Tamim Ansary: differenze tra le versioni

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* Tamim Ansary, ''Un destino parallelo. La storia del mondo vista attraverso lo sguardo dell'islam'', traduzione di Thomas Fazi, Fazi Editore, 2010. ISBN 978-88-6411-093-6
* Tamim Ansary, ''Un destino parallelo. La storia del mondo vista attraverso lo sguardo dell'islam'', traduzione di Thomas Fazi, Fazi Editore, 2010. ISBN 978-88-6411-093-6

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Versione delle 21:52, 29 giu 2011

Tamim Ansary

Tamim Ansary (1948 - vivente), scrittore e giornalista statunitense di origini afghane.

Un destino parallelo

Incipit

Crescendo nell'Afghanistan musulmano, fin da piccolo sono stato esposto a una narrazione della storia mondiale piuttosto diversa da quella che sono abituati ad ascoltare gli scolari europei e americani. Al tempo, però, questo non influenzò in maniera particolare il mio modo di pensare, perché leggevo libri di storia per divertimento, e in lingua farsi non ce n'erano molti a parte noiosi manuali scolastici. Al mio livello di conoscenza della lingua, tutta la roba buona era in inglese.
Il libro di cui mi innamorati per primo fu l'interessantissima Storia universale narrata ai ragazzi di un tale chiamato V.M. Hillyer. Solo quando rilessi il libro da adulto, molti anni più tardi, mi resi conto di quanto fosse scandalosamente eurocentrico e gratuitamente razzista. Da ragazzo non notai queste cose perché ero troppo assorbito dalla storia raccontata da Hillyer.

Citazioni

  • La storia mondiale è sempre la storia di come "noi" siamo arrivati a questo dato momento e in questo luogo, per cui la forma della narrazione dipende da chi intendiamo con "noi" e di quale "qui" e "ora" stiamo parlando. La storia del mondo occidentale tradizionalmente presume che il "qui e ora" sia la civiltà democratica industriale (e postindustriale). Negli Stati Uniti esiste un ulteriore assunto, ovvero che la storia mondiale porti alla nascita dei suoi ideali fondanti di libertà e uguaglianza e alla conseguente ascesa del paese a superpotenza alla guida del pianeta. Questa premessa imprime una direzione alla storia e individua un punto d'arrivo alla fine della strada che stiamo attualmente percorrendo. Ci rende vulnerabili alla supposizione che tutte le persone si stiano muovendo nella stessa direzione, anche se non tutti stanno avanti come noi - o perché sono partiti tardi, o perché si stanno muovendo più lentamente -, ragion per cui chiamiamo quelle nazioni "paesi in via di sviluppo".
  • Il mio scopo è soprattutto quello di spiegare cosa i musulmani pensano sia accaduto, perché è quello che li ha motivati nel corso dei secoli e che rende intellegibile il loro ruolo nella storia mondiale. [...] I musulmani hanno cominciato a raccogliere, memorizzare, preservare la loro storia nel momento stesso in cui aveva luogo [...] Questo implica che non possiamo trattare le storie chiave della tradizione musulmana come semplici parabole: non abbiamo bisogno di prove che gli eventi siano realmente accaduti; non è quello il punto. Non ci importa che la storia sia vera; vogliamo che la lezione sia vera. Le storie musulmane non racchiudono nessuna lezione di questo tipo: non sono storie di persone ideali in una realtà ideale. Ma giungono a noi come le storie di persone reali alle prese con un questioni pratiche, immerse nella storia reale, e sta a noi trarre da esse le lezioni che vogliamo.
  • Jihad non ha mai significato "guerra santa" o "violenza". Ci sono altre parole in arabo che stanno a significare più direttamente "combattere" (e sono usate con questo significato nel Corano). Una traduzione migliore di jihad sarebbe "lotta", con le stesse connotazioni che la parola ha nella retorica dei movimenti per la giustizia sociale tanto cari all'Occidente: la lotta è considerata nobile quando è combattuta per una giusta causa e se la cause implica la "lotta armata", va bene; essa è santificata dalla causa.

Bibliografia

  • Tamim Ansary, Un destino parallelo. La storia del mondo vista attraverso lo sguardo dell'islam, traduzione di Thomas Fazi, Fazi Editore, 2010. ISBN 978-88-6411-093-6