Schizofrenia: differenze tra le versioni

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*L'intera [[umanità]] è eternamente [[schizofrenia|schizofrenica]]. Forse esiste un comportamento nei confronti delle immagini della [[memoria]] che può essere definito ontogeneticamente originario e primitivo, benché rimanga secondario. In uno stadio successivo l'immagine della memoria non scatena un movimento riflesso pratico immediato, sia esso di natura [[religione|religiosa]] o [[aggressività|aggressiva]]. Ma le immagini della memoria sono ormai consciamente immagazzinate sotto forma di raffigurazioni o [[segni]]. Tra queste due fasi si situa un modo di trattare l'impressione che possiamo definire come forma di [[pensiero]] [[simbolo|simbolico]]. ([[Aby Warburg]])
*L'intera [[umanità]] è eternamente [[schizofrenia|schizofrenica]]. Forse esiste un comportamento nei confronti delle immagini della [[memoria]] che può essere definito ontogeneticamente originario e primitivo, benché rimanga secondario. In uno stadio successivo l'immagine della memoria non scatena un movimento riflesso pratico immediato, sia esso di natura [[religione|religiosa]] o [[aggressività|aggressiva]]. Ma le immagini della memoria sono ormai consciamente immagazzinate sotto forma di raffigurazioni o [[segni]]. Tra queste due fasi si situa un modo di trattare l'impressione che possiamo definire come forma di [[pensiero]] [[simbolo|simbolico]]. ([[Aby Warburg]])
*Se la [[specie umana]] sopravviverà, gli uomini del futuro considereranno la nostra epoca illuminata, immagino come un vero e proprio secolo d'oscurantismo. Saranno indubbiamente capaci di apprezzare l'ironia di questa situazione in modo più divertente di noi. È di noi che rideranno. Sapranno che ciò che noi chiamiamo [[schizofrenia]] era una delle forme sotto cui - spesso per il tramite di gente del tutto ordinaria - la luce ha cominciato a filtrare attraverso le fessure delle nostre menti chiuse. ([[Ronald Laing]])
*Se la [[specie umana]] sopravviverà, gli uomini del futuro considereranno la nostra epoca illuminata, immagino come un vero e proprio secolo d'oscurantismo. Saranno indubbiamente capaci di apprezzare l'ironia di questa situazione in modo più divertente di noi. È di noi che rideranno. Sapranno che ciò che noi chiamiamo schizofrenia era una delle forme sotto cui - spesso per il tramite di gente del tutto ordinaria - la luce ha cominciato a filtrare attraverso le fessure delle nostre menti chiuse. ([[Ronald Laing]])


===''[[L'Anti-Edipo]]''===
===''[[L'Anti-Edipo]]''===

Versione delle 17:07, 16 apr 2011

Citazioni sulla schizofrenia.

  • L'intera umanità è eternamente schizofrenica. Forse esiste un comportamento nei confronti delle immagini della memoria che può essere definito ontogeneticamente originario e primitivo, benché rimanga secondario. In uno stadio successivo l'immagine della memoria non scatena un movimento riflesso pratico immediato, sia esso di natura religiosa o aggressiva. Ma le immagini della memoria sono ormai consciamente immagazzinate sotto forma di raffigurazioni o segni. Tra queste due fasi si situa un modo di trattare l'impressione che possiamo definire come forma di pensiero simbolico. (Aby Warburg)
  • Se la specie umana sopravviverà, gli uomini del futuro considereranno la nostra epoca illuminata, immagino come un vero e proprio secolo d'oscurantismo. Saranno indubbiamente capaci di apprezzare l'ironia di questa situazione in modo più divertente di noi. È di noi che rideranno. Sapranno che ciò che noi chiamiamo schizofrenia era una delle forme sotto cui - spesso per il tramite di gente del tutto ordinaria - la luce ha cominciato a filtrare attraverso le fessure delle nostre menti chiuse. (Ronald Laing)

L'Anti-Edipo

  • La passeggiata dello schizofrenico: un modello migliore di quella del nevrotico sul divano. Un po' d'aria aperta, una relazione con l'esterno. Per esempio la âsseggiata di Lenz ricostruita da Büchner. È diverso dai momenti in cui Lenz si ritrova dal suo buon pastore, che lo forza a orizzontarsi socialmente, risperro al Dio della religione, rispetto al padre, alla madre. Lí, al contrario, è nelle montagne, sotto la neve, con altri dei o senza dio del tutto, senza famiglia, senza padre ne madre, con la natura. «Che vuole mio padre? Può darmi di più? Impossibile. Lasciatemi in pace.»
  • Lo schizo dispone di modi di orientazione che gli son propri, perché dispone innanzitutto d'un codice di registrazione particolare che non coincide col codice sociale o non coincide con esso se non per farne la parodia. Si direbbe che lo schizofrenico passi da un codice all'altro, che confonda tutti i codici, in un rapido scivolamento, a seconda delle domande che gli vengono poste, senza dare da un giorno all'altro la stessa spiegazione, senza invocare la stessa genealogia, senza registrare allo stesso modo lo stesso avvenimento, accettando anche, quando glielo impongono e non è irritato, il banale codice edipico, salvo reinfarcirlo di tutte le disgiunzioniche questo codice era fatto per escludere.
  • Come si è potuto rappresentare lo schizo come uno straccio autistico, separato dal reale e tagliato fuori dalla vita? Peggio: come ha potuto la psichiatria farne praticamente uno straccio, ridurlo allo stato d'un corpo senza organi divenuto morto – lui che s'installava nel punto insopportabile ove lo spirito tocca la materia e ne vive ogni intensità, la consuma? E non bisognerebbe porre questo interrogativoin rapporto con un altro, in apparenza assai differente: come fa la psicanalisi per ridurre, il nevrotico questa volta, ad una povera creatura che consuma eternamente papà-mamma, e nient'altro? Come si è potuta ridurre la sintesi congiuntiva dell'«Era dunque questo!» del «Sono dunque io», all'eterna tetra scoperta dell'Edipo «È dunque mio padre, è dunque mia madre...» Non possiamo ancora rispondere a tali questioni. Vediamo solo a qual punto il consumo d'intensità pure sia estraneo alle figure famigliari, e quanto il tessuto congiuntivo dell'«È dunque...» sia estraneo al tessuto edipico.
  • Laing ha del tutto ragione di definire il processo schizo come un viaggio iniziatico, un'esperienza trascendentale della perdita dell'Io che fa dire a un soggetto: «Ero in qualche modo giunto al presente a partire dalla forma piú primitiva della vita» (il corpo senza organi) «guardavo, no, piuttosto sentivo davanti a me un viaggio spaventoso».
  • Cogliere un reale cosi com'è prodotto nella coestensione della natura e della storia, frugare nell'impero romano, nelle città messicane, negli dei greci e nei continenti scoperti per estrarne questo sempre-piú di realtà, e formare il tesoro delle torture paranoiche e delle glorie celibi – tutti i pogrom della storia sono io, ed anche tutti i trionfi, come se alcuni avvenimenti semplici, univoci, si districassero da quest'estrema polivocità: tale è l'«istrionismo» dello schizofrenico, secondo la formula di Klossowski, il vero programma d'un teatro della crudeltà, la messa in scena di una macchina per produrre il reale. Lungi dall'aver non si sa quale contatto con la vita, lo schizofrenico è piú di tutti vicino al cuore pulsante della realtà, a un punto intenso che si confonde con la produzione del reale, e che fa dire a Reich: «Ciò che caratterizza la schizofrenia, è l'esperienza di questo elemento vitale;... per quanto riguarda il loro sentimento della vita, il nevrotico e il perverso stanno allo schizofrenico come il bottegaio sordido al grande avventuriero». Allora ritorna la questione: cosa riduce lo schizofrenico alla sua figura autistica, ospitalizzata, dissociata dalla realtà? È il processo, o al contrario l'interruzione del processo, la sua esasperazione, la sua continuazione nel vuoto? Cosa costringe lo schizofrenico a ripiegarsi su un corpo senza organi ridiventato sordo, cieco e muto?

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