni s'erano ancora una volta trasformati in terrazze adorne di pergolati. Ma Onald, il re di Lywm-an-Esh, non aveva potuto assistere alla rinascita di Halwyg-nan-Vake; egli infatti aveva trovato la morte durante l'assedio e sua madre regnava in qualità di reggente in nome del nipote, ancora minorenne.

Il mastino della guerra

Fu nell'anno in cui la crudeltà vigente era arrivata al punto da richiedere non soltanto la crocifissione dei bambini dei contadini, ma anche quella dei loro animali domestici, che io incontrai per la prima volta Lucifero e venni trasportato all'Inferno perché il Principe delle Tenebre desiderava concludere un patto con me.

Il veliero dei ghiacci

Quando Konrad Arflane si trovò senza una nave da comandare, lasciò la città-crepaccio di Brershill e si avventurò con gli sci attraverso l'immenso pianoro di ghiaccio, con l'intenzione di decidere se doveva vivere o morire.
Per avere la certezza di non abbandonarsi al minimo compromesso, prese con sé una scorta di viveri ed un equipaggiamento estremamente ridotti, calcolando che, se non avesse preso una decisione entro otto giorni, sarebbe morto in ogni caso, di fame e di congelamento.
Secondo la sua convinzione, aveva tutte le ragioni per comportarsi come si stava comportando. Benché avesse soltanto trentacinque anni e fosse uno dei migliori comandanti di tutto il pianoro, aveva ben poche possibilità di ottenere un altro comando, a Brershill, e rifiutava di prendere in considerazione l'eventualità di prestare servizio come primo o secondo ufficiale agli ordini di un altro comandante, anche se fosse stato possibile ottenere quel posto. Soltanto quindici anni prima, Brershill aveva una flotta di più di cinquanta navi. Adesso ne aveva soltanto ventitré. Benché non fosse un uomo incline a pensieri e ad atteggiamenti morbosi, Arflane aveva deciso che esisteva una sola alternativa all'eventualità di accettare un comando per conto di una città straniera: morire.

Bibliografia

  • Michael Moorcock, Elric di Melniboné (contiene i romanzi Elric di Melniboné, Sui mari del fato e Il fato del lupo bianco), traduzione di Roberta Rambelli, Editrice Nord, 1978/90.
  • Michael Moorcock, Gli dei perduti, traduzione di Vito Messana, Delta Fantascienza, SugarCo Edizioni, 1974.
  • Michael Moorcock, Il mastino della guerra, traduzione di Annarita Guarnieri, Editrice Nord, 1984.
  • Michael Moorcock, Programma finale, traduzione di Adriana Lusvarghi e Daniela Dall'Aglio, Bigalassia – Fantascienza, Casa Editrice La Tribuna, Piacenza, 1970.
  • Michael Moorcock, Il veliero dei ghiacci, traduzione di Roberta Rambelli, Bigalassia – Fantascienza, Casa Editrice La Tribuna, Piacenza, 1972.
  • Michael Moorcock, Jerry Cornelius: Programma finale, traduzione di Eleonora Lacorte, Collezione Immaginario, Fanucci, 2006, ISBN 88-347-1210-2

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