Giovan Battista Marino: differenze tra le versioni
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'''Giovan Battista Marino''' (1569 – 1625), poeta e scrittore italiano. |
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*''Dunque è morto il [[Angelo di Costanzo|Costanzo]]? or chi più vostro | Fia duce, o sacri ingegni? e chi v'addita | D'onor la via, se col suo piè partita | Virtù sen riede al sempiterno chiostro? | Voi, che a dolervi, o muse, al dolor nostro | Comun lamento e proprio danno invita, | Spargete, estinto lui che vi diè vita, | Per gl'occhi pianto e per le penne inchiostro. | E tu, tante tue glorie in breve speco | Rinchiuse in un con l'onorata salma, | Sospira, o Mondo impoverito e cieco. Sol morte lieta di sì chiara palma. Trionfi intanto e goda, e godan seco | La Terra che ha le membra, e 'l Ciel ch' ha l'alma''. (''Sonetto'' in morte di [[Angelo di Costanzo]])<ref>citato in Giovanni Bernardino Tafuri, Vita di Angelo di Costanzo in prefazione a Angelo di Costanzo, Istoria del regno di Napoli, Volume 1, Società Tipografica dei Classici Italiani, Milano 1805</ref> |
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*''Città senza signor, senza governo, | cade qual mole suol senza sostegno.'' ({{Source|Adone/Canto XVI|Città senza signor|canto XVI, 67ª ottava}}) |
*''Città senza signor, senza governo, | cade qual mole suol senza sostegno.'' ({{Source|Adone/Canto XVI|Città senza signor|canto XVI, 67ª ottava}}) |
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*''O già del'Arno, or dela Senna onore,<br>Maria, piuch'altra invitta e generosa,<br>donna non già, ma nova dea d'amore,<br>che vinta col tuo giglio hai la sua rosa<br>e del gallico Marte il fiero core<br>domar sapesti e trionfarne sposa,<br>nate colà su le castalie sponde<br>prendi queste d'onor novelle fronde.''<ref>Il poeta dedicò il poema "Alla Maestà Cristianissima di [[Maria de' Medici]] Reina di Francia e di Navarra".</ref> ([[s:Adone/Canto XI|canto XI, 1ª ottava]]) |
*''O già del'Arno, or dela Senna onore,<br>Maria, piuch'altra invitta e generosa,<br>donna non già, ma nova dea d'amore,<br>che vinta col tuo giglio hai la sua rosa<br>e del gallico Marte il fiero core<br>domar sapesti e trionfarne sposa,<br>nate colà su le castalie sponde<br>prendi queste d'onor novelle fronde.''<ref>Il poeta dedicò il poema "Alla Maestà Cristianissima di [[Maria de' Medici]] Reina di Francia e di Navarra".</ref> ([[s:Adone/Canto XI|canto XI, 1ª ottava]]) |
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==[[Incipit]] di ''Amori''== |
==[[Incipit]] di ''Amori''== |
Versione delle 21:17, 21 giu 2011
Giovan Battista Marino (1569 – 1625), poeta e scrittore italiano.
- Dunque è morto il Costanzo? or chi più vostro | Fia duce, o sacri ingegni? e chi v'addita | D'onor la via, se col suo piè partita | Virtù sen riede al sempiterno chiostro? | Voi, che a dolervi, o muse, al dolor nostro | Comun lamento e proprio danno invita, | Spargete, estinto lui che vi diè vita, | Per gl'occhi pianto e per le penne inchiostro. | E tu, tante tue glorie in breve speco | Rinchiuse in un con l'onorata salma, | Sospira, o Mondo impoverito e cieco. Sol morte lieta di sì chiara palma. Trionfi intanto e goda, e godan seco | La Terra che ha le membra, e 'l Ciel ch' ha l'alma. (Sonetto in morte di Angelo di Costanzo)[1]
Adone
Incipit
Io chiamo te, per cui si volge e move
la più benigna e mansueta sfera,
santa madre d'Amor, figlia di Giove,
bella dea d'Amatunta e di Citera;
te, la cui stella, ond'ogni grazia piove,
dela notte e del giorno è messaggiera;
te, lo cui raggio lucido e fecondo
serena il cielo ed innamora il mondo,
tu dar puoi sola altrui godere in terra
di pacifico stato ozio sereno.
Citazioni
- Città senza signor, senza governo, | cade qual mole suol senza sostegno. (canto XVI, 67ª ottava)
- O già del'Arno, or dela Senna onore,
Maria, piuch'altra invitta e generosa,
donna non già, ma nova dea d'amore,
che vinta col tuo giglio hai la sua rosa
e del gallico Marte il fiero core
domar sapesti e trionfarne sposa,
nate colà su le castalie sponde
prendi queste d'onor novelle fronde.[2] (canto XI, 1ª ottava)
Incipit di Amori
O tronchi innamorati,
o sassi che seguite
questa fera canora,
ch'agguaglia i cigni e gli angeli innamora,
ah fuggite, fuggite:
voi prendete da lei sensi animati;
ella in se stessa poi
prende la qualità che toglie a voi,
e sorda e dura, ahi lasso,
diviene ai preghi un tronco, ai pianti un sasso.
Citazioni su Giovan Battista Marino
- Dal Marino incominciò a propagarsi nel mondo una poesia fantastica e meramente coloritrice, la quale cerca l'arte solo per l'arte, fassi specchio indifferente al falso ed al vero, alle cose buone ed alle malvage, alle vane e giocose come alle grandi e instruttive; sente tutti gli affetti e nessuno con profondità, e nell'essere suo naturale od abituale, canta di Adone, come di Erode e così delle favole greche come delle bibliche narrazioni. (Terenzio Mamiani)
- L'Adamo dell'Andreini [...] la Strage degl'Innocenti del cavaliere Marino, due componimenti che dicesi aver suggerito a Milton parecchi pensieri e l'ideal grandezza del suo Lucifero. (Terenzio Mamiani)
- Mentre tanti e sì ben meritati onori rendevansi in ogni parte al Chiabrera, non eran minori quelli che tributavansi a Giambatista Marini, che si dee a ragione considerare come il più contagioso corrompitor del buon gusto in Italia. (Girolamo Tiraboschi)
- Quegli che alla scoperta uscì a dimostrarsi riformatore della poesia volgare, fu Giambatista Marini napoletano, che, sebbene a bella posta nato sembrasse a sostener di essa i diritti, fu nondimeno il principale che, avvisandosi di alzarla ancor più in aito, venne a darle la spinta, onde miseramente cadesse. (Ireneo Affò)
Note
- ↑ citato in Giovanni Bernardino Tafuri, Vita di Angelo di Costanzo in prefazione a Angelo di Costanzo, Istoria del regno di Napoli, Volume 1, Società Tipografica dei Classici Italiani, Milano 1805
- ↑ Il poeta dedicò il poema "Alla Maestà Cristianissima di Maria de' Medici Reina di Francia e di Navarra".
Bibliografia
- Giovan Battista Marino, L'Adone, 1623.
- Giovan Battista Marino, Adone, in "Tutte le opere di Giovan Battista Marino", a cura di Giovanni Pozzi, A. Mondadori Editore, Milano, 1976.
- Giovan Battista Marino. Amori, BUR Poesia, 1995. ISBN 8817170399
Altri progetti
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Opere
- L'Adone (1623)